Paul Newman e Joanne Woodward, una delle coppie più celebri e amate di Hollywood, sia sul set sia nella lunga vita insieme
Nel 1986 Paul Newman decide di raccontare la propria vita in modo originale e ambizioso. Con l’aiuto del suo caro amico, lo sceneggiatore Stewart Stern, raccoglie le testimonianze di famigliari, conoscenti e di quanti avevano lavorato a stretto contatto con lui ponendo come unica condizione l’assoluta sincerità. Nasce così il libro “Paul Newman-vita straordinaria di un uomo ordinario”- (Garzanti editore). Il ritratto di una delle più grandi star di Hollywood, l’ultimo vero divo che si è conquistato uno spazio importante nella storia del cinema. Un uomo che ha saputo vivere la vita a modo suo, sempre al fianco della sua adorata moglie Joanne Woodward.
In apertura: i due attori-coniugi nel film “Paris Blues” diretto da Martin Rit (1961)
Gli occhi di Paul Newman
“Nel 1959 Paul Newman recitava a Broadway nella commedia di Tennessee Williams Sweet Bird of Youth (La dolce ala della giovinezza). Un giorno, a una matinée, in un momento particolarmente drammatico, una signora in platea osservò, ad altissima voce: “Ma ha gli occhi proprio blu!” (dal libro di Michael Kerbel, Paul Newman, Storia illustrata del Cinema, Milano Libri). I celebri occhi del divo hollywoodiano (in realtà era daltonico e fu scartato al corso allievi ufficiali della Marina e arruolato solo come radiotelegrafista), la sua avvenenza fisica, i suoi lineamenti perfetti che lo hanno perfino fatto paragonare a una statua greca, sono stati di grande aiuto nei primi anni della sua carriera.
Paul Newman però ha sempre dato poca importanza al lato estetico. “Se quello che conta fossero gli occhi blu e non tutta la mia opera di attore professionista, potrei dedicarmi al giardinaggio”. Per tutta la sua vita l’attore ha considerato il colore dei suoi occhi un vero e proprio fastidio che lo porterà ad affermare pubblicamente: ”Sulla mia tomba vorrei che scrivessero, ‘Qui riposa un uomo che divenne finalmente qualcuno quando i suoi occhi diventarono castani…”. Nato a Cleveland nell’Ohio il 26 gennaio 1925, dopo il servizio militare in Marina dal 1943 al 1948, studia recitazione presso la Yale University e l’Actors Studio prima di sottoporsi ad una lunga gavetta sui palcoscenici di Broadway.
Molto giovane l’attore sposa la sua collega Jackie Witte dalla quale avrà tre figli, Scott (1950), Susan (1954), Stephanie (1957). La sua vita matrimoniale prosegue serenamente (Paul non è un seduttore) e il suo percorso professionale sta cominciando a dare i suoi frutti.
Arriva Joanne Woodward nella vita di Paul Newman
Nel ’53 però mentre recita nella commedia Picnic conosce la diciannovenne Joanne Woodward. Tra i due nasce un forte sentimento anche se Paul per molto tempo continuerà a provare sensi di colpa nei confronti dei suoi doveri familiari. “Lei mi faceva sentire sexy”… Durante Picnic e in seguito decidemmo di far scatenare i nostri istinti senza interruzioni o distrazioni; credo che fummo piuttosto bravi in questo, ci lasciavamo dietro una scia di desiderio ovunque andassimo: hotel, motel, parchi pubblici, bagni, piscine, spiagge oceaniche, sedili ribaltabili e auto a noleggio della Hertz. Non mi pare che Joanne e io ci siamo mai interrogati sulla moralità del nostro comportamento. C’era la passione della nostra storia. Era qualcosa che ci era successo e non sapevano assolutamente dove ci avrebbe portato. In un dato giorno decidevo di impegnarmi con lei e l’indomani, messo di fronte alla necessità di farlo, scoprivo di non riuscire a costringermi a rompere con Jackie. I miei tentennamenti proseguirono per anni. C’erano anche occasioni in cui Joanne si sentiva in colpa, aveva l’impressione di tradire una famiglia e dei bambini. Ma tornavamo sempre alla consapevolezza che quello che ci legava era irresistibile” (Paul Newman- Vita straordinaria di un uomo ordinario- Garzanti editore).
