Giacomo Balla e la sua visione della donna, alla Galleria Bottegantica di Milano

Pubblicato il 5 Aprile 2022 in , da redazione grey-panthers
Giacomo Balla

Galleria Bottegantica di Milano fino al 30 aprile propone la mostra “Balla al Femminile. Tra intimismo e ricerca del vero” con cui la galleria intende rendere omaggio a Giacomo Balla, uno dei più importanti e originali esponenti dell’arte italiana del XX secolo. Dopo quattro anni dalla rassegna “Giacomo Balla. Ricostruzione futurista dell’universo” (2018), incentrata sull’esperienza futurista del pittore, Bottegantica dedica una mostra alle declinazioni della femminilità interpretate dall’artista in due periodi apparentemente lontani della sua produzione, quello divisionista di inizio Novecento e quella figurativo-realista degli anni Trenta e Quaranta. La mostra, curata dalla storica dell’arte Elena Gigli – la quale custodisce e preserva l’Archivio dell’artista – presenta, accanto a due opere eseguite da Balla agli inizi del Novecento, un selezionato nucleo di dipinti del Balla maturo. Tale accostamento permette di creare un dialogo tra i differenti modi di interpretare la figurazione del primo e dell’ultimo Balla, all’insegna della centralità della figura femminile.

Nelle opere presenti in mostra, Balla rivela la sua capacità di entrare nell’animo di chi vuole ritrarre, mosso dalla ricerca di rendere la realtà in maniera profonda e sincera. Quiete operosa (1898) e La famiglia Stiavelli (1905) si inseriscono nella stagione dei ritratti di primo Novecento in cui le donne sono spesso protagoniste, raffigurate in interni o negli spazi aperti di Villa Borghese. Si intuisce in queste due opere l’intento di Balla di cogliere il vero in una visione d’insieme, che sia allo stesso tempo psicologica e d’ambiente, in cui l’interiorità dei soggetti dialoghi con l’ambiente circostante. In Quiete operosa, Balla ritrae Elisa Marcucci, che sposerà nel 1904, intenta a ricamare vicino alla finestra; la luce s’irradia nella stanza creando un delicato chiaroscuro. In La Famiglia Stiavelli, invece, una luce bianca, quasi artificiale, illumina frontalmente ogni elemento dello studio, attirando l’attenzione tanto sulla famiglia, la pittrice al cavalletto, il marito e i figli dallo sguardo fisso, che sugli oggetti dell’atelier.

Giacomo BallaNell’estate del 1929 Balla si trasferisce con la famiglia in Via Oslavia 39B. Casa Balla diventa presto la dimora dove si intrecciano i rapporti affettivi ed artistici tra l’artista e la sua famiglia, la moglie Elisa, le due figlie, Luce ed Elica, e la cugina Francesca Marcucci. Nel dipinto Timidezza, eseguito nel 1932, la modella è proprio la figlia Luce che posa sul terrazzo coinvolgendo con lo sguardo lo spettatore. In Profumo di rose (1940), i colori vivaci dei petali, investiti di luce, si rifrangono nello spazio circostante, riproponendo quel dialogo tra soggetto e ambiente che muove Balla nella sua percezione della realtà e nella ricerca del vero. Infine, l’universo femminile si allarga e coinvolge anche l’amica di famiglia, la giovane Giuliana Canuzzi, che posa per il ciclo delle Quattro stagioni, realizzate tra il 1939 e il 1940. Balla immerge la modella in un rosso caldo, energico e vitale, e la illumina di una luce radente, proveniente dal basso, prendendo ispirazione dalla fotografia artistica e di moda di quegli anni. L’artista riesce a creare delle immagini di grande modernità perfettamente calate nell’estetica contemporanea, in particolare grazie all’utilizzo di un supporto a rete che riproduce un effetto analogo a quello patinato dei rotocalchi dell’epoca. Il dialogo tra linguaggio artistico e mediatico, che troverà sviluppi ulteriori solo molti anni dopo, dimostra ancora una volta il carattere visionario dell’opera di Balla.

“Balla al Femminile. Tra intimismo e ricerca del vero” – fino al 30 aprile

Milano, Galleria Bottegantica (Via A. Manzoni, 45)

Orari: dal martedì al sabato 10-13; 15-19.

Ingresso libero

Informazioni: (+39) 02 35953308 – (+39) 02 62695489 – info@bottegantica.com – milano@bottegantica.com

Giacomo Balla
“La famiglia Stiavelli”, 1905