In Triangle of Sadness una coppia di modelli, Carl e Yaya, partecipa a una crociera di lusso insieme a un bizzarro gruppo di super ricchi e a un comandante con un debole per gli alcolici e Karl Marx…
Come si può inquadrare un film pregevole in alcuni dettagli, ma carente nell’insieme? Ai posteri (ma anche solo agli spettatori) l’ardua sentenza. Per intanto vediamo i dettagli. Bellissimo il siparietto iniziale al provino degli aspiranti modelli, con le gag del filmaker (visibilmente gay) nel gruppetto di ragazzotti che sperano di sfilare per Armani&Co: “Cosa vi spinge in un settore in cui siete pagati un terzo delle donne e dove dovrete gestire di continuo omosessuali che vogliono portarvi a letto?”. “#amicizia #tuttiuguali #happylife #stopclimatechange…”. E poi, genialata, lo sguardo da Balenciaga (torvo) e quello da H&M (ridanciano): “Se vesti costoso stai serio, guardi dall’alto in basso, se vesti cheap…”. Alègher! Alla selezione segue un’inspiegabile, ma bella sequenza di body painting. Va bene che sotto il vestito niente, ma che c’azzecca?
Il prologo è comunque servito a farci conoscere uno dei protagonisti della storia, Carl, fidanzato geloso di Yaya, top model che, stranamente, lo preferisce all’altra metà (etero) dei paperoni della moda che invece di portarsi a letto i maschietti si porta a letto le femminucce più decorative.
Ma ecco che intanto parte il primo capitolo dei tre in cui è suddivisa la storia di “Triangle of Sadness” di Ruben Östlund, dedicato appunto a “Carl e Yaya”. I quali, dopo un’inutile quanto sterile chiassata al ristorante e in ascensore sulla (presunta) uguaglianza tra i sessi si ritrovano a bordo di un super yacht, passeggeri selezionati di una ancor più selezionata crociera di lusso. E che è di lusso, anzi di superlusso, ce le dicono ancora due particolari azzeccati: il briefing di Paula, commissaria di bordo, alla ciurma di hostess e steward, e, soprattutto, l’arrivo in elicottero di un bauletto con confezioni di Nutella destinate alla cambusa per i capricci di un passeggero, forse inconsapevole emulo di Nanni Moretti.
Abbandoniamo per un attimo lo sviluppo del plot (peraltro molto prevedibile) per elencare altri dettagli carini che dovrebbero portarci anche al cuore degli intenti del film. Cominciamo con il marinaio licenziato in tronco per un comportamento poco formale, per passare alla coppia di anziani croceristi inglesi la cui fonte di reddito sono i «Prodotti per sostenere la democrazia in tutto il mondo» ovvero le armi. Più ovvio e immediato il personaggio dell’oligarca russo (quello della Nutella) con le sue biondone al seguito e le sparate contro l’ancien régime del suo paese: “Come si fa a riconoscere i comunisti? Perché leggono Marx e Lenin. E gli anticomunisti? Perché capiscono Marx e Lenin”. E con questo siamo al centro del problema, sviluppato nel secondo e nel terzo capitolo. Tra una cena di gala, tirata un po’ troppo per le lunghe e finita letteralmente in palta, e il naufragio di alcuni croceristi e membri dell’equipaggio su un’isola (forse) deserta in seguito a un attacco di pirati.
La ricchezza (i ‘mercati’) è davvero l’unico parametro del mondo o le istanze sociali hanno ancora dimora nel Terzo Millennio visto che allo stuolo di nababbi in top class corrisponde, nelle stive, una ben più folta schiera di invisibili che si occupa del loro benessere? E poi, quando per un gioco del destino la plebe prende il potere (il naufragio) perché si comporta peggio dei ricchi esibendo gli stessi vizi, i soprusi, le tare che ci avevano resi antipatici, se non odiosi, i super vip?
Ed eccoci al redde rationem: cosa siamo portati a pensare dopo questo prolisso e arruffato apologo su ricchezza e povertà, capitalismo e socialismo, apparenza e sostanza, vizio e virtù, moda e social? Non che dal sig. Östlund ci si debba aspettare qualcosa alla Ken Loach, ma allora perché tante frecciatine sarcastiche a destra e a manca? E qui torniamo al principio. Nel senso che bisogna sospendere il giudizio (o lasciarlo agli spettatori) in attesa di tempi migliori. Anche se un signor giudizio c’è già stato, a Cannes, all’uscita del film due anni fa. Quando una giuria dalla manica talmente larga da rasentare il pavimento ha pensato bene di assegnarli la Palma d’Oro. O davvero sulla Croisette non c’era proprio niente di meglio da premiare? Ipotesi raccapricciante, ma, anche qui, ai posteri…
Dettagli del film Triangle of Sadness
tit. orig. idem sceneggiatura Ruben Östlund cast Harris Dickinson (Carl) Charibi Dean (Yaya) Woody Harrelson (cp. Thomas Smith) Vicki Berlin (Paula) Henrick Dorsin (Jarno) Zlatko Burjc (Dimitri) Dolly De Leon (Abigail) Arvin Kananian (Darius) Carolini Gynning (Ludmilla) Jean-Christophe Folly (Nelson) genere commedia lingua orig inglese prod Sve, Germ, Fr, GB 2022 durata 141 min.
DVD selezionati da Riccardo E. Zanzi, recensione di Auro Bernardi
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