Capitale finanziaria, capitale della moda, capitale del lavoro… sono tanti i “titoli” con cui si è soliti identificare Milano. Ma queste definizioni colgono solo gli aspetti più evidenti della città che invece, come molte altre ricche di storia, vive di contrasti: tra vie trafficate e cortili silenziosi, tra alta moda e artigianato, modernità con tendenze global e amore per la tradizione, tra pragmatismo e una malinconia poetica, che ricorda i tempi in cui i contorni si perdevano nella nebbia che saliva dai Navigli. Ed è nei contrasti che si cela il fascino della città, spesso difficile da cogliere, se non ci si dispone a volerlo scoprire. Nel periodo natalizio è più facile: le emozioni si accendono insieme alle luci, e una passeggiata nelle vie del centro consente di scoprire l’anima più nascosta della città, cordiale, soffice e bonaria. Proprio come il suo dolce di Natale, il panettone, insieme simbolo delle feste e della città.
Duomo e Galleria
“Ci vediamo davanti alla porta centrale del Duomo”… È con queste parole che i milanesi si danno il più classico degli appuntamenti, proprio sotto il portale della loro cattedrale. Uno spettacolo di pietra, svettante, bianco, immenso: il Duomo è il cuore di Milano, centro della vita e della storia cittadina, fin dalla posa della prima pietra, nel 1386. Non può che partire da qui, allora, la passeggiata alla scoperta della Milano natalizia, sotto la tanto celebrata Madonnina d’oro, che luccica in cima alla guglia più alta, e protegge la città di cui è diventata un’amata icona.
Dalla piazza del Duomo, proprio dietro il tradizionale albero di Natale, parte la via Mercanti, dove comincia il mercatino di Natale: vi si trova un po’ di tutto. Tra le bancarelle si alternano gli artigiani, quelli arrivati apposta per le feste, e gli altri che a Milano lavorano sempre, come il fiorista Sandro Toma, che ha il suo banchetto in Piazza Cordusio. Nel periodo delle feste, è impegnatissimo a confezionare composizioni natalizie, allegro, preciso e felice di lavorare in uno degli snodi più vitali del centro. Da qui si imbocca la via Dante e si percorre tutta la zona pedonale, tra caffè e bancarelle di dolciumi, fino a raggiungere le mura del Castello Sforzesco e la sua imponente Torre, illuminati a festa.
Tornati verso il Duomo, si entra nel “salotto” della città, la Galleria: anche qui, a Natale, le decorazioni luminose rendono ancora più preziosa la struttura dedicata a Vittorio Emanuele II costruita in ferro e vetro, secondo architetture allora avveniristiche e ancora oggi di grande impatto. I bracci laterali della Galleria si incrociano, a formare l’Ottagono, centro simbolico del fermento culturale e sociale che anima la città. Intorno, si trovano alcune delle vetrine più blasonate di Milano, come Prada, Bernasconi, Tod’s, e alcuni locali storici, come il Caffè Miani Zucca, antico ritrovo di artisti, e il ristorante Savini, riaperto da poco con una nuova gestione, che si propone di riportarlo alle glorie di un tempo, quando tra i suoi tavoli si avvicendavano i personaggi più in vista della città. In Galleria si trova anche la piccola vetrina di Piumelli, negozio di guanti e marchio ormai noto in tutto il mondo. Una meta letteralmente presa d’assalto, perché i guanti che si possono acquistare qui sono il risultato di cinquant’anni di storia, che ancor oggi si può leggere tra le cuciture e nella cura artigiana dei prodotti. Una storia iniziata con il sogno di un artigiano napoletano, passata attraverso evoluzioni stilistiche e innovazioni artigiane, e arrivata a conquistare un posto nei luoghi più prestigiosi del mondo. Ma Patrizio Amendola, che gestisce il negozio, non si lascia condizionare dalla posizione di prestigio che occupa in Galleria, e accoglie i clienti con sorrisi, simpatia e… partenopea tranquillità. Anche a Natale, quando la folla non lascia un attimo di tregua. E il pacchettino nel quale consegna gli acquisti ai clienti è una confezione perfetta per un regalo di Natale made in Italy.