Nel 1955 Paul Newman accetta di trasferirsi ad Hollywood per girare il suo primo film Il calice d’argento, una esperienza per lui negativa di cui si vergognerà per tutta la vita. Alcuni anni più tardi in occasione del passaggio del film in televisione, l’attore farà pubblicare a pagamento un annuncio sul Los Angeles Times per scusarsi con il pubblico per la sua scadente interpretazione nel film.
Paul Newman, l’attore che ha interpretato una serie di vite violente
Inizialmente la sua recitazione “celebrale” e il suo personaggio di giovane inquieto ed insicuro, lo rendono involontariamente simile ai ruspanti colleghi James Dean e Marlon Brando, ma nel ‘56 con Lassù qualcuno mi ama Paul Newman (storia del pugile italo-americano Rocky Graziano) stupisce pubblico e critica per il suo talento e per il suo personaggio di antieroe affascinante come anche nei film successivi, La dolce ala della giovinezza e I segreti di Filadelfia. Sono propri i personaggi più negativi da lui interpretati, quelli da magnifica canaglia, da cattivo, da profittatore, da indifferente, a renderlo popolare come lo strafottente giocatore di biliardo di Lo spaccone e il ribelle alle prese con la dura vita del carcere di Nick mano fredda.
Nel frattempo la storia d’amore tra Paul e Joanne si consolida e nel 1957 quando i due attori stanno per iniziare la preproduzione del film La lunga estate calda nei pressi di Baton Rouge, le procedure per il divorzio da Jackie sono ormai concluse. “Joanne e io potevamo stare insieme in pubblico-ricorderà il divo-….Erano passati più di quattro anni da quando ci eravamo conosciuti sul palcoscenico di Picnic e riuscire a lavorare di nuovo insieme in La lunga estate calda era importantissimo per noi. Nel film, liberamente tratto da un racconto di William Faulkner, interpretavo un vagabondo bello e dannato che viene assunto da un ricco e potente despota familiare (impersonato da Orson Welles). C’era un’autentica chimica fra il mio personaggio e la figlia di Welles, intrepretata da Joanne. So che qualcuno l’ha definito il primo film in cui mostravo una cera sensualità, ma se è davvero così lo attribuisco interamente al fatto di girare insieme a lei. Prima di allora non ero mai apparso sexy.”.
Dopo la fine delle riprese della pellicola Joanne e Paul si sposano al Rancho Hotel di Las Vegas il 29 gennaio 1958, e dopo una breve luna di miele a Londra, la coppia va a vivere in una casa in affitto a Beverly Hills. Lo stesso anno la Woodward, a soli 27 anni e al suo secondo film, vince l’Oscar come miglior attrice per il suo ruolo in La donna dai tre volti (1957), firmato da Nunnally Johnson. Ha inizio così uno dei matrimoni più felici e longevi di Hollywood che durerà fino alla morte di Paul avvenuta il 20 settembre 2008.
Nel 1958 i due novelli sposi sono sul set della commedia Missili in giardino di Leo McCarey, nel quale Newman interpreta il classico pendolare alle prese con una moglie casalinga, madre di due bambini ma sempre presa a rendersi disponibile per i problemi della piccola comunità nella quale vivono immersa nel verde della campagna dei dintorni di New York. Nel ’59 la famiglia Newman cresce con la nascita della primogenita Nell, nel ’61 di Lissy e nel ’65 di Claire Olivia.
Nel 1960 marito e moglie sono i protagonisti del melodramma Dalla terrazza diretto da Mark Robson, storia di Alfred Eaton (Paul Newman), facoltoso figlio di un industriale che vuole lasciare un segno nel duro mondo del business newyorkese. Però la sua ascesa nel gota della finanza mette la parola fine al suo matrimonio con Mary (Joanne Woodward). Alfred dovrà scegliere di sacrificare la sua carriera professionale rimanendo con la moglie cinica e infedele oppure affrontare una nuova vita con Natalie, una ragazza di cui si è innamorato?
