La Pasqua in Armenia si chiama Zatik ed è una festa molto sentita a causa delle antichissime tradizioni di questo Paese, isola cristiana in un mare islamico. Durante la Settimana Santa si usa decorare i gusci delle uova con immagini della Vergine, di Gesù e scene della Passione. D’altra parte il Cristianesimo è stato per secoli il carattere distintivo del popolo armeno nei confronti di vicini sempre troppo ingombranti per non rappresentare un pericolo. Che fossero, nell’ordine, l’Impero Bizantino, quello Persiano, quello Ottomano o quello Zarista diventato poi, nel XX secolo, l’Unione Sovietica con il suo ateismo di stato. Nonostante tutto ciò, in Armenia chiese e monasteri fortificati sorgono ancora, imponenti, nelle verdi vallate su cui domina la severa mole, perennemente innevata, del monte Ararat, con i suoi oltre 5mila metri di altezza.
UNA TERRA ANTICA – L’Armenia è poco più grande della Lombardia per cui le distanze tra i luoghi di maggiore interesse non sono eccessive. Questo permette al viaggiatore di spostarsi in giornata mantenendo la base nello stesso hotel, risparmiando il tempo e la fatica dei trasferimenti. Inoltre il Paese è sicuro e, secondo il sito della Farnesina, anche il tasso di criminalità comune è molto basso. Insomma, un viaggio in Armenia si addice a chi cerca esperienze storico-culturali in una terra antica dove la tenacia dell’uomo e la sua fede hanno sviluppato nei secoli una realtà originale e affascinante. Per conoscere questo crocevia tra Oriente e Occidente durante le festività pasquali il tour operator Kel 12 organizza un viaggio di cinque giorni con partenza giovedì 24 marzo e un costo a partire da 1480 euro a persona. Il programma include i maggiori luoghi di interesse: la capitale Yerevan, le cattedrali di Echmiadzin e Zvartnots (patrimoni Unesco), il monastero di Khor Virap, incorniciato dal cono dell’Ararat, il tempio di Garni e il monastero di Ghegard (patrimonio Unesco).
IL PROGRAMMA –
Prima giornata
Partenza da Milano la sera con volo di linea e scalo a Vienna. Pernottamento a bordo.
Seconda giornata
Yerevan, capitale dal 1918, è una piacevole città, ricca di verde, che si sviluppa lungo le rive del fiume Hrazdan. La visita prevede Piazza della Repubblica, cuore urbano su cui si affacciano il Teatro dell’Opera e la Cascade, monumentale scalinata che collega la zona bassa al Parco della Vittoria dove si trova la statua della Madre Armenia. Il luogo è diventato un centro di aggregazione, molto animato e frequentato. Prevista anche la visita al Museo di Storia Nazionale, necessaria per capire le radice della cultura e dell’arte armene. Tra i reperti più interessanti, due carri funerari in legno e una vasta collezione di oggetti di ceramica, bronzo, terracotta e gioielli. Negli immediati dintorni della capitale, sulla Collina delle Rondini, si visita il Memoriale e Museo del Genocidio costruito per non dimenticare il massacro di circa un milione e mezzo di armeni compiuto degli ottomani tra il 1915 e il 1922. Una delle pagine più cupe del “secolo breve”.
Terza giornata
Si inizia con la visita del Matenadaran, la grande biblioteca dove sono conservati più di 17mila manoscritti, codici miniati e libri antichi. Alcuni di questi codici sono l’unica copia rimasta, tradotta in armeno, dell’originale andato perduto, come Le categorie di Aristotele o le Cronache di Eusebio di Cesarea. Il manoscritto più antico, completo e datato, è il Vangelo di Lazzaro dell’887. Nel resto della mattinata si visita il sito di Garni, a 30 km da Yerevan, con sosta all’Arco di Charents, punto panoramico da cui ammirare la mole del Monte Ararat. La cittadella di Garni risale al I secolo a.C. e comprende un tempio pagano dedicato al sole, unico esempio di edificio ellenistico conservatosi in Armenia. Nel pomeriggio si raggiunge il monastero di Geghard (XII-XIII secolo), dove la tradizione vuole fosse conservata la lancia (geghard in armeno) di Longino, poi trasferita nella cattedrale di Etchmiadzin. La particolarità della sua costruzione, in parte scavata nella roccia, fa di questo complesso un vero gioiello dell’architettura medievale armena. Attorno al monastero sono inoltre visibili numerose khachkar, steli funerarie a forma di croce, finemente scolpite nella roccia.
Quarta giornata
Una ventina di km a est di Yerevan si trova la città di Vagharshapat, l’antica capitale, fondata nel III secolo a.C. Qui si visita la cattedrale di Etchmiadzin, edificata sul luogo in cui Cristo sarebbe apparso a san Gregorio l’Illuminatore. Etchmiadzin è il “Vaticano armeno” e comprende alcuni tra i più antichi e splendidi edifici come le chiese di santa Gayanè (630) e santa Hripsimè (618), vertici dell’architettura classica armena. Nel giardino della cattedrale è possibile ammirare alcuni khachkar di pregevole fattura e la porta del re Tiridate, risalente al VII secolo. Poco distante si trova il Tempio di Zvartnots. Costruito da Narsete III nel 652 crollò per un terremoto avvenuto nel X secolo. Il sito, oggi in rovina, forma una collina di ruderi ancora in gran parte da esplorare. Il complesso si segnala per l’abbondanza di sculture e altorilievi. Nel pomeriggio si visita l’impervia e isolata regione montagnosa di Yeghegnadzor. La meta è il monastero di Khor Virap, situato in cima a un colle sulla fertile pianura dell’Ararat. Questo è anche uno dei punti più vicini al monte biblico, che nelle giornate limpide si offre in tutto il suo splendore. Khor Virap (lett. fossa profonda) si chiama così perché conserva all’interno il pozzo in cui san Gregorio l’Illuminatore sarebbe stato imprigionato per tredici anni da re Tiridate III prima che quest’ultimo si convertisse facendo dell’Armenia la prima nazione cristiana al mondo.
Quinta giornata
Volo di rientro in Italia con arrivo nella mattinata di lunedì 28 marzo.