La Repubblica: “Monti: uniti o si va a fondo. L’Italia nel mirino dei mercati, il presidente del Consiglio irritato con Vienna” per alcune dichiarazioni del ministro delle finanze austriaco. Poi vede Alfano, Bersani e Casini”. Nel sottotitolo si legge: “Vertice d’urgenza a Palazzo Chigi. ‘Situazione difficile, ma niente aiuti’”.
Il Corriere della Sera: “‘L’Italia non avrà bisogno di aiuti’”. “L’Eurogruppo rassicura i mercati. Monti irritato con il gverno austriaco”.
Il Sole 24 Ore: “Tassi spagnoli record al 6,7 per cento. Btp sotto tiro”. “Monti: l’Italia non ha bisogno di aiuti del Fondo salva-Stati”. “Merkel: dobbiamo cedere sovranità nazionale”.
Il Giornale: “L’euro ha tre mesi di vita. Mentre il Fmi fa il funerale alla moneta unica, l’Europa fa fuori i nostri tecnici”.
Europa
La Stampa intervista Wolfgang Schauble, ministro delle Finanze tedesco. Sull’Italia: “Con il governo Monti l’Italia ha compiuto enormi progressi. Ciò viene riconosciuto ovunque in Europa e sui mercati”. Alla domanda se ritiene che l’Italia potrà essere “il prossimo Paese contagiato”, risponde “no, non lo credo affatto”, e se continuerà “sulla strada imboccata con Monti non ci saranno pericoli”. “Anche la Spagna è sulla strada giusta”. Sugli eurobond: “Per collettivizzare le garanzie c’è bisogno di una vera unione fiscale: se mettiamo in comune le garanzie (sui debiti) ma non le politiche di bilancio, creiamo degli incentivi sbagliati. Una collettivizzazione delle garanzie può esserci alla fine del processo verso una unione fiscale, è incontestabile. Prima dobbiamo cercare di realizzare i necessari approfondimenti istituzionali”.
Sui project bond, ricorda che non mancano “risorse finanziarie per progetti infrastrutturali”:mancano invece “progetti che incentivino una crescita sostenibile”. Per esempio “non credo che possiamo spingere la crescita in Spagna o in Portogallo con nuove autostrade”, e sarebbe invece meglio investire in formazione contro la disoccupazione giovanile.
Schauble dice che la Germania spera che Monti convinca Hollande “sulla necessità di un rafforzamento della integrazione” e ammette “un po’ di malumore per le critiche a volte ingiustificate alla Germania” che “rispetta tutti i suoi impegni” ovvero: “Abbiamo assunto l’impegno di ridurre il deficit ed è quello che facciamo”. La Germania, aggiunge, “non è l’unico Paese ad avere delle responsabilità per l’Europa” e tutti sono tenuti a rispettare impegni “che abbiamo fissato e ci siamo assunti insieme”. “Noi li rispettiamo, siamo disposti a una maggiore solidarietà, e a dare più competenze alle istituzioni europee. Se gli Stati dell’Eurozona decidonoi di voler collettivizzare i debiti pubblici nell’eurozona, devono essere pronti a cedere una grossa parte della politica di bilancio ed economica alle istituzioni europee. Soltanto un esempio: in Europa abbiamo deciso di adeguare i nostri welfare all’evoluzione democratica”, e “la decisione del presidente Hollande di abbassare l’età pensionabile non corrisponde però a quella decisione”. Schauble conferma che “il governo tedesco è fermamente convinto, proprio come Monti, che dovremo introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie”. Sulla Grecia: “Deve realizzare dei forti adeguamenti strutturali per risolvere i problemi della sua economia non competitiva e delle sue finanze pubbliche non solide”, “se la Grecia uscisse dall’eurozona ciò non cambierebbe nulla nella necessitàò di fare le riforme” e “su questo punto le elezioni non cambieranno nulla. E’ meglio che la Grecia resti nell’eurozona”.
Il Corriere della Sera intervista il presidente del Consiglio economico della Cdu tedesca, Kurt Lauk, super consigliere di Angela Merkel. Sugli eurobond dice che sarebbero la “soluzione peggiore”, perchè “ci farebbero accumulare più debito, perché i mercati cercano solo la garanzia tedesca”. “In Europa abbiamo bisogno di più disciplina”, l’Europa “deve crescere di più”, per esempio rivedendo la “direttiva servizi, ormai non è più al passo con i tempo. Se aprissimo il mercato dei servizi, da Internet al software, passando per la logistica, le cure mediche, la cura degli anziani, potremmo far crescere il Pil di 1 o 2 punti percentuuali”. Occorre “creare una reale supervisione del sistema bancario” europeo, come chiedono Draghi, Barroso, Juncker e Van Rompuy. Serve “una età unica di pensionamento a livello Ue”, e un mercato del lavoro flessibile, su cui “Monti si è impantanato”, ma “è una riforma cruciale per il vostro Paese, come per la Spagna”.