Nel ’61 i due attori-coniugi sono di nuovo insieme nel film Paris Blues diretto da Martin Ritt, un cineasta liberal con il quale Newman condivide sentimenti progressisti e democratici. Nel film egli interpreta un trombonista di jazz che vive a Parigi e ha una storia d’amore con una turista americana. Il sodalizio con Ritt gli darà modo di affrontare alcuni personaggi tipici del ribelle anni sessanta come il pugile suonato di Avventure di un giovane (1963); l’antipatico e cinico Hud il selvaggio (1963); il bandito messicano di L’oltraggio (1964), nel quale non esita a farsi truccare con un orribile naso finto. In Hombre (1967) è Russell, un tipico antieroe taciturno, ma pronto a sacrificare la sua vita per difendere gli oppressi. Altro personaggio memorabile è quello del già citato ribelle Nick mano fredda (1967), un disadattato che però non si arrende alle ingiustizie di una istituzione carceraria e diviene la bandiera della rivolta di tutti i detenuti.
Paul Newman regista
Nel ’68 il divo ha in mente di dirigere sua moglie in un film intimistico dal titolo “La prima volta di Jennifer” (in originale Rachel Rachel), un ritratto delicato e intenso di un’insegnante sola, repressa e infelice. La storia ambientata in una tipica cittadina del New England ha come protagonista la trentacinquenne Jennifer Cameron (Joanne Woodward), una single confusa e timida di professione insegnante, che trascina la sua vita senza futuro accanto alla madre (Kate Harrington), una donna oppressiva e ipocondriaca. Jennifer deve fare i conti tutti i giorni con le fantasie e i ricordi infantili dominati dalla figura di suo padre, gestore di un’agenzia di pompe funebri deceduto quattordici anni prima. Unico conforto nell’esistenza infelice di Jennifer è l’amicizia della collega Calla Mackie (Estelle Parsons), anche lei sola e frequentatrice di un gruppo di fanatici religiosi. Al termine dell’ultimo giorno di scuola la donna si reca in un bar pieno di ragazzi e ragazze che festeggiano l’inizio della vacanze. Qui incontra Nick Kazlik (James Oslon), un vecchio amico di gioventù, anche lui insegnante di una scuola di città venuto a trovare i genitori abitanti di una fattoria fuori paese. Lui la corteggia e lei, ancora vergine, dopo alcuni tentennamenti, decide di concedersi. La loro storia sentimentale è di breve durata perchè il cinico Nick se ne torna a casa senza nemmeno salutarla. Qualche tempo dopo Jennifer si autoconvince con grande gioia di essere rimasta incinta e si reca all’ospedale per una visita medica che invece le toglie la speranza di una maternità. Per lei allora è arrivato il momento di dare una radicale svolta alla sua esistenza. Ottenuto un posto di maggior prestigio in una scuola dell’Oregon, parte in pullman insieme alla mamma verso una nuova esperienza di vita.
Il film diretto da Paul Newman è tratto dal romanzo di Margaret Laurence intitolato “A Jest of God”, che sua moglie Joanne Woodward ha scoperto casualmente. Insieme all’amico sceneggiatore Stewart Stern, Paul riesce a trovare i finanziamenti che gli vengono però negati dalla maggior parte delle Major spaventate dal progetto considerato poco commerciale. Finalmente l’attore ottiene 700.000 dollari dalla Warner rinunciando al suo compenso e a quello della moglie e le riprese si svolgono per cinque settimane nell’estate del 1967 a Danbury in Connecticut. Suo fratello Arthur Newman si impegna come co-produttore e la figlia primogenita Elinor (col nome di Nell Potts) recita nella parte della bambina Jennifer.
Contrariamente alle aspettative la pellicola, uscita nell’estate 1968, è un successo insperato con otto milioni di dollari di incasso e la soddisfazione di entrare nella lista dei dieci migliori film della critica. Inoltre i coniugi Newman si aggiudicano anche il Globo d’oro, il premio dei critici newyorchesi, mentre le nomination all’Oscar del 1968 andranno alla Woodward come migliore interprete femminile, a Estelle Parsons come miglior attrice non protagonista e a Stewart Stern come miglior sceneggiatore. Paul Newman si dimostra con questo suo primo lungometraggio, dopo l’esordio dietro la macchina da presa nel corto di 28 minuti “On the Harmfulness of Tobacco” (1961), un regista attento e sensibile nel delineare l’ambiente e i personaggi della storia. Già nei titoli di testa le brevi inquadrature sulla cittadina, dove vive la protagonista con solo i rumori della natura, ci dicono tutto su Jennifer.
