Da vedere in DVD: Grazie ragazzi di Riccardo Milani

Pubblicato il 10 Dicembre 2023 in , , da Egidio Zanzi
Grazie ragazzi

Grazie ragazzi immagina un laboratorio teatrale tenuto da un attore semifallito a un gruppo di detenuti in un carcere modello

Il sistema carcerario italiano, si sa, non è quel che si dice all’avanguardia. A cominciare dal sovraffollamento per finire con gli striminziti percorsi di riabilitazione e recupero dei detenuti, cosa che dovrebbe invece essere lo scopo primario della reclusione. A fare da foglia di fico su queste magagne esistono alcuni (pochi) istituti di pena in cui i reclusi possono dedicarsi al lavoro, agli studi o all’arte in modo da acquisire abilità specifiche che saranno loro utili a fine pena in vista del reinserimento sociale. In modo da evitare un’altra piaga del sistema: l’altissima percentuale di recidiva. Troppi sono infatti i pregiudicati che, una volta liberi, tornano a delinquere, spesso perché non trovano valide alternative.

Bene, inquadrato il tema vediamo come il film di Milani Grazie ragazzi lo sviluppa immaginando un laboratorio teatrale tenuto da un attore semifallito a un gruppo di detenuti in una di queste carceri modello. La parte più interessante, tesa e vibrante della storia è racchiusa nella prima ora, ossia nella presentazione dei vari personaggi e nel laborioso percorso di allestimento di uno dei più complicati e ardui pezzi teatrali del ‘900: Aspettando Godot di Samuel Beckett. Del resto chi meglio di un detenuto è in grado di assimilare l’essenza di questo capolavoro del teatro dell’assurdo? «Aspettiamo i colloqui, l’ora d’aria, il pasto, aspettiamo di uscire…» dice uno dei “ragazzi” ad Antonio per definire i confini esistenziali di un carcerato. E un altro completa: «Qui se cominci a pensa’, la giornata è finita: impazzisci…». Quale miglior viatico per comprendere e attuare lo strampalato copione?

Grazie ragazzi

La storia raccontata da Grazie ragazzi

In parallelo diventa molto interessante sul piano drammaturgico (del film) il mostrare l’avant-e-’ndrè di Antonio sul treno, con la schisceta (in milanese anche se siamo vicino Roma), la desolazione del suo appartamento di periferia (una stanzetta simile a una cella), accanto ai binari, dalle parti di Ciampino che mostra come esistano anche prigioni non di pietra, ma fatte di disillusioni, sconfitte, insuccessi, monotonia. Sul versante comico del dramma stanno invece i duetti tra Michele e Antonio, vecchi sodali con diverse fortune professionali, sul teatro e il mestiere dell’attore. Molta demagogia, luoghi comuni, battute a effetto, ma godibili e sicuramente tra le cose migliori del film. Un ottimo Bentivoglio, finalmente libero dai viscidi ruoli cui sembrava ormai abbonato, col suo Teatro Bellosguardo che fa implicitamente il verso all’etimo della parola stessa teatro: da theàomai, verbo greco antico che significa “cosa da vedere”.

Nel prosieguo dell’azione, tra mille inciampi e difficoltà, le prove vanno avanti. Divertenti i primi piani degli attori in erba che si cimentano negli scioglilingua, nella respirazione diaframmatica, nel vario armamentario del mestiere e nell’apprendimento del copione alternati a statici campi lunghi (spesso notturni) sulle mura del carcere, sui cortili, le reti, i fili spinati. Perché l’arte, in questo caso l’arte drammatica, è in grado di abbattere ogni barriera. «Perché lo fate?» chiede a un certo punto la direttrice del carcere a un detenuto che ha scelto di recitare. «Perché quando stiamo qui stiamo bene» risponde il giovane con disarmante candore mettendo in luce indirettamente il potere catartico del teatro ossia la capacità della “cosa da vedere” di sublimare lo spirito delle persone e toglierle, sia pur momentaneamente, dal loro quotidiano gravato di pene (non solo detentive).

Grazie ragazzi

Come si sviluppa Grazie ragazzi

Insomma, un bel crescendo di umanità e commedia fino all’allestimento nel teatro di Michele con una trasgressione rispetto al copione originale che è la muta entrata in scena del tanto atteso (e invisibile) Monsieur Godot nei panni del muto “servo di scena” Radu. Il quale, sin dall’inizio, con il suo spazzolone tipo Grande Capo Indiano di Qualcuno volò sul nido del cuculo (Milos Forman, 1975) si sapeva destinato a ben altri fasti.

Dopo di che, siccome Milani non è Beckett, il film esaurisce poco a poco la sua verve e la sua carica emotiva per dilungarsi, divagare, menare il can per l’aia con le ripetitive sequenze della tournée in giro per l’Italia in attesa di qualcosa che dia la svolta al racconto. Di quell’inatteso che inatteso non è perché dei detenuti momentaneamente fuori dal carcere tendono a restarvi (fuori). Sino a un epilogo sin troppo scontato e avvitato su se stesso con coda semidrammatica affidata al monologo di Antonio sulla condizione carceraria davanti a un plotone schierato di autorità e grandi papaveri politici.

E allora perché vedere Grazie ragazzi?

Perché un giro dietro le sbarre, sia pure per finzione, fa sempre riflettere.

Dettagli del film Grazie ragazzi

sceneggiatura Michele Astori, Riccardo Milani cast Antonio Albanese (Antonio Cerami) Sonia Bergamasco (Laura Soprana) Fabrizio Bentivoglio (Michele Brenno) Vinicio Marchioni (Diego) Bordan Iordachioiu (Radu) Giorgio Montanini (Mignolo) Andrea Lattanzi (Damiano) Giacomo Ferrara (Aziz) Nicola Rignanese (Ettore) genere commedia prod. Ita 2023 durata 117 min.

 

DVD selezionati da Riccardo E. Zanzi, recensione di Auro Bernardi

 

Grazie ragazzi