Barack e Bill: da Broadway per l’Europa

Pubblicato il 6 Giugno 2012 in da redazione grey-panthers

Sulle prime pagine oggi le entrate fiscali in calo drastico: -3 milioni e mezzo in meno nel primo quadrimestre del 2012.
“Bocciato in economia” Monti, secondo Libero.
Il Corriere della Sera: “La crisi taglia le entrate fiscali.
La Stampa: “Fisco, mancano 3,5 miliardi”.
La Repubblica: “Imu, ecco dove si paga di più”.
Il Sole 24 Ore: “Entrate, mancano 3,4 miliardi”.
Il Giornale: “Fallisce la ricetta tasse”, “l’economia di Monti non va”.

La politica: il Pd ribadisce che non vuole le elezioni anticipate.
Europa: Pd fedele alla linea, si vota nel 2013 (ma si discute ora)

Tasse

Ieri il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino ha fatto il lungo elenco di spese che sono state ridotte: amministrazioni centrali dello Stato (-6 per cento nel biennio 2010-2011); spesa primaria: – 4  miliardi rispetto a quanto previsto nel Def; redditi da lavoro dipendente (13 miliardi in menodelle previsioni di inizio legislatura).
Secondo quanto riferisce La Stampa, Giampaolino ha sottolineato come l’eccesso di pressione fiscale rischia di compromettere la crescita di una “economia asfittica”. L’aumento della pressione tributaria provoca infatti “impulsi recessivi” sulla economia reale, “allontanando gli obiettivi di gettito e causando un rischio di avvitamento”. La conclusione è che “va disinnescato il circolo vizioso”. Il Sole 24 Ore sottolinea che per la Corte dei Conti la strada per ridurre le tasse resta l’ampiamento della base imponibile, “assegnando alla lotta all’evasione il compito di assicurare margini consistenti per riequilibrare il sistema di prelievo”. Il quotidiano si occupa anche della spesa pubblica nel settore sanità, cui pure è dedicato un capitolo della relazione della Corte dei conti relativo al 2011. Il quotidiano sintetizza così la lettura dei magistrati contabili: migliorano i conti della sanità pubblica, ma nelle Asl e negli ospedali resistono sprechi e corruzione. Al Servizio sanitario nazionale viene però riconosciuto il merito di esser stato in questi anni “l’esperienza più avanzata e più completa di quello che dovrebbe essere un processo di revisione della spesa”. Insomma: la sanità come avamposto della spending review, grazie alla riduzione dei costi nelle regioni sottoposte a piano di rientro dal deficit. Sulla stessa pagina, si sottolinea come la frenata della spesa sanitaria pubblica sia andata in parallelo con la crescita di quella privata, pagata di tasca propria dagli italiani, che negli ultimi dieci anni hanno speso oltre il 25 per cento in più al di fuori dell’assistenza pubblica. La crisi morde e aumentano sempre più i cittadini che non si curano: chi non può pagare, sempre più spesso rinuncia a curarsi, e ormai è un esercito, composto da nove milioni di cittadini, secondo le stime Censis presentate ieri a Roma.

“Per Palazzo Chigi l’aumento dell’Iva è ormai inevitabile”, scrive La Stampa: le ultime notizie sull’andamento delle entrate “vengono commentate con una alzata di spalle”, secondo l’Esecutivo anzi “per certi versi le cose vanno meglio rispetto a un mese fa”. Di certo però per evitare l’aumento ipotizzato dell’Iva di due punti occorre trovare quattro miliardi entro ottobre e altrti nove entro il primo gennaio dell’ann prossimo. Si possono trovare rafforzando la lotta all’evasione, e facendo la spending review. Su questo, con il lavoro del commissario Bondi, il governo conta di annunciare i primi tagli (sanità e acquisti della Consip) entro fine giugno.
Su La Repubblica un retroscena: “Ora sarà difficile l’aumento Iva di ottobre”.

Giustizia

Ieri pomeriggio il ministro della Giustizia Paola Severino ha presentato il suo emendamento che riscrive la contestata norma sulla responsabilità civile dei magistrati. Prevede che non ci sarà più l’azione diretta del cittadino nei confronti dei magistrati, ma solo indiretta; il magistrato rischia la rivalsa solo in caso di dolo o colpa grave. Se si verificano questi casi lo Stato ha l’obbligo della rivalsa entro due anni. Rispetto alla legge attualmente in vigore, che è basata su un principio quasi mai applicato, si precisa che per determinare se c’è spazio per una rivalsa del cittadino nei confronti del magistrato, cioé quando vi sia “violazione manifesta della legge e del diritto comunitario”, si tiene conto del “grado di chiarezza e di precisione delle norme violate, dell’inescusabile negligenza nell’errore e della gravità dell’inosservanza”.
Spiega Il Sole 24 Ore che il cittadino che ha subito un “danno ingiusto” in un processo “posto in essere dal magistrato con dolo  o colpa grave nel’esercizio delle sue funzioni” può agire per ottenere il risarcimento dei danni.
Lo stesso quotidiano ricorda che il ministro della giustizia ieri era impegnato contemporaneamente sui due rami del Parlamento: al Senato, in commissione giustizia, sull’emendamento alla legge comunitaria sulla responsabilità civile dei magistrati; alla Camera, per l’esame del ddl anticorruzione, su cui il governo potrebbe porre la questione di fiducia.

