Opere pittoriche, sculture, incisioni, fotografie, oggetti, libri, cartoline, piccoli cimeli. La mostra “Dante vittorioso. Il mito di Dante nell’Ottocento” , fino al 31 luglio 2011 alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, accompagna il visitatore in un lungo viaggio temporale che dal Medioevo giunge idealmente al Risorgimento. Al centro la figura di Dante Alighieri, protagonista assoluto che assume qui i contorni del mito.
Esposta nella Tribuna dantesca, la sala circolare dedicata proprio a Dante, una selezione di opere pittoriche di Carl Vogel von Vogelstein, di Domenico Morelli, Francesco Saverio Altamura, Federico Faruffini, Gaetano Previati, per citarne solo alcuni, danno conto degli aspetti più rilevanti dell’interpretazione di Dante nel corso dell’Ottocento, in relazione al Risorgimento e, in particolare, all’Unità d’Italia, di cui il poeta fiorentino viene visto come primo vate. Ma non solo. Ai dipinti si aggiungono le sculture di Vincenzo Vela, Pio Fedi e Paolo Troubetzkoy, e ancora, disegni, incisioni, stampe, le preziose edizioni ottocentesche illustrate della Divina Commedia.
Nell’Ottocento il Sommo Poeta diviene riferimento simbolico delle aspirazioni civili e identitarie risorgimentali e, in quanto maestro di stile e padre fondatore della nazione, sia in senso linguistico che politico, assume il ruolo di guida ideale per i più importanti scrittori, intellettuali e storici italiani: Leopardi, Foscolo, Monti, Mazzini, Tommaseo, de Sanctis.
Le arti figurative, la letteratura e perfino il melodramma si concentrano nell’Ottocento sulla vita privata e sulla vicenda umana di Dante – dominante il tema dell’esilio, tanto caro ai numerosi patrioti italiani costretti a fuggire all’estero, primo tra tutti Giuseppe Mazzini – e su singole parti della sua opera, con particolare attenzione alle “romantiche” figure di Paolo e Francesca o di Pia de’ Tolomei, riadattandole e reinterpretandole di volta in volta. Una fascinazione europea quella per il poeta fiorentino, che valica i confini italiani: anche l’Inghilterra dei Preraffaelliti dedica grande spazio al Medioevo e ai temi danteschi, e Dante Gabriele Rossetti, figlio di un patriota ed esule italiano, costruisce nell’arco della sua vita una sorta di cronaca dantesca per immagini, circonfondendo la figura del poeta di sfumature simboliste e di un misterioso e conturbante estetismo.
Per tutta la durata della mostra, nella Sala Poliziano della Biblioteca Nazionale, sarà possibile assistere alla Maratona infernale: in 7 ore di video, trasmesse continuativamente, per la regia di Lamberto Lambertini, ideatore del progetto insieme a Paolo Peluffo, lo spettatore sarà proiettato in una rilettura in chiave contemporanea di 34 Canti dell’Inferno.
In concomitanza con l’esposizione, torna all’antico splendore la statua del Sommo Poeta situata accanto alla Basilica di Santa Croce, interessata da un completo intervento di restauro integralmente sostenuto dall’Unita Tecnica di Missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri per i 150 dell’Unità d’Italia.
Autore dell’opera è Enrico Pazzi (1819 -1899), scultore già allievo del Sarti a Bologna e molto attivo a Firenze attorno al 1860 dove, nello studio di Duprè, si accosterà al romanticismo del maestro. L’opera, scolpita in un immenso blocco di marmo bianco di Carrara, doveva inizialmente essere destinata a Ravenna, città natale del poeta. Fu invece donata alla città di Firenze, nel 1863, come “espiazione dell’esilio dato al grande poeta dai suoi cittadini”. Due anni dopo fu collocata presso Santa Croce, dove venne ultimata e inaugurata il 14 maggio 1865, in occasione del sesto centenario della nascita dell’Alighieri.
Dante vittorioso. Il mito di Dante nell’Ottocento
Biblioteca Nazionale di Firenze
Orario: da lunedì a venerdì dalle 10 alle 12,30 e dalle 15,30 alle18; sabato dalle 10 alle 12,30;
domenica e festivi chiuso. Ingresso gratuito.