La Repubblica: “Finmeccanica, vertici in manette”, “Arrestato Orsi, il manager voluto dalla Lega. I pm: ‘Le tangenti filosofia aziendale’. Fitto (Pdl) condannato a 4 anni per corruzione”, “Scandalo Sanità in Lombardia: associazione a delinquere per Formigoni”. A centro pagina: “Il Papa voleva le dimissioni immediate. Scola :il suo gesto come un martirio”. In taglio basso: “Sanremo, fischi a Crozza: ‘Vai via, niente politica’”.
Il Sole 24 Ore: “Finmeccanica, arrestato Orsi”, “Il giudice: tangenti come filosofia aziendale”. A centro pagina il “conto finale” sull’Imu, che ha portato nelle casse dello Stato 23,7 miliardi.
L’Unità: “Finmeccanica, trema la Lega. Arrestato il presidente Orsi: maxi tangente in India. Formigoni accusato di associazione a delinquere”.
Il Fatto quotidiano: “Finmeccanica, arrestato Orsi. Maroni trema, Monti nei guai”. Secondo il quotidiano “le accuse sono note da mesi ma il premier ha fatto finta di nulla”
Il Giornale: “Il festival dei magistrati. Indagato Formigoni, arrestato il vertice di Finmecanica, condannato il capo degli 007: pm in campagna elettorale”. E poi: “Caos a Sanremo: Crozza imita Berlusconi e viene contestato dal pubblico”
Corriere della Sera: “Tutte le insidie dell’interregno”, “Ansia e timori tra i cardinali: ‘Ora va fermato il contagio’. Ratzinger diventerà ‘invisibile’, l’ipotesi che lasci il Vaticano”. A centro pagina: “Tempesta su Finmeccanica. Arrestato il presidente Orsi”. Ma anche l’inchiesta in Lombardia: “’Associazione per delinquere nella Regione Lombardia’”, “Per i pm Formigoni ‘prese anche soldi in contanti’. Lui nega”.
La Stampa: “Conclave a metà marzo. La scelta di Ratzinger contagia i cardinali”. Si sarebbe “tirato indietro” l’honduregno Maradiaga, che “guida la fuga dei ‘candidabili’”, scrive il quotidiano. La Stampa parla anche di “giallo dell’enciclica”.
Il Foglio: “L’enciclica sulla fede resta nel cassetto (come pure lo spinoso dossier). ‘Perché l’ha fatto?’, si domanda la Curia incredula”.
Libero: “Indagini e traditori per rubare il nord. Arrestato l’Ad di Finmeccanica, accuse pesanti a Formigoni: due bombe sul voto lombardo già inquinato dagli inciuci anti centrodestra tra Pd, montiani e Giannino”.
Papa
Sulla prima pagina del Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia sottolinea che “le dimissioni papali vogliono dire con la forza delle cose una oggettiva desacralizzazione della sua carica”, con il gesto di Benedetto XVI “è il modo d’essere della struttura centrale del governo della Chiesa a venire messo in discussione: i fatti di quella struttura hanno offerto uno spettacolo penoso di cattivi costumi, calunnie, giochi di potere, ambizioni senza freno, latrocinii. Colpa delle regole fino a qui i vigore nella Curia, e non solo lì”. Ma “quelle regole possono e devono cambiare, dice il gesto del Papa”. Per Galli della Loggia è come se avesse detto: “O voi, o io”. Ed in questo senso le dimissioni sono “un gesto di governo di assoluta risolutezza: l’unico probabilmente che gli consentiva il suo isolamento politico e la fragilità del consenso interno”.
Alle pagine seguenti è Massimo Franco a raccontare i timori di alcuni monsignori incontrati (i nomi non sono indicati) che hanno paura di un “contagio”: così vengono viste le dimissioni, che vengono percepite come un vulnus: una ferita istituzionale, giuridica, di immagine, dice uno di loro. Si avverte la convinzione che presto le cose cambieranno radicalmente e che una intera nomenclatura ecclesiastica sarà messa da parte e rimpiazzata in nome di nuove logiche tutte da scrivere. E si sottolinea come un Papa “dimissionabile” sia percepito come più debole, esposto a pressioni che possono diventare schiaccianti. La carica Pontificale appare “relativizzata” così come sembra frenato un vecchio paradigma, in una fase in cui la Chiesa cattolica si riproponeva di “rievangelizzare l’Europa” e ricristianizzare l’Occidente contro la doppia influenza del relativismo morale e della invasione islamica. Per Franco da alcuni in Vaticano viene percepita come la metafora di una tentazione a ritrarsi che travalica i confini vaticani e coinvolge simbolicamente l’Europa e l’Occidente.
La Stampa sottolinea che “il gran rifiuto” di Benedetto XVI sembra aver già fatto scuola: l’honduregno Maradiaga guida la fuga dei “non candidabili” con le sue parole: “E’ un lavoro implacabile, sono inadatto”.
L’Unità intervista Sari Nusseibeh, palestinese, oggi rettore della Al Quds University di Gerusalemme, che torna sul discorso di Ratisbona fatto da Ratzinger, un discorso che scatenò polemiche e infiammò gli animi, considerato insultante nei confronti dell’Islam. “Il problema toccato da Papa Ratzinger con la lectio magistralis di Ratisbona non ha a che vedere con la ragione in quanto tale, ma con la ragionevolezza, che significa vivere con moderazione il proprio credo. Resto profondamente convinto che non esistano religioni fanatiche, esistono persone fanatiche. La tradizione islamica è impregnata di spirito razionale quanto il cristianesimo”. Il quotidiano ricorda che Nusseibeh si è confrontato sul discorso di Ratisbona con altri intellettuali, da Joseph Weiler ad Andre Glucksmann, da Wael Faruq, a Robert Spaeman. E dice che il discorso di Papa Ratzinger “sia stato sentito dal mondo arabo come un insulto per aver legato il mondo islamico al non uso della ragione e alla violenza. Poi ho letto con attenzione quel discorso..” E a quali conclusioni è arrivato? “Razionalità e terrorismo sono due lati di una stessa medaglia. A mio avviso il Papa intendeva riferirsi non alla ‘ragione’ ma ad una ‘ragionevolezza’ caratteristica quest’ultima innanzitutto dei singoli individui. Ho concluso che quello di Benedetto XVI era un messaggio positivo che voleva unire le due tradizioni”.
Finmeccanica, inchieste
Il Fatto pubblica – dalle carte della inchiesta della Procura di Busto Arsizio, cui sono allegate – le trascrizioni delle telefonate tra Roberto Maroni e Giuseppe Orsi, tra il 1 e il 21 dicembre 2011: “Maroni disse: ‘Sei l’uomo migliore per questo ruolo’. Le intercettazioni tra il segretario del Carroccio e l’ad della azienda, la riconoscenza per quanto fatto dall’ex ministro dell’Interno e l’invito del dirigente a passare dalla casa in montagna le feste del 2011”.
Su La Stampa si descrive la “parabola” del manager Giuseppe Orsi, “vicino al Carroccio e all’Opus Dei, doveva fare pulizia”. Il quotidiano lo descrive come un cattolico praticante vicino allOPus dei, ma con ottimi rapporti con Cl. Orsi ha costruito solidi legami sul territorio, che dalle sue parti vuol dire Lega. Ha un bel dire oggi Maroni che la sua nomina con la Lega ‘non c’entra nulla’, e che Orsi ‘fu indicato dal consiglio dei ministri’ come se lì fosse arrivato per lo spirito santo’”. “Sarà certo un caso che poche settimane dopo la nomina del nuovo Ad di Finmeccanica, la Alenia Aermacchi di Venegono (Varese) è stata fusa con la Alenia di Pomigliano (Napoli) e la sede di quest’ultima trasferita in Lombardia”.
Quanto alla intenzione manifestata da Orsi di segnare una discontinuità di segnare una discontinuità con il suo predecessore Guarguaglini, la Stampa sottolinea come abbia fatto emergere tutte le sofferenze di bilancio del 2011, con perdite record di oltre 2 miliardi. Il quotidiano ricorda anche che nell’aprile 2012 è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Napoli nell’ambito di una inchiesta su presunte tangenti alla Lega.
Ancora La Stampa riferisce per esteso le parole contenute nell’ordinanza del Gip di Busto Arsizio che, a proposito di Orsi e dell’amministratore delegato di Agusta Spagnolini scrive: “Gli elementi fin qui descritti dimostrano che entrambi gli indagati appaiono convinti della esigenza di ricorrere alla corruzione di Pubblici ufficiali indiani per ottenere l’aggiudicazione di una gara d’appalto per 12 elicotteri”. In entrambe le holding, secondo il gip, “sembrano essere consueti al pagamento di tangenti, e vi è motivo di credere che tale filosofia aziendale si ripeta anche in futuro, se non resa vana attraverso l’intervento cautelare”.
Il Sole 24 Ore scrive che dopo la decisione della Procura generale della Cassazione di spostare l’inchiesta da Napoli agli uffici di Busto Arsizio, gli indagati avevano tentato, secondo il Gip, di far pressioni nei confronti del Pm incaricato delle indagini Eugenio Fusco, esperto in reati finanziari e pm nei processi Antonveneta e Parmalat. Scrive il Gip: “visto l’impulso dato alla attività investigativa dell’ufficio requiente”, gli indagati si attivavano per ottenere la copertura del posto con un magistrato diverso da quello che a loro giudizio si era mostrato eccessivamente zelante”. I manager Finmeccanica e Westlan Agusta avrebbero anche fatto pressione sul Csm, e Orsi, scrive Il Sole, era attivo anche nel pressing sui media: in una intercettazione del novembre 2012 tra lui e il presidente di Confindustria Squinzi, l’Ad e presidente di Finmeccanica si lamentava per il trattamento severo riservato dal Sole 24 Ore al gruppo: “Il giornale che mi attacca di più è il Sole”, “Squinzi, dal canto suo, promette ad Orsi di intervenire sulla direzione”. Non manca sullo stesso quotidiano, un piccolo editoriale del direttore Napoletano, orgoglioso di aver tenuto fede ai doveri di informazione, nonché il comunicato sindacale del Cdr, che attira anche l’attenzione sui rischi di un ridimensionamento della redazione.
Sulla prima pagina de Il Sole Gianni Dragoni ricorda che quella di Orsi è stata la prima nomina di Monti e una delle ultime di Berlusconi: è stato infatti nominato ad di Finmeccanica nel maggio 2011 da Tremonti e, il 1 dicembre 2011, pochi giorni dopo l’insediamento di Monti, ha ottenuto anche la presidenza del gruppo, con le dimissioni di Pier Francesco Guarguaglini. L’articolo attira l’attenzione sul fatto che le indagini mettono a rischio gli appalti di Finmeccanica con lo Stato, poiché potrebbero scattare le misure interdittive. Finmeccanica è il secondo gruppo italiano dopo la Fiat, con ricavi nel 2011 per oltre 17 miliardi di euro. I dipendenti sono 68321 (dato aggiornato al settembre 2012).
Sulla prima pagina de Il Giornale Nicola Porro stigmatizza il “generale compiacimento per le indagini giudiziarie che bloccano le nostre aziende”: Orsi “è stato arrestato per una tangente (tutta da dimostrare) su un appalto riguardante degli elicotteri. ‘Stecca’ che anche per l’accusa non sarebbe però finita nelle tasche del boss di Finmeccanica. Pochi mesi fa, sempre in Finmeccanica si dimise lo storico ad Pier Francesco Guarguaglini per le dichiarazioni di un pentito. Quasi nessuno ha riportato la richiesta, avvenuta mesi dopo di archiviazione proposta dagli stessi pm che indagavano, e poi accolta dai giudici.
Ieri, come riferisce La Stampa, il presidente del consiglio Monti ha risposto alle domande su questo tema così: “Finmeccanica è quotata in Borsa, non si può gestire pensando a quali critiche potrebbe fare Vendola di qui a sei mesi. Finora non c’erano elementi acquisiti che consentissero di prendere determinate decisioni”. Poco dopo, il comunicato del ministero dell’economia: in assenza di riscontri fattuali sulla vicenda contestata, non sussistevano i presupposti concreti, certi e attuali affinché l’assemblea deliberasse l’eventuale revoca dell’Amministratore coinvolto nelle indagini.
Formigoni
Ieri è arrivato l’avviso di conclusione delle indagini ai difensori degli indagati della inchiesta Maugeri, o meglio la Fondazione Maugeri di Pavia. Per La Stampa si tratta di un atto d’accusa pesantissimo per il Presidente dimissionario della Reegione Lombardia Formigoni, poiché viene descritto non solo come corrotto, ma anche come “promotore e organizzatore” di una associaizone per delinquere che per anni, a partire almeno dal 1997, avrrebbe garantito alla Fondazione Maugeri di Pavia provvedimenti diretti ad erogare consistenti somme di denaro e a procurare altri vantaggi economici alla Fondazione. Formigoni avrebbe insomma garantito una “protezione globale” alla Fondazione di Pavia. In cambio, secondo i pm milanesi, avrebbe ricevuto “utilità” per almeno otto milioni di euro, tra viaggi, vacanze, uso di yacht, finanziamenti per la campagna elettorale, villa in Sardegna. Il 10 per cento dei circa 80 milioni che i faccendieri ciellini Daccò e Simone avrebbero drenato con la loro attività di “mediatori” tra la Fondazione Maugeri e la Regione Lombardia sarebbero poi finiti in conti esteri e investimennti nella repubblica ceca. La Fondazione avrebbe ricevuto in meno di dieci anni 200 milioni di euro di stanziamenti.
Il Sole 24 Ore scrive che i casi della clinica Maugeri e dell’ospedale San Raffaele di Milano erano partiti in modo autonomo, e inizialmente Formigoni risultava indagato per corruzione solo per il primo caso. “Ma alcune settimane fa è stato iscritto nel registro degli indagati anche per la inchiesta sul San Raffele. Ora dai dossier della procura di Milano si evince che i due filoni sono legati”. Anche per il San Raffaele, infatti, in relazione ai finanziamenti ottenuti dalla Regione Lombardia tra il 2002 e il 2007, la responsabilità di Formigoni sarebbe stata, secondo gli inquirenti, di aver procurato indebiti vantaggi alla clinica di Don Verzè “con sistematico asservimento della funzione pubblica agli interessi della fondazione in cambio di utilità e altri beni”. E anche in questo caso, in quegli anni sarebbero stati fatti accordi affinché Don Verzè e il dirigente della Fondazione San Raffaele Mario Cal corrispondessero “ingenti somme di denaro, per un complessivo importo non inferiore a nove milioni, all’intermediario Pierangelo Daccò e a Roberto Formigoni”.
Il Giornale dà conto della reazione “tra sgomento e ironia”: “Così tentano di coprire lo scandalo Mps. IL presidente si difende dalle accuse: ‘Pensavo mi accusassero anche di omicidio e strage, quindi posso ritenermi soddisfatto”.
Imu
Il dipartimento delle Finanze, come racconta Il Sole 24 Ore in prima pagina, ha diffuso ieri i dati definitivi sul gettito dell’imposta municipale Imu: 23,7 miliardi nel 2012. Circa 1,2 in più rispetto alle ultime previsioni ufficiali del governo. Il quotidiano spiega che dall’abitazione principale (la prima casa) sono giunti 4 miliardi di euro: in media ogni contribuente ha versato un importo di 225 euro. La fetta più ampia di prelievo la si deve ad immobili diversi dalla prima casa, inclusi capannoni ed opifici per le imprese. Sui 23,7 miliardi di euro (9,9 in acconto, 13,8 a saldo), 3,8 sono imputabili alla leva fiscale dei comuni. Il commento del sottosegretario all’economia Ceriani: “il grado di evasione è stato pari a quello sull’Ici: la grande massa dei contribuenti ha capito che era un sacrificio che andava fatto”. Anche La Repubblica offre un po’ di cifre: in totale l’Imu nel 2012 ha coinvolto 25,8 milioni di contribuenti, 17,8 per la prima casa. Oltre un quarto del gettito deriva dalle manovre dei comuni, e in particolare di cinque grandi città: Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli. Se si comprendono le aziende, la media per ciascun contribuente, a Roma, è di 917 euro. Il sottosegretario ha voluto anche sottolineare che con l’IMU “l’Italia riallinea il peso della tassa sulla proprietà alla media Ocse: si è passato dallo 0,6 del Pil a circa l’1,2 per cento, rispetto all’1,1 della media dei Paesi Ocse”. Scrive La Repubblica che tra i tartassati dell’IMU ci sono le imprese, che hanno pagato un conto piuttosto salato: una media di 9113 euro ciascuna.
Internazionale
I quotidiani non hanno avuto il tempo di riferire le parole che il Presidente Obama ha pronunciato nella notte nel suo discorso sullo stato dell’Unione. Le anticipazioni danno conto della sua intenzione di annunciare il dimezzamento delle truppe Usa in Afghanistan entro 12 mesi. Tuttavia, come scrive il Corriere, non è casuale che proprio nel giorno in cui Obama si sapeva che avrebbe promesso un’ulteriore riduzione dell’arsenale nucleare Usa, la Corea del Nord abbia deciso di effettuare un terzo test: una bomba di almeno 6-7 kilotoni che ha provocato un terremoto di 4,9 gradi sulla scala Richter. E peraltro il primo test dell’era del nuovo leader Kim Jong-un. Il Corriere ricorda che la Cina, grande padrino della Corea, aveva cercato in ogni modo di evitare la provocazione, promettendo aiuti economici, minacciando di ridurli, annunciando una revisione delle relazioni, ma tutto è stato inutile. Jin Kanrong, dell’università Ren Min di Pechino, intervistato dal corrispondente del Corriere, dice: “All’inizio la Cina aveva dato al giovane Kim un caloroso benvenuto, ma la risposta è stata ingrata. Il problema è che noi cinesi vediamo in PyngYang un alleato cruciale, per tenere a distanza le truppe americane stanziate in Corea del Sud e Giappone. E siamo anche preoccupati da un crollo del regime che potrebbe spingere una ondata di profughi oltre i nostri confini.
di Ada Pagliarulo e Paolo Martini