Si tratta di una delle celebrazioni più originali della Catalogna e si svolge in primavera, il 23 aprile. È una festa di carattere popolare, che unisce cultura e romanticismo, combinando la celebrazione del giorno del libro con il giorno degli innamorati. Per l’occasione, le coppie si scambiano regali: la tradizione vuole che gli uomini ricevano un libro e le donne una rosa. Tuttavia, è sempre più frequente che uomini e donne si regalino sia libri che rose. Così Barcellona si trasforma per tutta la giornata in un’enorme libreria-negozio di fiori all’aperto. Le strade si riempiono di gente che passeggia tra bancarelle di libri e rose, cercando un regalo non solo per la persona amata, ma anche per amici e parenti. In tutta la città, potrai trovare bancarelle con le ultime novità editoriali, vedere celebri autori che firmano copie delle loro opere e, naturalmente, sentire il profumo delle rose.
Puoi passeggiare per la città e respirare aria di festa. Sono imprescindibili vie come Las Ramblas, Paseo de Gracia, Paseo de Sant Joan e Rambla de Cataluña, dove abbondano soprattutto i banchi vendita di libri e di rose e in cui vengono organizzate attività letterarie come laboratori e spettacoli. Inoltre, nel corso della giornata, è facile assistere alle esibizioni di “sardana” (ballo tradizionale) e ai popolari “castells” (torri umane) in luoghi come la Plaza Sant Jaume.Il giorno di Sant Jordi offre anche l’opportunità di visitare edifici come il municipio, il Palau Güell, il Recinto Modernista di Sant Pau, l’Ateneo o il Palau de la Generalitat, dove normalmente vengono organizzate attività speciali o giornate a porte aperte con visite gratuite.Una visita imperdibile è quella alla Casa Batlló, sulla quale Gaudí rappresentò la leggenda di Sant Jordi e il drago, a cui fa riferimento questa festa.
Qual è l’origine della festa?
Questa curiosa festa nasce da un insieme di tradizioni di epoche diverse: la festa di Sant Jordi (San Giorgio), patrono della Catalogna dal XV secolo; la famosa leggenda di Sant Jordi e il drago (il cavaliere sconfisse il drago che intimoriva il popolo e la principessa e, trafiggendolo con la spada, dal corpo della bestia sgorgarono delle meravigliose rose rosse, una delle quali venne regalata da Sant Jordi alla principessa); e l’antica abitudine medievale di visitare la cappella di Sant Jordi del Palazzo della Generalitat, dove si soleva organizzare una fiera delle rose o “degli innamorati”. Per questo motivo San Jordi è conosciuto anche come il patrono degli innamorati in Catalogna.
Mio figlio vive a Barcellona dal 2010 e quindi, negli anni, ho avuto modo di assistere alla festa un paio di volte. Un libro e una rosa. Così è conosciuta dai più la festa catalana di Sant Jordi, patrono della Catalogna, nonché “dia del llibre” da molto prima che l’Unesco dichiarasse il 23 aprile Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore. La rosa non viene solo regalata da qualche libraio intraprendente per l’acquisto di un libro. La rosa è il fiore che secondo la leggenda, che in Catalogna nessun bambino può non sapere, nasce dal sangue sgorgato dal corpo senza vita del drago, quando il cavaliere Jordi salvò la bella principessa e con lei il paese di Montblanc. Sant Jordi in Catalogna è un giorno feriale, ma ciò non impedisce che sia prima di tutto una grande festa. È la festa dell’orgoglio nazionale, della cultura catalana, a riempire le strade di libri e di rose. E che sia una festa sentita e vissuta lo dimostra il fatto che è praticamente impossibile, scendere in strada senza imbattersi in un banchetto di libri e di rose. In tempi di crisi, poi, i venditori di rose si moltiplicano, e non c’è quasi scuola che non ospiti davanti alle sue porte un banchetto di libri usati che andranno a finanziare qualche gita di fine anno o qualche altra attività scolastica. Sarebbe bello, qui in Italia, riuscire a raccogliere il messaggio di questa festa. L’importante non è che a regalare un libro sia un uomo o una donna, che il libraio ci aggiunga una spiga o una rosa. L’importante è che i libri parlino di noi, che ci appartengano, che raccontino la nostra storia, che rappresentino il nostro passato e il nostro futuro. E anche vivere con gioia e spontaneità, rilevabili dalle espressioni del volto dei ragazzi che si scambiano i piccoli doni.