Al cinema: “Criminali come noi” di Sebastián Borensztein

Pubblicato il 20 Febbraio 2020 in , , da Auro Bernardi
Criminali come noi

titolo orig. La Odisea de los Giles sceneggiatura Eduardo A. Sacheri dal suo romanzo “La noche de la usina” cast Ricardo Darín (Firmín Perlassi) Chino Darín (Rodrigo Perlassi) Verónica Llinás (Lidia Perlassi) Luis Brandoni (Fontana) Daniel Aráoz (Belaunde) Carlos Belloso (Medina) Marco Antonio Caponi (Hernán) Rita Cortese (Carmen Lorgio) Andrés Parra (avv. Manzi) genere commedia prod. Argentina, Spagna 2019 durata 116 min.

 

Le peripezie degli ingenui. Così suona il titolo originale di questo film argentino che richiama, da un lato, La banda degli onesti (1955, di Camillo Mastrocinque con Totò, Peppino e Giacomo Furia), e dall’altro Come rubare un milione di dollari e vivere felici (1966, di Billy Wilder con Audrey Hepburn e Peter O’Toole) peraltro esplicitamente citato in una breve sequenza al videoregistratore. Dunque, riassumendo, un gruppo di ingenui (o sempliciotti o squinternati, come preferite), capitanati dall’ex idolo di calcio locale Firmín Perlassi e da sua moglie Lidia, intende rilevare un’azienda agricola abbandonata per rimetterla in attività mediante una cooperativa. Ciascun socio partecipa con una propria quota fino a raggranellare una bella cifra, insufficiente però a dar vita al progetto. A coprire la quota mancante provvede un solerte funzionario di banca che induce il capofila (Perlassi) a depositare il gruzzolo sul proprio conto, al fine di ottenere un mutuo. Tutto questo alla vigilia del default economico del 2002 che, dalla sera alla mattina, azzerò i risparmi dell’intero paese. Tempo dopo i nostri sempliciotti scoprono però che le cose sono andate

Criminali come noi

ancora peggio, se possibile, ovvero che un leguleio senza scrupoli, in combutta con il bancario, ha spazzolato il contante (in dollari) e provveduto quindi a custodirlo in un caveau segreto, in aperta campagna. Il resto del film ruota attorno al tentativo degli “onesti” di riprendersi il maltolto per portare finalmente a segno il vecchio progetto della fattoria. Detta così può apparire banale, ma il pregio del film non è la storia, ampiamente battuta e raccontata, quanto il modo di raccontarla. È, appunto, l’odissea, non l’approdo a Itaca. I pregi stanno tutti nella trama, nei dialoghi (naturalmente massacrati dal doppiaggio), nelle situazioni contingenti. Prima, con il raduno dei soci che sembra il reclutamento dei Magnifici sette, uno più squinternato dell’altro, poi con le tattiche finalizzate a forzare la botola superblindata e superprotetta del bunker. In un crescendo di trovate e gag di rara efficacia. Insomma, un film divertente e intelligente, ben recitato e congegnato come un orologio svizzero, amaro e ironico, paradossale e realistico, comico e drammatico. In altre parole, nel panorama generale del cinema desertificato e a fabbrica di capolavori chiusa da mo’, un piccola, breve, simpatica boccata d’ossigeno. Cosa pretendere di più?

 

E allora perché vederlo?

Perché merita di essere visto.

Criminali come noi