La Woodward resa volutamente meno affascinante, è una straordinaria, timida e insicura donna “tutta sola”, capace però di voltare pagina e affrontare finalmente una nuova realtà. I suoi sguardi, i suoi pianti, le sue espressioni di gioia e di stupore sono d’attrice di razza. Il titolo originale del film è “Rachel, Rachel”, ma è trasformato nella versione italiana in Jennifer dai nostri distributori che puntano su di un nome meno americano e sulla fine della castità di una donna non più giovane. Nel ’63 Paul e Joanne sono ancora insieme sul set per il film Il mio amore con Samantha di Melville Shavelson; Indianapolis, pista infernale (1969 di James Goldstone; Un uomo oggi (1970) di Stuart Rosenberg.
Nel 1972 la Woodward viene diretta ancora dal marito in The Effect of Gamma Rays on Man-in-the-Moon Marigolds, tratto dalla commedia di Paul Zindel. Seguono Prima dell’ombra (1980), Harry & Son (1984), film dedicato ai travagliati rapporti tra un padre e un figlio (opera in qualche misura collegata alla tragica morte per overdose nel 1978 del primogenito Scott, nato nel primo matrimonio con Katie) e Lo zoo di vetro (1987) tratto dall’amato Tennessee Williams.
Paul Newman, l’ultima leggenda di Hollywood
In cinquant’anni di carriera Newman costruisce una galleria di personaggi spesso rozzi, aggressivi, ma fortemente virili, che entrano nella storia del cinema. Spesso sullo schermo l’attore impersonifica l’uomo dalla forte sensualità e la prepotente insensibilità nei confronti delle donne. Ma nella vita reale Newman è l’opposto, legatissimo alla moglie e alla famiglia, ha scelto di vivere lontano da Hollywood nella loro tenuta in mezzo ai boschi del Connecticut. Ancora nel ’58 è con Elisabeth Taylor sul set di La gatta sul tetto che scotta dalla nota commedia di Tennessee Williams, per la regia di Richard Brooks. Il gossip hollywoodiano racconta che durante le riprese la Taylor sottopose Paul ad un corteggiamento serrato e lui per uscire dall’angolo si inventò una frottola leggendaria confessandole di essere gay. “Perché credi che mi abbiano preso per questa parte?” le disse e la risposta di Liz fu: “Ma che me ne importa. Non saresti il primo e neppure l’ultimo omosessuale della mia vita”.
Nel 1961 è davvero memorabile in Lo spaccone di Robert Rossen, nei panni di un abile giocatore professionista di biliardo umanamente incapace di crescere. Dopo lo spionistico Il sipario strappato del 1966 di Alfred Hitchcock, un’esperienza negativa per l’attore e per il regista che si lamenterà della sua recitazione troppo enfatica stile Actor’s Studio, nel ’67 con Nick mano fredda di Stuart Rosenberg conquista letteralmente la critica colpita dalla sua interpretazione strepitosa del galeotto indomabile.
Nel ’69 per merito di George Roy Hill nasce la coppia vincente Paul Newman e Robert Redford di Butch Cassidy, film di grandissimo successo, ricostituita nel ‘74 con La stangata, altra pellicola dagli incassi stratosferici. L’attore, cui è negato ripetutamente l’Oscar dopo sette nominations (per la serie “Lassù a Hollywood qualcuno mi odia!”), è straordinariamente bravo in Diritto di cronaca di Sydney Pollack; Bronx 41°distretto di polizia di Daniel Petrie, entrambi del ’81 e Il verdetto del 1982 di Sidney Lumet.
Finalmente l’ingiustizia nei suoi confronti termina nel 1986 con l’assegnazione dell’Oscar alla carriera e l’anno dopo con la statuetta come miglior attore protagonista per Il colore dei soldi di Martin Scorsese, incentrato sul tema di Lo spaccone ripreso venticinque anni dopo e interpretato al fianco di Tom Cruise. Nel ’90 per la sesta volta è in coppia con la moglie Joanne Woodward in Mr.& Mrs. Bridge per la regia di James Ivory e nel 2002 la sua carriera termina con Era mio padre di Sam Wendes con Tom Hanks.
