Le aperture
Il Corriere della sera: “Migranti, lite Italia-Francia”. “‘Il premier risponde a Parigi. Bruxelles: verifiche su eventuali violazioni di Schengen”. “‘Ci aiutino o facciamo da soli’. Permessi di tre mesi per varcare le frontiere”.
In alto: “Pd battuto in Sicilia, avanzano i 5 Stelle. Renzi: adesso basta con le mediazioni”. In evidenza anche. “Il vincitore di Venezia: Brugnaro: niente etichette, io non sono di centrodestra”. L’editoriale è firmato dal direttore Luciano Fontana: “Certezze perdute e illusioni”.
La fotonotizia è per il Papa: “Francesco chiede a tutti conversione ecologica. L’enciclica ‘Laudato si’ in difesa deella Terra e dei poveri”.
In prima anche un richiamo per la crisi greca: “Borse in caduta, Tsipras spera nell’aiuto di Merkel”.
La Repubblica: “Anche la Sicilia punisce il Pd. E Grillo vince 5 ballottaggi su 5”, “Su 17 capoluoghi 8 alla destra, 7 ai dem e 2 a liste civiche. Crisafulli battuto a Enna, ceduta a Gela”.
E “il retroscena”: “Lo sfogo di Renzi: ‘Stop alle primarie’”.
In prima anche “il caso” dei migranti a Ventimiglia: “Migranti, scontro Francia-Italia. Il premier: ‘Basta muscoli, faremo da soli”.
A centro pagina, attenzione per l’Enciclica che verrà diffusa giovedì: “Il Papa verde: salvate il pianeta dall’uomo”, “La bozza dell’Enciclica in arrivo giovedì: un manifesto ecologista”.
Di spalla, due contributi della pagina delle idee: “L’Europa non può far fallire la Grecia”, di Tymothy Garton Ash e “La ricchezza giusta per la sinistra” di Mariana Mazzuccato.
La Stampa oggi ha un’intervista con il presidente del Consiglio e con le sue parole fa i titoli di apertura: “’Col Renzi 2 non si vince. Devo tornare il Renzi 1. E basta primarie nel Pd’”, “’Il mio errore? Non ho messo i miei nel partito’”.
La foto raffigura i migranti di Ventimiglia in attesa di passare la frontiera italo-francese: “Migranti, muro di Parigi. L’Italia: faremo da soli”.
Sulla crisi greca: “Rischio Grexit. Draghi: serve un’intesa subito”, “La Bce: si può finire in acque inesplorate. Crollano le Borse”.
Il Fatto: “Tutti contro Renzi”, “Pd. Il partito del premier affonda a Venezia, Arezzo, Nuoro, Matera e nei comuni siciliani”, “5Stelle. Vincono nelle 5 città dove erano in lizza, tra cui Gela, Augusta e Porto Torres”, “Destre. FI, Lega & C. prime in Laguna e in altri 6 capoluoghi, da Rovigo a Chieti a Enna”.
A centro pagina ci si occupa del viceministro degli Esteri Lapo Pistelli, che annunciato di lasciare il governo per andare all’Eni: “Il giardino dell’Eni: anche il viceministro a libro paga”, “Dalla Farnesina alla mega azienda. E l’Antitrust approva”, “Va ad occuparsi di Medio Oriente. Per l’Autorità, che applica la legge Frattini, nessuna incompatibilità: il gruppo dell’energia si occupa di ‘lubrificanti e idrocarburi’, mica di geopolitica. Dopo i casi De Gennaro-Dassù a Finmeccanica e Crosetto alle imprese dell’Aerospazio, un altro caso di porta girevole governo-colossi privati”.
Sul caso migranti: “Svelato il Piano B: guerra alla Francia”, “Bordate Roma-Parigi”.
Il Giornale: “Scatta il piano B: Renzi a casa. Da Venezia alla Sicilia è una disfatta per i Democratici. Berlusconi: il vento è cambiato”. “Mafia capitale, Marino sapeva ma ha continuato a pagare”.
Di Renzi scrive Vittorio Feltri: “Anatomia di un perdente di successo”.
Di spalla un articolo di Francesco Forte sul “default greco”: “Siamo indifesi di fronte al crac di Atene”.
