James Mallahan Cain è un ragazzo intelligente, sensibile, introverso, che adora la lettura. Nato ad Annapolis, Maryland, il 1° luglio 1892, figlio di un professore di inglese e di una cantante lirica, trascorre l’adolescenza tra libri, musica e molta solitudine. Dopo aver studiato letteratura all’università, decide di intraprendere la carriera giornalistica trasferendosi a Baltimora, ma nel 1918 è arruolato nell’esercito e inviato in Francia negli ultimi mesi della prima guerra mondiale. Rientrato in patria, nel 1921 James riprende la sua attività di reporter, ma anche di autore di racconti in attesa di poter coronare il suo sogno, quello di scrivere un romanzo. Nel 1931 è chiamato come molti altri giovani giornalisti a Hollywood per scrivere sceneggiature, ma questa nuova professione non è nelle sue corde. Nel 1934 a 42 anni finalmente dà alle stampe il suo primo romanzo Il postino suona sempre due volte, ispirato a una vicenda di cronaca nera avvenuta a Los Angeles. Protagonisti una coppia di amanti, Frank e Cora, che dopo aver ammazzato il marito di lei, tentano di uccidersi a vicenda. Il libro ha un successo travolgente presso i lettori attratti da questo racconto di morte, sesso e tradimento che sconvolge l’America puritana. Il titolo del libro è ispirato alla tradizione irlandese secondo la quale il postino nel portare la corrispondenza nelle case “suona sempre due volte”. Successivamente il romanziere porta a termine un nuovo lavoro intitolato La fiamma del peccato (in originale Doppia indennità), ancora una volta tratto dalla realtà: l’assassinio del marito di una donna newyorkese con la complicità di un agente delle assicurazioni, al fine di spartirsi il denaro della polizza sulla vita stipulato dall’ignaro coniuge. Uscito a puntate sulla rivista Liberty nel 1936, il romanzo sette anni dopo colpisce lo sceneggiatore e regista austriaco Billy Wilder, approdato in California nove anni prima per sfuggire come altri intellettuali europei all’oppressione nazista.
Wilder lo trasforma in sceneggiatura aiutato da Raymond Chandler, all’epoca era già un notissimo scrittore di polizieschi e messo sotto contratto dalla Paramount. Lo stesso Cain, una volta letto il copione, addirittura si commuove: “Il film è eccellente”, afferma, “con un cast eccezionale” e la traduzione in cinema della struttura narrativa è definita “di grande intelligenza” e il finale addirittura “più raffinato ed efficace del mio”. La pellicola, girata tra settembre e novembre 1943, darà inizio ad una straordinaria “serie nera”, il film noir, destinato a lasciare un segno indelebile nella storia del cinema (il Time, anni più tardi, affermerà che La fiamma del peccato aveva fatto da battistrada al nuovo “realismo sordido”). “All’epoca – scrive Hellmuth Karasek nella sua bella biografia Un viennese a Hollywood – Billy Wilder, “i neri mysteries, cupi polizieschi sui lati oscuri della società, erano nell’aria. Retrospettivamente possiamo affermare che negli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta essi dominarono lo stile e l’atmosfera del cinema alla stregua delle screwball comedies (le commedie sofisticate) nel decennio precedente”. L’ottimismo è svanito a causa della guerra in corso. Il genere noir vede protagonista non più la legge e l’ordinamento giudiziario, ma una nuova figura, l’investigatore privato, un uomo spesso cinico e determinato nella battaglia contro il male. James Cain amato dai suo lettori per il suo stile semplice e asciutto, nel 1941 firma “Mildred Pierce”, opera ambientata nel periodo della Grande Depressione che sarà tradotta nel 1945 per il grande schermo (il titolo italiano è “Il romanzo di Mildred”) da Michael Curtiz con la diva Joan Crawford, che per questo ruolo si aggiudica l’Oscar come migliore interprete. Dopo la fine della seconda guerra mondiale negli Usa esplode il maccartismo, la caccia a tutti coloro che sono sospettati di simpatie comuniste. Lo scrittore disgustato dal nuovo clima politico, lascia la California e ritorna nel Maryland tentando di proseguire il suo percorso letterario incentrato sulla realizzazione di un grande romanzo dedicato alla Storia Americana. Un progetto che non vedrà mai la luce.
