E’ una delle città più ricche di cultura della Lombardia, tanto da essere stata nel 2016 “Capitale italiana della Cultura”. Tra le tante realtà storiche di Mantova che meritano una visita ci sono Palazzo Te, con i suoi Musei; il Tempio di San Sebastiano; Palazzo della Ragione; il celeberrimo teatro Bibiena.
Trenord offre la possibilità ad abbonati in possesso di tessera elettronica e clienti di visitare a prezzi agevolati diverse realtà culturali della città di Mantova
IN TRENO CONVIENE
Trenord offre la possibilità ai propri clienti abbonati e a coloro che raggiungono Mantova in treno di visitare a prezzi scontati diverse realtà culturali della città: musei e monumenti. Musei di Palazzo Te e di San Sebastiano + Tempio di San Sebastiano (8€ invece di 12€)- Palazzo della Ragione (1,50€ invece di €3)-Teatro Bibiena (1,20 invece di €2)
Per ottenere lo sconto è sufficiente esibire al personale dei musei e dei monumenti il proprio abbonamento o il biglietto di andata e ritorno per Mantova valido nella giornata di visita.
Palazzo Te
Mantova era anticamente circondata da quattro laghi formati dal corso del fiume Mincio; poco distante dall’isola su cui sorse la città si trovava un’altra isola denominata sin dal medioevo Teieto (poi abbreviato in Te) collegata con un ponte alle mura meridionali della città. Due sono le ipotesi più attendibili sul significato del termine Teieto: esso potrebbe derivare da tiglieto, località di tigli, oppure essere collegato a tegia, dal latino attegia, che significa capanna.
L’isola, che possiamo immaginare verdeggiante e tranquilla, divenne ben presto luogo di svago per la famiglia Gonzaga; numerosi sono i documenti che attestano già dalla metà del Quattrocento l’uso di questo contesto naturale.
Agli inizi del 1500 Francesco II Gonzaga, marito di Isabella d’Este, vi fece costruire stalle per gli amati cavalli di razza e anche una casa padronale.
Rimangono infatti tracce di un edificio di pregio con pitture murali nei sottotetti dell’attuale palazzo. Un affresco reca la data 1502 e le iniziali del committente.
Antecedentemente alla costruzione di Palazzo Te, l’isola del Tejeto ospitava le scuderie della famiglia Gonzaga. Esse dovevano presentare uno schema con ambienti disposti in maniera quadrangolare. L’inglobamento e il reimpiego di tali strutture nella villa giuliesca è testimoniato dalla presenza di frammenti affrescati nei sottotetti dell’ala nord. Tali pitture, risalenti al 1502, consistono essenzialmente in porzioni di fregi vegetali di chiara ispirazione mantegnesca, figure di puttini ed elementi architettonici dipinti.
La corte quadrata si pone inoltre come una chiara citazione della forma della villa antica, residenza signorile di campagna, essendo l’antico un costante punto di riferimento per Giulio Romano come per altri artisti del Cinquecento.
Il palazzo viene costruito e decorato nell’arco di circa dieci anni (1525 – 1535) e la sua struttura originaria è stata parzialmente modificata nel corso dei secoli. Infatti, tra la fine del 1500 e la prima metà del 1600, vengono realizzati ulteriori corpi di fabbrica, quali: la Grotta, l’Esedra e le Fruttiere. Inoltre, nella seconda metà del 1700 l’architetto veronese Paolo Pozzo opera restauri e rifacimenti che investono tetti, pavimenti e apparato pittorico e interviene cambiando l’assetto della facciata sulle peschiere.
Nonostante tali interventi, l’architettura e l’apparato decorativo di ogni singolo ambiente non cessano mai di incarnare appieno il momento di passaggio dagli splendori rinascimentali alle invenzioni manieriste, delle quali Giulio Romano rimane un protagonista indiscusso.
La Sala del Tiziano
Tiziano è a Mantova per la prima volta nel 1519 per ammirare i capolavori delle collezioni gonzaghesche, ma non instaura rapporti con la corte.
Invitato da Federico II Gonzaga a trascorrere le feste di Natale del 1522, giunge a Mantova nel gennaio successivo.
Tra il 1523 e il 1540 il pittore effettua una decina di soggiorni a Mantova ed esegue più di venti opere per Federico e la sua corte. Dopo l’arrivo del Pippi a Mantova nel 1524, Tiziano e Giulio Romano hanno modo di incontrarsi in varie occasioni. Le lettere di Pietro Aretino testimoniano rapporti di amicizia tra i due, durati fino alla morte di Giulio nel 1546.
Nel 1536 Federico commette a Tiziano i ritratti di undici imperatori romani da collocare nel Camerino dei Cesari, nell’appartamento di Troia in Palazzo Ducale.
Il ritratto di Giulio Romano è molto probabilmente abbozzato o eseguito a Mantova proprio tra il 1536 e il 1540, nel corso di uno dei brevi soggiorni di Tiziano in città. Una lettera dell’Aretino a Pietro da Modena, il 14 giugno 1537, che accenna ad una imminente visita di Giulio a Venezia, consente anche di ipotizzare che il pittore abbia ritratto l’amico nel proprio studio.