La grande foto a centro pagina è per Roberto Saviano: “La Cassazione conferma: Saviano è un copione”.
E poi: “Immigrati, la Francia ci dà degli incapaci. Toti: ‘Niente tendopoli a Ventimiglia. Pisapia come Maroni: basta arrivi a Milano”.
Da segnalare in prima anche un commento sulla notizia dle passaggio ad Eni dell’ex viceministro Lapo Pistelli: “Da viceministro a supermanager Eni (con l’aiutino)”.
Il Sole 24 ore: “Grexit spaventa le Borse. Vola lo sprad Btp-Bund. Dopo la fumata nera del fine settimana Milano perde il 2,4 per cento, il differenziale sale a 153”. “Default non è Grexit” è il titolo di una analisi di Alessandro Plateroti.
In alto: “L’altolà di Parigi: gestiteli voi, fate i campi. Renzi: così non è Europa, faremo da soli”. Il commento è firmato da Paolo Pombeni: “L’inaccettabile schiaffo francese”.
Sulle elezioni: “Venezia a Brugnaro, il Pd perde anche in Sicilia. A M5S tutti i cinque ballottagi. Renzi: ho troppo mediato, ora basta”. “Quei candidati sbagliati” è il titolo di una analisi di Roberto D’Alimonte.
Elezioni
La Stampa, pagina 2: “Dai renziani alla minoranza. Sconfitta trasversale nel Pd”, “Battuti i candidati di tutte le correnti. I bersaniani lanciano l’allarme sull’Italicum. Pesano il caso migranti e Mafia Capitale. Sulla scuola si va verso la fiducia in Aula”.
E in basso: “Tramonta anche il modello Sicilia. La Gela di Crocetta passa al M5S”, “Clamorosa sconfitta ad Enna: battuto il ras locale Crisafulli”.
La Repubblica, pagina 2: “Il passo indietro del Pd anche in Sicilia. M5S vince 5 ballottaggi”, “Su 17 capoluoghi il centrosinistra prevale in sette, il centrodestra ne prende otto. Due alle liste civiche”.
Il Fatto, pagina 3: “Vince l’antirenzismo, il Pd si restringe ancora”, “Il ballottaggio non mobilita più la sinistra e punisce il partito di governo. Adesso il secondo turno dell’Italicum comincia davvero a far paura”.
E, a pagina 4: “Filotto a Cinque Stelle, il nuovo M5S espugna anche Gela”, “Il movimento vince nei 5 ballottaggi con percentuali altissime. Trionfo in Sicilia grazie anche all’intesa con il centrodestra: e la Lega si offre”. E dalla Sicilia: “Cade Crisafulli, Enna smacchia il Gattopardo”.
Il presidente della Regione Sicilia Crocetta, intervistato dal quotidiano, dice: “Sconfitto in casa? Non è colpa mia: Renzi se ne frega”.
Su La Repubblica: “Grillo esulta: ‘E’ filotto’. Ora i 5Stelle preparano il ballottaggio nazionale”, “Porto Torres strappata al centrosinistra col 70 %. Conquistato Quarto, era stato sciolto per camorra”.
E il quotidiano intervista Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e membro del direttorio M5S: “Gli italiani hanno punto il Pd, se si gioca ad armi pari allora vinciamo noi”. “Abbiamo vinto con percentuali altissime -dice Di Maio- Questo significa che ovunque riusciamo a superare il meccanismo di controllo del voto che sono le coalizioni, quando la nostra lista corre ad armi pari con gli altri partiti, abbiamo la meglio”. E’ per questo che l’Italicum non vi dispiace? “Il ballottaggio -risponde Di Maio- è un voto di consenso. Quando si corre per andare a governare un Paese, tra due forze, votano noi. Se c’è un ballottaggio a livello nazionale, è auspicabile che l’effetto sia lo stesso”.
