Il 2019 sarà, per le Fiandre, l’anno di Pieter Bruegel il Vecchio. Si celebra infatti l’anniversario numero 450 della scomparsa dell’artista, e per l’occasione la regione dedica a Bruegel il Vecchio una serie di appuntamenti nell’ambito del progetto triennale “Flemish Masters 2018-2020”. Uno dei momenti più alti ed attesi sarà il ritorno della “Dulle Griet” alla Casa-Museo Mayer van den Bergh di Anversa: è terminato lo straordinario restauro del capolavoro di Bruegel, e nel mese di febbraio 2019 il dipinto sarà riconsegnato al museo fiammingo, che custodisce anche un’altra importante opera dell’artista, “I dodici proverbi del 1558”. La “Dulle Griet” prende il nome da un personaggio del folklore fiammingo, la strega Margherita la Pazza, probabile personificazione dell’avarizia o alterazione popolaresca della figura di santa Margherita d’Antiochia, la santa che sconfisse il demonio semplicemente pregando. Probabilmente Bruegel la pensò e dipinse nell’ambito di una serie, con altre opere come la “Caduta degli angeli ribelli” e il “Trionfo della morte2, con le quali condivide richiami all’immaginario di Bosch.
Il restauro del dipinto, iniziato nel 2017, è stato condotto dagli esperti del KIK-IRPA, l’Istituto Reale del Belgio per i Beni Culturali, con sede a Bruxelles, e ha permesso di condurre alcune importanti scoperte. La prima: non fu Pieter Bruegel a tracciare la scritta “Dul” sulla tela da sempre attribuitagli (l’iscrizione fu infatti apposta successivamente e potrebbe essere addirittura un insieme di lettere prive di senso compiuto, tracciate a caso anche in altri punti del dipinto). Inoltre, l’asportazione degli strati di colore con tecniche innovative messe a punto, ha consentito di correggere la datazione del dipinto, spostandola dal 1561 al 1563. Uno scarto di due anni che rimette in discussione anche il luogo in cui Bruegel diede alla luce la sua Griet, e che potrebbe essere Anversa o Bruxelles: sappiamo infatti che nel 1563 Bruegel si trasferì da Anversa nella capitale. In agosto, il pittore sposò Mayken Coeke nella Kappellekerk di Bruxelles ma da documentazione certa sappiamo che l’annuncio del matrimonio avvenne nella Cattedrale di Anversa nel luglio dello stesso anno. Resta comunque impossibile, per ora, risalire alla data esatta in cui Bruegel si spostò da una città all’altra e stabilire pertanto dove l’opera vide la luce.
Grande attenzione è stata infine riservata anche allo studio della tavolozza di colori utilizzata da Bruegel. Prima del restauro, il dipinto si caratterizzava per i suoi toni cupi e sinistri: il cielo rosso scuro con macchie brune, due tonalità di blu e il verde senza lucentezza, a partire dal vestito stesso di Margherita. Oggi possiamo ammirare una “Dulle Griet” dai colori decisamente più vivaci. Questo risultato è stato anche frutto dello studio di un disegno dal soggetto identico che si è scoperto essere una copia esatta di “Dulle Griet” eseguita da Pieter Bruegel il Giovane (Bruxelles, 1564 – Anversa, 1638). Questo disegno, custodito al Kunstplaats di Düsseldorf, al contrario dell’opera originale di Bruegel il Vecchio, ha preservato i suoi colori intatti ed è pertanto una testimonianza unica e dettagliata della tavolozza usata in origine per la Dulle Griet. Asportando la patina ambrata che ne aveva ingiallito tutti gli elementi, il restauro ha ridonato alla tela un aspetto più fresco e rivela oggi dettagli iconografici nascosti da secoli come un orsetto di peluche e un meraviglioso paesaggio sullo sfondo.
Infine, la “Dulle Griet” a ottobre 2019, sarà al centro di una mostra intitolata “Da Fouquet a Bruegel. Il museo Mayer van den Bergh”, realizzata in collaborazione con il KMSKA (Museo Reale di Belle Arti di Anversa), e che esporrà i capolavori delle collezioni di Fritz Mayer van den Bergh (Anversa, 1858 – 1901) e Florent van Ertborn (Anversa, 1784 – L’Aia, 1840), i due collezionisti che, con il loro gusto e il loro fiuto, hanno contribuito a fare di Anversa una capitale dell’arte fiamminga, e non solo.
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