Roma, Teatro Quirino
26 ottobre 14 novembre
Compagnia Corrado Abbati
LA VEDOVA ALLEGRA (Die Lustige Widwe)
libretto Victor Leon e Leo Stein da un soggetto di Henri Meilhac
musica Franz Lehàr
con Corrado Abbati, Antonella Degasperi, Fabrizio Macciantelli, Raffaella Montini, Carlo Monopoli, Francesca Dulio
scene Stefano Maccarini- costumi Artemio Cabassi – coreografie Giada Bardelli – direzione musicale Marco Fiorini – adattamento e regia Corrado Abbati
Centocinquanta anni fa, nel 1861, il commediografo e librettista francese Henri Meilhac (lo stesso della Carmen di Bizet), scrisse un piacevole vaudeville che però divenne famosissimo solo molti anni dopo, nel 1905, grazie alla musica di Franz Lèhar: era nata La Vedova Allegra. “Non si offenda , ma questa non è musica”. Questa frase, dettata dallo stesso Lèhar, apparve incisa sulle medaglie omaggio che la direzione del Teatro An der Wien offrì in occasione della trecentesima replica de La Vedova Allegra: una rivincita che il musicista volle concedersi nei confronti della direzione del teatro stesso e dei critici, che la sera della prima gli avevano rivolto quello scettico e non lungimirante apprezzamento. Ma forse avevano ragione. La Vedova Allegra non è musica, è molto di piu: è una emozione, una esperienza sensitiva che si stampa a lungo nella memoria di chi l’ascolta.
La Vedova Allegra è un capolavoro di genuina ispirazione dove i protagonisti sono coinvolti in un vorticoso e divertente scambio di coppie, di promesse, di sospetti e di rivelazioni. Un parapiglia che, come è naturale che sia in una operetta, al termine si ricompone nel migliore dei modi con il matrimonio fra la bella vedova Anna Glavari e l’aitante diplomatico Danilo. Così, nel finale, tutti cantano la celeberrima marcetta “E’ scabroso le donne studiar!” in una Parigi elegante e spensierata, come elegante e spensierata vuole essere questa edizione de La Vedova Allegra, dove si va da Maxim (ancora oggi simbolo mondano-turistico parigino), si danno nomi capricciosi alle donnine che allietano le serate piccanti dei diplomatici, si cantano valzer pervasi da un erotismo scintillante, si ballano indemoniati can-can e si ama con assoluta gaiezza in una atmosfera spensierata e contagiosa che assimila attori e pubblico. Ed è in questa sinergia che l’operetta vola sulle ali del canto, della danza, della prosa, della maschera, del gesto facendosi teatro perfetto o, in modo meno presuntuoso, perfettamente teatrale. E dopo 150 anni la storia della Vedova Allegra è ancora qui fra di noi ed è ancora oggi uno degli spettacoli più rappresentati al mondo; cosa è dunque successo? Nulla nella partitura di Lèhar, molto in chi capisce che si può tranquillamente accettare la dimensione intellettuale della nostalgia che rende più sereni…..e chi, di questi tempi, non ne ha bisogno?
Per la sera della prima, il 26 ottobre prossimo, sono disponibili due biglietti omaggio per due amici grey-panther; possono essere amici di altre città che si trovano a Roma per quel giorno, o amici romani. Replicare a questo articolo per candidarsi all’invito. Il primo che arriva, come sempre…. avrà istruzioni!
27-10-2010- La recensione di Attilio A. Romita
Ieri sera sono andato alla prima romana di una giovanissima “antica operetta” presentata al Teatro Quirino di Roma dalla Compagnia Corrado Abbati, un affiatatassimo insieme di bravi attori-cantanti-ballerini che si divertono sulla scena insieme al loro direttore Corrado Abbati, altrettanto bravo direttore-attore-cantante-ballerino.
E proprio a Corrado Abbati voglio lasciare la parola per descrivervi “la sua” Die Lustige Witwe.
“150 anni fa, nel 1861, il commediografo e librettista francese Henri Meilhac (lo stesso di Carmen di Bizet), scrisse un piacevole vaudeville che però divenne famosissimo solo grazie alla musica di Franz Lèhar………………………….. La Vedova Allegra non è musica, è molto di più: è una emozione, una esperienza sensitiva che si stampa a lungo nella memoria di chi l’ascolta…….dove i protagonisti sono coinvolti in un vorticoso e divertente scambio di coppie, di promesse, di sospetti e di rivelazioni. Un parapiglia che, come è naturale che sia in una operetta, al termine si ricompone nel migliore dei modi con il matrimonio fra la bella vedova Anna Glavari e l’aitante diplomatico Danilo. Così al finale tutti cantano la celeberrima marcetta “E’ scabroso le donne studiar!” in una Parigi elegante e spensierata come elegante e spensierata vuole essere questa edizione della vedova allegra dove si va da Maxim (ancora oggi simbolo mondano-turistico parigino), si danno nomi capricciosi alle donnine che allietano le serate piccanti dei diplomatici, si cantano valzer pervasi da un erotismo scintillante, si ballano indemoniati can can e si ama in assoluta gaiezza in una atmosfera gioiosa e contagiosa che assimila attori e pubblico………….”
Abbati, nella parte di Njegus è Cancelliere “deus ex machina” di una ambasciata “da operetta” che in questa edizione ha cambiato nome: Montevedro invece del più noto Marshovia (chi sa perché questo cambiamento?).
In stretto ordine alfabetico, Antonella Degasperi, Fabrizio Macciantelli, Raffaella Montini, Carlo Monopoli, Francesca Duilio insieme ad un affiatato Corpo di Ballo recitano, cantano e ballano in ordinati waltzer e scatenati cancan.
I costumi sono molto belli, ricchi e perfettamente aderenti allo spirito dei tempi “dell’Operetta”, del soggetto e di una messa in scena di altissimo livello che non fa assolutamente rimpiangere le fastose realizzazioni cinematografiche che “La Vedova Allegra” ha avuto.
Le impressioni che mi è sembrato cogliere nel pubblico, la sala era piena sino all’ultimo posto, sono esattamente quelle descritte da Corrado Abbati “in assoluta gaiezza in una atmosfera gioiosa e contagiosa che assimila attori e pubblico”.
La serata si è conclusa con applausi che scandivano il tempo del finale in cui “tutti cantano la celeberrima marcetta “E’ scabroso le donne studiar!” in una Parigi elegante e spensierata come elegante e spensierata vuole essere questa edizione della vedova allegra”.
All’uscita molti ricordavano le sempre verdi note dell’operetta ed avrebbero voluto accennare anche qualche “giro di waltzer” ….magari per scaldarsi un po’ in una Roma di inizio inverno
Se faccio ancora in tempo, mi piacerebbe conquistare quei due biglietti.
In cambio sono d’accordo a raccontarvi di quest’ultima riedizione di un’operetta “senza tempo” o meglio “valida per ogni tempo”.
Saluti
AGGIUDICATI ANCHE PERCHè RIESCI SEMPRE A BATTERE SUL TEMPO GLI ALTRI ISCRITTI! o… FORSE SEI IN COLLEGAMENTO CONTINUO CON IL NOSTRO SITO?!?! VIA EMAIL LE ISTRUZIONI PER LA SERATA.
VP