tit. orig. Adieu Monsieur Haffmann sceneggiatura Fred Cavayé, Sarah Kaminsky dall’omonimo dramma teatrale di Jean-Philippe Daguerre cast Daniel Auteil (Joseph Haffmann) Gilles Lellouche (François Mercier) Sara Giraudeau (Blanche Mercier) Nikolai Kinski (col. Junger) Mathilde Bisson (Suzanne) Anne Coesens (Hannah Haffmann) genere drammatico lingua orig francese con alcune frasi in tedesco prod Fr, Belgio 2021 durata 111 min.
Da galoppino a titolare di una gioielleria, da affittuario di un buco in periferia a padrone di casa di un confortevole appartamento arredato e corredato di ogni bene. E tutto ciò dalla sera alla mattina. Succede al non più giovane François Mercier, ma non per un colpo di fortuna ai dadi, bensì per un colpo di mano militare. Quello dell’esercito nazista che in poche settimane occupa la Francia all’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Siamo infatti nella Parigi diventata provincia tedesca e succede perché il suo patron (capo), titolare del negozio con sopra l’alloggio, è un ebreo. Costui ha fiutato l’aria appena in tempo per mettere in salvo la famiglia (moglie e tre figli) nella cosiddetta Zona Libera (la Repubblica di Vichy) che aveva mantenuto una parvenza di autonomia e dove, soprattutto, non si applicavano (ancora) le leggi razziali. L’accorto discendente d’Abramo cede casa e bottega al suo garzone con regolare atto di vendita, in attesa di tempi migliori e, soprattutto, in attesa di raggiungere i familiari nell’arco di poche ore.
Ma in guerra, si sa, le cose cambiano molto in fretta e così il povero gioielliere si ritrova prigioniero nella sua stessa cantina con il povero factotum a fargli da custode e carceriere allo stesso tempo. A complicare ancor più le cose… ma qui conviene tacere per non togliere allo spettatore la sorpresa di seguire i personaggi nell’intreccio drammaturgico davvero geniale che fonde il dramma collettivo della Shoah, la microstoria di tre persone comuni in balia della guerra e un tema da pochade in un film singolare, ben ambientato e ancor meglio recitato. A quest’ultimo proposito si può dire che di Auteil si conosce ormai tutto e nessuno ne può mettere in dubbio la statura di attore. Anche se qui la parte lo relega un po’ dietro le quinte. Lellouche è una bella sorpresa in un ruolo scabrosetto, lui più abituato, appunto, alla commedia che al dramma. Ma la vera bomba a orologeria è Madame Blanche, ossia Sara Giraudeau. Non certo una pin up, anzi: secchetta e piattina, con gli occhioni azzurri sgranati su un mondo troppo complicato per lei, arrivata ragazzotta nella capitale dalla rustica Normandia, è il personaggio chiave del film a cui l’attrice sa dare i contorni più adeguati in una performance che rasenta la perfezione.
E allora perché vederlo?
Perché, come dice il proverbio, in tempo di guerra ci sono più storie che terra.
DVD selezionati da Riccardo E. Zanzi, recensione di Auro Bernardi