Il Sole 24 Ore continua ad ospitare sulle sue pagine interventi che fanno parte dello speciale “salviamo l’euro”, ovvero “manifesto per gli Stati Uniti d’Europa”, contando i giorni che mancano al vertice Ue di fine giugno. Ed oggi ospita un intervento di Lucas Papademos, che è stato governatore della Banca centrale greca. Nell’analisi Papademos sottolinea che il 70 per cento dei greci vuole restare nell’eurozona, poiché è consapevole dei vantaggi di lungo periodo.
Politica
Libero apre con il voto di fiducia oggi alla Camera: “Dilettanti allo sbaraglio. Giarda sbaglia il decreto anticorruzione, la Fornero vuol cacciare i vertici Inps ‘rei’ di aver svelato il suo ciclopico errore sugli esodati: sono solo gli ultimi pasticci del governo Fallimonti”, scrive Maurizio Belpietro. Spiega il direttore del quotidiano che ieri il ministro per i rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha “prima annunciato che avrebbe posto la fiducia sul maxi-emendamento, poi ci ha ripensato sostenendo di non essere pronto, infine è ritornato sui suoi passi chiedendo di mettere tre distinti voti di fiducia. Un pasticcio che ha fatto perdere le staffe addirittura a un tipino fino come il presidente della Camera, il quale si è lamentato del comportamento, giudicandolo mortificante per la Camera. Il pasticcio, nato da un errrore di procedura, è la prova che ai vertici conoscono poco le norme del Palazzo, e ancor meno sanno scrivere gli emendamenti”. A questo episodio Belpietro aggiunge la vicenda degli esodati, con il ministro Fornero che, nel fare la riforma delle pensioni, “ha sbagliato i conti, dimenticando di prevedere come e con che soldi sistemare chi perde il lavoro perché invitato ad andarsene a casa e deve essere traghettato verso la pensione”. Dopo la rivelazione dei numeri contenuti in un “rapporto riservato” inviato dall’Inps alla Fornero, “invece di chiederse scusa e dileguarsi come farebbe una persona normale”, scrive Belpietro, il ministro “vorrebbe far dimettere i vertici dell’Inps”. Sotto, un altro articolo: “Elsa vuol licenziare chi la contraddice”.
La Stampa offre una intervista a Giancarlo Galan, che annuncia che si candiderà alle primarie del Pdl, “contro Alfano”. “Mi candido per tre motivi: uno, è la prima volta in Europa che un partito di centrodestra indice le primarie: potevo restarne fuori? Due, è l’occasione giusta per aprire il dibattito in un partito che forse non l’ha mai avuto: nel 94 ci animarono idee ancora valide e che hanno la maggioranza”.
Intanto nel Pd fanno discutere le affermazioni di Pier Luigi Bersani che, qualche giorno fa, in una lettera agli organizzatori del Pride di Bologna, aveva sottolineato come sia necessaria una “legge per far uscire dal far west le convivenze stabili tra omosessuali”. La Repubblica sintetizza le reazioni nel partito: Fioroni, ex ministro e appartenente all’area cattolica del partito, “sfida il segretario Pd”. Ha infatti dichiarato in una intervista ad Avvenire: “Alle primarie a questo punto potrei correre anch’io”. E poi, ancora La Repubblica: “Prodiani e liberal con il leader, Avvenire lo attacca”. Si legge nel corpo dell’articolo che i democratici ancora una volta si dividono, che domani si riunisce il “comitato per i diritti” del Pd presieduto da Rosy Bindi, che dovrà dare il via libera alla “carta” su unioni gay, testamento biologico e divorzio breve, da votare poi nell’Assemblea dei 1000 a luglio. Si schierano con Bersani liberal come Gozi e Bianco,Ivan Scalfarotto e Ignazio Marino, prodiani come Sandra Zampa.
L’Unità spiega che il documento cui sta lavorando il Pd non prevede il matrimonio tra gay, ma l’individuazione di un istituto giuridico che equipari la condizione dei cittadini omosessuali a quella degli etero nei rapporti di coppia. L’Unità continua il suo sondaggio, si vota anche domani su www.unita.it. finora il 57 per cento dei votanti si è dichiarato a favore dell’istituzionalizzazione dei matrimoni gay. Il 37 per cento dice sì al riconoscimento delle unioni civili tra conviventi. Il 3 per cento pensa che i diritti delle unioni gay vadano affidati a contratti di diritto privato e infine il 3 per cento ritiene che non ci sia bisogno di cambiare nulla.