La Repubblica intervista Gianni Cuperlo, minoranza Pd: “Stiamo perdendo radici a sinistra, Italicum rischioso”. “Abbiamo perso due milioni di voti rispetto a un anno fa”, dice Cuperlo. “E dai ballottaggi è venuta la conferma che un pezzo della sinistra ha scioperato”. Su Casson a Venezia: “Scaricare la sconfitta su Casson può consolare qualcuno ma credo che sia ingeneroso”, dice ancora. E sull’Italicum, alla domanda se non sia un boomerang: “Ci si può illudere che i moderati non sceglieranno mai Salvini. Io preferisco impegnarmi in un nuovo centrosinsitra che allarghi il campo, recuperi i delusi e sua un’anima a uguaglianza e dignità. Al Pd serve uno spirito di coalizione con pezzi di società, movimenti e un mondo cattolico che la destra provoca nei valori”.
Su La Repubblica, in prima, l’editoriale del direttore Ezio Mauro: “Matteo senza terra”. Dove si sottolinea che “l’astensione che supera il 50 per cento anche in elezioni comunali conferma che l’incantamento è rotto e il renzismo si deve guadagnare il pane nella lotta di tutti i giorni, senza rendite di posizione: diventa uguale agli altri”.
Sul Corriere l’editoriale del direttore Luciano Fontana sottolinea che la campagna elettorale di Casson è stata fatta puntando “sul passato”, ovvero Mose e inchieste, “scegliendo più di escludere che di includere i cittadini che non si riconoscono nella sua parte politica”, con il risultato “di non riuscire nemmeno ad attrarre il voto dei grillini, teoricamente più vicini alla sua impostazione”. “Le primarie (lo ha scritto Antonio Polito sul nostro giornale) selezionano spesso una classe dirigente ostile a un programma riformatore capace di superare gli antichi recinti della sinistra”.
Sul Sole Roberto D’Alimonte riassume il senso del voto amministrativo°: “Dei dodici capoluoghi in cui si è votato docmenica otto erano governati dal centrosinistra, quatto dal centrodestra. Il Pd, con i suoi alleati, oggi ne governa quattro. Eppure i suoi candidati erano arrivati in testa al primo turno”. Su Venezia scrive D’Alimonte che “solo chi non conosce le insidie dei sistemi a doppio turno può meravigliarsi di quanto è successo nella città lagunare”. Casson ha preso oltre 46 mila voti al primo turno, il suo avversario 34.700. Terzo è arrivato il candidato M5S, quarto quello della Lega. Per vincere Casson doveva allargare il suo consenso tra gli elettori dei partiti esclusi dal ballottaggio, oppure sperare che gli elettori di Brugnaro non trnassero a votare. Casson ha preso solo 1540 voti in più di quelli che aveva preso al primo turno, mentre Brugnaro “non solo ha riportato alle rune chi lo aveva votato al primo turno ma ha conquistato ben 19615 voti”. Insomma: “Casson”, con il sistema in vigore, “era il candidato sbagliato”, ma “non lo aveva capito buona parte del Pd locale”. Analogo l’errore ad Arezzo, dove può essere accaduto che gli elettori di quella parte della sinistra radicale che al primo turno avevano appoggiato un loro candidato si siano rifiutati di votare un “renziano” oppure che il candidato “renziano” non sia riuscito ad intercettare i voti degli elettori del M5S, usciti dopo il primo turno.
Sul Corriere: “Arezzo, lo choc del pupillo ‘boschista’ rottamato da un ex assessore moderato. Il candidato Dem: torno al mio lavoro. Il governatore toscano Rossi: sorpreso dall’esito”. Un altro articolo si sofferma sui “segnali toscani” per il premier, con il ritorno alla carica di sindaco di Pietrasanta di Massimo Mallegni, il risultato di Viareggio, dove ha vinto un candidato sostenuto da una lista promosa dalla minoranza Pd, e infine Arezzo.
Sul “personaggio” di Luigi Brugnaro, che ha sconfitto nella corsa a sindaco di Venezia felice Casson, un articolo de La Stampa: “Brugnaro, l’imprenditore leghista e un po’ grillino. ‘Mi piace molto Renzi’”, “Il neo-sindaco di Venezia: i miei conflitti di interesse? Non sono un problema”.
Ancora su Brugnaro, il ritratto che ne fa La Repubblica: “Il tycoon della Laguna spiazza la sinistra ma cerca il dialogo”.
