Le aperture
Corriere della Sera: “Battaglia sulla legge di Stabilità. Dalle pensioni agli statali: chi paga”.
A centro pagina, un titolo sulle tensioni nate tra Francia e Usa sulle comunicazioni intercettate e il punto di vista del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti: “’Anche l’Italia spiata dagli Usa’”, “Il Comitato di controllo sui Servizi: il governo chiarisca”.
In taglio basso: “Migranti, Alfano contestato e portato via”.
La foto è per il “gesto dell’ombrello” di Maradona negli studi di ‘Che tempo che fa’ con Fabio Fazio: “Maradona e i cattivi maestri”.
E in taglio basso anche la famiglia Berlusconi: “Dimezzato l’assegno per Veronica”, “Causa di divorzio a Monza: Berlusconi non dovrà più versare 3 milioni al mese, ma 1,4”.
La Repubblica: “Manovra, il Pdl allo sbando”, “Lettera di 24 senatori: basta attacchi al governo. I sindacati: 4 ore di sciopero”.
A centro pagina: “Francia spiata, scontro con gli Usa, intercettati anche i telefoni italiani”.
La foto a centro pagina è invece per le contestazioni ad Agrigento: “Migranti, contestato Alfano, ‘Assassino, cancella la Bossi-Fini’”.
La Stampa: “Sciopero contro la manovra. Letta bacchetta i sindacati”, “Il premier: decisione precipitosa, con la legge di Stabilità 1% di crescita”.
Sotto la testata: “Lampedusa, fischi e urla. Contestazione ad Alfano”.
La foto a centro pagina è per la bambina trovata in un campo rom greco: “I finti genitori accusati di rapimento. Per Maria 10 mila segnalazioni da tutto il mondo”.
L’Unità: “Manovra, sfida dei sindacati. Sciopero di 4 ore di Cgil, Cisl e Uil: o si modifica la Stabilità oppure sarà attenzione generale. Camusso: spostare risorse sul lavoro. Letta: reazione precipitosa, questo è l’unico modo per salvarci”. A centro pagina si parla della “sfida dei programmi” per la segreteria Pd: “Pd, via alla battaglia dei programmi”.
Il Fatto quotidiano: “Maradona e Verdini, quelli che se ne fregano”. Si racconta delle parole e del gesto dell’ex calciatore alla trasmissione di Fazio e del “braccio destro di B”, che “ammette di aver preso 800 mila euro in nero” nel corso della trasmissione Report. “Strafottenti perché si sentono intoccabili”. A centro pagina: “Il Pdl torna a parlare da scissione. I falchi: ‘Il Colle promise la grazia’. Mentre Casini e Mauro lavorano per salvare il Caimano, nel partito volano i coltelli”.
Libero: “Alfano espulso dai clandestini. Eritrei e teppisti di sinistra impediscono al vicepremier di commemorare le vittime di Lampedusa. A Cosenza sassi contro il ministro Carrozza”. In alto: “Ha ragione Maradona. Non è un evasore: chi era accusato con lui è stato assolto. Diego è nel mirino del fisco solo per un errore formale: non fece ricorso in tempo perché era all’estero”.
Il Giornale: “Tassano pure i BoT”, “Ennesimo ritocco dell’imposta sul dossier titoli. E la Tasi è un’Imu mascherata”, “Un gruppo di 24 senatori Pdl: vietato criticare la manovra”.
A centro pagina, foto di Fabio Fazio: “Fazio il buonista ‘complice’ di Diego l’evasore”.
Di spalla: “Alfano aggredito al funerale dei profughi”.
Il Sole 24 Ore: “Casa e uffici, ecco quanto si paga. Rispetto a 2012 e 2013 esborsi in aumento. Pdl all’attacco: inaccettabile”. “Prove di prelievo su abitazioni e immobili commerciali: riduzioni in vista solo per pochi, deducibilità ridotta”. Di spalla: “Letta sulla manovra: ‘Bisogna dire di no’. Sciopero dei sindacati. Squinzi: più fondi sul cuneo fiscale ma no a un assalto in Parlamento”.
