La Repubblica: “La resa di Berlusconi: non corro più”. ‘Lascio spazio ai giovani, il 16 dicembre le primarie del Pdl’. Con una nota annuncia che non sarà candidato a premier. La figlia Barbara: ora vedremo alla prova chi gli ha dato lezioni”. A centro pagina: “Tassa sui ricchi per salvare gli esodati. Governo battuto alla Camera. Incontro Monti-Bersani: si prepara la riduzione del cuneo fiscale”.
Il Corriere della Sera: “Berlusconi lascia e lancia le primarie Pdl”. “’Gesto d’amore per l’Italia, sceglieremo il nostro candidato premier a dicembre’”. “Maroni: si aprono nuove prospettive. Santanché: io sono in campo. Barbara: chi dava lezioni ora si metterà alla prova”. Editoriale di Pierluigi Battista sulle dimissioni: “Purché siano vere”. A centro pagina: “Governo battuto sugli esodati. Per garantire le pensioni contributo dai redditi più alti”. E’ accaduto in Commissione lavoro.
La Stampa: “Il passo indietro di Berlusconi”.
Il Fatto quotidiano: “Berlusconi scappa”. “’Non mi ricandido a premier’: dopo quasi un ventennio di potere assoluto, l’anziano miliardario decide di lasciare ad Alfano e soci un Pdl ridotto ad Armata Brancaleone rissosa e perdente. Ora l’ex Caimano deve salvare le sue aziende e salvarsi dai processi”.
Il Giornale: “Arrivederci. Berlusconi annuncia: ‘Non mi ricandido a premier. Lascio il Pdl, tocca i giovani’. La nuova guida del partito sarà decisa con le primarie a dicembre. Ma…”
Libero: “Sotto a chi tocca. Ufficiale il passo indietro del Cavaliere, via alle primarie del centrodestra. Si riaprono tutti i giochi: la sinistra on ha più la vittoria in tasca”.
L’Unità: “Sostiene che non si ricandida”.
Europa: “Stavolta è vero”. L’editoriale di Stefano Menichini è titolato: “Ora cambia molto anche per il Pd”.
Il Foglio: “Bravo Cav, grande uscita di scena”. “Ha preso atto di una nuova epoca, che è figlia dei suoi diciotto anni di politica. Il ricambio generazionale, la fine dell’era carismatica e personale. La continuità con Monti, riformatore e pro mercato”. Di spalla: “Draghi difende le mosse della Bce dall’assalto del Parlamento tedesco. Il banchiere centrale e la sua lezione di politica (economica) al Bundestag per motivare l’acquisto dei titoli di Stato”.
Il Sole 24 Ore apre questa notizia: la prima audizione del Presidente della Bce al Bundestag “segna una svolta nella crisi europea: cade l’opposizione all’acquisto dei bond”: “Salva-Stati, Draghi convince Berlino. Spread stabile, Borse europee in rialzo. Ad Atene accordo sui nuovi tagli”. Di spalla: “Anselmi (Fieg): libertà di stampa strapazzata. Ridotte le maxi-multe”.
Berlusconi
La lettera con cui Berlusconi ha annunciato la sua decisione è pubblicata, tra gli altri, da Il Giornale: “Faccio un passo indietro per amore dell’Italia. Lascio il Pdl ai giovani”. I “passaggi chiave”: “Entro dicembre sapremo chi sarà il mio successore”, “abbiamo costruito un Paese dove non si regna per virtù lobbistica”, “il nostro futuro è una Unione più solida e interdipendente”, “la sinistra vuole tornare alle logiche che hanno prodotto il debito pubblico”.
