Bce: la Grecia resti nell’euro

Pubblicato il 17 Maggio 2012 in da redazione grey-panthers
Minacce dell'Isis all'Italia

Le aperture

La Repubblica: “Indagato Bossi: ‘Truffa allo Stato'”, “I pm: sapeva tutto. Avviso di garanzia anche a Renzo e Riccardo e al senatore Stiffoni. La base leghista: giustizia a orologeria”, “Paghetta da 5mila euro ai figli con fondi pubblici. Maroni: via i ladri”.
A centro pagina, foto di cittadini  greci in fila davanti agli sportelli bancari: “Grecia, corsa a ritirare i soldi in banca. Paura Spagna: ‘Porte chiuse dai mercati'” (sono le parole pronunciate dal premier Rajoy, ndr).
In taglio basso: “Imprese, lo Stato paga. Arriva il piano-sviluppo”.

Corriere della Sera: “Bossi è accusato di truffa. Paghetta di 5 mila euro ai figli”, “I pm: spesi per la famiglia i fondi pubblici della Lega”.
A centro pagina il giudizio del Fondo Monetario Internazionale: “‘Bene l’Italia, ora la crescita’”. E poi un richiamo alle parole del Governatore Bce: “Draghi: Grecia nell’Euro'”.

Il Sole 24 Ore: “La Bce soccorre Atene e i mercati”, “Draghi esclude l’uscita dall’euro ed evita un nuovo crollo dei listini europei: Piazza Affari cade, poi limita le perdite (-0,21%). “Fuga di capitali dalla Grecia, rischio-aiuti per la Spagan. Spread BTp-Bund a 436”.
In taglio basso: “Riforme, l’Fmi promuove l’Italia”, “Monti: non allentare la presa sul rigore. In arrivo i decreti sui pagamenti”.
Anche qui un richiamo in prima per l’inchiesta sulla Lega: “lega, Bossi e i figli indagati a Milano: truffa da 18 milioni”.
E sull’incontro Monti-Berlusconi: “Berlusconi: non si può ora staccare la spina al governo”.

Il Giornale: “Il suicidio della Lega”, “A tre giorni dal ballottaggio”. “Bossi indagato: ‘Sapeva della truffa’. Il Carroccio dava cinquemila euro di paghetta ai suoi figli. E c’è pure un senatore accusato di prendere soldi in cambio di leggi. Così il partito rischia di sparire”.
Sotto la testata, dando conto dell’incontro, ieri, tra il presidente del Consiglio e Berlusconi: “Monti prega Berlusconi: ‘Non lasciarmi'”.

Libero ha a centro pagina una grande vignetta raffigurante Bossi e il figlio Renzo in versione ladri in fuga col malloppo: “Partiti a delinquere”, “Truffa allo Stato da 18 milioni: indagati il leader della lega Bossi e i duoi due figli”.
Il titolo d’apertura punta sui “veleni in Vaticano”: “Le carte segrete del Papa”, “Un libro di Nuzzi solleva il velo su una serie di vicende scabrose. C’è anche una lettera a Ratzinger in cui Boffo (l’ex-direttore de L’Avvenire, ndr.), accusa il direttore dell’Osservatore romano per lo scandalo che lo ha travolto”.

La Stampa, a centro pagina: “Fmi: Italia sulla strada giusta”, ‘Grandi progressi’. Lavoro: ai co.co.pro salario-base come ai dipendenti”.
Sotto la testata: “Truffa di 18 milioni allo Stato: Bossi e i due figli indagati”.

Inchieste

Scrive La Stampa che gli investigatori del caso Lega hanno ritrovato, tra i files sequestrati ai computer dell’ex segretario Belsito anche una serie di lettere che confermerebbero l’uso privato del denaro del partito: c’è quella scritta da Riccardo Bossi, che chiedeva al tesoriere di saldare alcuni mancati pagamenti per i quali aveva subito delle cause per la sua passione automobilistica (“ieri ne ho parlato pure con papà, che è d’accordo..ho diritto ad avere queste somme”). Si tratterebbe di 21mila euro. C’è poi la missiva del senatore Piergiorgio Stiffoni indirizzata al capogruppo della Lega in Senato Federico Bricolo per giustificare gli ammanchi di cassa (con 200mila euro si comprò dei diamanti): “..scusami tanto -scriveva in sostenza Stiffoni, secondo La Stampa- ho prelevato questi soldi per mie spese familiari, li rifonderò al più presto”. Dagli incartamenti risulterebbe che i due figli di Bossi percepivano, oltre ai soldi per il Trota come consigliere regionale e assistente dell’eurodeputato Speroni, una paghetta di 5mila euro al mese: “che sommati negli anni presi in considerazione dalle indagini, ovvero tra il 2008 e il 2011-sottolinea il quotidiano- portano alla ragguardevole cifra di 480 mila euro”. Riccardo Bossi avrebbe anche versato 5mila euro all’ex moglie, con soldi prelevati con bonifico del conto della Lega del Banco di Napoli, in piazza Montecitorio, a Roma.
Secondo La Repubblica “Maroni pensa alla ‘newco’, ‘Con me fuori i ladri, cambierò il vecchio gruppo’”.