Legge di Stabilità
La risposta di Cgil, Cisl e Uil alla legge di Stabilità che da oggi sarà all’esame di Palazzo Madama è quella di proclamare 4 ore di sciopero nazionale. I sindacati, scrive La Stampa, puntano il dito contro il governo per la mancata riduzione del cuneo fiscale a favore di lavoratori e pensionati. La leader Cgil Susanna Camusso ha detto che il governo ha commesso l’errore “di non mettere al centro della legge di stabilità i lavoratori”, e Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, ha affermato che “le riduzioni sono del tutto simboliche, e quindi inefficaci”.
Il Presidente degli industriali Giorgio Squinzi, per parte sua, ha detto che la manovra “ha sicuramente ampi spazi di miglioramento”, ed ha sottolineato che lo sciopero non ha dimensioni “apocalittiche”: le quattro ore sono “gestibili”.
Il quotidiano di Confindustria sintetizza così il pensiero del Presidente: “’Niente assalti in Parlamento’”. “Squinzi: più fondi per il cuneo ma le Camere non stravolgano la manovra”.
Per Squinzi è necessario scongiurare il pericolo di “porcherie” o “porcate del passato”. Al governo Squinzi augura di durare oltre la presidenza italiana della Ue, “abbiamo bisogno di stabiltà”, e “mi auguro che il governo possa durare qualche mese più in là, visto che da maggio a ottobre 2015 abbiamo l’Expo.
Quanto all’orientamento del Presidente del consiglio, Il Sole 24 Ore titola: “Letta, una manovra equa, bisogna sapere dire di no”, “quella dei sindacati è una risposta precipitosa”.
Il Corriere della Sera scrive che nel corso di una intervista ieri a La 7 il presidente del Consiglio ha dimostrato di non sopportare la storia dei 14 euro di guadagno in busta paga dei lavoratori come effetto del taglio del cuneo fiscale: “Un sassolino che mi ha dato noia”, si è sfogato. “Non è così, una operazione mediatica, una cifra fasulla inventata per farci del male”.
Poi ha aggiunto: “Abbiamo tolto due miliardi di euro di ticket sulla sanità, che erano già previsti. A differenza degli ultimi due anni riduciamo le tasse. L’anno prossimo caleranno debito e deficit e ci csarà una crescita dell’1 per cento. Grazie a questa legge, e se riusciremo a lavorare. Del resto – ha aggiunto – la manovra può migliorare in Parlameto”: certo “non abbiamo fatto la rivoluzione, siamo stati prudenti, e lo rivendico. Io sono prudente, dalla crisi si esce passo per passo, c’è quello che ci possiamo permettere oggi, tenendo il bilancio in ordine”.
Su L’Unità un commento di Vincenzo Visco, che scrive: “Si ha l’impressione che i critici ignorino, o non si rendano conto, che la legge di stabilità appena varata era l’unica possibile nella situazione data e considerati gli equilibri politici su cui si regge e si basa il governo Letta. Un governo di grandi intese, di natura politica (e non tecnica) non può che produrre nelle sue proposte un equilibrio derivante dalle diverse e talvolta opposte visioni dei componenti la coalizione”. Scrive Visco che “se la situazione non viene mantenuta sotto controllo, il rischio di dover tagliare salari e pensioni in essere, spesa sanitaria e servizi locali sotto il diktat della trojka, è tutt’altro che remoto”. Visco sottolinea che l’introduzione della nuova imposta sui servizi consentirà nel 2014 di recuperare l’intero gettito dell’Imu sulla prima casa a carico sostanzialemente delle seconde case e degli affittuari: ma resta il problema per il 2013, ovvero 3 miliardi per i quali è stata promessa l’eliminazione di ogni pagamento. Al momento l’imposta di dicembre deve essere pagata, e poiché risorse aggiuntive non esistono, “la misura non potrà essere finanziata a meno di non superare il tetto del 3 per cento di deficit”.
