Già dalle origini del cinema le donne si distinguono come lavoratrici attente e presenti nella complessa macchina cinematografica. Montatrici, costumiste, sarte, parrucchiere, controfigure, direttrici di produzione, operatrici alla macchina, sceneggiatrici e registe, operano fianco a fianco ai loro colleghi uomini. In Francia per prima si mette in luce la “pioniera” Alice Guy nata il 1° luglio 1873 vicino a Parigi. Nel marzo 1895 la giovane è assunta come stenodattilografa presso il Comptoir Géneral de Photographie rilevato in quegli anni da Léon Gaumont. Alice ha così la fortuna di assistere all’ applicazione del phonoscopio che i fratelli Augusto e Louis Lumiére vogliono mostrare allo stesso Gaumont. Sbalordita la donna guarda le immagini che appaiono su di un lenzuolo bianco provenienti da un diabolico strumento simile ad una lampada magica. Pochi giorni dopo la stessa dimostrazione verrà effettuata al Grand Caffe di Boulevard des Capucines a Parigi il 28 dicembre 1895, la nascita ufficiale del cinematografo. Ben presto la Guy viene incaricata da Léon Gaumont di realizzare film. Diviene così regista, sceneggiatrice, produttrice e grazie al suo intuito, diversi giovani di talento debuttano dietro la macchina da presa. Nel 1907 sposa l’operatore londinese Herbert Blaché-Bolton e lo segue negli Stati Uniti dove il marito è stato chiamato a dirigere a New York un nuovo ufficio della Gaumont. Dopo la nascita della figlia Simone, la Guy nel 1910 fonda una propria casa di produzione, la Solax Company, i cui stabilimenti sono situati a Long Island. Saranno più di trecento i film prodotti e supervisionati da lei che purtroppo sono andati quasi tutti perduti. Nel 1913 Herbert Blaché lasciata la Gaumont fonda con la moglie la Blaché Features che sforna molti prodotti per la maggior parte diretti da Alice. In seguito nasce la U.S. Amusement legata alla Art Drama,
con la quale l’artista può firmare The Adventures, film tratto da un romanzo di Upton Sinclair. Nel 1917 dopo alcune conferenze alla Columbia University riprende a dirigere le sue ultime pellicole, The Great Adventure e Tarnished Reputation. Nel 1922 rifiuta di lavorare ad una nuova produzione, Tarzan of the Apes e dopo essersi separata dal marito, torna in Francia sperando di continuare a dedicarsi al cinema, ma è costretta per mantenersi a vendere libri per bambini. Trascorre l’ultimo periodo della sua vita insieme alla figlia in giro per l’Europa e per l’America fino alla sua scomparsa avvenuta il 24 marzo 1968 nel New Jersey. Non meno importante è l’americana Los Weber, regista, attrice, produttrice nata ad Allegheny City in Pennsylvania nel 1882 da una famiglia molto religiosa. Brava pianista destinata ad una carriera concertistica di alto livello, si innamora però del teatro, dove inizia a recitare con grande passione. Qui sul palcoscenico incontra il collega Phillips Smalley che sposa. Lavorando sotto l’ egidia della potente Universal diretta da Carl Laemmle, Lois scrive e dirige molti film incentrati su soggetti scottanti quali, l’ aborto, la pena di morte, le persecuzioni religiose. Nel 1917 fonda la Lois Weber productions che si distingue per due pellicole di prestigio: To Please One Woman, 1920 e What’s Worth While, 1921.
Dopo lo scioglimento della società che porta come conseguenza il divorzio da Smalley, la donna in preda ad un forte esaurimento nervoso torna all’ Universal per girare il suo ultimo film muto The Angel of Broadway, 1927 sotto la supervisione di Cecil B. De Mille. Ridotta in povertà Lois Weber muore cinque anni dopo. Di notevole talento è anche Frances Marion nata nel 1890 a San Francisco, scelta nel ruolo di una vamp come antagonista di Mary Pickford in A Girl of Yesterday. Frances diventa poi una sceneggiatrice coi fiochi e autrice di copioni per gli studios più importanti di Hollywood. La sua specialità è l’adattamento per il grande schermo di testi letterari. Negli anni Venti lavora al servizio di famosi attori come Marion Davies, Lillian Gish, Wallace Berry, Valentino e Gary Cooper. Non è molto amata però dal mondo del cinema per l’originalità dei suoi scritti (odia ad esempio l’happy end), ma fortunatamente la sua versatilità è apprezzata più tardi nel primo film sonoro, Anna Christie, 1930 interpretato da Greta Garbo e in Camille, 1937 di George Cukor. Di grande personalità Ida Lupino, nata vicino a Londra il 4 febbraio 1917, figlia di un grande attore teatrale, attrice e regista di fama (riscoperta soprattutto negli ultimi anni dagli storici del cinema) dopo aver studiato recitazione e aver partecipato ad alcuni film, nel 1933 parte per gli Stati Uniti messa sotto contratto dalla Paramount. Ottiene subito successo con due pellicole, La luce che si spegne di William Wellman e Strada Maestra di Raoul Walsh che le fanno guadagnare l’appellativo di “Bette Davis dei poveri”. I registi la utilizzano spesso in ruoli di donna tenace, ma anche spregiudicata. Una pallottola per Roy, Io amo, Il lupo dei mari, tutti del 1941 le danno molta popolarità. Nel 1948 dopo aver sposato in secondo nozze Collier Young, fonda la Ermerald Production trasformata poi in Filmakers e a metà degli anni Cinquanta con il terzo marito, l’attore Howard Duff, produce una serie televisiva di successo. Poi passa dietro la macchina da presa in sei produzioni, Non aver paura, La preda della belva, 1950, Duro, veloce e bellissimo, 1951; La belva dell’autostrada, 1953; La grande nebbia, 1954; Guai con gli angeli, 1966. La sua carriera prosegue come interprete in molte fiction televisive. Muore a 77 anni il 3 agosto 1995. In Germania si impone invece Leni Riefenstahl, nata a Berlino nel 1902, ex attrice protagonista di vari film di montagna. A partire dal 1935 dopo aver diretto Trionfo della volontà, un documentario celebrativo sul congresso nazista di Norimberga, diviene ufficialmente la cineasta del regime nazista, autrice di Olimpia, film monumentale diviso in due parti
dedicato alle Olimpiade di Berlino del ’36. Un’opera neoclassica dalle sequenze suggestive girata con una tecnica sperimentale e tecnicamente moderna, ma chiaramente elogiativa del nazionalsocialismo. Nel 1945 Leni è arrestata e giudicata da un tribunale per crimini di guerra. Assolta, potrà continuare la sua carriera solo nel settore documentaristico. Anche il nostro cinema ai tempi del muto nei primi decenni del secolo scorso vede in attività diverse donne intelligenti e decise impegnate nella regia e nella produzione con risultati notevoli. Elvira Notari, napoletana, insieme al marito Nicola fonda la Films Dora, specializzata nella colorazione delle pellicole soprattutto di genere storico e drammi borghesi. La Notari con il figlio Edoardo presente sempre nei suoi film nel ruolo di Gennariello, porta al successo soggetti incentrati sulla letteratura e sul teatro napoletano, quali Ciccio il pizzaiolo del Carmine, 1916; Gnesella, Il barcaiuolo d’ Amalfi, 1918; Chiarina la modista, 1919 ed altri. Negli anni Trenta la Films Dora cessa la sua attività anche per colpa della censura fascista. Molto amata dal pubblico in quegli anni è ancora Diane Karenne, un’artista esotica di origine polacca che esordisce nel 1916 nel film Passione tzigana. Intelligente e sensibile, intuisce la necessità di imporre sullo schermo il personaggio di una donna intelligente, magari non bella, ma dalla femminilità prorompente. Nascono così film dei quali è interprete, produttrice e regista intitolati Lea, 1916; La damina di porcellana, 1917; La peccatrice casta, L’indiana, 1920; Sleima, 1920; Zoja, 1920; La veggente, 1921. In quegli anni vengono alla ribalta anche altre figure femminili di rilievo come la soprano Gemma Bellincioni, che a sessant’ anni dopo aver lasciato il palcoscenico, si trasforma in regista cinematografica del genere operistico e autrice di opere filmiche quali Cavalleria rusticana, Donna Lisa, entrambe del 1917; La leggenda dei tre fiori,1920; Papillon e Satanica, 1920. Altra figura di spicco è la milanese Elettra Raggio, attrice-regista-soggettista che, tra il 1016 e il 1920, realizza una mezza dozzina di storie cinematografiche drammatiche (protagoniste sono sempre fanciulle infelici) con la partecipazione prestigiosa del noto attore teatrale Ermete Novelli. Con l’avvento del fascismo il cinema dei telefoni bianchi porta al successo star amatissime dal pubblico, quali Doris Duranti, Assia Noris, Clara Calamai, Elsa De Giorgi, Maria Denis, ma nel mondo del cinema il potere torna saldamente nelle mani degli uomini. Passeranno molti decenni prima che cineaste, produttrici, sceneggiatrici, Lina Wertmüller, Liliana Cavani, Suso Cecchi D’ Amico, Marina Cicogna per citarne alcune, riescano nuovamente a ritagliarsi un giusto spazio all’ interno dell’industria cinematografica.