Le aperture
La Repubblica: “Tav, giorno di battaglia in Val Di Susa”, “Assedio al cantiere, 400 feriti. La condanna di Napolitano: fermate i violenti”. “Un migliaio di antagonisti attacca la polizia, la guerriglia è durata ore. Bufera su Grillo che difende la protesta: ‘Guerra civile, siete tutti eroi'”. In taglio basso: “Manovra in alto mare, gelo del Quirinale”, “Il Colle: ‘Il governo non ha ancora trasmesso il testo’. Preoccupa la copertura finanziaria. Junker: Roma non rischia”. E, ancora in prima, i contenuti delle intercettazioni al processo per il fallimento della Hcd di Crespi: “Il piano Rai della Struttura Delta: ‘Va organizzata come Forza Italia’”.
Corriere della Sera: “Assalto alla Tav, 188 agenti feriti”, “I black bloc contro il cantiere. Napolitano: violenza eversiva”, “Scontri in Val Di Susa. Grillo: manifestanti eroi. Condanna di Bersani, polemiche nella sinistra radical”. A centro pagina: “Le Regioni rosse respingono i rifiuti in arrivo da Napoli”, “No di Emilia e Umbria, Puglia incerta”. In prima un richiamo all’intervista ad Antonio Albanese, che dice: “‘Addio a Cetto La Qualunque'”, “Albanese: c’è un vento nuovo, il mio personaggio sparirà”.
La Stampa: “No Tav, guerriglia in Val di Susa”, “Scontri al cantiere dell’Alta Velocità: quattro arresti e quasi 200 agenti feriti. La condanna di Napolitano: ‘Violenza eversiva, agire con massima fermezza’”. “Sindaci e famiglie in corteo pacifico contro la Torino-Lione. Poi spuntano 300 ‘infiltrati’ e parte l’assedio”. In taglio basso: “Manovra, rispunta il taglia-bollette”, “Cancellati gli incentivi per ridurre la spesa delle famiglie. Il Colle: aspettiamo ancora il testo”.
Il Giornale parla di “liti da star in tv” e titola: “Santoro e Mentana in libertà vigilata”, “Chicco nega pressioni del Cav su La7. Michele attacca: falsità, così difende il potere”. A centro pagina, grande foto dalla Val di Susa, con tre manifestanti dal volto coperto nell’atto di lanciare pietre: “Si scrive no Tav, si legge Br”.
L’Unità, con foto dagli scontri in Val di Susa: “Vuoto di potere”, “Violenze in Val di Susa. Napolitano condanna, il governo si dilegua”.
Tav
Sugli scontri di ieri in Val di Susa La Repubblica intervista il sindaco di Firenze Renzi e il Presidente della Puglia Vendola. “Mi pare si possa stare da una parte sola, dalla parte della condanna di ogni tipo di violenza”, dice Renzi.
“Al di là delle dichiarazioni di rito, però, il mio sentimento è di amarezza nei confronti di quel carabiniere che si è preso il sasso, di quel poliziotto che si è beccato l’ammoniaca. Non per scomodare Pasolini, ma sto dalla parte di questi ragazzi delle forze dell’ordine che per 1200 euro al mese vanno a difendere lo Stato e si prendono le pietre da persone che hanno deciso di usare la violenza”. Su Grillo, che ha definito “eroi” i manifestanti: “Un tempo Grillo faceva ridere, oggi fa schifo”. “I suoi fanno più danni dei sassi”. Sulla Tav “si possono fare tutte le riflessioni culturali e poliche dopo aver chiartio da che parte si sta sulla violenza”. “In Italia le procedure per decidere sono farraginose e ridondanti”, “stiamo parlando di un collegamento che dall’altra parte del monte, in Francia, è già stato fatto”.
Nichi Vendola dice che “le violenze vanno isolate”, perché “oscurano proprio le ragioni della protesta”. “Però è legittimo manifestare il dissenso, e anche da parte di un partito come Sel, che peraltro ha la nonviolenza nella sua genesi”. Secondo Vendola è doveroso aprire un dibattito sulle opere strategiche e un approfondimento vero, evitando di trattare le popolazioni della Val di Susa alla stregua di un bimbo capriccioso e incompetente. Cita la Puglia: “nella mia terra abbiamo ragionato di un progetto ad alta velocità da Bari a Napoli, e con i nostri interlocutori campani abbiamo costruito un processo di condivisione e di partecipazione. Si è determinato un vasto consenso sull’idea di abbattere il “muro” tra l’Adriatico e il Tirreno.