Giulio Romano è effigiato di tre quarti, in una posa destinata a divenire peculiare della ritrattistica ufficiale del Cinquecento. Tiziano fissa sulla tela l’espressione bonaria e arguta di Giulio cogliendone i tratti di signorilità così ben descritti da Vasari: Fu Giulio di statura nè grande nè piccolo, più presto compresso che leggieri di carne, di pel nero, di bella faccia, con occhio nero et allegro, amorevolissimo, costumato in tutte le sue azioni, parco nel mangiare e vago di vestire e vivere onoratamente.
La professione di architetto è rivelata dalla planimetria di un edificio riprodotta sul cartiglio che Giulio tiene con la destra e indica con la sinistra. E’ forse il progetto di un edificio religioso a pianta centrale, mai realizzato, sulla cui destinazione sono state avanzate molte ipotesi. Il magnifico ritratto, giocato su toni di grigio e di nero con sottili variazioni proprie di un grande artista può essere accostato ad altre opere del periodo tra il 1536 e il 1538.
Teatro Scientifico Bibiena
Costruito tra il 1767 e il 1769, il teatro fu progettato dal parmense Antonio Galli Bibiena su commissione del rettore dell’Accademia dei Timidi, conte Carlo Ottavio di Colloredo, con la finalità di ospitare principalmente adunanze scientifiche, ma aperto anche a recite e concerti.
Il teatro, non più a gradinata come quelli rinascimentali, presenta una pianta a forma di campana ed è disposto su più ordini di palchetti lignei, secondo il genere di struttura inventato nel Seicento e che ormai imperava.
Con vivacità prodigiosa pari alle risorse dell’estro, l’architetto Bibiena adempì in soli due anni all’obbligo che nel 1767 aveva contratto coi Timidi: ideò lo speciale teatro, ne diresse i lavori di fabbrica ed infine, con abilità di pittore oltre che di architetto, affrescò personalmente gli interni dei numerosi palchetti con figurazioni monocrome, anch’esse documento prezioso dell’attività artistica dell’insigne maestro. La classica facciata fu invece realizzata da Giuseppe Piermarini da cui trae il nome il salone posto al primo piano del teatro.
Lo “scientifico”, finito di tutto punto, il 3 dicembre 1769 poteva essere ufficialmente inaugurato: risultava essere un gioiello squisito per gli equilibri fra movimento ed eleganza e una delle formulazioni architettoniche più significative del tardo Settecento europeo. Poco più di un mese dopo l’inaugurazione, il 16 gennaio 1770 il giovinetto Wolfgang Amadeus Mozart, appena quattordicenne, giunto a Mantova durante la sua prima tournée italiana, consacrava l’incipiente vita del teatro “scientifico” tenendovi, insieme al padre Leopold, un memorabile concerto.
Tuttora il teatro viene utilizzato per ospitare rassegne musicali, concerti e convegni di alto livello.
Teatro Bibiena – Via Accademia 47, 46100 MANTOVA
Tel. 0376 327653
Palazzo della Ragione
Il palazzo fa parte di quel nucleo di edifici cittadini sorti in epoca medioevale. Citato più volte in documenti dell’epoca come Palatium Novum del Comune, il palazzo venne edificato intorno al XI-XII secolo per assolvere alle funzioni civili pubbliche e destinato ad accogliere le assemblee e le adunanze cittadine o, in caso di cattivo tempo, il mercato che si teneva nella piazza sottostante.
L’edificio fu più volte oggetto di modifiche, fin dalla metà del tredicesimo secolo.
Nel XV secolo vennero eretti i portici e nel 1472 fu innalzata la Torre dell’Orologio, realizzata su disegno di Luca Fancelli.
L’anno dopo la Torre fu arricchita da un pubblico orologio ideato dal matematico ed astrologo Bartolomeo Manfredi. L’orologio dava conto delle ore del vulgo, delle posizioni dei pianeti, del crescere e del calare del giorno, dei segni zodiacali, delle fasi lunari, dei giorni favorevoli per far salassi, seminare, partire per viaggi e di altre cose “uteli in questo mondo”. L’orologio funzionò sicuramente fino agli inizi del Settecento. In seguito fu trasformato in un normale meccanismo per il sole e per i minuti.
Nel 1700, su progetto dell’architetto Doricilio Moscatelli, furono chiuse le trifore duecentesche ed aperte ampie e luminose finestre.
Nella prima metà del ‘900, il palazzo fu riportato alla sua struttura originaria dall’architetto mantovano Aldo Andreani, eliminando le sovrapposizioni barocche.
Adibito per secoli all’amministrazione della giustizia, dal 1997 è divenuto prestigiosa sede espositiva dei Musei Civici di Mantova, ospitando numerose ed importanti esposizioni d’arte organizzate dall’amministrazione comunale.
Nell’ampio salone, di imponenti volumetrie, sono visibili sulle pareti di testa i resti di notevoli affreschi che raffigurano episodi bellici databili intorno alla fine del XII secolo, oltre a personaggi di storia sacra firmati dal parmense Grisopolo e databili alla metà del duecento. Al piano terra l’edificio ospita numerosi negozi e ristoranti.