Il tema della biodiversità è, da diverse edizioni, un fiore all’occhiello de Nel segno del Giglio, la grande mostra-mercato del giardinaggio di qualità che si tiene a Colorno, nel Parco della Reggia, dal 26 al 28 aprile.
Per la prossima edizione, l’Edizione speciale del ventennale, questo tema sarà ancora di più al cento della ribalta, anche grazie all’importantissima attività di ricerca che in questo ambito è svolta dalla Provincia di Parma attraverso la figura dei “Custodi”.
Ecco come Stefania Provinciali, racconta la loro bellissima storia:
Un gruppo di insegnanti, agronomi e studenti di Parma da vent’anni recupera alberi, ortaggi e animali in via di estinzione. Prima che la rete dei seed sever mettesse radici in Italia loro erano già sulle tracce di antiche mele e pomodori. Oggi nasce la rete degli agricoltori custodi perché la susina di Maria Luigia e la pecora cornigliese diventino patrimonio di tutti
Hanno cominciato a raccogliere sementi e a piantare antiche varietà di frutta ben prima che la rete dei seed saver mettesse radici in Italia. Hanno anticipato le moderne leggi sulla biodiversità cercando di arginare, con la sola passione, l’erosione di quel patrimonio di sapori che una volta ci apparteneva e che oggi, schiacciato dalle leggi del mercato, sta sfuggendo dalle nostre tavole. In Italia sono stati tra i primi a dare la caccia nei campi e nei cortili alle 150 varietà di mele che nel 1901 l’agronomo Molon descriveva come comuni. Dov’erano finite? Possibile che sulle scansie dei supermercati si trovassero solo tre tipologie, le stesse che assorbono i due terzi del mercato italiano? Tutte le altre erano andate perdute per sempre?
Partendo da questa domanda, molto più di una curiosità, vent’anni fa un manipolo di agronomi e professori ha cominciato a collezionare antiche varietà di frutta. Ha cercato meli, susini, albicocchi, ciliegi, olivi nei cortili di monasteri e case di campagna. Si è fatto aiutare da studenti e appassionati trasformando una scuola superiore, l’istituto Bocchialini di Parma, in una delle prime roccaforti italiane della biodiversità.
Da allora a oggi la scuola di agraria ha strappato all’oblio 700 varietà di alberi da frutto. Le ha piantate e rimesse in circolazione offrendo i rametti dimenticati ai coltivatori che ne facevano richiesta insieme a una serie di suggerimenti su come portare in tavola le varietà recuperate. Poi è stata la volta degli ortaggi e dei frumenti, infine degli animali. Il patrimonio salvato è oggi nelle mani di 150 agricoltori chiamati custodi.
Quando i custodi hanno iniziato a passare al setaccio le campagne, molte varietà di frutta erano sull’orlo dell’estinzione per la scarsa commerciabilità: cosa farsene di una pera così dura da rompersi i denti? Basta cuocerla, tagliarla a fette e servirla con un filo di olio crudo. E che dire del biricoccolo della Duchessa, un frutto che al primo morso sembra un’albicocca, ma che arrivata alla polpa ha il sapore della susina? Alla corte di Maria Luigia (Parma) e dei Borbone (Napoli) era una prelibatezza, ma ormai stava scomparendo, dimenticata dagli uomini dopo secoli di onorata digestione. L’elenco è lunghissimo e accanto alla frutta comprende gli ortaggi. Qui il discorso è più complicato perché i semi, per non perdere la propria capacità germinativa, hanno pochi anni a disposizione. E’ fondamentale, quindi, che qualcuno continui a seminarli. Così, nei 52 ettari dell’ azienda agraria sperimentale Stuard, oltre agli esperimenti del Bocchialini crescono pomodori riccio che possono arrivare a un chilo di peso, zucche legionarie da mostarda e meloni rospo, con una buccia così bitorzoluta da sembrare una zucca. “Mettiamo le semente a disposizione di chi le chiede”, spiega l’agronoma Cristina Piazza.
La filosofia è simile a quella dei seed saver, salvatori di semi che in ogni angolo del mondo si battono contro il monopolio delle industrie e combattono l’impoverimento del patrimonio biologico. I più attivi del pianeta sono i membri dell’americana Seed Savers Exchange, che opera dal 1975. In Europa abbiamo guardiani un po’ ovunque e anche in Italia, grazie all’associazione Civiltà contadina, si sta cercando di mettere in contatto quanti cercano di conservare il patrimonio rurale.
Parma, in silenzio e da più di vent’anni, annaffia le sue piante. Nell’azienda, tra peperoncini di ogni forma e colore, frumento alto due metri e uva termarina – antenata del moderno chewingum, utilizzata per aumentare la salivazione e tenere umidi i polpastrelli delle filatrici di lana – vi è anche qualche animale. “ Appartengono all’Università di Veterinaria, ma noi ci occupiamo della distribuzione dei piccoli”. Per lo più pulcini di galli romagnoli e tacchini di Modena. All’Università spetta il merito di un altro insolito primato: avere censito gli ultimi capi rimasti in zona, saranno non più di 500, di una pecora dal muso maculato e dalle dimensioni eccezionali, la cornigliese. “Un aspetto fondamentale del nostro lavoro è creare le condizioni per rimettere in circolo le varietà che recuperiamo”. Per questo è nata la rete degli agricoltori custodi, 150 persone impegnate a creare una filiera alimentare per dare mercato alla biodiversità. Pier Luigi Ferrari, vicepresidente della Provincia di Parma scrive nella prefazione alla guida “Frutta e buoi dei paesi tuoi”: “ L’auspicio è che i consumatori possano incontrare sempre più frequentemente nei mercati contadini, così come nei ristoranti, agriturismi e punti vendita, questi cibi”. “Non è nostalgia – precisa Enzo Melegari, uno dei professori custodi – la storia può salvare il futuro”. Un solo esempio: negli anni novanta un fungo distrusse gran parte del raccolto mondiale di patate e si risolse il problema solo grazie a una varietà delle Ande in via di estinzione. (06 ottobre 2009)
A rappresentare questo importante comparto, alla prossima edizione de Nel segno del Giglio, saranno presenti:
Azienda agricola Sperimentale Stuard, con grani, farine, salse, marmellate, ortaggi e piantine orticole della biodiversità.
Azienda colline della luna, salumi vino, miele, marmellate e verdure
Campanini Carla, lana di pecora Cornigliese impreziosita con tinte naturali
Antonia Sorsoli, manufatti di lana di pecora Cornigliese
Azienda Agricola Castelpiombino, produzione e vendita di piante da frutto rare e in via di estinzione
Itas Bocchialini, a cura del Prof. Enzo Melegari Mostra Pomologica dei frutti della Biodiversità
www.agriparma.it
ARTIGIANATO
Rino Mariani cestaio,
Intreccia vimini e giunchi confezionando cesti.
Il filo di Donatella,
Laboratorio di tessitura con filati italiani e tinti con pigmenti vegetali.
www.ilfilodidonatella.it
“Nel segno del Giglio” è organizzata e curata da ARTOUR s.c
Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499 gestione3@studioesseci.net
ORARI: dalle ore 10,00 alle ore 19,00
INGRESSO: euro 7,50
INFORMAZIONI:
I.A.T Colorno – 0521 313790
I.A.T Parma – 0521 218889
Parma Point – 0521 931800
www.artourparma.it
www.portale.parma.it
www.turismo.parma.it
www.turismocolorno.it