tit orig Verdens verste menneske sogg e sceneggiatura Joachim Trier, Eskil Vogt cast Renate Reinsve (Julie) Anders Danielsen Lie (Aksel) Mia McGovern Zaini (Eva) Erbert Nordrum (Eivind) Hans Olav Brenner (Ole Magnus) Helene Bjorneby (Karianne) Vidar Sandem (Per Harald) Maria Grazia Di Meo (Sunniva) genere commedia prod Norv, Fr, Dk, Sve 2021 lingua orig norvegese durata 128 min.
Forse il talento emergente del cinema nordico Joachim Trier (senza Von), essendo norvegese, ambisce a essere collocato a metà strada tra Svezia e Danimarca ossia tra Begman (nel senso di Ingmar) e Von Trier (con il Von e nel senso di Lars). In altre parole tra il cantore delle donne e il cantore delle donne tormentate. La realtà è invece molto più prosaica.
Il Trier senza Von è semplicemente un autore di melodrammi piuttosto dozzinali dove le donne fanno sì la parte del leone (o meglio, delle leonesse) come in uso ormai sulle scene scandinave da oltre un secolo, ma molto terra-terra ossia con una storia strampalata e poco coerente che ogni tanto s’impappina o si avvita su se stessa abbastanza incomprensibilmente. Come nel caso della scena post-allucinogeni che lascia, nel migliore dei casi, piuttosto perplessi o con l’espediente drammaturgico della malattia fatale come fossimo ancora ai tempi di Mimì (non quello metallurgico, ma quella pucciniana). Non mancano peraltro spunti di un qualche interesse come la sequenza del “tempo sospeso” anche se, per altro verso, già vista millanta volte sullo schermo. Nel finale si sfilaccia poi in dialoghi verbosi e inconcludenti, con una musica melensa a rischio diabete e nordici tramonti infuocati che la dicono lunga sulla pochezza dell’ispirazione di sceneggiatore e regista. Tutto ciò per dire cosa? Che siamo di fronte a un filmetto del tutto trascurabile ossia come se ne vedono tanti (forse troppi) specialmente nelle cinematografie europee (Francia in testa) distribuiti da noi per non si sa bene quali strani accordi commerciali o influssi astrali. Mai come in questi casi vige il proverbio: chi si accontenta gode.
E allora perché vederlo?
Perché in ogni caso la condizione femminile nelle democrazie scandinave dovrebbe fare testo in tutto il mondo. A cominciare da noi.
DVD selezionati da Riccardo E. Zanzi, recensione di Auro Bernardi