Minnelli-Garland, artisti che hanno reso grande il musical, la commedia e il melodramma. Vincente Minnelli il padre, Judy Garland la madre e Liza la figlia
Dopo aver cenato la sera del 25 luglio 1986 Vincente Minnelli va a dormire. Non si risveglierà più. Scompare così uno dei più grandi registi di Hollywood dallo stile elegante, amante della pittura e dell’arte. Nato a Chicago il 28 febbraio 1903 (chi dice invece nel 1910), da padre siciliano e madre francese, Minnelli in trentatré anni di carriera cinematografica percorre tre generi: il musical, che lui ama particolarmente, la commedia e il dramma. Vincente cresce in una famiglia di artisti di vaudeville e muove i primi passi in teatro lavorando come scenografo e costumista in diversi spettacoli di Broadway negli anni Trenta. Da subito si mette in luce come un innovatore del linguaggio filmico del musical utilizzando i colori, gli scenari e i costumi per affascinare il suo pubblico.
Eccezionale è anche la sua abilità nel dirigere artisticamente il Radio City Music Hall di New York.
In apertura: “Arturo”, 1981
Hollywood non si fa scappare Minelli
L’impresario Arthur Freed gli concede carta bianca e la MGM lo assume dandogli spazio come regista di musical rivoluzionari. Il terzo film di Vincent Minelli, “Incontriamoci a St. Louis” (1944), lo gira dirigendo la cantante Judy Garland che diventerà sua moglie nel luglio 1945 e da cui avrà sua figlia Liza, nata nel marzo ’46. Il film vede protagonista la famiglia Smith costretta a lasciare St. Louis per New York seguendo il padre per lavoro. La pellicola contiene numeri musicali di alto livello e tra le sue sequenze più celebri c’è quella della piccola Margaret O’Brien che distrugge i pupazzi di neve con un gesto isterico.
Ben presto il regista avrà a sua disposizione attori e attrici dalle doti canore e dall’abilità nella danza come la moglie Judy Garland, Fred Astaire, Gene Kelly, Leslie Caron, Lucille Bremer e Cyd Charisse. Dopo The clork (1946) ambientato nella Grande Mela, Minnelli firma nel 1946 “Ziegfeld Follies nel quale Fred Astaire, romantico vagabondo cinese danza insieme a Lucille Bremer in una sorta di omaggio in rosso al vecchio classico di Griffith Giglio infranto” (Ugo Casiraghi, l’Unità 26 luglio 1986). Nel ’48 tocca a Il pirata (1948) con le musiche di Cole Porter (Be a Clown cantata e coreografata da Gene Kelly è un classico inestimabile). Nel 1950 il regista si dedica ad una commedia di grandissimo successo, Il padre della sposa con Spencer Tracy ed Elizabeth Taylor, seguito nel ’51 da Papà diventa nonno, che fa il bis di incassi al botteghino in tutto il mondo.
Minelli, tra cinema e musica
Nel ’51 è la volta di Un americano a Parigi, ancora con Gene Kelly che canta e danza con le musiche di George e Ira Gershwin in una Parigi da cartolina tra brasserie, chiostri di fiori e pittoreschi appartamenti bohemiens in cui artisti disoccupati vivono felicemente, mentre eseguono numeri musicali ispirati alla pittura di Toulouse Lautrec. Del ’52 è Il bruto e la bella, considerata una delle pellicole più straordinarie di Minnelli; ritratto di un produttore cinematografico geniale ma autoritario di nome Johnathan Felds interpretato da un grande Kirk Douglas (il settimanale Newsweek scriverà che “la parte sembra fatta apposto per mettere nei guai qualsiasi attore di Hollywood”). Nel 1953 arriva sugli schermi Spettacolo di varietà. “Si partiva con l’idea di Faust-scrive ancora Ugo Casiraghi- per finire in gloria del musical più semplice e autentico, e la ballerina Cyd Charisse si convertiva, con Fred Astaire, al celebre pas-de deux, che faceva la parodia del film di gangster”. Nel ’54 Minnelli firma Brigadoon, l’inizio della decadenza del musical, storia di due artisti (Gene Kelly e Cyd Charisse) che scoprono un villaggio magico in gradi di mostrarci solo una volta ogni 100 anni.
Dopo la seconda metà degli anni Cinquanta Minnelli si butta nella commedia sofisticata con La donna del giorno (1957), protagonista Lauren Bacall; Susanna, agenzia squillo (1960) con Judy Holliday e nel 1956 con Tè e simpatia tocca con eleganza un tema scottante per l’epoca, l’omosessualità.
Arriva il melodramma
Nel 1956 il regista torna a collaborare con Kirk Douglas per Brama di vivere, una discutibile biografia di Van Gogh e nel 1959 con Qualcuno verrà, tratto da un romanzo di James Jones interpretato da Shirley MacLaine, Frank Sinatra e Dean Martin. Il film contiene una sequenza rimasta celebre, quella di un inseguimento in un luna-park che si trasforma in un balletto da incubo. Del 1960 è A casa dopo l’uragano, con un grande Robert Mitchum nei panni di un cacciatore che insegue non soltanto la selvaggina ma anche le donne sconfinando spesso e volentieri nei territori di altri “cacciatori”.
Nel ’62 il regista firma altri due melodrammi, Due settimane in un’altra città sempre con Kirk Douglas, tratto da un romanzo di Irwin Show e I quattro cavalieri dell’Apocalisse, un robusto melodramma con un cast stellare formato da Glenn Ford, Ingrid Thulin, Charles Boyer, Lee J. Cobb. Nel 1970 dirige L’amica delle 5 e ½, l’adattamento di una commedia musicale di Alan Jay Lerner, con Barbra Streisand, Ives Montand e Jack Nicholson e del 1976 è il suo ultimo film, Nina, una sorta di testamento artistico interpretato dalla figlia Liza, da Ingrid Bergman e da Charles Boyer. Vincente Minnelli, uno dei maestri indiscussi di Hollywood, rimarrà per sempre nella memoria di chi ama il cinema delle forti emozioni.
Judy Garland, una delle grandi leggende dello schermo
Il suo vero nome è Francis Gumm, nata a Grand Rapids nel Minnesota il 10 giugno 1922, figlia di due attori del varietà. Anche lei ha nel sangue l’arte della recitazione e del canto. Il suo debutto in palcoscenico avviene a soli tre anni e a undici dopo aver assunto il nome d’arte di Judy Garland inizia la sua prestigiosa carriera anche davanti alla macchina da presa con i film Parnell (1937), Follie di Broadway (1938) e Viva l’allegria! (1938). Nel 1939 l’attrice è scelta da Victor Fleming (il regista di Via col vento) come protagonista di Il mago di Oz, in cui canta Over The Rainbow. Il successo è travolgente, ma sono anni duri per gli attori e le attrici di Hollywood sottoposti ad un costante e soffocante controllo della vita privata. Judy, ragazza di appetito e molto golosa, inizia ad ingrassare e subito viene sottoposta ad una devastante cura di anfetaminici per ridurre l’appetito, ma per combattere gli effetti dell’insonnia provocata dai farmaci deve assumere dosi sempre più massicce di sonniferi. Un circuito vizioso sempre più devastante.
Nel 1944 Vincente Minnelli la sceglie come interprete di Incontriamoci a St. Louis. I due si innamorano, si sposano e mettono al mondo una bambina di nome Liza destinata a diventare anche lei una star. Nel ’51 però il loro matrimonio è già finito. Nel ’48 Judy mentre gira Il pirata si ammala e viene ricoverata in ospedale. Il suo successo sia in teatro che sul set cinematografico è però inarrestabile. Nel 1950 gira L’allegra fattoria ma la sua vita privata è infelice. Sposa Sidney Luft ha due altri figli, Lorna e Joey e nel ’54 è l’interprete di É nata una stella, remake di un film celebre diretto da Willliam Wellman. Il regista è George Cukor e coprotagonista è James Mason. La pellicola è la consacrazione ufficiale della Garland, artista inimitabile.
Nel ’61 accetta una parte importante nel film Vincitori e vinti di Stanley Kramer e nel ’63 ancora sotto la direzione di Kramer, è sul set di Gli esclusi ambientato in una clinica per bambini handicappati. Nello stesso anno gira Ombre sul palcoscenico, un melodramma interpretato al fianco di Dirk Bogarde. Intanto la salute dell’artista peggiora sempre più e anche la sua vita sentimentale fa acqua da tutte le parti. Dopo un nuovo matrimonio con l’attore Michey Deane, benché dibilitata e stanca, ottiene in teatro ancora grandi successi.
Il 22 giugno 1969 mentre è a Londra, muore per un’overdose di sonniferi. Il mondo dello spettacolo è sconvolto dalla sua tragica scomparsa. Al suo funerale toccherà a James Mason ricordare il suo talento e la sua vita privata sfortunata. “Judy è stata una donna che ha dato così tanto e generosamente sia al suo pubblico sia agli amici, che non c’era moneta con cui poterla ripagare. E lei aveva tanto bisogno di essere ripagata, aveva bisogno di devozione e di amore in misura tale da superare le risorse di ognuno di noi” (Il Cinema Grande Storia illustrata Istituto Geografico De Agostini- Novara).
Nel 2019 la brava Renée Zellweger sarà la protagonista del film biografico Judy diretto da Rupert Goold. Un omaggio commosso di Hollywood all’immenso talento di Judy Garland.
Liza Minnelli, figlia d’arte
Nata a Los Angeles nel marzo 1946, Liza, figlia di Vincente Minnelli e di Judy Garland, già a 16 anni calca il palcoscenico a New York dove dimostra il suo talento che le deriva dai geni di famiglia. Nel 1964 insieme alla madre canta al Palladium di Londra riscuotendo un grande successo. Poi arriva il cinema che già la vede ancora insieme alla mamma sul set del film I fidanzati sconosciuti di Robert Z. Leonard (1949). Però il suo vero debutto davanti alla cinepresa è a venti anni in L’errore di vivere, esordio alla regia dell’attore Albert Finney. Seguono Dimmi che mi ami di Otto Preminger e Pookie (1969) di Alan J. Pakula.
La fama internazionale di Liza Minelli arriva però nel 1972 con Cabaret di Bob Fosse, dall’omonimo musical di Broadway, nei panni di Sally, una cabarettista che vive a contatto con gli artisti tedeschi nel 1931 poco prima che il nazismo prendesse il potere. Il mondo del cabaret popolato da intellettuali, ballerini, cantanti trasgressivi, presto diventerà bersaglio del nuovo regime. In una celebre sequenza Sally e il suo fidanzatino Brian (Michael York) mentre mangiano in una trattoria di campagna, assistono sgomenti agli avventori e ai camerieri che cantano in coro un motivo popolare tedesco inneggiando al nazismo.
Dopo numerose esibizioni in teatro come cantante, Liza nel 1975 gira In 3 sul Lucky Lady, una commedia di Stanley Donen al fianco di Gene Hackman e Burt Reynolds, Dopo Nina (1976) diretta dal padre Vincente, l’attrice è protagonista con Robert De Niro di un film memorabile di Martin Scorsese, New York, New York, dove canta l’omonimo celebre motivo. La pellicola è incentrata sul tema dell’impossibilità di conciliare la vita privata con la vita artistica. Nel 1981 è la volta della commedia di grande successo Arturo di Steve Gordon con Dudley Moore (vi sarà anche un sequel nel 1988), ma è soprattutto come cantante che Liza si dimostra figlia d’arte. Duetta con Frank Sinatra e Charles Aznavour, incidendo numerosi dischi.
Purtroppo la sua vita privata come quella della madre sarà travagliata da diversi divorzi, da quattro gravidanze non portate a termine e da gravi problemi di salute. Il 27 marzo 2022 appare, anche se brevemente, alla 94esima notte degli Oscar, costretta a muoversi su una sedia a rotelle. La sua carriera artistica è purtroppo praticamente finita anche se Liza ha saputo portare alto il nome di Minnelli-Garland, una famiglia di artisti che hanno reso grande il musical, la commedia e il melodramma.