Il capo della Digos di Torino, Giuseppe Petronzi, racconta al Corriere della Sera: “Ci siamo trovati di fronte a gruppi organizzati militarmente. Alcuni dei più violenti sono venuti dall’estero: da Spagna, Francia, Germania, Austria. Noi abbiamo sequestrato manganelli, martelli, molotov fatte molto bene”. I no global accusano: “Sparavano i gas ad altezza d’uomo e ci colpivano con pallottole di gomma”. Ribatte la questura: “Quel genere di proiettili non li abbiamo neppure in dotazione”.
Lo stesso quotidiano ribadisce che ieri in Val di Susa erano in tanti a manifestare pacificamente, e pressoché unanime è stata la condanna contro i gruppi violenti, con una voce fuori dal coro, quella di Grillo. Arrivato in macchina a Chiomonte, dice: “State facendo una rivoluzione straordinaria, siete tutti eroi, le campane suonano per tutta l’Italia che ci sta guardando attraverso la rete”.
Su La Stampa due pagine dedicate alle conseguenze dell’intervento di Grillo (immortalato in una foto con limini per calmare gli effetti dei fumogeni). “Qui si stanno facendo prove tecniche di dittatura”, ha detto, ricordando che “questi gas lacrimogeni” sopportati da chi ha definito “eroi”, sono “vietati dalla legge”; “il vero mandante si chiama Maroni”; e poi contro i grandi giornali che “vogliono tutti la Tav, da Debenedetti a Berlusconi”; contro il Pd e la sinistra e Vendola in particolare, che stanno già affossando la vittoria del referendum sulla privatizzazione dell’acqua. Sulla pagina di fianco si racconta come da Napoli al Piemonte, la base grillina si stia ribellando contro Beppe.
Il Giornale ha un inviato a Chiomonte e riferisce che lo “show di Grillo” è stato anche fischiato.
Su La Stampa si spiega che c’è una distinzione tra la manifestazione del mattino e quella del pomeriggio: la prima è stata pacifica, con famigliole in corteo, la seconda ha visto l’arrivo di black bloc e professionisti della violenza (lo scrive in prima Michele Brambilla). Sullo stesso quotidiano si raccolgono le voci dei sindaci, costernati per la piega che i violenti hanno fatto prendere al movimento che contesta la Tav: Antonio Ferrentino, sindaco di Sant’Antonio di Susa, dice: “Non siamo più in grado di gestire la protesta”. Il sindaco di Almese, Bruno Gonella: “Non so cosa si possa fare per cacciarli”. Dario Fracchia, sindaco di Sant’Ambrogio, punta il dito contro la politica: “Ha abdicato al suo ruolo, questa è diventata una questione di ordine pubblico, in cui forze dell’ordine e No tav si fronteggiano, con gli amministratori locali a fare da cuscinetto”.
Mercedes Bresso, ex presidente della Regione Piemonte, ridimensiona i comitati e dice che “non rappresentano nemmeno tutta la valle”. Strapazza il governo: “Una vicenda del genere non la puoi affrontare solo con le cariche della polizia. Dov’è Maroni? E Matteoli?”, “stanno gestendo la questione Tav come hanno gestito Lampedusa e i rifiuti a Napoli”. E il 9 luglio è in programma un vertice italo francese sulle infrastrutture, “cosa andranno a dire?”. Ieri c’è stata assenza totale del governo, che invece di inviare la polizia avrebbe dovuto metterci la faccia e spiegare come quell’opera sia indispensabile.
Un dossier de La Repubblica è dedicato a “progetti, varianti, finanziamenti e ritardi” ovvero “tutti i nodi dell’opera che divide da 22 anni”. La linea Torino-Lione dell’Alta velocità è un megatunnel di 57 chilometri sotto le Alpi, di cui 14 in Italia. A Susa, all’uscita della montagna, ci sarà una stazione internazionale dove fermeranno i Tgv per Parigi. La linea si infila poi nella montagna dell’Orsiera per quasi 20 chilometri, attraversa la pianura sotto la Sacra di San Michele, per poi infilarsi nella collina Morenica, entrare nello scalo ferroviario di Orbassano, toccare Torino per poi correre nella pianura padana. L’Europa contribuisce al 30 per cento dei costi della tratta di confine: 2 miliardi di Euro, di cui 671 milioni già previsti, ridotti a 662 a dicembre per i ritardi accumulati dal progetto. Aveva chiesto l’avvio del cantiere di Chiomonte nell’autunno del 2010, appuntamento slittato poi al 31 marzo, poi al 31 maggio, e infine al 30 giugno. Il cantiere ha aperto, ma mancano la firma dell’accordo internazionale con la Francia e l’approvazione del progetto: solo allora l’Europa confermerà i fondi.