La Repubblica dedica ampio spazio a quello che definisce “l’altolà delle 24 colombe” del Pdl al Senato. Si spiega che sono tornati a materializzarsi i 24 senatori del Pdl che il 2 ottobre hanno costretto Berlusconi a votare la fiducia al governo Letta. In una nota hanno fatto sapere che “non è tollerabile che i toni e il linguaggio del dibattito politico dentro il Pdl degradino fino al livello utilizzato nei confronti del ministro Quagliariello”. Il pretesto, racconta il quotidiano, è stato preso dagli alfaniani dopo le parole della senatrice Cinzia Bonfrisco, che aveva dato del “campione di tradimento” al ministro delle riforme Quagliariello, ed aveva attaccato duramente la manovra. Scrivono i 24 nella nota: “Non è più possibile tollerare la critica distruttiva e permanente alla legge di stabilità e all’operato del governo, di cui cinque nostri ministri fanno parte, e a cui abbiamo riconfermato la fiducia 3 settimane fa su indicazione dello stesso Berlusconi”. Tra le 24 firme spiccano quelle di Formigoni, Giovanardi, Azzollini, e Sacconi.
Il Corriere scrive che Cinzia Bonfrisco aveva definito Quagliariello una sorta di “dottor Stranamore del centrismo” e lo aveva accusato di esercitarsi “da apprendista stregone” per produrre “stantie formulette paleo-politiche”.
La Repubblica, in un retroscena, considera il comunicato dei 24 senatori alfaniani come un segno del fatto che la scissione nel Pdl sia ormai ad un passo. Alfano, Quagliariello e gli altri “innovatori” avrebbero avuto nelle ultime 48 ore la certezza che Berlusconi punti a provocare la crisi di governo non appena il Senato voterà la sua decadenza. Le bordate sempre più forti dei falchi contro la legge di stabilità, gli attacchi di Daniela Santanchè a Napolitano, gli ultimatum di Daniele Capezzone sulla Tarsi, servono a creare il clima propizio per lo strappo, costringendo Enrico Letta a mettere la fiducia sulla manovra. E a quel punto arriverà la rottura. Ma il segretario del Pdl Alfano non è affatto convinto che la scissione sia la strada migliore. Coltiva il progetto di un nuovo centrodestra insieme a Casini, ma teme la prova della prossima primavera, quando arriverà il test delle europee: queste consultazioni avranno per la prima volta la soglia di sbarramento al 4 per cento, clausola che impone a Casini e Mauro di allearsi con Alfano, pena la scomparsa.
Su Il Giornale: “Pdl, 24 senatori in rivolta. Il Cav ‘congela’ Forza Italia”.
Il Corriere della Sera intervista l’ex presidente della Camera Fini, alla vigilia dell’arrivo in libreria di un libro da lui scritto, dal titolo “Il ventennio”. Al quotidiano dice: “Berlusconi non è affatto finito. Per Alfano la convivenza sarà difficile”.
Su Il Giornale si parla di “esproprio di Letta sui piccolo risparmi” per via di un “salasso” che andrebbe a colpire i Bot: ufficialmente non si toccano direttamente i Bot, ma il “contenitore”, poiché verrebbe incrementata dalla legge di Stabilità quella che è nota come imposta di bollo su comunicazioni relative a prodotti finanziari. La tassa c’era già, e in epoca Monti era stata portata dallo 0,1 per mille allo 0.15. Oggi verrebbe portata allo 0,2 per mille.
Maradona
“Maradona sfotte il fisco. Bufera sulla Rai”. Questo è il titolo che L’Unità dedica alla vicenda che ha visto protagonista Diego Armando Maradona, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa. Il gesto dell’ombrello era diretto ad Equitalia, per via di un contenzioso che oppone l’ex pibe de oro al fisco, ormai da una ventina di anni.
