titolo orig. Tel Aviv on Fire sceneggiatura Sameh Zoabi, Dan Kleinman cast Kais Nashif (Salam Abbass) Lubna Azabal(Tala Whabe) Yaniv Biton (Assi Tzur) Maisa Abd Elhadi (Mariam) Nadim Sawalha (Bassam) Salim Daw (Atef Sherif) Yousef Sweid (Yehuda Edelman) Laetitia Eido (Maisa Shahin) Amer Hlehel (Nabil) genere commedia prod. Francia, Israele, Belgio, Lussemburgo 2018 lingua orig. arabo ed ebraico con alcune battute in francese e inglese durata 93 min.
Una precisazione per cominciare: l’assurdo titolo italiano (assurdo perché la città di Tel Aviv non c’entra con la storia nemmeno di sghimbescio) vorrebbe essere un ammiccamento al titolo originale che altri non è se non il titolo dell’immaginaria telenovela “Tel Aviv on Fire” (Tel Aviv brucia) prodotta da un’altrettanto immaginaria emittente televisiva palestinese con sede a Ramallah in cui lavora il non più giovanissimo e spiantato Salam. Costui è stato assunto dallo zio Bassam, produttore della fiction, come revisore dei dialoghi data la sua conoscenza dell’ebraico. Un pretesto per passargli uno stipendio dato che il nipote è ancora senz’arte né parte. La telenovela, seguitissima anche dal pubblico israeliano (specialmente femminile), è ambientata alla vigilia della Guerra dei Sei Giorni (1967) ed è imperniata su una specie di Mata Hari palestinese che con una falsa identità si infiltra nelle alte sfere dell’esercito sionista e si finge innamorata di un generale per carpire importanti segreti militari. La storia (del film) si complica quando Salam viene fermato a un posto di blocco e si trova di fronte ad Assi, ufficiale israeliano la cui moglie è una fan accanita della telenovela (al pari di cognata e suocera).
Per trarsi d’impaccio il palestinese millanta di essere lo sceneggiatore al che Assi cerca di condizionare gli episodi per farsi bello in famiglia. Ne segue un crescendo rossiniano di equivoci, gag, malintesi, baruffe e quant’altro dentro e fuori gli studi di produzione, dentro e fuori gli sviluppi della telenovela, dentro e fuori la vita privata di Salam e dei suoi parenti/amici/colleghi fino al classico colpo di scena finale che sistema le cose, al meglio per tutti, tanto nella “realtà” quanto nella “finzione”. Con quella faccia un po’ così, tra Benigni e Ficarra, Kais Nashif ha il volto e il fisico perfetti per il ruolo dell’eterno depistato baciato però dal destino. Così tutti gli altri interpreti, molti dei quali chiamati a recitare il doppio ruolo del personaggio nel film e di quello del film nel film, ossia della fiction in lavorazione. Come per esempio la francese, di origini arabe, Lubna Azabal, star della telenovela. Carina anche la colonna sonora con ritmi arabi che ben si adattano alle varie situazioni.
E allora perché vederlo?
Per sorridere, almeno una volta, sulla tragedia infinita del conflitto israelo-palestinese.