Ieri sera al Teatro Quirino ho assistito alla “La brocca rotta” di Heinrich von Kleist drammaturgo tedesco di fine ‘700.
Le cronache raccontano che questa opera è il risultato di una scommessa tra amici, Wieland, Zschokke e von Kleist, vinta da quest’ultimo per abbandono degli altri.
Non so come definire questa opera, una commedia forse per certi aspetti brillanti e grotteschi, forse un dramma per le conclusioni cui arriva, sicuramente una descrizione grottesca dell’ambiente popolare e ristretto di certi piccoli paesi ed una satira spietata di un sistema giudiziario dell’epoca, ma con risvolti anche moderni.
Lo spunto di base è quasi banale: una madre che vuole difendere la figlia e chiede il risarcimento per una brocca che il giovane fidanzato avrebbe rotto mentre tentava inutilmente di attentare l’onore della figlia.
Sarebbe tutta una bega paesana se al momento dello svolgimento della causa non fosse presente un Ispettore Generale incaricato di controllare il buon funzionamento dei tribunali periferici.
L’abilità drammaturgica di von Kleist si dimostra tutta nello svolgimento della causa che si potrebbe definire una investigazione alla Perry Mason.
L’Ispettore Generale comincia ad intravedere il reale svolgimento dei fatti, prima indirizza i suoi sforzi per raggiungere la verità, ma alla fine, quando il coinvolgimento del giudice Adamo è chiaro, tenta di chiudere rapidamente la questione per tentare di salvare il buon nome della Giustizia.
Il Giudice Adamo, il protagonista, prima tenta di imbrogliare le carte, poi prova a contrastare le accuse con le altisonanti parole di un colpevole che si sente offeso nel suo onore ed alla fine scappa per i campi innevati in cerca di una inutile liberazione dal suo peccato.
Ben disegnati gli altri personaggi che la collocazione geografica rende credibili, siamo infatti a fine ‘700 in un piccolo paese olandese quindi in un ambiente ristretto dominato da uno spirito luterano che non perdona lassismi.
Eva è la figlia che vorrebbe non smentire la madre , ma contemporaneamente vuole non accusare il fidanzato che sa innocente.
Marta, la madre, che fa assurgere la brocca rotta a simbolo della figlia offesa. Ruprecht, il giovane contadino, che inizialmente crede alle dicerie di Marta ed accusa Eva di tradimento.
Lume, il Cancelliere, che, forse per pura infingardaggine o forse per dabbenaggine va contro il Giudice Adamo.
Ed infine la Signora Brigida che, non volendo, indirizza lo svolgimento verso una verità solo apparentemente velata da fumi e particolari infernali.
Tutti bravi gli attori in scena: Paolo Bonacelli, il Giudice Adamo incontrastato protagonista; Carlo Simoni, l’Ispettore Generale; Roberto Tesconi, il Cancelliere Lume; Patrizia Milani, la signora Marta; Irene Villa la figlia Eva; Riccardo Sinibaldi, Ruprecht il giovane fidanzato; Giovanna Rossi, la signora Brigida ed inoltre Riccardo Zini, Maurizio Ranieri, Valentina Morini e Karoline Comarella.
La regia è di Marco Bernardi e la traduzione di Cesare Lievi per il Teatro Stabile di Bolzano.
Le scene di Gisbert Jaekel, i costumi di Roberto Banci e le luci Lorenzo Carlucci descrivono perfettamente l’ambiente scuro, falsamente serio e realmente trasandato e sporco.
Lunghi e sinceri applausi hanno chiuso una piacevole serata.
Si replica ancora per qualche giorno a Roma. Poi la Compagnia del Teatro di Bolzano chiuderà una lunga tournèe a Brescia dal 29/01 al 02/02.
di Attilio A. Romita