I quotidiani riferiscono della audizione fiume di tre ore dell’ex tesoriere della Margherita Lusi presso la giunta delle autorizzazioni del Senato. Su di lui pende una richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Roma, e su questo i colleghi del Senato dovranno pronunciarsi. La Stampa spiega che l’autodifesa di Lusi è partita in sordina, con la lettura della sua voluminosa memoria, in cui chiedeva di non autorizzare il suo arresto perché non c’è alcun pericolo di fuga né tentativo di inquinamento delle prove. Ma alla prima domanda più politica del senatore Pdl Saro è venuto fuori un Lusi vulcanico: “Io ero il tesoriere, ovvero il bancomat del partito. Io il garante di una spartizione 60-40 tra popolari e rutelliani”. Ha ribadito accuse che finora erano state ambigue e velate: “A Enzo Bianco davo tremila euro al mese, poi diventati 5000”. A una società di Catania, legata al marito della segretaria di Bianco, invece, secondo Lusi, tra il 2009 e il 2011 sarebbero stati forniti circa 150 mila euro. Sul sindaco di Firenze: “A Renzi ho pagato tutto quello che mi hanno detto di pagare”: Renzi aveva richiesto circa 100 mila “anzi, 120 euro, suddivisi in tre fatture, poi Rutelli mi ha chiesto di non pagargli la terza e così ho dato a Renzi solo 70 mila euro”, “lo stesso per Rutelli. Io non facevo domande. Pagavo e basta. Lui era il presidente, io il tesoriere”.
Quanto alle case acquistate con fondi della Margherita, Lusi ha ribadito la sua tesi: “Erano acquisti fiduciari per mettere al sicuro i fondi elettorali. Gli immobili risultavano a mio nome, ma ero pronto a restituirli quando me li avessero chiesti”.

Crisi

“Hillary con Hollande per l’asse anti-Merkel”, titola La Stampa, dando conto delle dichiarazioni della segretaria di Stato Usa: “il nuovo presidente francese ha un diverso approccio alla crisi economica”, ha detto in un’intervista a UsaToday dando “il benvenuto” alla svolta avvenuta a Parigi, perché “alcune posizioni sulla crescita potranno essere più forti rispetto a quanto avvenuto in passato”. Domani Hollande incontra Obama e la Clinton riassume così la convergenza di intenti: “Da tempo riteniamo che l’austerity debba andare incontro a un aggiustamento affinché possa esserci anche della crescita, per ragioni economiche così come per motivi politici”. Il quotidiano sottolinea come la “mano tesa” verso Hollande segua di poche ore la telefonata di Obama al premier Monti, nella quale è stato concordato un impegno comune al G8 per “promuovere la crescita e la creazione di posti di lavoro”. Hillary ha ricordato che Obama e il suo team economico da tempo affermano che la crescita “è un fattore nella ripresa dell’Europa, così come l’austerity è servita a modificare un tipo di gestione dei bilanci durata troppo a lungo”. Dunque un pressing sulla Merkel al G8: ma -sottolinea La Stampa- Obama deve guardarsi le spalle dai leader repubblicani, che tornano ad ammonire il presidente a non concordare al summit G8 pacchetti di stimolo della crescita che comporterebbero un ulteriore aumento della spesa.
Il Sole 24 Ore riferisce le parole del presidente Bce Draghi, che ha parlato della “difficile situazione” della Grecia: “Dato che il Trattato non prevede nulla riguardo a una uscita (dall’euro, ndr), non è un questione che tocchi alla Bce decidere. Mentre la Bce continuerà a rispettare il proprio mandato di mantenere la stabilità dei prezzi nel medio termine in linea con il Trattato e conservare l’integrità del nostro bilancio, voglio affermare che la nostra forte preferenza è che la Grecia continui a stare nell’euro”. Ieri, scrive il quotidiano, erano circolate voci non confermate secondo cui la Bce, per limitare il contagio greco, aveva ripreso gli acquisti di titoli di stato spagnoli. Contemporaneamente si era diffusa la notizia che la Bce avrebbe sospeso l’attività di finanziamento ad alcune banche greche: in realtà queste banche sono passate a ricevere liquidità dalla Banca centrale greca, dallo sportello di emergenza (Ela) in quanto, in seguito alla recente ristrutturazione del debito greco, si sono trovate seriamente sottocapitalizzate. I fondi per la ricapitalizzazione – 25 miliardi di euro – fanno parte del programma di aiuti forniti da Atene da Ue e Fondo Monetario, concessi attraverso il fondo salva stati Efsf. Una volta completata la ricapitalizzazione, queste banche otterranno nuovamente accesso al normale rifinanziamento del sistema, e la Bce ha confermato ufficialmente che continua a sostenere le banche greche.  Ieri il ministro delle finanze tedesco Schauble ha detto di non voler “fare previsioni” sulla possibilità che la Grecia sia ancora nell’euro da qui a dieci anni. E intanto all’esterno dell’Unione monetaria, il governatore della Banca d’Inghilterra Mervyn King ha sostenuto che le autorità inglesi sono al lavoro su un piano di emergenza in caso di uscita di un Paese dall’euro.
Il Corriere della Sera racconta che sarà il Presidente del consiglio di Stato greco Pikrammenos a guidare il governo ad interim che porterà il Paese alle elezioni del 17 giugno. Alexis Tsipras, che guida la sinistra radicale, ripete di voler tenere la Grecia nella zona euro ma resta deciso a rinegoziare i tagli decisi alla trojka: “Angela Merkel gioca a poker con le vite della gente”, ha detto. I sondaggi danno vincente il suo partito Syriza con una percentuale tra il 20 e il 23 per cento.