James Cain muore a 85 anni il 27 ottobre 1977, ma il cinema non lo ha mai dimenticato procurandogli sempre grandi riconoscimenti. Ben tredici suoi romanzi sono stati portati sul grande schermo a cominciare da Le dernier tournant del 1939 diretto dal francese Pierre Chenal, il primo delle quattro versioni cinematografiche tratte da “Il postino suona sempre due volte”, interpretato da Michele Simon e Corinne Luchaire. La sceneggiatura scritta dal regista con uno pseudonimo, è condizionata dalla censura che anche in Francia imperversa. Nello stesso anno Hollywood mette in cantiere “Vigilia d’amore” tratto da un racconto di Cain, un melodramma sentimentale interpretato da Charles Boyer e Irenne Dunne, ambientato in Costa Azzurra. Nel 1942 il nostro Luchino Visconti con il suo capolavoro “Ossessione”, trasferisce la storia dei due amanti maledetti, Cora e Frank (Massimo Girotti e Clara Calamai) dalle parti del Po. Un’opera che come è noto, anticipa il nostro neorealismo. Nel 1946 tocca a Tay Garnett con “Il postino suona sempre due volte”, mettere mano per la terza volta al romanzo utilizzando come interpreti il rude John Garfield e la sensuale Lana Turner. Anche in questo caso il regista è costretto a fare i conti con John Breen, il capo dell’Hays Office preposto all’applicazione del codice di regolamentazione dell’industria cinematografica statunitense. Nel 1949 sugli schermi arriva la commedia “Se mia moglie lo sapesse” da un altro racconto del scrittore. Storia della moglie (Linda Darnell) di un ricco uomo d’affari (Paul Douglas) decisa a diventare una cantante lirica senza averne le capacità, mentre per ironia della sorte sarà invece il marito a scoprire di avere una bella voce da baritono. Del 1956 è la volta di “Serenata” per la regia di Anthony Mann, una sorta di pellicola musicale indimenticabile ispirata a un libro scritto nel 1937 da Cain, protagonisti Mario Lanza, Joan Fontaine e Vincent Price. Nello stesso anno esce un thriller “Veneri rosse”, tratto dal romanzo Imbroglio d’amore, diretto da Allan Dwan e incentrato sul rapporto ambiguo tra il crimine e la politica sullo sfondo delle elezioni per la carica di sindaco di una città.
Nel 1957 il grande Douglas Sirk, maestro del melodramma firma “Interlude” con Rossano Brazzi e June Allyson, un remake di Vigilia d’amore, che poi sarà ripreso ancora nel 1968 in Gran Bretagna da Kevin Billington con Interludio interpretato da Oskar Werner (il grande protagonista di Jules e Jim; Fahrenheit 451), Barbara Ferris e Donald Sutherland. Nel 1981 per la quarta volta torna sul grande schermo “Il postino suona sempre due volte” diretto da Bob Rafelson, il regista di Cinque pezzi facili e Il re dei giardini di Marvin, due opere che ci raccontano l’America degli anni Settanta. Rafelson sembra voler mettere in evidenza quegli aspetti del romanzo di Cain trascurati dal cinema fino ad allora: il sottile gioco di seduzione, di morte, di passione della coppia di assassini in un Paese travagliato e distrutto dalla catastrofica crisi economica dei primi anni Trenta. Per interpretare il balordo vagabondo Frank, che nel testo letterario ha solo 24 anni, sceglie il trentasettenne Jack Nicholson, forse eccessivo nei suoi celebri ghigni diabolici e nelle occhiate maligne, ma capace di conferire al personaggio una desolante miseria umana, mentre Jessica Lang, bella e folgorante, nei panni di Cora, ce la mette tutta per competere degnamente con Corinne Luchaire, Clara Calamai e Lana Turner. Il film con la stupenda fotografia di Sven Nykvist, le musiche anni ’40 di Michael Small e i dialoghi completamente riscritti dal drammaturgo David Mamet, punta molto sugli aspetti erotici come la famosa scena dei due protagonisti che fanno l’amore furiosamente sul tavolo di cucina (la promozione ha fatto circolare la frottola di Jack e Jessica travolti realmente dalla passione davanti alla macchina da presa). La pellicola si chiude a sorpresa non con Frank ucciso dalla sedia elettrica, ma invece piangente a fianco del corpo esanime di Cora sul bordo della strada dopo un incidente automobilistico. “The postman”, che pare abbia anche influenzato Albert Camus per il suo capolavoro “Lo straniero”, avrà ancora due altre versioni cinematografiche, “La febbre del possesso” (1957) di Henry Verneuil e “L’amico di famiglia” (1973) di Claude Chabrol. Nel 1982, trentacinque anni dopo la morte di James Cain, l’editore Charles Ardai da tempo sulle tracce di un romanzo di cui lo scrittore aveva più volte riferito nelle sue ultime interviste, rintraccia presso la Biblioteca del Congresso alcuni manoscritti rimasti inediti. Dopo nove anni di editing ecco uscire nelle librerie il testo “La ragazza dei cocktail”, ancora la storia di una femme fatale, la giovane vedova Joan concupita da due uomini, l’anziano benestante Early e il giovane bello e pericoloso Tom. La donna è una dolce creatura alla ricerca di protezione oppure una cinica calcolatrice? Lo scrittore ci ripropone il personaggio della dark lady, la femmina spregiudicata, sensuale, perversa e pericolosa capace di manipolare gli uomini a suo piacimento, figura che ha dominato il giallo hard-boiled, il genere letterario e cinematografico americano da cui però Cain ha sempre preso le distanze per il suo rifiuto di essere in qualche modo etichettato (“non appartengo ad alcuna scuola Hard Boiled- dichiarerà nella prefazione del suo libro The Butterfly- o che altro, e credo che queste sedicenti scuole non esistano se non nell’immaginazione dei critici..”). Ribelle, libero e geloso della sua indipendenza artistica, il romanziere insieme ai colleghi Dashiell Hammett e Raymond Chandler ha saputo emozionare, commuovere e spaventare milioni di lettori e di spettatori cinematografici di un’America chiusa ancora nel suo moralismo puritano e incapace di accettare la natura umana nella quale convivono il bene e il male, due facce della stessa medaglia.