La Scala e Brera
L’asse principale della Galleria sbocca sulla piazza della Scala: qui si trova Palazzo Marino, sede del Comune, ma è il Teatro alla Scala la meta che rende questa piccola piazza famosa in tutto il mondo. In dicembre, passata l’euforia dell’inaugurazione (il 7, giorno evento per la città) il Teatro si prepara ai Concerti di Natale e di Capodanno: purtroppo è difficile riuscire ad acquistare i biglietti, se non si prenotano con largo anticipo (si possono acquistare anche on line sul sito internet del teatro, ma si può sempre visitare il museo, ed eventualmente di prenotare una visita guidata al Teatro, il più famoso tempio dell’opera al mondo. Profumo d’arte si respira anche nel quartiere di Brera, di cui la Scala segna in qualche modo l’inizio. La via Brera, infatti, costola principale, si raggiunge in pochi minuti dal Teatro. Il punto di riferimento del “quartiere degli artisti” è proprio l’Accademia di Belle Arti, sede anche della Pinacoteca di Brera (orari, da martedì a domenica, 8,30 – 19,30). Tutt’intorno, bar e caffè, frequentati da allievi e professori dell’Accademia, ma anche dai milanesi, che amano questa zona un po’ bohémienne, sospesa tra arte e artigianato. L’atmosfera intima e raccolta di queste viuzze, spesso pedonali, diventa ancora più magica a Natale, quando si incrociano persone cariche di acquisti. Sì, perché qui, tra negozi d’arte e piccole gallerie, ci sono alcuni indirizzi shopping interessanti; in via Solferino, per esempio, si trova una grande concentrazione di negozi di scarpe, a testimoniare una vera e propria vocazione di questa zona: un tempo, si veniva qui per acquistare le ballerine, al punto che le milanesi chiamavano questo modello di scarpa bassa e leggera “le solferine”, dal nome della via. E “Le Solferine” è il nome del negozio storico che si trova al numero 2, uno tra i più rappresentativi della città: oggi, oltre a una linea chiamata ancora “Le Solferine”, vi si trovano collezioni di ricerca e linee trendy, di scarpe soprattutto, ma anche di abiti e gioielli. Si può allungare di qualche isolato la passeggiata per raggiungere un altro indirizzo prezioso, che ha scritto la storia dell’enologia milanese, l’Enoteca Cotti, “sul campo” dal 1952. Ben dieci vetrine, più di mille etichette, annate introvabili, bottiglie da collezione… tutte amorevolmente curate da Luigi Cotti che, oltre a vendere il vino, sa affascinare i clienti con la storia che ogni bottiglia nasconde. Si può portare a casa un po’ di questa storia, scegliendo tra le tante possibilità di confezione regalo che l’enoteca offre, a Natale: dalle classiche cassettine, già predisposte, con bottiglie assortite dei migliori vini italiani, alle “composizioni” di specialità gastronomiche natalizie (con lo spumante o il Moscato d’Asti, panettoni e torroni artigianali) e non solo, a scelta dei clienti.
Tornando verso via Brera, in una tranquilla laterale, un po’ nascosto, si trova l’ingresso a uno dei più interessanti luoghi del design, la homegallery Slobs; il nome, all’origine, indica “qualcosa messo insieme con casualità” senza attenzione ai marchi: ecco, in questa galleria, allestita nella casa della sua ideatrice, la signora Barbara Vergnano, gli oggetti esposti sono molto eterogenei, sebbene la casualità con cui sono accostati sia solo apparente. Con la collaborazione della giovane figlia Margherita, Barbara allestisce le stanze come veri e propri progetti artistici, abbinando oggetti unici e altri di produzione limitata, tutti di alto artigianato, tutti in vendita. In questo modo si può apprezzare un oggetto non solo per se stesso, ma anche in rapporto all’ambiente in cui è inserito. Si può capire, per esempio, che una lampada di design può stare bene anche in una cucina tradizionale. Tra divani e poltrone, tavoli e sculture, ogni dettaglio è inserito in un ambiente armonico, che lo valorizza al massimo: persino Linus, il cane di famiglia, è intonato all’ambiente, con il suo manto bianco e nero. Non sarà difficile trovare un’idea regalo, magari nella stanza di Margherita, che interpreta le tendenze più giovanili di un design tutto rigorosamente italiano.
Via Montenapoleone e la moda
È il momento, ora, di andare a curiosare nell’area in cui Milano mostra il suo volto più internazionale, quello della moda. Entrando nel famoso “quadrilatero”, tra via Montenapoleone e via della Spiga, si respira un’atmosfera diversa, fatta di classe, eleganza, signorilità. Qui, persino le luci di Natale sembrano sfavillare di più, e ad ogni passo, brillano le creazioni delle grandi firme d’Italia: Armani, Valentino, Dolce e Gabbana, Cavalli, Gucci… Non solo abiti, però: in via Gesù, una laterale di via Montenapoleone, si ammira la vetrina di un altro stilista noto in tutto il mondo, Silvano Lattanzi, maestro supremo della scarpa da uomo: calzature artigianali, produzioni in numero limitato, fatte a mano con i modi e i tempi di una volta. “Non ho inventato niente”, sostiene Lattanzi: la sua arte consiste nella pazienza e nella accuratezza della lavorazione, su materiali di prima scelta. Un’arte che rende le sue scarpe piccoli capolavori di perfezione, tanto che i costi sono spesso proibitivi. Ma si sa, siamo nel Quadrilatero della Moda, dell’alta moda… Anche qui, tuttavia, Milano sa offrire un assaggio del suo volto più nascosto: si può scoprire concedendosi un caffè da Cova, una delle caffetterie più antiche della città, proprio al centro di via Montenapoleone. Un ritrovo storico, dove concedersi una pausa al sapore di Natale, assaggiando il suo rinomato panettone
I Navigli
Design di tendenza, minimale, raffinato e pittura a olio, figurativa, tradizionale. Ristoranti di alta gastronomia e osterie di cucina casalinga, o ritrovi di tradizione. Ecco un quartiere dove i contrasti sono davvero fecondi, dove all’atmosfera poetica dei canali, il Naviglio Pavese e il Naviglio Grande, si somma una vitalità artistica che, anche in inverno, anima le strade. Sui Navigli sopravvive la memoria della Milano che fu, tra ponticelli, barconi e cortiletti, che spesso ospitano gli studi di pittori e artisti. Luogo ideale per trovare un souvenir dal gusto autentico, come i quadri di Elsa Bianchi Cassinoni, pittrice, sempre all’opera nel minuscolo studio all’inizio del Naviglio Grande: le sue tele, dipinte a olio, riproducono vedute della città, del Naviglio soprattutto: intime e romantiche, molto tradizionali. Per portare con sé un pezzetto della Milano più antica.
Un altro Naviglio, il Pavese, un altro cortile, un’arte completamente diversa: nel laboratorio Kose, si trovano vasi rarefatti, plastici. Le forme essenziali e purissime, disegnate da Rosaria Rattin, esprimono un volto più moderno, meno figurativo dell’artigianato artistico italiano, ma non meno affascinante. E certamente affascinante è la possibilità di sperimentare due tipi di cena completamente diversi, a pochi passi di distanza. Al ristorante El Brellin si cena immersi nella storia, affacciati sul canale, in salette ricavate nei locali dove un tempo le lavandaie acquistavano il sapone e le spazzole per lavare i panni nel lavatoio che sta proprio sotto il ristorante, inginocchiate sui “brellin” di legno. Le decorazioni di Natale rendono ancora più magico questo ristorante, che con caminetti e soffitti a cassettoni ha mantenuto intatta l’atmosfera di un tempo.
I piatti? Di pura tradizione: il risotto alla milanese con ossobuco è d’obbligo, ma si può assaggiare anche una rivisitazione, alleggerita, della cassoeula. Da Sadler, invece, si può apprezzare l’arte culinaria di uno chef stellato, di fama internazionale, in un ambiente ricercato e discreto, quasi sommesso. I clienti sono accolti in piccole sale diverse una dall’altra, ma legate da comunanza di materiali, stili, giochi di luce. L’architettura, gli arredi, i quadri d’arte moderna, l’attenzione al dettaglio anticipano la filosofia che Sadler celebra anche in cucina: sobrietà e perfetto equilibrio. Fondati, sempre, sulla assoluta qualità delle materie prime. Un esempio, scelto tra gli antipasti del menu alla carta: “tortino di rombo farcito di mozzarella in crosta di pane nero con cime di rapa e crema di peperoni dolci”. Una creazione del 2008 (sì, accanto ai piatti è indicato l’anno di “invenzione”) che compone ingredienti tutti italiani in un’opera d’arte gastronomica.
Luoghi molto diversi, dunque, El Brellin e Sadler… Entrambi i ristoranti, tuttavia, offrono la possibilità di comprendere che anche a Milano, capitale del lavoro, della moda e dell’efficienza, si dedica il giusto valore e il giusto tempo al rito di una buona cena. E, concludendo la passeggiata cittadina alla tavola di un ristorante, si può avere la conferma che Milano può essere davvero molto ospitale, se si ha la pazienza di scoprirla boccone dopo boccone.