Da vedere al cinema: “Simone Veil – La Donna del Secolo”

Pubblicato il 28 Gennaio 2025 in , da Pierfranco Bianchetti
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Simone Veil, dopo essere sopravvissuta ad Auschwitz, diventa prima magistrato, poi ministra del governo francese e infine prima presidente donna dell’Europarlamento. Sugli schermi la vita della donna del secolo

“Finchè andiamo d’accordo, finchè condividiamo, progrediamo insieme” (Simone Veil). ‘Quanti anni hai?’ chiede il kapò alla ragazzina ebrea Simone appena arrivata nel campo di concentramento. ‘Sedici’ risponde. ‘Dì che ne hai 18. È meglio’, si raccomanda il guardiano compassionevole. E grazie a questa bugia la giovane francese evita di finire con altre povere disgraziate nel forno crematorio. Siamo ad Auschwitz nel 1944 e la famiglia Jacob conosce l’abominio del terribile campo di sterminio. Ma il destino è dalla parte di Simone che riuscirà a sfuggire alla morte per continuare la sua vita dedicata alla lotta per l’affermazione della giustizia e per la civiltà.

Nata a Nizza il 13 luglio 1927, figlia di ebrei parigini, Simone Annie Liline Jacob vive anni felici e spensierati nella sua città di nascita, in un ambiente familiare sereno e vivace costituito dai suoi fratelli, dalla giovane madre dolce e amorevole, dal padre convinto repubblicano e dalla fede nel valore della laicità. La ragazza Jacob fa appena in tempo a conseguire la maturità prima che lei e la sua famiglia (madre, padre, due sorelle e un fratello) vengano deportati nel marzo del ’44.

Quando viene catturata dai nazisti – che avevano stabilito il loro quartier generale all’Hotel Excelsior nel capoluogo del dipartimento delle Alpi Marittime – i suoi documenti falsi non servono a nulla. Nonostante il lavoro massacrante, la fame e le condizioni insopportabili delle baracche del campo, la sedicenne Simone – che come sappiamo si era dichiarata 18enne per evitare la camera a gas, insieme alla madre e la sorella Milou – conserva un’aria luminosa e viene notata da una Kapo polacca: ‘sei troppo carina per morire qui’, le dice. Le tre donne vengono quindi fatte trasferire nella fabbrica del campo meno duro di Bobrek e poi a Bergen-Belsen, dove la madre Yvonne morirà di tifo. Quando il 14 aprile 1945 gli inglesi liberano quest’ultimo campo, Simone e la sorella Milou sono le uniche sopravvissute della famiglia.

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Una volta tornata in Francia, nel ’47 si sposa con Antoine Veil, alto funzionario francese (giudeo scampato di poco alla deportazione), dal quale prenderà il cognome e con cui avrà tre figli. Due anni dopo si laurea in giurisprudenza, nonostante le furiose liti coniugali perché Simone vuole studiare per diventare magistrato contro la volontà del marito. Alcuni anni più tardi una Veil matura è impegnata nelle battaglie politiche a favore di un trattamento dignitoso dei prigionieri delle carceri e nella legalizzazione dell’aborto, per porre un argine alla piaga dell’aborto clandestino, che costava la vita a moltissime donne francesi.

Addetta al ministero della Giustizia dal ’57 al ’59, consigliere tecnico per i problemi giuridici del primo ministro Pleven nel ’69, Simone dal ’70 al ’74 è segretario generale del Consiglio Superiore della Magistratura. Non aderisce a partiti politici, ma sostiene la politica di Giscard d’Estaing, che la nomina ministro della Sanità, carica che ricoprirà fino al 1979. In questa veste lotta per i diritti delle donne, svolgendo un ruolo primario nella complicata approvazione della legge sull’aborto. La Veil deve infatti affrontare un dibattito molto duro: un deputato arriva addirittura a posare un feto sotto formalina sui banchi dell’aula, nel tentativo di fomentare ancora di più la destra conservatrice. Né questo né gli attacchi verbali alla sua persona fermano la ministra: la legge sulla depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza sarà ricordata come Loi Veil.

La sua nobile esistenza, la sua vita privata e la sua straordinaria eredità civile, sono considerate un modello emblematico della storia europea. Simone non che non si è mai considerata una “politica”, benchè centrista, moderata e gollista, ha sempre lottato per i valori del femminismo e dell’egualitarismo, per il diritto all’aborto e per una dignitosa detenzione per i carcerati anche per le galeotte algerine durante la lotta di indipendenza dell’Algeria dalla Francia. Il suo percorso umano è sempre stato profondamente legato alla Storia del Novecento e il suo motto sarà sempre: “Finchè andiamo d’accordo, finchè condividiamo, progrediamo insieme”.

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Il film dedicato a Simone Veil

Diretto dal regista Olivier Dahan con Elsa Zylberstein e Rebecca Marder, il film “Simone Veil- La Donna del Secolo”, alterna la varie fasi del cammino della prima donna Presidente del Parlamento europeo e la prima a presiedere il Parlamento europeo direttamente eletto. Con questa pellicola, il regista Olivier Dahan completa la trilogia di ritratti cinematografici iniziata con “La Môme” e “Grace de Monaco”, opere biografiche del suo repertorio dedicate rispettivamente a Edith Piaf e Grace Kelly.

Il suo nuovo impegno cinematografico ci racconta la personalità, i valori e la storia di Simone, ripercorrendo le tappe della sua vita vissuta tra la sfera pubblica e quella privata, incentrata anche sulla sua straordinaria famiglia: la complicità con il marito Antoine (interpretato da Olivier Gourmet, Mathieu Spinosi da giovane) e la drammatica esperienza dei campi di concentramento con la madre Yvonne (Elodie Bouchez) e la sorella Milou (Judith Chemla). Il film di Dahan vede come protagonista Elsa Zylberstein nel ruolo della prima donna presidente del Parlamento europeo e con Rebecca Marder nella sua versione di giovane donna magistrato.

La pellicola permette di vedere oltre il personaggio pubblico e di comprendere a fondo il temperamento di una donna che ha combattuto per i propri ideali in ogni circostanza. Come afferma il regista: “Simone Veil è molto politica nel senso nobile del termine. Non è una ‘politica’ in senso stretto. È sempre rimasta magistrata nell’animo e le sue battaglie più grandi le ha combattute attraverso le leggi.”

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Tra le sequenze del film le più avvincenti sono quelle dei campi di concentramento nei quali è stata rinchiusa. “Abbiamo trascorso tre settimane a Budapest, negli studi ungheresi dove sono stati ricostruiti i campi di Auschwitz e Bergen-Belsen – racconta l’attrice Rebecca Marder-. Il primo giorno, mi sentivo abbastanza a disagio e avevo paura, perché è molto difficile ricostruire una delle fasi più buie della storia dell’umanità, senza rischiare di scivolare nell’osceno. Cercavo di rassicurarmi pensando che eravamo lì per perpetuare la memoria di Simone Veil, che eravamo uniti nel ricordare insieme. Ma già dal secondo giorno, ero più serena. Abbiamo passato queste tre settimane a novembre in baracche con 300 o 400 comparse ungheresi e serbe, nude… Non avevo più la sensazione di recitare, ma di osservare le cose e di essere toccata da ciò che accadeva. Avevamo il lusso di dire ‘Stop’ e andare a pranzo o dormire in hotel. Le riprese non erano faticose di per sé, ma l’idea di mettere in scena l’inimmaginabile è stata sconvolgente. Questa parte è stata girata alla fine: avevo già girato tutto il ritorno dai campi prima delle scene ad Auschwitz. Quindi, scoprire quel set è stato scioccante”.

Dal 1 luglio 2018, a un anno dalla morte – avvenuta il 30 giugno 2017 – Simone Veil riposa nel Pantheon, dove sono sepolti gli altri grandi nomi di Francia, tra cui Voltaire e Zola. Dal 14 marzo 2019 alla Donna del Secolo, è dedicata una targa al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano.

Dettagli del film su Simone Veil

“Simone Veil- La Donna del Secolo” di Olivier Dahan con Elsa Zylberstein, Rebecca Marder, Olivier Gourmet, Mathieu Spinosi, Eloise Bouchez, Judith Chemla – storico biografico – Francia 2023 – 140’ – Wanted Cinema

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