Il Corriere della Sera scrive che la Chiesa in Inghilterra evoca uno scisma nel caso fosse legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso: dal 2005 nel Regno possono contrarre unioni civili i gay, i tories avevano promesso una legge in campagna elettorale ed intendono approvarla entro il 2015.
Internazionale
La storia che racconta il Corriere della Sera è quella di Padre Dall’Oglio, da 30 anni in Siria, gesuita sgradito al regime ma anche alla Chiesa. Dice che “nel movimento di opposizione ad Assad non si è riusciti a salvaguardare la natura pacifista per responsabilità tanto della repressione del regime che dell’ignavia internazionale: è interesse del regime non aver di fronte che milizie. Si svuota lo spazio democratico nonviolento, dandolo in pasto agli estremismi armati contrapposti”. Ricorda che tanti intellettuali avevano sperato che Bashar el Assad fosse il protagonista della democratizzazione siriana. Poi aggiunge che con la scusa della lotta più o meno reale al terrorismo sono state negate le speranze e gli immensi sacrifici dei giovani democratici siriani di tutte le appartenenze religiose. Parla di balcanizzazione della Siria, parla della città di Homs: “Si dice che gli alawiti la vogliano tutta, e che la bombardino per svuotarla. I cristiani, rimasti neutrali, sono stati spinti fuori dai musulmani sunniti rivoluzionari”.
Su tutti i quotidiani, grande attenzione per le manifestazioni dell’opposizione in Russia. Per La Stampa a Mosca erano in 50 mila contro Putin. Ma i principali leader dell’opposizione in piazza non c’erano, perché convocati tutti per un interrogatorio urgente, proprio in quelle ore. Vladimir Putin, che ieri ha celebrato la giornata della nascita della Russia nel 1990, quando le leggi della repubblica federativa furono dichiarate superiori a quelle dell’Urss, ha detto, secondo quanto sottolinea il Corriere della Sera, di apprezzare il dibattito con le persone che la pensano diversamento, ma ha subito aggiunto di ritenere inaccettabile tutto ciò che indebolisce il Paese e divide la società-”.
E poi
Alle pagine delle opinioni del Corriere della Sera un intervento del ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi, con il titolo “Ora laici e cattolici lavorino insieme”. E’ la risposta ad una analisi che Dario Antiseri aveva dedicato, sullo stesso quotidiano alla “diaspora dei cattolici”, inteso come uno “sperpero di un patrimonio politico”. Riccardi sottolinea che non c’è più il cattolicesimo organizzato dei tempi di De Gasperi, la sfida è il caos attuale della disgregazione di un Paese che poco si riconosce nelle istituzioni e nella politica. Ma sottolinea che, pur se manca un federatore della diaspora, “l’azione di governo di Mario Monti e il suo senso di responsabilità personale hanno inserito nel panorama italiano un fare concreto (tecnico) dietro cui si intravede una ispirazione cattolica. Non si può pensare – allora – alla lezione dei De Gasperi come riferimento per una cultura politica capace di far lavorare insieme cattolici e laici, politici e tecnici, per ricostruire la Repubblica in una Europa coesa?”.
Il Foglio scrive che è tutto pronto per un partito dei cattolici, che saranno cattolici liberali, non integralisti né dichiaratamente confessionali: sarebbe la Todi 2, Corrado Passera è indicato come un possibile leader, e sarebbe affiancato da Raffaele Bonanni e dal ministro Ornaghi.
Alle pagine R2 cultura de La Repubblica, Nadia Urbinati recensisce un libro dedicato a “Quel che resta dei cattolici”: è una “inchiesta sulla crisi della Chiesa in Italia” ed è firmata da Marco Marzano. Un viaggio durato tre anni, un’inchiesta sociale in decina di parrocchie e oratori, a contatto con laici e sacerdoti impegnati nell’attività della Chiesa. Grande attenzione viene dedicata agli effetti della secolarizzazione sui credenti e nell’istituzione Chiesa. Al distacco crfecente di nuove generazioni il cui punto di vista non coincide con quello della dottrina ufficiale della Chiesa. L’ultima parte del libro è dedicata ai nuovi cattolici, ovvero i militanti di gruppi come i ciellini e i carismatici, ma l’autore descrive in profondità il caso dei neocatecomunali, mettendo in evidenza un processo di settarizzazione, considerato un fenomeno presente all’interno della Chiesa anche come conseguenza del rifiuto ostinato dei vertici ecclesiastici di considerare la secolarizzazione come una possibilità.