E sulla stessa pagina, un’intervista all’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari: “Un suicidio politico, forse si sveglieranno”, “Si poteva vincere da soli, con un candidato nuovo, con una campagna elettorale che non si riducesse a una battaglia nel Pd”, “Casson era fuori dai giri, ma mica è un titolo di merito! Il 90 per cento del partito era fuori dal giro del Mose”, “Brugnaro è un imprenditore abituato a comandare. Ora spero che faccia una buona squadra”.
Il Fatto intervista Michele Emiliano, governatore della Puglia: “E’ andata male, ci ha fregati la scuola”. Secondo Emiliano quella riforma è costata al Pd “un milione di voti, passati tutti ai Cinque Stelle”, “Il traino del governo nazionale questa volta non c’è stato”. Il neosindaco Brugnaro ha aperto ai renziani? “Lui – dice Emiliano- si è detto un po’ renziano un po’ vicino al leghista Zaia. Un modello innovativo”. Molti esortano Renzi a parlare alla sinistra. Emiliano: “Non c’è solo la sinistra vecchio stile nel partito. Ci sono tante altre componenti tante cose nuove, con cui bisgona parlare e che vanno tenute dentro”. Per esempio? “Per esempio Michele Emiliano”
La versione di Renzi
Su La Stampa, a pagina 3, un “colloquio” di Massimo Gramellini con il presidente del Consiglio: “Devo tornare il vero Renzi e voglio riprendermi il partito”. Dice Renzi: “Queste elezioni dicono con chiarezza che con il Renzi 2 non si vince. Devo tornare a fare il Renzi 1. Infischiarmene dei D’Attorre e dei Fassina e riprendere in mano il partito”, “Una cosa è certa: le primarie sono in crisi. Dipendesse da me, la loro stagione sarebbe finita”. Sui candidati Pd, sconfitti e no: “Casson, Paita, De Luca, Emiliano, Moretti. Io in quelle scelte non ho messo bocca”. Su Felice Casson, candidato civatiano sconfitto a Venezia : “Ma era scritto che Casson perdesse. A Venezia mi è venuto incontro un signore: ‘Salve, sono l’unico renziano della città…’. Era Brugnaro, il candidato del centrodestra che ci ha battuto”. Questo, spiega ancora Renzi, “è un Paese moderato, vince chi occupa il centro. Con personalità. Perché se invece degli originali corrono le copie, allora non funziona. In Liguria la Paita non ha perso perché il candidato di Civati le ha tolto dei voti che probabilmente non sarebbero andati comunque a lei. Ha perso perché nell’ultima settimana il 5 per cento degli elettori di centro si è spostato verso Toti”. Sulla sconfitta Pd ad Arezzo, città del ministro Maria Elena Boschi: “Storicamente ad Arezzo abbiamo vinto solo quando il candidato si chiamava Fanfani. L’ultimo è stato Fanfani Beppe”. Poi Renzi fa notare che a Mantova, ,”dove la Lega è forte”, il Pd vince: “la verità -spiega- è che ormai la gente vota come le pare, sulla base della persona”. Sul partito: “Devo tornare a fare il Renzi pure lì. E farlo davvero”. Con il ritorno al Renzi 1, spiega insomma il quotidiano, il premier promette di cambiare tono: “anche perché -fa notare il premier-segretario- tra un anno si vota nelle grandi città. Torino, Milano, Bologna, Napoli, forse Roma”. Roma? “Se tornassi Renzi 1, fossi in Marino non starei tranquillo”.
Su La Repubblica, a pagina 2, il “retroscena” di Goffredo De Marchis: “Renzi: ‘Farò un partito modello Usa ma basta primarie’”. Basta primarie, avrebbe detto Renzi ai suoi: non significa -scrive De Marchis- che il Pd abolirà la selezione popolare dei candidati, bensì che cercherà di limitarne l’uso e che proverà a guidare la scelta dei candidati in altri modi, più tradizionali, per non incorrere negli errori decisivi di Raffaella Paita in Liguria e Felice Casson a Venezia. Un vero stop che nelle parole del presidente del Pd Matteo Orfini diventa un’abolizione: “Senza primarie -ha detto Orfini- avremmo vinto in Liguria e a Venezia. Così come abbiamo vinto nel Lazio e in Piemonte con Zingaretti e Chiamparino che non sono passati attraverso i gazebo”. A chi esprime critiche sull’Italicum, ormai legge definitiva, dopo le sconfitte dei ballottaggi delle amministrative, Renzi avrebbe risposto: “Con l’Italicum sono sicuro di vincere contro Salvini, contro Berlusconi e contro un grillino”. Sul modello di partito, secondo Renzi, dovrebbe essere più Obama e “meno Mastella o Pajetta”. Ovvero, come spiega De Marchis, un partito che non viva sui pacchetti di voti o sulla diffusione capillare. “Quando mi riferisco a Obama -avrebbe sottolineato Renzi- penso a un partito organizzato in maniera nuova. Con un esperto di big data che lavori al fianco di giovani iscritti e militanti. Giovani che sappiano farsi portatori dei valori su diritti anche moderni: smart city, talento, sostenibilità, lotta alla fame e i diritti sociali, certo”.
Sul Corriere: “‘Basta mediare. Io tornerò a fare Renzi’. Il bilancio del premier: c’è chi mi vorrebbe spianare, a Venezia la sinistra ha perso'”. “‘La sintesi è questa: abbiamo perso dove ci siamo fermati a mediare'”.
Secondo Il Giornale “non è certo la sconfitta di Felice Casson, suo arcinemico nel Pd, a turbare Matteo Renzi”, nel senso che “la perdita di Venezia era prevista” e “il vincitore Brugnaro ‘ è praticamente un renziano ad honorem’ scherzano i renziani”. E persino “la perdita più bruciante” di Arezzo “non fa disperare più di tanto il prtemier”. Ma stavolta “abbiamo perso tutto quello che si poteva e anche quello che non si poteva”, come dice una deputata “renziana” come Anna Ascani. Il timore di Renzi riguarfda la partita delle “riforme in lista d’attesa”, Rai, Sscuola e bicameralismo. Il rischio che la riforma della scuola “e con essa la stabilizzazione di 100 mila precari slititti di un anno viene ammesso ai piano alti del Pd”. Quanto al Senato, se le opposizioni insistessero per l’elezione diretta dei Senatori si dovrebbe “in pratica ricominciare tutto daccapo”.
Il centrodestra
Sul centrodestra Il Giornale titola: “Squadra che vince non si lascia. I transfughi azzurri sono confusi”. La foto mostra Fitto e Verdini. “I risultati delle amministrative scoraggiano chi voleva mollare il centrodestra per fare da stampella a Renzi. Fitto e Verdini ora pensano al cambio di strategia”.
Sul Sole: “Per la prima volta il centrodestra asi mostra autonomo da Berlusconi”. L’analisi è firmata da Gennaro Sangiuliano, e sottolinea come il doppio turno, che è sempre stato la “bestia nera” del centrodestra perché si diceva che i moderati votano solo al primo turno e poi vanno al mare”, mentre ora “accade che l’astensionismo di massa penalizza soprattutto la sinistra che non può più contare su quel forte cemento ideale del passato”.
Sul Corriere si dà conto della decisione di Silvio Berlusconi di “raccontarsi” ad Alan Friedman per un progetto di libro con documentario. “Ho convinto Silvio a raccontarmi la sua vita” è il titolo dell’articolo dello stesso Friedman che cita come modello “video simili fatti da David Frost a Richard Nixon negli anni Settanta”. La biografia si chiamerà My Way.
Immigrati
Si tiene oggi il vertice dei ministri degli Interni della Ue, che sarà dedicato ai temi dell’immigrazione.
La Stampa: “Frontiere, Roma e Parigi ai ferri corti”, “Cresce la tensione tra i due Paesi dopo il blocco da parte della gendarmeria francese. Il premier italiano minaccia: ‘O se ne occupa l’Ue o siamo pronti ad agire da soli”. E alla pagina seguente un “retroscena” di Guido Ruotolo e Carlo Bertini: “L’Italia pronta a impedire lo sbarco degli immigrati salvati da navi straniere”, “L’ultimatum di Renzi punta però a sbloccare la trattativa con l’Ue sulle quote”.
