La foresta boreale è la più vasta selva primordiale della Terra. La Fondation Beyeler di Basilea, fino al 25 maggio la racconta con la mostra tematica “Luci del nord”: circa 70 dipinti di paesaggio, tra cui i capolavori di Hilma af Klint e Edvard Munch
La Fondation Beyeler di Basilea presenta fino al 25 maggio la mostra tematica “Luci del nord”: circa 70 dipinti di paesaggio eseguiti tra il 1880 e il 1930 da artiste e artisti scandinavi, finlandesi e canadesi, inclusi capolavori di Hilma af Klint e Edvard Munch. Fonte di ispirazione comune è la natura nordica, in particolare la foresta boreale. I boschi all’apparenza incommensurabili, la luce splendente delle giornate pressoché senza fine d’estate, le lunghe notti d’inverno e i fenomeni naturali come l’aurora boreale hanno generato una particolare forma di pittura moderna, tipica del nord, capace di esercitare una forte attrattiva e un grande fascino. Il singolare paesaggio nordico in tutta la sua diversità è il vero protagonista di questa esposizione che raccoglie opere di Helmi Biese, Anna Boberg, Emily Carr, del principe Eugenio, di Gustaf Fjæstad, Akseli Gallen-Kallela, Lawren S. Harris, Hilma af Klint, J. E. H. MacDonald, Edvard Munch, Ivan Šiškin, Harald Sohlberg e Tom Thomson. Sebbene molti di questi artisti e siano celebrati in patria alla stregua di eroi ed eroine nazionali, per la maggior parte dei visitatori alle nostre latitudini essi potrebbero rappresentare un’avvincente scoperta. È la prima volta che in Europa si dedica una mostra a questo tema.
In apertura: Edvard Munch “Train Smoke”, 1900 Olio su tela, 84,5 x 109 cm Munchmuseet, Oslo Foto: Munchmuseet / Halvor Bjørngå
La foresta boreale racconta per immagini
La foresta boreale, nota anche come taiga o taiga boschiva, è la più vasta selva primordiale della Terra e contribuisce in maniera decisiva all’equilibrio ecologico del pianeta. Caratterizzata da fitti boschi di conifere, si estende a sud e a nord del circolo polare artico coprendo vaste aree della Scandinavia, della Russia e del Canada. Nel vivere questi spazi si è sopraffatti, non fosse che per la loro immensa uniformità ed enorme estensione. In quasi tutti i dipinti in mostra la foresta boreale di conifere gioca un ruolo preminente. Solo Anna Boberg e, nei suoi lavori più tardi, Lawren S. Harris, hanno ritratto paesaggi situati a settentrione del limite della vegetazione arborea, nella cosiddetta tundra boschiva o tundra se non addirittura nei ghiacci eterni dell’artide. Un altro elemento di questo intenso paesaggio nordico è l’acqua degli innumerevoli laghi e fiordi che spesso costituisce un contrappunto orizzontale alla verticalità degli alberi e che, come soprattutto nei dipinti di Helmi Biese e Akseli Gallen-Kallela, rende visibile l’effetto del vento che continuamente trasforma la sua superficie. Oltra alla neve, che determina

olio su tela, 100 x 80 cm – Courtesy of Faurschou Collection
l’aspetto del paesaggio da fine ottobre ad aprile, troviamo la luce come motivo ricorrente: le mistiche aurore boreali che rischiarano il cielo di colori luminescenti, i limpidi giorni estivi nei quali non cala mai il buio, il sole di mezz’estate e l’oscurità invernale delle notti senza fine. Artiste e artisti non hanno percepito questi fenomeni naturali esclusivamente come motivi pittorici, bensì anche come una forza vitale che ha pervaso la loro opera. Pertanto, non si limitarono a fissare sulla tela il visibile, ma diedero forma anche a esperienze emotive in rappresentazioni che rapiscono e trasportano gli osservatori nelle vastità della foresta boreale e li portano a ripensare la relazione tra uomo e natura.
