In arrivo in Italia il film presentato in concorso alla Berlinale 2024, senza la presenza dai suoi due autori, la straordinaria Maryam Moghaddam e il praticamente perfetto Behtash Sanaeeha, a cui venne negato il passaporto: una chiara ritorsione del governo iraniano nei confronti del loro cinema poco allineato. Un film in uscita assolutamente da non perdere: una storia vera e improbabile solo come la vita sa riservare
Così MyMovies.it avvicina lo spettatore al film, reso disponibile sulla piattaforma, domenica 12 gennaio, riscuotendo molte “5 stelle” dagli utenti che hanno dimostrato così il loro apprezzamento. La protagonista Mahin (l’intensa Lily Farhadpour), non più giovane, ma ancora viva, è tenuta al suo posto di donna sola e reticente dalle regole più o meno scritte della società islamica e piccolo borghese a cui appartiene. Lo dimostrano l’hijab che è costretta a indossare (ricordando invece i tacchi alti e le scollature del mondo pre-rivoluzione), le sbrigative conversazioni al telefono con la figlia, i dialoghi con l’amica ipocondriaca, la condiscendenza degli uomini al ristorante, la curiosità della vicina impicciona che ha sentito una voce maschile nel suo appartamento…
Significativamente, la voglia di riprendere a vivere, di cercare la compagnia di un uomo e combattere la solitudine, per la donna passa attraverso la rivendicazione della sua esistenza e della sua figura nel mondo esteriore: come quando, nell’unico momento esplicitamente militante del film, si oppone all’arresto da parte della polizia morale di una ragazza rea di non indossare correttamente il velo. «Fatti sentire», dice Mahin alla giovane dopo averla salvata, «più tu accetti il loro potere, più loro ti schiacceranno».
Riconducibile in apparenza a una dimensione privata, la scelta di Mahin di invitare un uomo in casa sua e spendere con lui (il dolce Faramarz, interpretato da Esmail Mehrabi) la serata più bella delle rispettive vite, ha in realtà un contenuto chiaramente politico: Mahin e Faramarz si chiudono al mondo, nello splendido giardino della donna, e lì vivono la loro libertà fatta di vino illegale, balli e, forse, una torta alla crema, contro ogni forma d’intrusione del potere.
Le immagini confezionate dai due registi sono precise, il più delle volte fisse, altre volte invece mosse da lenti movimenti di camera; la luce è netta; i contrasti tra l’oscurità e la luce non creano il dramma ma illustrano al contrario il sottile mutamento del rapporto d’amicizia e forse d’amore fra i due protagonisti. A un certo punto, nella storia di Mahin e Faramarz, ogni cosa sembra pure avere un proprio posto nel mondo, una sua giustezza che dà senso alle cose.
Non sarà propriamente così perchè nel gioco di contrasti e passaggi poi bruscamente interrotto, si gioca il destino di Mahin. Le immagini confezionate dai due registi sono precise, il più delle volte fisse, altre volte invece mosse da lenti movimenti di camera; la luce è netta; i contrasti tra l’oscurità e la luce non creano il dramma ma illustrano al contrario il sottile mutamento del rapporto d’amicizia e forse d’amore fra i due protagonisti.
Conclude Roberto Manassero di myMovies.it: “anche il finale abbraccia in pieno la visione critica dei due registi: come a dire che in Iran, in questo Iran ottuso e forse decadente, non c’è redenzione per nessuno, nemmeno per chi prova a essere libero, felice e innamorato almeno per una sera”.
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