Matilde di Canossa: tre mostre e molto altro ancora

Pubblicato il 8 Settembre 2008 in , da Vitalba Paesano

L’Abbazia di Matilde-S. Benedetto Po (Mn) -Abbazia di Polirone  

Matilde di Canossa, il Papato, l’Impero – Mantova -casa del Mantegna

Anselmo di Lucca  – Mantova  – Museo Diocesiano    

fino all’11 gennaio 2009

Tre mostre celebrano i  mille anni dell’imponente complesso monastico di San Benedetto in Polirone, a pochi chilometri da Mantova.

Tre mostre, tutte da vedere, che attraverso tre temi strettamente legati e complementari,descrivono le grandi trasformazioni della società dell’XI e del XII secolo.

 

L’Abbazia di San Benedetto in Polirone è uno dei più importanti monasteri Benedettini nell’Italia settentrionale del periodo medioevale , fatto erigere nell’anno 1007 da Tedaldo di Canossa, nonno di Matilde;

 

Matilde, grancontessa e potente feudataria, è la protagonista indiscussa delle vicende politiche dell’XI secolo.

Nel 1080, con Papa Gregorio VII e con Ugo di Semur , abate di Cluny, stabilisce l’unione del Cenobio di San Benedetto in Polirone con la congregazione di Cluny, creando un importantissimo centro di irradiazione della fede ( nonché dei modi dell’architettura religiosa francese ) ;

 

Anselmo è il vescovo di Lucca al quale Papa Gregorio VII affida la guida spirituale di Matilde. Anselmo diventerà S. Anselmo patrono di Mantova.

 

 

La visita alle tre mostre richiede certamente un grosso impegno, tanta attenzione e molte energie, tuttavia noi vi proponiamo un ulteriore sforzo, un percorso nelle terre mantovane tra chiese e oratori legati a Matilde e costruiti immediatamente dopo l’annessione del monastero di San Benedetto a quello di Cluny, per aggiungere ancora qualche elemento ( se fosse possibile! ) che porti a comprendere meglio le capacità amministrative, la forza di Matilde e la consapevolezza del  suo ruolo per favorire lo sviluppo di queste sue terre.

 

 

Il contesto di questo itinerario è il territorio mantovano dell’XI secolo, caratterizzato da ampie aree boscose, seminative e a vigneti, ma caratterizzato anche da terre del tutto incolte o paludose.

Matilde comprende che la crescita demografica ha come conseguenza la necessità di rendere produttive le terre che Matilde dona al monastero Benedettino vincolandole esplicitamente alla rendita produttiva, al contrario di come si comporta la maggior parte dei feudatari che tende soltanto ad aumentare i propri possedimenti e ad appropriarsi delle rendite,

Le disposizioni Matildiche indicate negli atti di donazione, prevedono il dissodamento delle terre incolte, la creazione e la manutenzione di canali di irrigazione vitali per l’agricoltura, la tutela dei boschi che sorgono sulle rive del Po e del Mincio che preservano le campagne e i borghi dagli allagamenti e dalle frane e che forniscono prezioso legname per il riscaldamento, la cottura dei cibi e le costruzioni.

I monaci affidano successivamente le terre ai coloni e consolidano gli insediamenti con l’edificazione pressoché contemporanea negli ultimi due decenni del secolo XI di chiese, oratori e pievi ( il cui modello architettonico è San Benedetto in Polirone, rinnovato sullo schema planimetrico dell’abbazia di  Cluny ) contribuendo notevolmente alla trasformazione del territorio.

Sono chiese stilisticamente omogenee, che sembrano costruite dalle stesse maestranze, la pianta a tre navate che terminano in tre absidi semicilindriche e la copertura in travi a vista ripropongono  lo schema architettonico cluniacense.

Il linguaggio formale è dato dall’uso fantasioso di un unico elemento costruttivo: il mattone (l’argilla è il materiale della pianura Padana), che porta a facciate vigorose, modellate plasticamente da lunghe semicolonne in cotto, insolite nell’architettura romanica italiana, archetti pensili ciechi e cornici geometriche lungo gli spioventi del tetto sottolineano il profilo del volume e la curva delle absidi. Sono elementi chiaramente decorativi, che hanno perso ogni ruolo costruttivo.

La sensazione che si prova è di una architettura semplice e materica  che si rapporta con la  campagna in modo armonioso, in un equilibrato rapporto plastico e cromatico.

 

 Il  percorso che proponiamo ha come filo conduttore il gruppo di chiese romaniche denominate matildiche. Prende l’avvio da Mantova (sede di due delle tre mostre) e si sviluppa per circa 90 km. verso sud-est, sulla riva destra del Po, fino all’estremo limite della provincia.

 

Si incontrano:

·        a Gonzaga la  chiesa di S. Benedetto Abate, una delle prime costruite da Matilde che però ha subìto forti rimaneggiamenti;

·        a Pegognaga , S. Lorenzo ben disegnata nell’impianto architettonico e decorativo, il cui volume interno si conclude con il presbiterio sopra la cripta;

·        a S. Benedetto Po  L’Abbazia di San Benedetto in Polirone , sede della terza mostra;

·        a Nuvolato di Quistello la pieve di S.Fiorentino la cui dedicazione al martire del V secolo originario della Borgogna, sottolinea il rapporto con la Francia attraverso i monaci francesi di S. Benedetto;

·        a Pieve di Coriano l’importante chiesa di  S. Maria Assunta i cui segni architettonici e decorativi matildici sono chiaramente leggibili sia all’esterno che all’interno e, a pochi chilometri , l’oratorio del Ghisione, un bell’esempio di architettura minore, un piccolo edificio a una sola navata, con la struttura a capanna;

·        a Sermide l’oratorio di S. Croce, nella frazione omonima, che apparteneva ad un complesso agrario monastico dipendente dal vicino monastero benedettino di Felonica; 

·        a Felonica, ultimo Comune della provincia, la parrocchiale di S. Maria  Assunta che vogliamo descrivere un poco perché conserva tutto il calore dell’architettura medioevale, piccola e suggestiva, isolata dal paese e addossata all’argine del Po che le fa da sfondo. Rustica solo in apparenza, l’uso del cotto rivela una elegante semplicità nell’invenzione di cornici e decori che confermano il legame con Matilde: due formelle in terracotta inserite nell’ordito di mattoni della  facciata con i simboli matildici del drago e dell’agnello, gli stessi che si vedono in un mosaico a S. Benedetto in Polirone.  Solo la navata centrale è sopravvissuta alle piene del fiume, la sua struttura originale, a tre navate, sembra sia quella descritta in un affresco più tardo, del XV secolo, che si vede nell’oratorio di S. Croce di Sermide.

 

L’aspetto attuale e il contesto di queste chiese sono andati modificandosi nel tempo, ma il numero e l’importanza delle architetture religiose, la dimensione del territorio che le comprende, sono parametri di valutazione che rendono esplicita l’importanza del ruolo avuto dall’abbazia di S. Benedetto in Polirone e da Matilde di Canossa.

di Franca Pavanelli