Ieri i quotidiani davano ampio spazio alle dichiarazioni di alcuni giovani Pd come Fassina e Orfini sulla eventualità di un voto anticipato. Ieri sera, per chiudere il “caso Fassina”, come scrive il Corriere, il segretario Pd è dovuto andare in tv a giurare lealtà a Monti al Tg1: “non tutto quel che fa il governo ci piace. Ma ribadiamo la nostra assoluta lealtà e manteniamo il patto”. Bersani ha anche annunciato che è in campo per la conquista di Palazzo Chigi e, per disinnescare la miccia del sindaco di Firenze Matteo Renzi, è pronto ad indire primarie di partito. Potrebbero essere il 14 ottobre, quinto compleanno del Pd. “Penso di candidarmi – ha detto Bersani – spero non da solo, però”.

Ieri ha parlato anche Massimo D’Alema, che ha definito “una sciocchezza” le ipotesi di voto anticipato. Lo stesso Fassina viene intervistato dal Corriere, ed elenca le condizioni per sostenere Monti, ridurre le tasse, risolvere il problema degli esodati, e cambiare la legge elettorale, che è priorità assoluta.

Europa

Oggi è Jacques Delors a firmare un articolo sul Sole 24 Ore sul tema della crisi dell’Eurpopa. “Il coraggio degli Eurobond per creare la ‘Grande Europa’” è il titolo. In realtà il contributo è tratto da un intervento pronunciato da Delors il 16 aprile scorso, in occasione di un convegno sulla governance economica.
Sullo stesso quotidiano ci si sofferma sui richiami Usa all’Europa:”L’impotenza europea, per quanto preoccupante anche per la Casa Bianca, aiuta al momento ad occultare i problemi americani. E a mettere in secondo piano la paralisi di Washington a fronte dei propri conti pubblici in caduta libera. Si tratta infatti di un duplice alibi e la stess Europa che frena la crescita Usa fa anche dei titoli del Tesoro americano un bene rifugio apprezzabile, visto il volume del debito. Insomma, il decesso del paziente terrorizza ma la sua guarigione rapida – se fosse possibile – sarebbe un serio problema”. “Martin Wolf, il commentatore di punta del Financial Times e firma ampiamente pronta e da tempo alle esequie dell’euro, osservava recentamente che tutti gli interlocutori americani credono ormai alla disfatta della moneta unica. E aggiungeva però, lui stesso turbato da tanta perentorietà, che forse veniva sottovalutata la posta in gioco – la fine dell’Europa non solo di Maastricht ma di Bruxelles – e l’istinto di sopravvivenza politica degli europei, all’ultimo passo prima del plotone di esecuzione”. “Barack Obama spinge gli europei a fare di più ma anche usa la crisi dell’euro come alibi quando dice (…) che nere nuvole stanno attraversando l’Atlantico. Certo, dopo averlo attraversato in senso inverso, verso est, nel 2008, e senza che da allora l’Amministrazione Obama facesse molto per ridare all’America la credibilità perduta di leadership globale finanziaria”.

Ieri il ministro degli esteri francese, il socialista Laurent Fabius, in un incontro con il suo omologo italiano Giulio Terzi, ha appoggiato l’ipotesi di una unione bancaria tra i Paesi dell’euro, ha incontrato il segretario Pd Bersani ed Emma Bonino, ed ha risposto al richiamo di Obama affinché l’Europa adotti misure più energiche contro la crisi: “Andrebbe chiesto a Obama” – ha detto – dove è nata la crisi finanziaria, non certo in Europa. Non mi risulta che la Lehman Brothers fosse una banca italiana o francese.