Su La Repubblica il retroscena racconta che “fino a domenica il Cavaliere era determinato a resistere, a sparigliare il gioco, con una divisione in più liste del suo campo, lasciando Alfano a presidiare la ‘bad company’ del Pdl insieme con gli ex An. Ma nelle ultime 48 ore tutto è precipitato. A fare da detonatore è stato l’approssimarsi delle elezioni siciliane, con il rischio concreto di una disintegrazione del Pdl a causa della sconfitta di Musumeci. Alfano non avrebbe retto l’ennesima debacle e ieri ha trovato il coraggio di affrontare il fondatore in una riunione lunghissima (cinque ore) a via del Plebiscito. ‘Io non ci sto più a questo stillicidio. Devi dire una parola chiara adesso’. Lunedì sarebbe stato troppo tardi per qualsiasi annuncio, il passo indietro sarebbe sembrato la ‘fuga di Pescara’”. A pesare davvero, secondo il quotidiano, sarebbe stato il “pressing incalzante della famiglia, della azienda e dei suoi collaboratori di una vita; Fedele Confalonieri ed Ennio Doris soprattutto, preoccupati perché ‘ormai ci può venire solo un danno se resti in prima linea come un bersaglio’. E poi Gianni Letta e Giuliano Ferrara. C’è molto dello stile del direttore del Foglio nella prosa con cui Berlusconi dà l’addio alla politica”.
Giuliano Ferrara, su Il Foglio, scrive che Berlusconi ha “giocato con la sua incertezza, tormento di una vita da decisionista, poi ha scelto ed è stato serio, responsabile, politicamente intelligente. Ha proclamato con poche parole la fine di un’epoca, quella del carisma personale, delle emozioni, dei grandi progetti sognatori, del fuoco nella pancia, e ha stabilito e promosso un rinnovamento radicale ad affidare ad altri, un cambio anche di generazione, per fare del suo movimento uno degli attori possibili della convergenza di una certa Italia verso politiche di riforma liberali e pro mercato, in reazione al ritorno nella crisi di una cultura vetero-laburista, pianificatrice, collettivista secondo i canoni peggiori del 900”.
Su La Repubblica Marcello Dell’Utri, intervistato, dice che Berlusconi sta “male, malissimo. E’ stata una scelta sofferta, soffertissima. Non l’ha presa certo a cuor leggero. Per lui è una sorta di abbandono. Anzi, una abdicazione, direi. Subita no, non direi. E’ pure sempre il leader. Ma sapeva che era una scelta ineluttabile”. Chi lo ha convinto: “Lo ha convinto la situazione. La decisione l’aveva meditata da tempo. Silvio non è uno sprovveduto, ha chiarissimo il quadro. Dentro e fuori il partito. Sa qual è il problema? Che l’evento, temo, non risolverà comunque i prodiblemi del Pdl”, nel senso che senza di lui “è difficile immaginare un passaggio di consenge automatico dei consensi a un pur valido successore. Ecco, diciamo che il partiti adesso si metterà alla prova. Un esame di maturità”. Sulle primarie: “Ma perché, lei crede alle primarie?”, “non ho mai creduto allo strumento delle primarie. Ma potrei sbagliarmi, eh…”.
“Dovranno essere primarie autentiche”, scrive Pierluigi Battista sul Corriere della Sera: “il contrario della cooptazione oligarchica con cui un leader magnanimo indica il suo successore. Primarie con divisioni nette, linee politiche differenti, aspiranti leader con profili personali caratterizzati”. Battista aggiunge che il Pd parte in condizioni peggiori del Pd, “i sondaggi sono crudeli”, ma se “le primarie del centrodestra coinvolgessero davvero una base larga, non solo di militanti ma di gente comune che si mette in fila per scegliere un leader in competizione libera e leale tra i candidati, forse si imboccherebbe non la strada per la vittoria elettorale, ipotesi molto remota, ma quella per la rigenerazione di una parte dell’Italia politica, molto consistente, che ancora non vuole essere condannata al destino dell’irrilevanza”:
Vittorio Feltri, nel suo editoriale su Il Giornale, segnala una “curiosa coincidenza”: ieri Luca Cordero di Montezemolo annunciava le sue dimissioni dalla presidenza di Ntv. “C’è qualche attinenza tra le due circostanze. Non abbiamo certezze in merito. Tuttavia da alcuni giorni circola la voce che il numero uno della Ferrari sia stato avvicinato dal Cavaliere, il quale gli avrebbe offerto di entrare in politica. Al posto suo? Chi è in grado di dirlo?”.