La Repubblica: “Francia: ‘No ai migranti, se ne occupi l’Italia’. Renzi: pronti a fare da soli”, “Il premier: ‘Le posizioni muscolari non aiutano’. Allarme per due pacchi bomba al Cie di Torino”. E l’inviato a Ventimiglia Maurizio Crosetti racconta: “Piaghe, freddo e il mare per lavarsi, così resiste il popolo degli scogli”.
Su La Repubblica da segnalare anche un’intervista a Marc Augé: “Solo un piano Marshall per l’immigrazione potrà salvare l’Europa”, “Le nostre paure derivano dalle troppe lacerazioni del Vecchio continente. E se la politica non sarà in grado di affrontare l’emergenza, bisognerà rivolgersi all’Onu”, “Subito misure contro l’emergenza umanitaria, ma poi saranno necessarie risposte globali collettive”.
Il Fatto: “Immigrati, Renzi autarchico”, “Il presidente del Consiglio risponde alla Francia che blocca la frontiera: ‘Facciamo da soli’”.
E per il quotidiano è un “piano bluff”: “Palazzo Chigi torna all’ipotesi dei permessi di soggiorno temporanei, ideati da Maroni e già bocciati dalla Ue nel 2011”.
Il quotidiano intervista Cecilia Strada, presidente di Emergency, che dice: “Lo Stato faccia ciò per cui lo pago: aiuti gli stranieri”, “L’accoglienza non è solo ‘una mano ai nostri fratelli’: se aiutiamo queste persone aiutiamo tutti quanti come società. E il tema riguarda anche l’Europa”.
Su La Stampa, il corrispondente da Bruxelles Marco Zatterin scrive che “Il Viminale espelle sul serio solo un clandestino su cinque”, “Ma la litigiosa Francia non fa meglio”.
Su Il Giornale si ricorda che ci sono delle “regole sull’identificazione dei migranti” che sono “sistematicamente ignorate dal nostro governo”. E dunque grazie ad esse “parigi può facilmente scrollarsi di dossi l’accusa di aver sospeso il trattato di Schengen sulla libera cricolazione”. Tra coloro che aspettano a Ventimiglia ci sono “migranti dell’Africa occidentale non soggetti ad alcuna persecuzione, migranti irregolari da ricondurre alla frontiera”, insieme a migranti che sono da considerare rifugiati. “Ma siccome l’Italia non ha mai applicato l’elementare disriminazione ‘dve accettare che l’Ue – dice il ministro dell’interno francese Cazenevue – allestisca dei ‘centri di attesa’ dove distinguere i migranti economici irrogolari dai richiedenti asilo”. “I migranti vanno prima registrati con la presa delle impronte digitali. Solo poi si potrà procedere alla ripartizione”, dice il ministro francese. Quella francese – scrive il quotidiano – è “una furberia lecita”, visto che è fondata sul trattato di Dublino.
Sul Corriere: “Lasciapassare a tempo per i richiedenti asilo. La sfida dell’Italia se le frontiere verranno blindate. L’ipotesi di rilasciare documenti di viaggio validi tre mesi per circolare in tutta l’Unione”. Il quotidiano riferisce dei 2 mila stranieri che dovrebbero approdare stamattina sulle coste italiane, ricorda le polemiche francesi, scrive che c’è il timore che anche Germania e Austria possano prendere analoghi provvedimenti. Si legge nell’articolo che “la diplomazia ha già comunicato che nessuno potrà soccorrere i migranti in acque internazionali e poi trasferirli in Italia. Anche perché i natanti sono considerati territorio del Paese di bandiera e dunque possono essere considerati luogo di primo ingresso per chi richiede asilo”.