Usa

Su La Stampa e sul Corriere della Sera si dà conto della performance dell’ex presidente Usa Clinton, insieme all’attuale, Obama, nel New Amsterdam Theater di Broadway. La Stampa punta l’attenzione sui rimproveri dei due all’Europa, riferendo le parole di Clinton: “Perché la ripresa non ruggisce? Perché L’Europa è nei guai, e il Congresso repubblicano ha adottato la politica economica europea. Chi l’avrebbe mai detto? Dopo anni e anni, anche decenni, in cui la destra repubblicana ha attaccato anche l’Europa, ora abbraccia le politiche economiche dell’eurozona: austerity e disoccupazione a tutti  costi”. I quasi duemila finanziatori della campagna di Obama presenti in sala scoppiano a ridere, e allora Clinton infila il coltello dove fa più male: “Voglio dire, dopo tutto il loro tasso di disoccupazione è all’11 per cento, mentre il nostro è all’8. Possiamo ancora raggiungerli, se adottiamo le loro politiche”, “voi ridete, ma queste sono le cose che dovete dire in giro: i repubblicani chiedono il voto per rigettare un presidente che sta cercando di darci una politica economica per il XXI secolo, basata sulla crescita e il lavoro per tutti. Poi taglieremo le spese, per evitare che il debito esploda con la crescita”, “i repubblicani invece vogliono il contrario: Romeny dice no: austerità e disoccupazione ora”. Il quotidiano sottolinea come all’inizio della campagna presidenziale fossero i repubblicani ad usare l’Europa per spaventare i possibili elettori di Obama, accusato di essere da Romney un socialista.

Su Il Foglio in prima pagina ci si concentra invece sulla alleanza tra il primo ministro israeliano Netanyahu e il candidato Repubblicano Romney. La loro amicizia risale addirittura al 1976, su tutto c’è la questione iraniana, poiché Romney ha una linea interventista, e adesso c’è anche un fiume di denaro che finanziatori ebrei vicini a Netanyahu stanno riversando nelle casse di Romney. Un ruolo di primo piano è quello di Sheldon Adelson, già sostenitore dell’ex rivale di Romney, Gingrich: l’ottavo uomo più ricco d’America, proprietario di un grande casinò a Las Vegas, Adelson detesta Obama e sta cercando di portargli via voti ebraici preziosi per la elezione, specie in Florida. Un sondaggio Rasmussen ipotizza una perdita per Obama per il 12 per cento di voti ebraici alle prossime presidenziali: 67 per cento contro il il 78 del 2008. La percentuale più bassa di sempre, di voti ebraici per un candidato democratico. Adelson finanzia l’Aipac, il centro studi di Washington che ha criticato le posizioni Obamiane sul Medio Oriente, è il proprietario di Israel Hayom, il più popolare giornale d’Israele e voce della destra governativa di Netanyahu, è avversario della soluzione due stati per due popoli che Obama promuove. A Romney sono arrivati anche i soldi del miliardario americano Irwin Moscowitz e non mancano quelli della seconda moglie di Netanyahu, Fleur Cates, che ha lavorato nel Fondo Bain Capital, cui Romney deve la propria ricchezza.

E poi

Alle pagine R2 cultura de La Repubblica, una sintesi dell’intervento del sociologo di Yale Jeffrey Alexander, pubblicato integralmente sulla rivista Reset: è “il ritorno dell’utopia” attraverso una analisi che collega i nuovi movimenti sociali come Occupy Wall Street alle rivolte nel mondo arabo, in particolare in Egitto, passando per la campagna di Obama alle elezioni presidenziali Usa.
Un’intera pagina di Europa è dedicata al primo turno delle elezioni politiche, che si terrano domenica prossim ain Francia. I socialisti sembrano favoriti, ma non al primo turno, dove pagherebbero la divisione con il Front de Gauche di Jean-Luc Mélenchon, protagonista di un vero expolit alle presidenziali e che correrà ovunque con i propri candidati. Stessa pagina, analisi dedicata al lavoro che attende il neo-ministro dell’Interno francese Manuel Valls. Il primo dossier delicato con cui deve misurarsi è l’aggressione a colpi di martello e spranghe di tre ragazzi ebrei da parte di un folto gruppo di coetanei di origine magherbina alla periferia di Lione, lo scorso week end. In un Paese che ha ancora negli occhi la follia omicida del killer di Tolosa, Mohamed Merah, è imperativo fermare la deriva di una convivenza sempre più difficile tra comunità e fedi religiose, soprattutto nelle banlieues. Esponente dell’ala destra del partito socialista, e forse proprio per questo scelto per guidare la transizione nel settore dove Sarkozy fu ministor dell’interno, Valls è stato a lungo sindaco di Evry, periferia parigina a forte presenza musulmana, dove ha spesso preso posizioni dure, dicendosi per esempio favorevole alla adozione delle armi da fuoco da parte della polizia municipale, contrario alla depenalizzazione delle droghe leggere, e critico verso i negozi che vendevano sol prodotti halal. Malgrado questo, il confronto con la polizia francese resta duro per Valls:durante la campagna presidenziale gli agenti chiedevano una “presunzione di legittima difesa” nel caso di interventi armati ed ora contrastano la proposta di introdurre una sorta di “ricevuta” da rilasciare a chi abbia subito un controllo di identità per strada.

 DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini