Viaggio ad Anversa, città del design

Pubblicato il 6 Luglio 2008 in , da Vitalba Paesano
 
 
 

 

 

 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La città sulla Schelda attraversa un periodo di frizzante vitalità: nuovi quartieri crescono nei luoghi delle vecchie banchine portuali, giovani creativi si raccolgono attorno alle tante gallerie e alla prestigiosa Accademia di Belle Arti, i negozi di design, artigianato, gioielli fioriscono nei multiformi quartieri cittadini, veri e propri villaggi nella città. A ciò corrisponde un’intensa vita culturale e tanti invitanti locali dove gustare raffinate preparazioni con pesci pregiati, molluschi e frutti di mare

 

 
 
 

 

 Una città in movimento: così si potrebbe definire Anversa, secondo centro del Belgio dopo Bruxelles e secondo porto d’Europa dopo Rotterdam. Lo scambio di merci, il passaggio di persone, l’intreccio di etnie, lingue e culture è alla base della sua secolare prosperità. Centro mondiale della lavorazione del diamante e sede di importanti comunità (ebraica, turca, africana, cinese), sorge poco distante dal grande estuario della Schelda, uno dei principali fiumi navigabili d’Europa.

Sin dal IX secolo Anversa ha stretto un legame indissolubile con il fiume, sfruttando inoltre la sua strategica collocazione territoriale (è a poche ore da Amsterdam, Londra, Parigi, Düsseldorf); tuttavia, lo spirito profondamente fiammingo della città non è stato soffocato dall’incessante fluire di merci e persone, di cui la città vive da sempre. Anversa ha mantenuto la sua natura di ricco borgo di provincia, piacevole da vivere e visitare, camminando a piedi e gustandola quartiere per quartiere, via per via.

Oggi l’attività del porto è stata dislocata all’esterno della città, che si è trasformata in fulcro catalizzatore per una nuova “borghesia delle idee”. Gli abitanti di Anversa hanno dalla loro una natura intraprendente e pratica, aperta alla sperimentazione, che favorì negli anni Ottanta la nascita e lo sviluppo di un movimento creativo capitanato dai ‘Sei di Anversa’, giovani stilisti usciti dall’Accademia di Belle Arti cittadina e divenuti grandi nomi nel mondo della moda (tra essi Dries Van Noten, Dirk Bikkembergs, Marina Yee). Dopo quel successo, la città non si è più fermata: la creatività è oggi uno dei valori aggiunti di Anversa, e un popolo dinamico di designer, architetti e artisti ha scelto Anversa come scenario per promuovere idee nuove. Se da un lato la città ha mantenuto intatta la sua piacevolezza di centro d’arte e cultura fiamminga, dall’altro questo recente fermento l’ha resa meta intrigante per chi è in cerca di novità. Il modo migliore per entrare in contatto con il suo variegato universo è di entrare nei musei, nei negozi, nelle brasseries e nei ristoranti e sostare nelle piazzette, piacevolmente seduti ai tavoli dei tanti bar all’aperto. È utile tenere presente che Anversa è un agglomerato di quartieri, piccoli “villaggi” con una vocazione e una personalità ben definite, separati tra loro da linee invisibili ma nette, tanto che l’aspetto di una strada può cambiare improvvisamente se la linea immaginaria ne segna l’appartenenza a una zona piuttosto che a un’altra (a questo proposito una guida illuminante è il volumetto “Twelve Adventures in Antwerp” dedicato alla visita di dodici quartieri, distribuito dall’Ufficio turistico).

