Questo è davvero l’evento dell’anno per il mondo dell’arte contemporanea mondiale: a Venezia in Palazzo Grassi e nella Punta della Dogana, i due mega spazi sul Canal Grande gestiti dal magnate francese del lusso François Pinault, è allestita l’esposizione complessa e fantasmagorica di Damien Hirst, l’artista inglese più famoso di oggi, che da quasi dieci anni non si presentava con una nuova personale.
Per poter capire qualcosa della mostra bisogna saperne la storia, che comincia come si conviene con un “C’era una volta”, tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo, quando un liberto, cioè uno schiavo a cui era stata ridata la libertà, diventato ricchissimo, poté dar sfogo alla sua passione per il collezionismo.
Cif Amotan II, questo il suo nome, fece caricare la sua preziosissima collezione di opere d’arte provenienti da tutto il mondo su una grande nave chiamata l’Incredibile per portarla al tempio del Sole, ma durante la traversata la nave affondò e rimase preda degli abissi per venti secoli, fino a quando dieci anni fa venne ritrovata. Damien Hirst decise allora di buttarsi nella ciclopica impresa del recupero del relitto e del restauro di tutti gli oggetti naufragati. Da qui il titolo della mostra “Tesori dal relitto dell’Incredibile”.
Incredibili per preziosità e stranezza sono infatti i quasi duecento pezzi esposti. In ogni oggetto c’è qualcosa di anacronistico, di falso, a volte divertente, a volte grottesco, come il bronzo incrostato di conchiglie di Pippo (l’amico di Pluto e Paperino), o come il busto marmoreo del Faraone con un attualissimo piercing al capezzolo.
E se fosse tutta una messa in scena? La storia del naufragio, del collezionista Amotan, del recupero subacqueo? Se gli oggetti non fossero realmente quello che vogliono apparire? Proprio all’entrata sullo stipite della porta è inciso l’ammonimento: “Da qualche parte tra il falso e il vero giace la verità”.
Non c’è dubbio che la genialità di Hirst stia proprio nella sua capacità di suscitare reazioni forti nel pubblico (e nella critica) con le sue domande senza risposta. Ed è vivace lo sprone con cui l’artista inglese incita il pubblico a formare associazioni tra tutti questi stimoli culturali e artistici mescolati tra loro. Elena Geuna, la curatrice della mostra ci viene così in aiuto: “ La magnificenza delle sculture, la preziosità dei materiali e l’altissima qualità tecnica con cui sono state realizzate sono la testimonianza dell’ossessione del collezionista, del suo stravagante gusto estetico, della sua passione per un’idea di Bello che raramente è univoca e compatta, ma sfaccettata in una costellazione di stratificazioni e definizioni”.
Treasures from the Wreck of the Unbelievable. Damien Hirst
(Tesori dal relitto dell’Incredibile)
A Palazzo Grassi e a Punta della Dogana, Venezia
Fino al 3 dicembre 2017
Biglietti unico per le due sedi, euro 18
Catalogo Marsilio Editore
Testo e foto di Silvia Camerini