Sul Sole una intervista al prefetto Morcone, capo del dipartimento immigrazione e libertà civili, che ier ha incontrato a Venezia Luca Zaia con i prefetti della Regione e diversi sindaci. “Nessuno vuole creare problemi sociali con l’arrivo dei migranti”, la riunione è stata “utile”. Ricorda che in Italia oggi “ci sono circa 90 mila immigranti in accoglienza”, e che dunque basterebbe distribuirne dieci per ogni comune. “L’impatto è senza dubbio sostenibile”. Sugli assembramenti a Ventimilia o a Milano e Roma invita a “guerare cosa accade a Calais, in Francia”, do ve “ci sono numeri che fanno davvero impressione”. Sulla opportunità di cncedere permessi umanitari per i nuovi arrivi come quelli che furono concessi durante la primaveria araba ai tunisini dice: “Sarebbe l’extrema ratio ma occorre calcolare le conseguenze. Allora giusero circa 60 mila immigrati. L’anno scorso ne sono sbarcati 170 mila. Quest’anno potrebbe essere 200 mila. Gli effetti di quel tipo di pemesso su numeri così alti sono enormei. Così come lo sono le conseguenze internazionali”.
Per tornare al Corriere, un reportage da Bolzano: “‘Sul treno non potete salire’. A Bolzano lo stop ai migranti con il biglietto per l’Austria”.
Un piccolo articolo con una grande foto in alto racconta dell’emergenza profughi siriani al confine con la Turchia: “La marea umana aumenta di giorno in giorno alla frontiera con la Turchia. Sono tutti siriani – adulti e bambini – in fuga dalle zone del Paese cadute in mano agli estremisti dello Stato islamico”. Ankara ha chiuso per due giorni il valico per poi riaprirlo. Secondo le prime stime dovrebbero entrare almeno diecimila profughi siriani.
Grexit
Sul Sole un articolo si sofferma sulla bce: “Il presidente della Banca centrale europea ha avvertito ieri che la decisine sul futuro della Grecia dipende dal governo greco e, in seconda battuta dai creditori della zona euro. A due giorni dal fallimento del nuovo round negoziale tra Atene e Bruxelles Mario Draghi ha chiesto al governo di assumersi le proprie responsabilità lasciando intendere che a rischio ormai sono i finanziamenti Bce alle banche greche. Da Atene il governo Tsipras ha accusato i creditori di ‘cinque anni di saccheggi'”. Il quotidiano cita l’audizone parlamentare di Draghi in cui ha chiesto “molto rapidamente” un accordo tra Grecia e creditori, un accordo che sia “soldo e globale”.
Sulla stessa pagina si dà conto delle parole di Olivier Blanchard, capo economista del FMI, che ha “sttolineato come Atene si debba impegnare su ‘misure davvero credibili’ per risolvere i problemi di bilancio ma anche i creditori dovrebbero cancellare parte dei loro debiti prevedendo almeno ‘la revisione dei pagamenti sul debito a tassi di interessi più bassi'”. “Se la via d’uscita passa per la riduzione del debito” è il titolo dell’articolo. “Il governo greco ha fatto trapelare di recente la sua disponibilità ad accettare altre misure di austerità come il taglio delle pensioni e l’aumento dell’iva in cambio però di una riduzione del debito che renda accettabile all’opinione pubblica le nuove misure di asuterità che in cinque anni hanno ridotto il Pil greco di un quarto”.
Sul Corriere un articolo si sofferma sulla presa di posizione del portavoce della Commissione europea che ieri ha definito “informazioni fuorvianti” quelle fornite fino ad oggi da Atene a proposito delle richieste dei creditori. “I contenuti dei documenti sul tavolo della trattativa erano già ampiamente circolati ma la Commissione si era sempre rifiutata di fare commenti ufficiali, così come di dare i dettagli degliincontri avvenuti durante i negoziati”. Il cambio di “strategia comunicativa” nasce dalla volontà di mostrare la “flesisbilità” dei creditori internazionali e lo “sforzo” per trovare una intesa visto l’atteggiamento di Atene. “Abbiamo sostanzialmente ridotto gli obiettivi dell’avanzo primario” all’1 per cento nel 2015 anziché il 3 previsto inizlamente. “Sul fronte delle pensioni abbiamo chiesto una revisione dell’intero sistema”. Il taglio proposto dai crdeditori era dell’1 per cento del Pul, “mentre da Atene ci hanno proposto tagli per 71 milioni, ovvero lo 0,04 per cento delPil”. “Non è vero che abbiamo chiesto tagli ai salari, solo di modernizzare la griglia salariale del settore pubblico e la contrattazione collettiva” ha detto la portavoce degli Affari economici Annika Breidhardt.