La difficoltà di essere figli di Paul Newman
Nell’aprile 1983 Susan Newman, secondogenita del mitico Paul, una bella trentenne nata dal suo primo matrimonio, rilascia alla stampa un’intervista polemica nella quale mette sotto accusa la celebrità paterna che rende la vita difficile affermarsi nel mondo del cinema: “Mio fratello Scott- dice- si è addirittura dato all’alcool e alla droga, fino a morirne. Io ero diventata molto grassa, pesavo 120 chili. Tutti quelli che uscivano con me lo facevano solo perché ero la figlia di Paul Newman, il loro divo preferito”. Poi però Susan trova finalmente la sua strada occupandosi di cinema ad un alto livello, producendo il già citato Shadow Box- Prima dell’ombra, che si avvale della regia di papà Newman, mentre le altre figlie di Paul decidono di tenersi alla larga dalla macchina da presa: Stephanie insegna equitazione, Melissa dipinge, Nell fa la ricercatrice e Clair ha scelto di diventare una cavallerizza.
Addio a Paul Newman, ultima leggenda del cinema
Il grande attore americano muore il 26 settembre 2008 a ottantatré anni nella sua tenuta di Westport in Connecticut per una grave malattia ai polmoni, ma il suo mito continua a vivere nei 60 film da lui interpretati che le televisioni di tutto il mondo trasmettono per la gioia dei suoi fans. Il mondo del cinema si inchina al grande divo e tanti sono i ricordi dei suoi colleghi come Robert Redford che dopo La stangata e Butch Cassidy aveva in animo un progetto cinematografico da realizzare insieme all’amico (“il progetto era pronto ma Paul mi confessò di non farcela”).
Impossibile non ricordare anche il lato generoso da vero mecenate che Paul Newman ha rappresentato. Dopo la tragica scomparsa del figlio Scott, Newman colpito da un forte senso di colpa per non essere riuscito a stargli vicino in un momento difficile, nel 1985 stanzia un milione e duecentomila dollari all’Università della California Meridionale perché venga istituito un centro di ricerca contro l’uso degli stupefacenti. Il denaro viene versato dalla Fondazione Scott Newman creata dall’attore e da sua moglie Joanne. La somma viene distratta dagli introiti della società alimentare di Newman, una azienda che distribuisce salsa per spaghetti e pop-corn, i cui introiti nell’84 hanno sfiorato i quattro milioni di dollari. Iniziata per hobby, l’attività alimentare di Newman si è trasformata rapidamente in un business di proporzioni enormi: “Il mio esordio-raccontava l’attore- si è verificato in occasione del Natale 1981, quando come strenna natalizia distribuii agli amici un centinaio di bottiglie della mia salsa, la cui immagine travestita da chef appiccata i barattoli è bastata a garantire una campagna pubblicitaria molto efficace. Poi A.E. Hotchner, lo scrittore mio amico, mi propose di mettere su una piccola impresa, a condizione che gli eventuali profitti sarebbero andati in beneficenza”.
Dopo la sua morte Joanne Woodward, oggi novantatreenne, per qualche anno si è dedicata alla produzione e regia di alcune commedie teatrali fino a quando le è stato diagnosticato l’Alzeimer.
“The Last Movie Stars”, un documentario di Ethan Hawke
Presentato alla 17esima Festa del Cinema di Roma, il documentario “The Last Movie Stars”, prodotto da Martin Scorsese, celebra la storia d’amore dei due attori, iniziando il racconto dal loro primo incontro, che non fu un colpo di fulmine. Ma la passione tra i due esploderà durante la piéce teatrale Picnic sul palcoscenico di Broadway. Attraverso le interviste di tanti colleghi dei due divi, tra i quali George Clooney e Laura Linney, il film ci mostra il percorso che ha trasformato una infatuazione in uno dei matrimoni più riusciti della storia di Hollywood, tra momenti felici ma anche con le difficoltà inevitabili della vita.
A chi chiedeva a Paul il motivo della sua fedeltà coniugale lui rispondeva semplicemente: “Perché uscire a cercare un hamburger quando hai in casa una magnifica bistecca?”.