I baracconi di una fiera americana, un ambiente di fenomeni, dal forzuto alla donna elettrica, dall’indovina all’uomo-bestia che guardano l’evoluzione del mondo alle soglie della Seconda guerra mondiale
«Hai sentito? Quel piccolo crucco, quello che somiglia a Chaplin… Ha appena invaso la Polonia…». Da questa breve battuta di Clem a Stan (Stanley) capiamo di essere nel settembre del 1939. Ma l’Europa con le sue tragedie è lontana e quel che conta, negli Usa che si stanno ancora leccando le ferite economiche e sociali seguite al crac finanziario di Wall Street di dieci anni prima, è portare a casa la pagnotta. E magari anche un po’ di companatico. Specialmente chi vive ai margini della società. In senso proprio ovvero nei baracconi di una “fiera” attendata nei sobborghi dei centri urbani. Un ambiente di fenomeni, insomma, dal forzuto alla donna elettrica, dall’indovina all’uomo-bestia.
L’ambiente dei freaks ne La fiera delle illusioni
Ambiente già descritto da Freaks (Tod Browning, 1932) e ripreso anche da Gabriele Mainetti due anni fa con Freaks out ovvero i freaks de noantri. Interessante la spiegazione che Clem dà, sempre a Stan, di come si può trasformare un senzatetto alcolizzato in un uomo-bestia. A sua volta Stanley sta sfuggendo da un passato oscuro, ma ha talento e voglia di imparare e i baracconi della fiera diventano presto la sua università. Grazie a Zeena e Peter e al loro mestiere di apparire dotati di poteri paranormali. E grazie a Molly, con cui intreccia una storia d’amore. È la prima ora del film, decisamente la più interessante. Con ottimi interpreti e le carte ben distribuite tra tutto il cast. Qui Cooper fa un po’ troppo il verso ad Harrison Ford, complice anche il reparto costumi, ma tutto sommato è serio e credibile.
Poi il registro cambia, così come lo scenario introdotto dalla didascalia: “Due anni dopo”. Stan, che vive con Molly, è diventato un beniamino dell’alta società e i suoi spettacoli di lettura del pensiero si tengono in ovattati locali di lusso quando non in abitazioni private di ricchissimi uomini d’affari o potenti uomini pubblici. Che l’antifona (la storia, il racconto, la sceneggiatura, fate voi come preferite) sia adesso un po’ forzata lo dice il personaggio nuovo di zecca di Lilith Ritter. Una specie di Jessica Rabbit che la Blanchet fatica non poco a rendere credibile. Anche perché è tutta la storia che da qui si incarta sempre di più. Prima col giudice Kimball e poi col magnate Grindle e i loro megagalattici rimorsi ovvero scheletri nell’armadio. E di rilancio in rilancio, a forza di rialzare la posta narrativa si sborda al grand guignol, a eccessi di cui si farebbe volentieri a meno.
Del Toro, con La fiera delle illusioni, si conferma dunque abbonato a personaggi border line, marginali e perdenti (non i mostri, ma i loro corrispettivi umani), ma mentre nella Forma dell’acqua (2017) o nel Labirinto del fauno (2006), tanto per ricordare due titoli famosi e strapremiati ben al di là dei loro effettivi meriti, c’era troppa accademia, troppa compiacenza, qui la storia regge un cicinino meglio. Forse grazie al romanzo di Gresham da cui il regista ha preso le mosse mentre negli altri due aveva elaborato soggetti suoi. Romanzo scritto peraltro nel 1946 dunque molto più vicino ai tempi narrati di quanto appaia oggi il film. E anche questo surplus di distanza temporale ha sicuramente giovato. La discesa agli inferi di Stan, passando per il paradiso artificiale del successo, è esemplare e catartica. E con l’aria che tira oggi al cinema, e al cinema di Hollywood in particolare, è già qualcosa.
E allora perché vedere La fiera delle illusioni
Perché tutti, almeno una volta, abbiamo sognato di poter leggere nel pensiero altrui.
Dettagli sul film La fiera delle illusioni
titolo originale Nightmare Alley sceneggiatura Guillermo del Toro, Kim Morgan dall’omonimo romanzo di William Lindsay Gresham cast Bradley Cooper (Stanley Carlisle) Willem Dafoe (Clem Hoately) Toni Collette (Zeena Krumbein) David Strathaim (Pete Krumbein) Rooney Mara (Molly) Cate Blanchet (Lilith Ritter) Peter McNeill (Charles Kimball) Mary Steenburger (Felicia Kimball) Richard Jenkins (Ezra Grindle) Ron Perlman (Bruno) lingua originale inglese genere drammatico prod Usa, Messico, 2021 durata 143 min.
DVD selezionati da Riccardo E. Zanzi, recensione di Auro Bernardi