Un altro articolo del quotidiano ricorda che “dal punto di vista strettamente economico le possibilità di raggiungere un compromesso” sono molto basse, visto che la Grecia rifiuga ingerventi si previdenza e Iva, gli unici due canali che possano fare cassa. “A quel punto il dossier tornerò sulla scrivania di Angela Merkel e in parte di Francois Hollande”, e “toccherà alla Cancelliera tedesca, per prima, rispondere al sospetto ellenico: davvero la Ue può fare ameno della Grecia?”. SI tratterebbe però di accettare la “ristrutturazione secca” del debito di QAtene, “infrangendo il dogma e la passi di cinque anni vissuti con l’austerity”.
Cdp
“Cassa depositi, Bassanini verso il passo indietro”. Secondo il Corriere della Sera “potrebbe accadere oggi. alla riunione già convocata del consiglio della Cdp, o forse no”. Bassanini, come scriveva ieri il quotidiano milanese, è “poco intenzionato a mettersi di traverso rispetto ai piani del governo”, che vorrebbe cambiare i vertici della società.
Un lungo articolo di Federico Funini si sofferma su conti della Cassa depositi e prestiti e sulla sua funzione.
Sul Sole: “Cdp, il governo stringe sul rinnovo dei vertici. Nel nuovo board entrerà un consigliere ‘indipendente’. Al vaglio del Mef tutti gli aspetti legati al cambio anticipato. Bassanini vede Renzi e Padoan. Il nuovo presidente dovrebbe essere Claudio CVostamagna
Internazionale
Sul Sole: “L’Isis riporta gli Usa in Libia. Un raid dell’aviazione americana avrebbe eliminato il leader jihadista Belmokhtar”. “E’ il primo intervento dalla campagna internazio nle contro Gheddafi”. Il quotidiano descrive il personaggio, noto anche com “il Guercio”, per aver perso un pcchio in combattimento in Afghanistan, dove ha combattuto mentre i sovietici si ritiravano. Leader jihadista alegrino, sarebbe stato ucciso – secondo il governo libico di Tobruk – nella notte tra sabato e domenica da un bombardamento dell’aviazione americana. Il raid Usa “segna dunque una svoilta”, scrive il quotidiano.
Il Corriere ricorda un altro soprannome di Belmokhtar: “L’introvabile ‘sceicco guercio’ oviettivo del raid Usa. Confermata la morte di una trentina di islamisti nei pressi di Ajdabyie. Ma il suo nome non c’è”.
Su La Repubblica Federico Rampini si occupa dell’annuncio di Jeb Bush, ex governatore della Florida: “’Sono pronto a guidare l’America’. La sfida di jeb, l’ultimo dei Bush”. Ha annunciato di volere correre per la Casa Bianca per i repubblicani, ma -nota Rampini- ha tolto il cognome dal logo per liberarsi dei fantasmi di famiglia. E con un tesoro di 100 milioni va all’attacco di Hillary Clinton.
Sul Corriere: “Entra in campo il terzo Bush. Sarà lui a sfidare Hillary? Jeb lanciala campagna da Miami. ‘Riprendiamoci il futuro'”. Una “campagna tutta in salita” quella che lo aspetta, sia per la presenza di “candidati più giovani e freschi” di lui, dal senatore Rubio al governatore del Wisconsin Walker, sia per alcune passate “sortite infelici”.
Sul Corriere un articolo di Massimo Gaggi racconta le “ore febbrili alla Casa Bianca” per il voto sui trattati commerciali. “La partita finale di Barack Obama sul libero scambio. Il presidente cerca di convincere il Congresso (e gli stessi Democratici) a varare gli accordi per i commerci con il Pacifico e le nazioni europee. Ne va del suo prestigio”.
Sul Sole un articolo è dedicato alla “tensione Russia-Nato sul Baltico”, dove si legge della reazione ddi Mosca al dispiegamento di armi pesanti, carri armati e artigieria da parte di Usa e Nato nei Paesi baltici e dell’Europa orientale. “Si tratterebbe della misura più aggressiva del Pentagono e della NAto dai tempi della Guerra fredda”, e alla Russia “non rimarrebbe altra scelta che espandere le proprie forze e mezzi nella direzione strategica occidentale”.