Prende decisamente le difese di Maradona, ma se non altro ha il merito di spiegare la vicenda che lo vede contrapposto al fisco italiano, Franco Bechis su Libero. Equitalia chiede a Maradona 39 milioni di euro: la contestazione – notificata al calciatore solo 11 anni dopo i fatti – riguarda un mancato versamento al fisco dal 1985 al 1990 di 13 miliardi di lire, pari a 6,7 milioni di euro. Il fatto è che secondo Bechis Maradona non si è difeso nei tempi e nei modi consentiti. E’ finito nel mirino del fisco, insieme alla società calcistica del Napoli di Ferlaino e a 2 giocatori dell’epoca: Alemao e Careca. Il fisco ha emesso le sue cartelle esattoriali, e la giustizia tributaria ha iniziato il suo processo quando Maradona era già tornato in Argentina. Quel che sarebbe accaduto è che le notifiche del fisco sono arrivate a chi era in Italia (il Napoli calcio, Alemao e Careca) e naturalmente non a chi era in Argentina, perché né il fisco italiano né altri lo hanno comunicato in quel Paese. Il fisco ha appeso le sue cartelle all’albo pretorio di Napoli, che ora è online, ma ai tempi, per conoscere quelle cartelle, bisognava andare in Comune. E non sapendo nulla di quelle cartelle, Maradona non ha potuto fare ricorso. La squadra, Alemao e Careca hanno invece fatto ricorso: in primo grado hanno avuto torto, in secondo grado sono state riconosciute le loro ragioni con una sentenza che verrà confermata dalla Cassazione.
La vicenda coinvolge e colpisce però anche la trasmissione Che tempo che fa, nel corso della quale Maradona ha dichiarato: “Io non sono mai stato un evasore. Lo dico a Equitalia”.
Duro il commento di Francesco Merlo: “Maradona, che ha fatto il gesto a Equitalia ‘che mi vuole togliere tutto, tiè’, come Berlusconi pretende pure lui l’impunità”. Scrive Merlo: “La verità è che c’è una tecnica televisiva, quella di assecondare a tutti i costi l’ospite, che può fare danni all’etica televisiva”.
Il primo a risentirsi, racconta il Corriere, è stato il viceministro dell’Economia Fassina, Pd, che ha definito “miserabile” il comportamento di Maradona.
Renato Brunetta, capogruppo Pdl alla Camera, condanna Maradona “elevato a testimonial dell’evasione fiscale” e se la prende con Fazio, “che gli ha approntato il palcoscenico”, lasciando “che il pubblico gli tributasse una ovazione per quell’atto di volgare offesa, che irride la legge e gli italiani onesti”.
Pd
Sono state presentate le mozioni dei 4 candidati alle primarie del Pd. Il più prolisso, scrive La Stampa, è stato Pippo Civati, con 69 pagine. Il più conciso Renzi, una quindicina. In mezzo Cuperlo e Pittella, trenta pagine. Renzi: “Voglio i voti di Pdl e Grillo, altrimenti si perde” “non bisogna parlare solo ai gloriosi reduci del passato”, “bisogna aprire il Pd a chi c’era ma anche a chi non c’era”. Cuperlo: “Il Pd non può essere la corvé in vista di un altro incarico”, “no ai doppi e tripli incarichi a tutti i livelli”. Ancora differenze tra i due: se Renzi punta a un Pd a vocazione maggioritaria, Cuperlo pensa che l’autosufficienza sia “un sogno” e vuole un Pd perno di un “nuovo centrosinistra”. Renzi sottolinea che il Pd “ha perso iscritti e voti”, vuole un partito “di amministratori, di circoli, di parlamentari”, in cui “conteranno di più i territori”. Del governo Letta non parla, se non quando avverte “saremo i custodi del bipolarismo”, ma “le larghe intese sono una faticosa eccezione, non la regola”. Trova anacronistico il parametro del 3 per cento deficit-pil. E ritiene che “tutto ciò che otterremo dal recupero dell’evasione fiscale deve essere utilizzato solo per riduzione delle tasse, non producendo altra spesa. Tutto ciò che otterremo dalla dismissione di patrimonio dovrà essere utilizzato per ridurre il debito”. Per Cuperlo il Pd deve essere “più leggero ma non liquido”. Sull’economia lo slogan di Cuperlo è “tolleranza zero verso la povertà”. E la proposta: “portando il deficit dal 2,5% previsto al 2,7/ (sempre sotto il 3%) si potrebbero destinare circa tre miliardi agli esodati, all’occupazione giovanile e a un programma straordinario di investimenti”.