Maurizio Belpietro, su Libero: “Ora che Berlusconi si fa da parte cosa succederà? L’alibi usato per non accordarsi con il Pdl da Pierferdinando Casini, da Luca Montezemolo e dai molti altri movimenti che si dicono alternativi alla sinistra, non c’è più. L’ostacolo che impediva al leader centrista e all’ex presidente di Confindustria di unirsi al centrodestra è stato rimosso e oggi, se si vuole, si può fare il grande rassemblement dei moderati”.
Sul Foglio si evidenzia anche quanto abbia contato il colloquio, martedì scorso, tra Berlusconi e Monti. Il quotidiano racconta che ad un certo punto il Cavaliere, rivolgendosi al premier, ha pronunciato queste esatte parole: “Caro Mario, non rinuncio ad averti a capo di uno schieramento dei moderati. Non mi devi rispondere subito”.
Su La Stampa, un retroscena: “Dalla cena con Monti la spinta decisiva al Cavaliere. Ha pesato però anche il pressing di Alfano: ‘Se qui si continua nell’incertezza, io sono pronto a correre per Palazzo Chigi”. Il Foglio scrive che le primarie si terranno il 16 dicembre. La Stampa parla di una lotta tra Alfano e la Santanché, con Guido Crosetto nella parte del “guastatore”, con una “venatura nordista e fortemente liberale”. Sullo stesso quotidiano, l’ex governatore del Veneto Galan, in una intervista, rilancia anche la propria candidatura: “Non potevo candidarmi contro il mio padre politico. Ora non c’è più e posso”. Perché si candida? “Lo faccio per rappresentare un’area, quella liberale, che si è estinta”. Che impatto avrà la sua candidatura nei rapporti con la Lega: “Spero grande. Voglio credere che le idee e le riforme liberali, specie al nord, vadano oltre l’idea di cederlo in blocco al Carroccio, come sembra si voglia fare in Lombardia”.
Napolitano
Ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era all’Aja, ed ha incontrato il premier olandese Rutte. Parlando della situazione italiana, ha invitato gli italiani, in vista del voto, a tener conto della “importantissima esperienza di governo Monti”, ribadendo la “fiducia nei cittadini per un governo non diviso, non fragile ma stabile: di questa consapevolezza diano prova gli italiani quando si voterà in aprile”. Ne parlano ampiamente i quotidiani, tra cui il Corriere della Sera, che titola, riassumendo le dichiarazioni di Napolitano: “’Al voto tenete conto di Monti’”.
Il Fatto quotidiano, molto polemicamente titola: “Lo spot del Colle per Monti”, “Napolitano chiede agli elettori di ricordarsi della esperienza ‘importantissima’ dei professori quando andranno a votare”. Sono “sempre in coppia” i due, per il Fatto, che nella pagina a fianco ha un commento di Stefano Feltri: “Come tenere i tecnici per trattare con Bruxelles. I mercati chiedono che il premier conservi un ruolo, anche da ministro. Poi può puntare al Consiglio europeo nel 2014”. Tra le ipotesi, quella di un Monti che torna al governo da ministro del Tesoro. Lo fece Ciampi, che poi andò al Quirinale.
Su Europa il titolo è questo: “Napolitano: non dimenticare Monti. Ma Abc cambiano la legge di stabilità”. Scrive il quotidiano che ieri la coesione tra i partiti, che tanto sta a cuore a Monti e Napolitano, si è manifestata piuttosto clamorosamente, ma contro il parere del governo, perché in Commissione lavoro della Camera è passato all’unanimità – non ha partecipato al voto il pidiellino Cazzola – un emendamento che amplia le tutele agli esodati. Tra le coperture previste, un contriuto di solidarietà del 3 per cento per la parte di reddito che supera i 150 mila euro. Nel fondo da 100 milioni previsto dal governo, dovrebbero confluire le risorse già stanziate per gli esodati. Le misure riguardano gli anni 2013 e 2014 e secondo stime informali richiederebbero 3 miliardi di copertura.
Draghi
In una audizione al Bundestag (la prima di un governatore Bce, sottolinea Il Sole 24 Ore), Mario Draghi ha convinto e rassicurato Berlino, aprendo la strada all’acquisto di bond. “Draghi supera l’esame Bundestag”, titola il quotidiano. Davanti ad un fuoco di fila di due ore di domande, Draghi ha difeso con forza le sue scelte per contrastare la crisi dell’eurozona. Ha insistito particolarmente su alcuni punti: il nuovo piano OMT (Outright monetary transactions, il piano anti spread ndr) per l’acquisto di titoli di Paesi in difficoltà non costituisce finanziamento dei governi, non compromette l’indipendenza della politica monetaria, non crea rischi eccessivi per i contribuenti e non genera inflazione. Il quotidiano riferisce anche delle perplessità che rimangono presso alcuni parlamentari tedeschi: restano scettici i liberali e gli esponenti della Csu, commenti positivi soprattutto da Cdu ed Spd. In una analisi (“davanti al governatore le due anime di Berlino”) si racconta come Draghi sia stato accolto fuori dal Bundestag da una sparuta dimostrazione. Un curioso cartello diceva: “No al Draghistan”. Poi si racconta l’incontro al Bundestag, la decisione di Draghi di presentare il piano in quella che è stata definita la sua “fossa dei leoni”, ovvero il Parlamento tedesco, al quale si è praticamente auto invitato, e al quale non ha escluso di poter tornare. Il presidente Bce sa che il successo del suo operato e la credibilità delle sue iniziative dipendendo anche dalla capacità di conquistare l’appoggio tedesco, e non solo quello del capo del governo, come è avvenuto in questi mesi (anche se la Merkel ha spesso fatto seguire ad ogni concessione a livello europeo un mezzo passo indietro).
Finmeccanica
Anche oggi i quotidiani si occupano ampiamente del nuovo filone di inchiesta su Finmeccanica, lanciato dal pm napoletano Woodcock, in cui sono coinvolti, con l’accusa di corruzione internazionale, l’ex direttore commerciale della holding Paolo Pozzessere (da martedì direttore a Poggioreal), il faccendiere Lavitola, l’ex ministro Scajola, il deputato del Pdl Massimo Nicolucci, il presidente di Confindustria Napoli Paolo Graziano. Al centro del lavoro degli inquirenti, scrive Il Sole 24 Ore, c’è un presunto sistema criminale, un network collaudato per orientare gare e appalti militari da miliardi di euro in senso favorevole alla multinazionale italiana. I pm ritengono che sia stata utilizzata la “pratica, da parte dei rappresentanti delle società Finmeccanica, di corrompere i rappresentati dei governi esteri, per aggiudicarsi le gare”. Gli inquirenti sospettano anche, sulla base di alcune intercettazioni, che Lavitola abbia tentato di trasformarsi da consulente a fornitore di Finmeccanica, ricorrendo a società di comodo per aggiudicarsi le relative royalties. Possessere sarà interrogato domani a Poggioreale, Lavitola potrebbe comparire oggi davanti a Pm. Ma si profila anche un possibile scontro di competenza, tra Napoli e Roma, dove sono già in corso alcuni procedimenti., Potrebbe insomma ripetersi quel che è accaduto con il fascicolo sul presidente e Ad di Finmeccanica Giuseppe Orsi, indagato inizialmente dalla magistratura partenopea e messo succsssivamente sotto inchiesta dalla Procura di Busto Arsizio. E su Orsi il Sole scrive: “Non se ne va. Neppure i faldoni della rassegna stampa con le notizie sulle prime pagine”, “Orsi resta al suo posto. Farà un passo indietro solo se glielo chiederà al governo. Nel qual caso avrebbe diritto per contratto ad una buonuscita da almeno 5 milioni lordi, ma il governo dei tecnici non vuol riconoscere un paracadute d’oro, e la questione è bloccata”. Sulle gravi accuse a Finmeccanica, controllata dallo Stato al 30 per cento circa del capitale, è intervenuto anche Napolitano (“Sono in corso indagini e non posso esprimere un giudizio su come si concluderanno, ma se ci sono state violazioni di legge saranno punite”, “ci sono ipotesi di reato su alcune relazioni commerciali con il Brasile e l’India”, “c’è un interesse comune con i Paesi amici a ristabilire la verità e sanzionare le deviazioni”). I nuovi elementi che i magistrati stanno valutando sono connessi al ruolo dell’ex direttore commerciale Finmeccanica Pozzessere, che nell’estate 2011 si è autosospeso per la pubblicazione di intercettazioni, ma avrebbe continuato a lavorare nello stesso ufficio, ed è quindi stato nominato – secondo i Pm – da Orsi “senior advisor” per gli affari Finmeccanica in Russia: grande mercato in cui si è affermata l’Agusta Westland, azienda elicotteristica guidata da Orsi fino al marzo 2011. L’Agusta ha venduto un elicottero persino al presidente Putin.