Il cuore della città è la sua Cattedrale, la basilica di Nostra Signora, di impianto gotico cinquecentesco; impossibile non vederne svettare la torre sopra i tetti, dovunque ci si trovi: con i suoi 123 metri di altezza e la sua sagoma ornata come un merletto, il campanile è da secoli il simbolo della città. Nelle immediate vicinanze, tra lo snodarsi di vicoli lastricati in cui si aprono i negozi più disparati (fiori, fotografie, vini e liquori, bonbons, vasellame cinese, gioielli, libri antichi, guanti), si raggiungono a piedi la bella piazza del Municipio (Grote Markt), la Groenplaats con la statua di Rubens (il grande artista fu per lungo tempo legato alla città), e la più piccola e affascinante Conscienceplein, la piazza con la chiesa barocca di San Carlo Borromeo. Le tre piazze nella bella stagione (e già a maggio il sole tramonta dopo le nove di sera) si trasformano in un salotto con i tavolini all’aperto, dove è piacevole sedersi a gustare una delle birre tipiche della città, come la ‘bolleke’, dal colore ambrato e servita in un bicchiere a forma di palloncino, o una delle ottime ‘blonde’, o ancora un bicchierino dell’aromatico ‘Elixir d’Anvers’, un liquore preparato con 32 erbe secondo una ricetta risalente al 1863. Dalla Cattedrale il tragitto per raggiungere le rive della Schelda è breve; il lungofiume è tornato alla città dopo il decentramento degli stabilimenti portuali e oggi è luogo di gradevoli passeggiate, mentre si osserva il costante viavai delle chiatte e le nuove costruzioni affacciate sulla Schelda. Per gli architetti sono state una piccola palestra di stile contemporaneo: molti edifici richiamano nella forma le prue delle navi, i camini, le sagome degli scafi, come a mantenere un legame ideale con la storica vocazione portuale del lungofiume. Tra questi vi è anche lo Zuiderterras, una moderna ed elegante costruzione che ospita un ristorante, situata lungo la passeggiata che dal castello Het Steen (il più antico palazzo di Anversa, risalente al medioevo) conduce al tunnel pedonale di Sant’Anna. Dotato di una bella terrazza affacciata sull’acqua, lo Zuiderterras è stato progettato nel 1984 dall’architetto fiammingo Bob Van Reeth. La sagoma esterna richiama quella di una nave, con ampie vetrate che lasciano entrare tanta luce e regalano a chi pranza una bella panoramica sul fiume. L’ambiente è informale, raffinato e piacevole; la proposta è fantasiosa e consente sia un gustoso spuntino, sia un pranzo completo. In carta, ad esempio, l’“insalata con chele di granchio reale, salsa ai fagiolini verdi e mango” e il “thon3”, un divertissement sul tema del ‘tonno al cubo’: su un piatto di forma allungata sono accostati tre assaggi: un cubetto di tonno saltato con germogli di soia, un trancio di tonno crudo con salsa di cetriolo e pompelmo, infine una tartare sempre di tonno con granita di pomodoro. Per una scelta più classica, infine, una saporita “sogliola alla mugnaia con insalatina verde” e le immancabili patate fritte (piatto nazionale belga).

A nord del centro storico, sempre affacciato sulla Schelda, c’è il quartiere che ospitava i vecchi magazzini portuali, chiamato Het Eilandje, ovvero ‘l’isola’, un’area di canali e piccoli bacini. La fama di luogo poco raccomandabile è svanita allorché le attività portuali sono state insediate altrove; a quel punto, l’Eilandje si è trovata al centro di un processo di recupero che l’ha trasformata in uno dei quartieri più ambiti della città. Loft e abitazioni, uffici, negozi e ristoranti sono sorti all’interno degli ottocenteschi magazzini in mattoni rossi, affacciati sulle acque tranquille dei canali. Anche Dries Van Noten, il re della moda di Anversa, ha collocato qui il suo quartier generale; e la città intera è in attesa di vedere completato al centro dell’Eilandje il MAS, il Museum Aan de Stroom (“museo sull’acqua”) dedicato alla storia della città, in una futuristica e leggera costruzione in vetro progettata dai Neutelings & Riedijk Architecten di Rotterdam. Nel frattempo, mentre leggere barche da diporto attraccano là dove un tempo sostavano le navi cargo e i transatlantici che trasportavano gli emigranti negli States, la dolce vita di Anversa si anima nei locali dal tocco sofisticato e moderno. È il caso di Het Pomphuis, un ristorante che ha occupa uno spettacolare stabilimento degli anni Venti, in cui sono collocate gigantesche pompe di prosciugamento. L’arredo minimale del ristorante ha trovato posto nell’alta navata sostenuta da slanciate campate in ferro; da una balconata interna ci si può affacciare al piano sotterraneo, in cui sono stati lasciati a vista i potenti macchinari. L’ambiente è elegante e pieno di fascino, la scelta della cucina si orienta alla scuola francese, senza dimenticare ingredienti e piatti della tradizione belga. Come gli “asparagi alla fiamminga”, con asparagi bianchi (tipici durante la primavera) guarniti da un uovo strapazzato e foglie di prezzemolo, o le “coquilles St.Jacques su asparagi bianchi guarnite da peperoni e salsa tzatziki”; saporito e sostanzioso anche il “branzino con purea di cipolline, gamberetti e mousse di astice”.