Sul Corriere della Sera: “Renzi sfida il Pd: ora basta reduci gloriosi”, “Il sindaco: voglio conquistare anche gli elettori di Grillo e del Pdl. Cuperlo: ma il partito non è un comitato elettorale permanente”.
Rcs
Diego Della Valle, patron di Tod’s e azionista di Rcs, intervistato su La Repubblica sullo scioglimento del patto di sindacato che esisteva dal 1984, dice: “Senza patto Rcs può risollevarsi, ma ci vuole un rimpasto in Cda, nessun socio deve comandare”. Della Valle sottolinea che è necessario garantire l’indipendenza e l’autonomia del Corriere della Sera dalla influenza di qualsivoglia socio”. Trova preoccupante l’ipotesi di accordo con La Stampa.
Internazionale
Sul Corriere della Sera si racconta che “le autorità francesi sono furibonde: il ministro degli esteri Fabius ha annunciato che ‘chiederà spiegazioni’ al segretario di Stato americano Kerry oggi al Quai d’Orsay. Il titolo. “Spiate le telefonate francesi. Obama: rivediamo l’intelligence”. “Parigi protsta e la Casa Bianca chiama Hollande”.
Ieri Le Monde ha pubblicato la sua prima inchiesta condotta in collaborazione con il giornalista americano Glenn Grenwald. Il lavoro è basato sui documenti dell’ex agente della NSA Snowden sul programma di ascolto e controllo messo a punto dagli Usa nei confronti di molti Paesi, tra i quali gli alleati Gran Bretagna e Germania. In un periodo campione di 30 giorni, dal 10 dicembre 2012 all’8 gennaio 2013, la Nsa avrebbe effettuato 70,3 milioni di registrazioni di dati telefonici relativi a cittadini francesi. Sotto sorveglianza, persone lontanamente legate ad ambienti vicini al terrorismo internazionale, ma anche semplici cittadini, uomini d’affari, personalità della politica. In particolare Le Monde denuncia il forte interesse della Nsa per i dipendenti della società franco americana Alcatel-Lucent, che si occupa, tra l’altro, dei cavi sottomarini per il trasporto dati.
Ancora sul Corriere della Sera, con un articolo di Fiorenza Sarzanini, “i controlli su telefonate e comunicazioni telematiche riguardano anche l’Italia”. “Dietro il paravento della sicurezza nazionale gli Stati Uniti hanno acquisito milioni di dati che riguardano nostri concittadini. La conferma è arrivata tre settimane fa, quando una delegazione di parlamentari del comitato di controllo sui servizi segreti è stata in missione negli Usa. In quei giorni, durante gli incontri con i direttori delle agenzie di intelligence e i presidenti delle commissioni del Congresso, si è avuta la certezza di un monitoraggio ad ampio spettro. E adesso il vertice del Copasir chiede chiarimenti al governo. L’occasione è fissata già domani, quando a Palazzo San Macuto arriverà il sottosegretario Marco Minniti”. Le informazioni acquisite dal comitato italiano riguardano il sistema “Prism”, ma più in generale “attengono ad un vero e proprio monitoraggio cominciato da anni e tuttora attivo”.