L’ineguagliabile atmosfera del nord contraddistinta da condizioni climatiche estreme ha da secoli ispirato e affascinato artiste e artisti. Al nord, una giovane generazione di pittrici e pittori ideò nuove strategie per raffigurare la natura. Ciò che accomuna gli artisti in questa mostra è l’intensità e forza della loro pittura che sembra commisurata a quella della natura, seppur presentata sotto forma di paesaggi. Tramite l’uso di colori brillanti, pennellate dense di espressione, distorsioni compositive e prospettiche anticonvenzionali, l’introduzione di un elemento psicologico o talvolta soltanto attraverso la semplice grandezza dei formati, questi artisti hanno cercato di catturare visivamente il variare delle naturali condizioni di luce nelle diverse stagioni e le poderose proporzioni della foresta nordica. La mostra non segue una particolare cronologia: ogni sala è dedicata a singoli artisti e artiste e al loro personale modo di avvicinarsi all’ambiente che li circondava e di tradurre in dipinti paesaggistici la propria immagine della natura.
Foresta boreale, le visioni dei pittori del Nord
Tra le artiste e gli artisti e in mostra solo il norvegese Edvard Munch, il finlandese Akseli Gallen-Kallela e la svedese Hilma af Klint godono di fama mondiale. In «Luci del nord» vengono loro affiancati pittrici e pittori molto apprezzati nei propri paesi d’origine ma che avrebbero meritato una fortuna maggiore a livello internazionale. Il pubblico incontrerà a Basilea per la prima volta l’opera della finlandese Helmi Biese, del norvegese Harald Sohlberg, di Gustaf Fjæstad, di Anna Boberg e del principe Eugenio, nativi della Svezia, come pure dei canadesi Emily Carr, Lawren S. Harris e Tom Thomson.
Le pittrici e i pittori e del nord trassero il loro impulso creativo sia dalla tradizione figurativa giunta fino a loro per svariate vie, sia dai movimenti d’avanguardia provenienti dall’Europa continentale. Artisti influenti delle avanguardie novecentesche quali Vincent van Gogh, Claude Monet, Paul Cézanne e Henri Matisse incisero anche sulla moderna pittura di paesaggio nordica aprendo nuove prospettive su colore, luce e forma. Nel fare proprie queste idee i pittori e le pittrici del nord le interpretarono in maniera personale e inconfondibile dando così vita a un’avanguardia specificatamente nordica che non va considerata uno stile, bensì un approccio etico volto a celebrare l’indomita natura del nord in tutta la sua maestosità e bellezza.

Nel lasso di tempo tra il 1870 e il 1920 la pittura nordica visse un momento di fioritura artistica tale da vedere la produzione di una molteplicità mozzafiato di opere. Il sopraggiungere della modernità si distingueva per un anelito di libertà, di autodeterminazione e indipendenza, che portò artiste e artisti su vie mai esplorate prima. Uno degli elementi più tipici, specialmente nelle opere dei finlandesi e degli scandinavi, parrebbe essere il punto di vista dall’alto: paesaggi panoramici di cui si ha oggi l’impressione che siano stati realizzati con l’uso di un drone. Helmi Biese, ma anche Akseli Gallen-Kallela, Anna Boberg e il principe Eugenio hanno privilegiato questa prospettiva, quasi a dimostrare che la loro arte non si limitava a imitare la natura, ma la ricreava.
Il periodo preso in esame non riguarda esclusivamente la storia culturale delle avanguardie di primo Novecento e la relativa, sistematica messa in discussione della tradizione. Da un punto di vista geopolitico a quell’epoca andavano formandosi al nord nuovi stati alla cui nascita contribuì la febbrile lotta per la conquista di una loro identità nazionale. Artiste e artisti misero in scena la loro patria e i suoi spazi naturali come simboli dell’identità nazionale e della sua eredità culturale. I soggetti desunti dalla natura, già di per sé impressionanti, assurgevano a emblemi dell’anima della nazione e dei legami con la propria cultura contribuendo in misura decisiva a plasmare l’identità della patria. In tutti questi paesi il sorgere dell’avanguardia nordica era strettamente collegato alla politica che mirava a costruire un’identità nazionale.
Dettagli della mostra dedicata alla foresta boreale
“Luci del nord” – fino al 25 maggio
Fondation Beyeler – Baselstrasse 101 Riehen/Basilea
Orari: tutti i giorni ore 10–18, mercoledì fino alle ore 20
Prezzi: intero 25 CHF, ridotto over65 20 CHF
Informazioni: Tel. +41 61 645 97 00 – info@fondationbeyeler.ch