Una intera pagina de Il Foglio parla di “caccia all’estero”, ricorda il filone di indagini che porta in Brasile: secondo Lorenzo Borgogni (ex capo relazioni esterne di Finmeccanica), il titolare delle Magnaghi (azienda dell’indotto Finmeccanica9 Paolo Graziano, aveva un contatto con il ministro della Difesa brasiliano Jobim. E Borgogni avrebbe riferito che lo stesso Graziano avrebbe a sua volta detto che il canale privilegiato tra Fincantieri e il governo brasiliano era rappresentato dal ministro Scajola.
Su La Repubblica: “’Così Berlusconi impose Lavitola a Fincantieri’. L’ad Bono (ex ad di Finmeccanica, ndr.) e gli affari con Finmeccanica: ìMi disse che Walter era il suo fiduciario in Brasile’”.
La Stampa è riuscita ad intervistare lo stesso ex ministro Jobim, di cui riassume così le dichiarazioni: “L’ex ministro brasiliano Jobim. ‘Ma quali commissioni a sei zeri? Non c’era budget, l’accordo saltò’”. Esclude quindi che sia saltato per via del caso Battisti. Di Jobim si era scritto che era stato chiamato in causa per una presunta ‘commissione’ dell’11% su una commessa gigantesca dell’importo complessivo di 5 miliardi di euro.
E poi
L’inserto R2 de La Repubblica ricorda che tra due settimane si apre il diciottesimo congresso del Partito comunista cinese, che dovrà scegliere i suoi nuovi vertici. Alla presidenza arriverà Xi Jinping. Verranno anche indicati i leader fino al 2032. Tra scandali politici e dilemma tra capitalismo di Stato e liberismo sfrenato, la transizione è diventata un enigma, scrive Giampaolo Visetti. Per i futuri “principi rossi”, c’è un solo imperativo: riforme per salvare l’impero.
Alle pagine R2 cultura de La Repubblica Eugenio Scalfari scrive dell’ultimo Sinodo che ha radunato vescovi e teologi ed è stato molto importante, perché il Papa ha rievocato il Concilio Vaticano II, ponendosi domande che riguardano credenti e laici. Scrive Scalfari che Benedetto XVI diffonderà prossimamente un suo nuovo libro sulla figura di Gesù, e si è pubblicamente già posto due domande: chi siamo noi, che cos’è la Chiesa.
Su La Stampa Giacomo Galeazzi: “Effetto Vatileaks. Un concistoro senza italiani”. “Mai nessun Papa aveva indetto un Concistoro senza italiani né europei e lasciato fuori il prefetto dell’ex Sant’Uffizio. In risposta a Vatileaks, Benedetto XVI internazionalizza il sacro collegio e volta pagina rispetto alla fosca stagione degli scandali in Curia. Un colpo a sorpresa per bilanciare le ultime due creazioni cardinalizie che squilibravano l’attuale conclave a favore di italiani e curiali. I nuovi principi della Chiesa sono a diverso titolo rappresentativi della Chiesa ‘global’, e partecipano fino a domenica al Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione”. Il Pontefice ha valorizzato la funzione dei prelati nei Paesi emergenti, salgono a novanta i porporati da lui nominati, “meno curia, più missione”. Un segnale per la successione.