23 comuni della valle e migliaia di cittadini si oppongono al supertreno: nel 2005 nel mirino c’erano i rischi per la salute a causa di amianto e uranio presenti nelle rocce. Oggi la battaglia si gioca soprattutto sui costi e su quel che viene definito uno scempio ambientale. Secondo i No tav la linea ferroviaria è più che sufficiente ad assorbire il traffico perché oggi è sotto-utilizzata.
Ancora in Italia
Anche oggi La Repubblica dedica ampio spazio alle intercettazioni collegate all’inchiesta sul fallimento della Hdc, società del sondaggista Crespi. Al centro vi sono alcuni personaggi della Rai del 2005, come Deborah Bergamini, ex segretaria di Berlusconi mandata in Rai come vicedirettore del marketing strategico, Clemente Mimun, direttore del Tg1, Francesco Pionati, allora notista politico del Tg1. La Repubblica ne parla come di una “struttura Delta” di obbedienza berlusconiana infiltrata all’interno della Rai. Pionati, in una interccetazione con la Bergamini, in riferimento a Berlusconi: “Per vincere deve rimettere in posizione tutti i pezzi di batteria. Io gliel’ho detto molto chiaramente, ma devi fare tu questo discorso a nome nostro, e dire riprogrammiamo l’azienda nei punti dove tu devi far leva per recuperare. Faccia un elenco di persone, poi li posiziona come gli pare nel suo interesse”. La Bergamini era allora al marketing in Rai, ora è parlamentare Pdl, Pionati oggi è parlamentare del gruppo dei Responsabili.
Manovra
Il segretario Cisl Bonanni viene intervistato dal Corriere e conferma la contrarietà ad alcuni interventi previsti sul fronte delle pensioni, in particolare il depotenziamento delle indicizzazioni per assegni che sono sotto i 2300 Euro lordi: “un intervento sulle pensioni superiori a cinque volte il minimo può anche andare. Si parla di somme sopra i 2300 euro. Ma per le fasce inferiori no. Non si possono trattare tutte alla stessa stregua. Occorre semmai usare graduazione, differenziando i pesi. Sapendo che i puù penalizzati sarebbero proprio coloro che percepiscono tre volte il minimo, che sono 1400 euro. Sarebbe un disastro intervenire su questo. E poi “non si può chiedere agli altri di fare sacrifici senza sentire la responsabilità morale di fare la stessa cosa nei propri confronti”, dice, in riferimento al mancato taglio dei costi della politica, per cui si è prevista la costituzione di una commissione ad hoc e si è rinviato il problema alla prossima legislatura.
La Stampa intervista Osvaldo Napoli, deputato Pdl e sindaco di Valgioie, ma soprattutto presidente facente funzioni dell’Anci. Parlando della manovra si dice amareggiato dal fatto che siano stati ignorati i comuni: “Ma come, per la prima volta c’è un presidente dell’Anci di centrodestra, e non ascolti? Non dico molto, ma una telefonata dal governo me la sarei aspettata. Invece, non solo la manovra l’abbiamo appresa dai giornali, ma non ci hanno degnato nemmeno di un confronto sulle questioni”.
E poi
La Stampa ha due pagine di dossier dedicate a quelle che definisce “le sfide del XXI secolo”. Il primo capitolo riguarda il cibo, le riserve disponibili, il fenomeno del cosiddetto land-grabbing, ovvero l’acquisto di terre nei Paesi in via di sviluppo, la sicurezza alimentare, e i biocarburanti; la seconda alla guerra per la conquista di fonti energetiche, tenendo conto che da qui al 2040 – secondo un analista di TomDispatch.com – petrolio e carbone andranno in crisi e chi saprà sostituirli dominerà il mondo. Per il gas si prevede una nuova giovinezza poiché, essendo abbondante nelle rocce di scisto, i prezzi sono in calo.
Sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella prende spunto dallo studio sulle “dinastie professionali” che verrà presentato oggi dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti. Si parla di ordini, di professioni, e di come il merito dipenda da famiglia e area geografica. A Bari, agli esami di Stato passa il 74 per cento degli architetti, a Palermo il 18. Il coordinamento unitario delle libere professioni (Cup) può contare su 3.590.000 membri. L’economista Tito Boeri dice che nelle commissioni di esame ci sono persone che hanno tutto da perdere dall’entrata di professionisti più bravi e competenti.
(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)