Sempre nell’Eilandje si trova il Lux, uno dei ristoranti più piacevoli e accoglienti della città, sempre molto richiesto; lo ospita una antica casa della ricca borghesia commerciale affacciata anch’essa sugli ex-bacini portuali. Gli ambienti interni hanno conservato l’originaria struttura: lo scalone con la ringhiera in ferro, le boiseries in legno scuro intagliate, le grandi finestre rettangolari da cui penetra fino a tarda sera la luce del tramonto, le semi-colonne rastremate in stile neoclassico. Delicati giochi di luce e un’attenta scelta di mobili e decori minimalisti, che puntano sul contrasto tra bianco e nero, si inseriscono come elementi moderni sia nella sala a pianterreno, sia al suggestivo primo piano, che al centro si apre con una balconata sul piano inferiore, illuminato dalla grande sfera in filo d’alluminio di Catellani & Smith. Anche al Lux l’indirizzo gastronomico è quello classico franco-belga; merito della cucina è di prestare particolare attenzione alla scelta di ingredienti, pregiati e sempre stagionali, provenienti da tutta Europa, come il foie gras francese, il salmone scozzese, il prosciutto crudo spagnolo Olmos di Segovia, la carne di manzo nazionale (beuf blanc-bleu). Vasta è la scelta di piatti a base di pesce, con scampi, aragoste, astici, capesante, tranci di luccio-perca e merluzzo, ma sono invitanti anche le preparazioni di carne, come il “crostino con fegato d’oca e lomo iberico, con contorno di verdure” o il delicato “filetto di maialino da latte delle Ardenne con favette verdi e patate saltate”.

Esemplare è anche la vicenda dello Zuremborg, quartiere a sud-est del centro storico: a fine Ottocento divenne zona residenziale sia per la ricca borghesia, sia per la classe media, che si stabilirono in due distinte aree divise dalla ferrovia. Le famiglie benestanti lungo il viale Cogels-Oyslei fecero a gara a chi costruiva la casa più spettacolare (il viale è un vero manifesto dell’Art Nouveau e dell’Eclettismo), mentre la middle-class prese dimora in caratteristiche palazzine decorate da stucchi bianchi intorno alla Dageraadsplats. Quando negli anni Cinquanta l’intero Zuremborg rischiò di essere demolito, vennero in soccorso artisti e intellettuali che vi si stabilirono, salvandolo. Oggi è una delle più romantiche zone di Anversa, ed è qui che ha scelto di aprire la brasserie Dôme sur mer, sorella minore del lussuoso ristorante Dôme, situato nella via accanto. Il bianco è il colore che predomina negli interni: al centro della piccola sala con vetrate ad angolo affacciate sulla via si trova un bancone semicircolare, dietro a cui lavora rapido lo chef Julien Bobichon. Una lunga striscia di vetro sulla parete mostra pesci rossi che nuotano tranquilli nell’acquario retrostante: è il richiamo al mare, che per Bobichon è la fonte di principale ispirazione. Chi prenota qui, infatti, sa di poter gustare i classici plateaux, sontuosi vassoi con crostacei appena scottati insieme a frutti di mare e ostriche freschissimi, che Bobichon sceglie dalle cassette immerse nel ghiaccio esposte in vetrina. Vengono preparate al momento anche “cozze gratinate e aromatizzate al curry”, oltre a gamberi, scampi, calamari alla griglia, da accompagnare con un calice di Champagne o con un bianco fermo aromatico, di cui è possibile una scelta al bicchiere. In questa piccola e raffinata brasserie c’è tutto lo spirito di Anversa, città vitale e amante del buon gusto, dove sperimentare, senza ostentazione e frenesia, la dolce vita alla fiamminga.