“Il mio primo film fu girato a Venezia”. E’ stato James Ivory il testimonial dell’apertura, delle prime 5 sale delle nuove Gallerie dell’Accademia. “Come Membro Onorario della Fondazione Venetian Heritage, sono orgoglioso di presentare l’installazione di queste prime cinque sale della nuova ala delle Gallerie dell’Accademia” afferma James Ivory. “Spero che questa collaborazione virtuosa tra il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Samsung e Venetian Heritage possa essere presa a modello e riproposta in altri musei bisognosi di essere rinnovati, conosciuti e visitati. L’arte è e deve essere accessibile a tutti”.
Samsung, insieme alla Fondazione Venetian Heritage, è scesa in campo per affiancare il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo nel concretizzare il progetto di questa prima, importante tranche del nuovo museo, vale a dire di una delle più importanti Pinacoteche al mondo. Non solo una donazione che ha reso possibile l’apertura delle sale, ma anche una dotazione tecnologica per un’esperienza del visitatore più interattiva e un’applicazione per accedere a contenuti multimediali da dispositivi mobili così da rendere la visita adatta ad ogni genere di pubblico. Non ultima la creazione di una vera e propria classe digitale per le scuole che vogliono realizzare attività didattiche all’interno del museo.
Una scelta d’amore, quella di Ivory. Alle Gallerie dell’Accademia il regista iniziò infatti la sua carriera, con un film che ebbe come protagonisti “Gentile Bellini, Carpaccio, Veronese, Tintoretto, Canaletto, Tiepolo, una lista di grandi nomi, di autentiche star”, come egli stesso sottolinea.
Ivory ricorda le difficoltà di illuminare – era il 1952 – quegli enormi, affascinanti teleri. “E ora l’approccio alle opere si completa, grazie alla tecnologia di Samsung, con tutto quanto è necessario all’approfondimento conoscitivo e didattico” annota sempre il regista “grazie anche ai nuovi supporti tecnologici”.
Nelle nuove sale sono presentate 46 opere, disposte – novità assoluta per il museo – non secondo un ordine cronologico bensì per nuclei tematici, soluzione quest’ultima ritenuta più idonea alla fruizione da parte di un ampio e variegato pubblico.
La prima sala introduce il visitatore alla conoscenza del museo: grazie alle postazioni multimediali messe a disposizione da Samsung è possibile fruire di tutte le informazioni necessarie per agevolare la costruzione di un percorso di visita. Uno spazio all’interno del medesimo ambiente ospita la Smart Classroom: qui studenti di ogni età e nazionalità potranno assistere a lezioni dedicate ad approfondimenti conoscitivi sulle collezioni del museo, la sua storia, la storia dell’arte veneta, resi ancora più accessibili ed efficaci grazie al supporto delle nuove tecnologie multimediali. Si tratta, comunque, di un primo assaggio di quello che sarà il sistema informativo presto destinato a coprire l’intero patrimonio del museo. Nella seconda sala viene rievocata l’origine dell’istituzione, nata come raccolta accademica a scopo didattico, e qui ritroviamo i ritratti di artisti, che tra Sette e Ottocento, furono membri dell’Accademia. La terza sala è dedicata alla grande pittura veneziana dei soffitti, e siamo ai vertici della scuola pittorica veneta; la quarta è dedicata al collezionismo seicentesco per ricordare come Venezia sia stata tra i primi centri italiani a sviluppare il gusto per il collezionismo di dipinti. Nella quinta sala, caratterizzata da una grande finestra centinata che guarda verso la facciata palladiana del Convento dei Canonici Lateranensi, protagonista assoluta è la straordinaria architettura di Andrea Palladio. Nessuna opera toglie lo spazio a questa magia visiva. Su un unico schermo scorrono le immagini delle trasformazioni architettoniche ed urbanistiche dell’insula e del complesso edilizio che ospita le Gallerie dell’Accademia. I materiali video sono stati elaborati nel quadro di un progetto di ricerca, del 2010, intitolato Visualizing Venice, svolto da prestigiose Università quali lo Iuav di Venezia, l’Università degli Studi di Padova e la Duke University di Durham (USA).
L’intervento è inserito nell’ambito del Programma UNESCO – Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia.