Dopo due anni di intervento, affidato ai tecnici della Royal Manufacturers De Wit di Mechelen in Belgio, i sette grandi arazzi, tesoro di Palazzo Borromeo sull’Isola Bella, possono nuovamente essere ammirati dal pubblico.
L’intervento di restauro dei delicatissimi tessuti rinascimentali è stato voluto e finanziato dai Principi Borromeo per salvaguardare i sette capolavori (si tratta di arazzi tra i più belli di quest’epoca in Europa), intaccati dal tempo, dalle polveri e dall’umidità, oltre che dai parassiti.
I Principi Borromeo ricevettero queste opere nel 1787, anno in cui gli arazzi giunsero alla famiglia quale dono del cardinale Vitaliano VII Borromeo al nipote Gilberto Prima conservati nel Palazzo di Milano vennero in seguito trasferito all’Isola Bella dove per ospitarli in modo consono è stata approntata la “Galleria degli Arazzi”.
La provenienza anteriore non è certa ma secondo un’ipotesi molto verosimile gli arazzi possono aver fatto parte della collezione del cardinale Mazzarino, nel cui inventario (1661) compare una serie di “panni” che corrisponde a questa per formato, soggetti e temi delle bordure. Il potente ministro di Luigi XIII aveva acquistato questi arazzi nel 1654 dalla famiglia di Guise ed è probabile che sia stato il cardinale di Lorena Charles de Guise (1525-1574) ad ordinarne l’esecuzione. Un personaggio di spicco quale fu il prelato francese, con un ruolo eminente tanto sul piano politico quanto su quello religioso (fu protagonista della lotta contro i protestanti francesi e della fase finale del Concilio Trento, 1562-1563), può spiegare in parte non solo l’eccezionale qualità artistica della serie ma anche la scelta dei soggetti che sotto il velo dell’allegoria illustrano il tema del “Peccato” e quello della “Redenzione” resa possibile dalla Grazia e dalla Provvidenza divina. L’uomo e la sua opera sono assenti dalle immagini, ma i titoli rimandano continuamente alla morale cristiana e al tema del peccato e a quello del riscatto. Il Male assume in questa serie l’aspetto di animali selvaggi o mitici come il liocorno, secondo una chiave di interpretazione simbolica suggerita da fonti antiche e cristiane.
I sette arazzi vennero tessuti intorno al 1565 a Bruxelles probabilmente nella bottega di Pieter Coecke vari Misi van Aalst, sulla base di cartoni elaborati da Michael Coxie (1499-1592) per le figure e da Wiliem Tons (o Tonis, Thonis, Thoens) per i paesaggi e gli animali. I panni hanno altezze simili (412 cm) ma larghezze diverse (da 502 a 650 cm) e appartengono tutti al medesimo insieme come dimostrano, oltre ai dati dello stile, il disegno delle bordure identico in ognuno dei pezzi (ad eccezione dei cartigli con i testi e dei medaglioni che variano in ogni esemplare) e la coerenza della tecnica di esecuzione: una trama di lana e seta con fili d’oro e d’argento con una densità dell’ordito di 9 fili per cm, e una gamma cromatica di grande varietà, con toni sfumati ed effetti pittorici di grande raffinatezza
Tutti gli elementi della serie hanno bordure identiche: esse includono, tra il fogliame e la vegetazione, dieci gruppi di figure rivolte verso il centro, che rappresentano personaggi mitologici contraddistinti da un rapporto significativo con un animale il cui nome evoca quello di una costellazione; a sinistra Ercole uccide il Leone (in alto) e Diana cacciatrice con il Cane (in basso); in basso Prometeo con l’Aquila e Europa e il Toro (a sinistra), Phryxus e l’Ariete, Leda e il Cigno (a destra); a destra Igea incoronata con il Serpente (in alto) e Orfeo con la lira e una Genetta; in alto Annuite con il Delfino (a sinistra) e Romolo e Remo con la Lupa (a destra). All’interno di questo sistema decorativo comune che costituisce una sorta di cosmografia illustrata, ogni panno include tre medaglioni circolati e un grande cartiglio con testi e soggetti in rapporto alla figurazione principale.
Non c’è animale, vegetale o motto che non risponda a precisi dettami e significati religiosi. Le opere rappresentano infatti delle scene che hanno un aspetto “apparente” cui sottende però una lettura “per codici” e conoscenze, lettura finalizzata a trasmette precisi messaggi che potremmo definire come “catechistici”, nel senso che si rifanno a precisi insegnamenti biblici.
Può fornire un esempio la “lettura” di uno degli arazzi Borromeo. Quello in cui la raffigurazione centrale è riservata ad una leonessa che attraversa un corso d’acqua mentre una pantera si aggira nella foresta. Gli altri animali presenti in questa scena si muovono e vivono in perfetto accordo tra di loro: un airone e un’anitra si librano in volo, un serpente si libera del proprio veleno per non avvelenare, bevendo, le acque del fiume, il paesaggio è vario e ricco di piante con proprietà medicinali come l’iris e la palma da datteri. La Natura è in origine buona e detta agli animali il proprio codice di comportamento; il valore edificante del suo esempio è sottolineato dai testi riprodotti nel cartiglio centrale che afferma : « Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe » (Matteo, 10, 16); « Osserva la formica, pigro, prendi esempio dal suo comportamento » (Proverbi, 6, 6). Nel medaglione sinistro compaiono due colombe che si beccano, a simboleggiare la Castità e la Fedeltà. Nel medaglione centrale, un serpente si chiude l’orecchio con la coda: i serpenti sono sensibili al canto e sono spesso catturati con questo mezzo. La loro prudenza ed il loro istinto li portano dunque a chiudersi l’orecchio per non ascoltare. Così l’uomo che non deve ascoltare voci ingannevoli che lo portino alla perdizione. Nel medaglione opposto sono raffigurati due serpenti, di cui uno arrotolato attorno ad un albero: dai serpenti si estraggono antidoti potenti, il serpente ha dunque il potere di guarire, inoltre prefigura il Cristo, che ha guarito l’uomo e gli ha dato la salvezza.
Come si vede, una lettura affascinante rappresentata per immagini da un grande artista e tradotta in seta, oro e argento da un laboratorio tra i migliori del Continente, a esplicitare i dettami di un Concilio, quello di Trento chiuso nel 1563, che diede all’arte la funzione di trasmettere i dettami di una religione che impregnava la società. E fu proprio un Cardinale di famiglia, Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano, la figura chiave nell’attuazione dei principi della Controriforma di origine tridentina.
Sei dei sette arazzi restaurato si possono ammirare nel percorso di visita dell’Isola Bella e del Palazzo Borromeo.
Info: www.borromeoturismo.it