I grandi attori internazionali appaiono in questo contesto storico tutti alle prese con crisi, seppure di natura molto diversa. Gli Stati Uniti escono sconfitti da due guerre, Iraq e Afghanistan, e sembrano costretti a ridimensionarsi e riorientarsi, potendo contare su risorse relativamente limitate. L’Europa cerca di frenare le forze disgreganti, mentre anche la Cina è alle prese con una crisi che è sia politica sia morale a causa delle vicende legate alla corruzione. A ciò si aggiunge l’annosa crisi del sistema mondiale e delle istituzioni internazionali, in particolare dell’ONU e della giustizia internazionale, per non parlare del mondo arabo e della sua complessa transizione. La maggior parte degli attori internazionali sembra de-responsabilizzarsi: in particolare la politica estera diviene quasi una proiezione esterna della politica interna, poco meditata se non a fini puramente interni e propagandistici, mentre paradossalmente l’agenda internazionale viene dettata sempre di più da crisi locali o regionali. La mancanza di leadership a livello globale sommata all’introversione crescente degli attori internazionali danno vita allo scenario di un “mondo a rischio Babele”.
In una tale situazione si possono cogliere anche alcuni accenni di una ricomposizione “altra”, diversa rispetto al recente passato, ma ancora incapace di farsi nuovo ordine.