Internazionale

Il neopresidente francese Hollande ha varato quello che La Stampa definisce un “maxigoverno” senza la segretaria del Ps Martine Aubry, che è stata sconfitta alle primarie proprio da Hollande. Sono 34 i ministri, tra cui 17 donne. La Aubry si sarebbe rifiutata di occupare il ministero della cultura, sebbene fosse fornito di deleghe molto ampie. “Con questa configurazione, la mia presenza nel governo non avrebbe avuto senso”, ha detto la Aubry riferendosi alla scelta di Hollande di nominare premier Ayrault, che rappresenta l’ala moderata del partito.
Per gli Interni Hollande ha scelto un socialista considerato “di destra” come Manuel Valls, noto per la sua capacità di affrontare senza tabù i temi legati alla sicurezza. Hollande ha creato un ministero per la “reindustrializzazione e il rilancio produttivo”, affidandolo ad Arnaud Montebourg indignado in giacca e cravatta. Alla cultura Aurélie Filippetti, nipote di un immigrato italiano arrivato dall’Umbria e autrice di due romanzi. I diritti delle donne, nuovo ministero, è stato affidato a Najat Vallaud Belkachem, di origine marocchina. Nel tentativo di aprire ai Verdi, il capo dello Stato ha nominato l’esponente ecologista Cécile Duflot al ministero della coesione territoriale: una mossa che può tornare utile in vista del voto di giugno.
“Governo di moderati per Hollande” titola Il Sole 24 Ore, evidenziando che sono stati scelti per i dicasteri economici “liberisti vicini a Strauss-Kahn”. All’economia va infatti Pierre Moscovici, che è stato uno dei principali collaboratori di Strauss-Kahn. Anche il ministro del bilancio Cahuzac è considerato il principale rappresentante dell’ala liberista del Ps. Al Welfare, che dovrà gestire il dossier pensioni, arriva Marisol Touraine, figlia del sociologo Alain. Al Lavoro Michel Sapin, schierato per il rigoroso rispetto del piano di riduzione del deficit. Quanto al neoministro Montebourg, per Il Sole la sua nomina suscità perplessità,visto che accusa la mondializzazione di aver distrutto l’industria francese e invoca per l’Europa nuove forme di protezionismo sociale. Agli esteri arriva un peso massimo del partito come Laurent Fabius, che fu protagonista della campagna per il no alla costituzione Ue nel referendum del 2005.
Ieri la Corte internazionale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia ha ascoltato, per la prima udienza, l’ex generale Ratko Mladic. Alle accuse del Procuratore, che ha sottolineato come fosse lui l’artefice della pulizia etnica, ha risposto con la sfida: “Ho difeso i serbi di Bosnia, le vostre accuse sono mostruose”. La Stampa ricorda che ci sono 11 capi di imputazione che pendono sul suo capo: variazioni sul tema di genocidio, sterminio, assassinio, deportazione, atti contro l’umanità. Il genocidio si riferisce agli ottomila musulmani di Srebrenica e a sterminio in numerose città bosniache. Poi l’assedio di Sarajevo, con 10 mila vittime. E infine la presa in ostaggio di 200 caschi blu nel 1995. La requisitoria del Procuratore generale Groome rivela una predilezione della truppa di Mladic per lo stupro. Cita Sarjevo come modello di convivenza civile, una località quieta trasformata in una fabbrica di morti. “Aveva promesse che avrebbe fatto tremare la città”, spiega Groome.
La Repubblica: “Mladic minaccia i parenti delle vittime. Al processo dell’Aja il boia dei Balcani mima il taglio della gola guardando una madre di Srebrenica”.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini