I film di Dario Argento, che viene consacrato re della paura con Profondo Rosso e Suspiria. Ma anche la carriera della compagna Daria Nicolodi e della figlia Asia
Figlio di Salvatore Argento, uno dei più grandi produttori cinematografici degli anni Sessanta e Settanta e di Elda Luxardo, celebre fotografa di moda brasiliana di origini italiane, Dario nasce a Roma il 7 settembre 1940. Dopo aver lasciato il liceo si trasferisce a Parigi dove ha modo di vedere alla Cinemathèque française i grandi classici della storia del cinema. Tornato a Roma nel 1957 approfondisce lo studio del cinema e poi collabora come critico cinematografico al quotidiano Paese Sera.
In apertura: “Il fantasma dell’opera”
Le sue recensioni sono indirizzate in particolare ai film di genere, western, gialli, fantascienza, horror. L’attività giornalistica non è sufficiente però a frenare la sua voglia di cinema. Tra il 1966 e il 1969 scrive numerose sceneggiature tra le quali quella di “C’era una volta in America”, insieme a Bernardo Bertolucci, che sarà uno dei grandi successi del regista Sergio Leone.
I film di Dario Argento: L’uccello dalle piume di cristallo
Nel 1969 con il padre fonda una nuova casa di produzione con la quale si prepara a debuttare come regista nel lungometraggio. Il film che ha in testa si intitola “L’uccello dalle piume di cristallo“. La pellicola, uscita nel 1970, ha l’effetto di scuotere il cinema italiano, riscuotendo un successo senza precedenti. Protagonista della storia è Sam Dalmas (Tony Musante), un giovane scrittore italo-americano da qualche tempo in Italia, che una sera in una galleria d’arte assiste al ferimento di una donna, Eva Renzi (Monica Ranieri) da parte di un individuo oscuro. Interrogato dal commissario Morosini (Enrico Maria Salerno), Dalmas apprende che quell’individuo potrebbe essere l’autore di tre omicidi di ragazze.
Poi Sam, improvvisatosi investigatore, sfugge due volte alla furia del misterioso assassino che telefona con sfrontatezza anche alla polizia. Nella registrazione si nota uno strano rumore che si scoprirà appartenere ad un uccello del Caucaso, l’uccello dalle piume di cristallo dalle piume di cristallo. Un solo esemplare di questo volative vive nello zoo vicino Roma. Ben presto la polizia arresta il presunto colpevole degli omicidi, ma la vicenda è tutt’altro che conclusa….
Il film sfonda al botteghino, mentre la critica saluta Dario Argento come un nuovo originale autore del genere thriller. Eppure durante le riprese, la produzione e anche la troupe, erano rimasti piuttosto scettici sul modo di lavorare del giovane regista. “L’uccello dalle piume di cristallo” è il primo della trilogia “animalesca”, seguito da “Il gatto a nove code” (1970) e “Quattro mosche di velluto grigio” (1971) che ottengono grandissimo successo.
“L’uccello dalle piume di cristallo – scrive il critico Marco Bacci – attacca al cinema italiano un nuovo morbo: l’uso di un animale nel titolo. É un pugno nello stomaco. Lo chiamano giallo, ma è un contenitore di comodo. È un thriller ma non di quelli che fanno gli anglosassoni. É veloce e feroce, non è consolatorio. Non sembra curare particolarmente la vittoria del bene sul male. Anzi, insiste sulle possibilità spettacolari del male. La struttura è complessa e ha un retrogusto ironico nascosto sotto immagini di una violenza che fin’ora erano state concesse solo al western…”.
Dario Argento si fa conoscere anche a livello internazionale come il nuovo mago del brivido. Molti anni più tardi – racconterà lui stesso – in viaggio da semplice turista a Shangai in Cina, scopre in un grande centro commerciale che un cofanetto di VHS comprendente i suoi prime tre film, “L’uccello dalle piume di cristallo”, “Il gatto a nove code” e “Quattro mosche di velluto grigio” va a ruba tra i giovani cinefili cinesi che ritengo l’italiano Dario Argento un regista di culto!
Il suo modo di lavorare alle sceneggiature dei suoi film è più che mai originale. “Di solito – confessa – mi isolo in alberghi dall’aspetto sinistro o in case poste nel nulla dove la paura dentro di me è sempre presente e mi aiuta nell’ideare le mie storie di terrore!”
I film di Dario Argento: “Le cinque giornate”, una pausa dal genere thriller
Nel 1973 il regista si prende una pausa e cambia genere dirigendo “Le cinque giornate”, una sorta di incrocio tra la commedia all’italiana e un film storico utilizzando come protagonisti due proletari senza rivoluzione, il ladruncolo Cainazza, un Adriano Celentano capellone e il fornaio romano Romolo con il viso tenero di Enzo Cerusico, coinvolti nei moti quasi senza volerlo e testimoni smarriti delle violenze compiute da entrambe le parti. Sceneggiata da Nanni Balestrini, Luigi Cozzi e Enzo Ungari, la pellicola di Dario Argento, cineasta tecnicamente dotato, nella rappresentazione popolaresca e stracciona delle barricate e degli scontri, vorrebbe essere una rilettura in chiave grottesca e antiborghese delle Cinque giornate, ma il risultato non convince né il pubblico né la critica.
Per Tullio Kezich “il film è una netta denuncia contro chi ha strumentalizzato il furore e l’eroismo delle masse in rivolta a fini di trasformismo conservatore”. Il riferimento è alla sequenza nella quale Celentano proclama al popolo milanese: “Io ho idea che ci hanno fregato”, dopo aver visto l’amico Romolo fucilato per aver ucciso involontariamente un rivoluzionario violentatore di una ragazza. “La narrazione risulta troppo rapsodica e dispersiva – prosegue ancora Kezich –e nelle smagliature del film, tra un episodio e l’altro, ha anche modo di inserirsi un vago malumore qualunquistico (a che serve ribellarsi tanto, tutto torna come prima) che non era certo nelle intenzioni dell’autore”.
Nello stesso anno l’Hitchcock italiano accetta di dirigere per la Rai un episodio della serie Tv di quattro film “La porta sul buio” andato in onda nel settembre 1973 su Rai Uno con il titolo Il tram, utilizzando una sequenza che faceva parte della sceneggiatura originale del suo primo film “L’uccello dalle piume di cristallo”. Per l’occasione Argento si firma Sirio Bernadotte, mentre il protagonista nei panni di un giovane commissario di polizia è Enrico Cerusico.
I film di Dario Argento: arriva il capolavoro “Profondo rosso”
Nel 1975 il regista firma quello che è considerato di fatto il suo capolavoro, “Profondo rosso”. La pellicola ha un inizio folgorante. In un teatro nel quale si svolge una riunione di parapsicologi e occultisti, Helga (Macha Méril), una medium che sta intervenendo nel dibattito percepisce una presenza terribile e crudele in sala cadendo in uno stato confusionale di terrore. La donna il giorno dopo è uccisa barbaramente nel suo appartamento da una persona che cerca di scovare nei suoi appunti qualcosa di compromettente (Helga aveva indicato una villa misteriosa e una canzone per bambini inquietante e sinistra). Al delitto assistono dalla strada Mark David (David Hemmings), un pianista insegnante di jazz e il suo amico Carlo (Gabriele Lavia). A quel punto sulle tracce del responsabile dell’efferato omicidio si mette sia la polizia che lo stesso Mark aiutato dalla giornalista d’ assalto Gianna Brezzi (Daria Nicolodi all’ epoca compagna di Dario Argento). Ben presto il musicista, che è riuscito a rintracciare una villa nella quale molti anni prima si era consumato un delitto agghiacciante, è nel mirino di Marta (Clara Calamai), una donna psicopatica che tenta di ucciderlo.
Il film è caratterizzato da un montaggio straordinario e originale cui si aggiunge una colonna sonora da brivido composta da Giorgio Gaslini con le musiche eseguite dai Goblin. Geniale la sceneggiatura scritta da Bernardino Zapponi, gli effetti speciali di Carlo Rambaldi e il cast di attori eccellenti, Glauco Mauri, Giuliana Calandra, Eros Pagni e soprattutto Clara Calamai, la diva del cinema italiano degli anni Trenta e Quaranta (“La cena delle beffe”, “Ossessione”), qui alla sua ultima apparizione cinematografica prima del definitivo ritiro dal set, che si diverte a spaventare lo spettatore con il suo sguardo allucinato.
Anche Gianna, il personaggio interpretato da Daria Nicolodi, segnalano alcuni critici, suscita un certo interesse perché propone una donna moderna, in anticipo sui tempi che nella finzione corteggia quasi spudoratamente il timido e riservato Mark, mettendolo in evidente imbarazzo. Dario Argento è definitivamente consacrato come il degno erede di Hitchcock.
La fama internazionale del regista romano
Nel 1977 è la volta di “Suspiria”, una delle sue opere più amate all’estero che si avvale della splendida fotografia in Technicolor di Luciano Tovoli e le musiche ancora di Goblin. Poi il regista si trasferisce per un periodo in America dove è supervisore e co-sceneggiatore del film di George Romero “Zombi” (1979), con cui in seguito girerà “Due occhi diabolici” (1990). Negli anni Ottanta arrivano sugli schermi il giallo soprannaturale “Inferno” (1980), il sofisticato e inquietante “Tenebre” (1983) e la favola horror “Phenomena” (1985). Nel 1987 realizza uno dei suoi film più amati in Francia dove Dario Argento è particolarmente stimato. Si tratta di “Opera”, pellicola ambientata al Teatro Regio di Parma.
Nel 1990 tornato negli Usa gira l’episodio Il gatto nero, del già citato film a quattro mani “Due occhi diabolici” e il thriller “Trauma” (1993), con protagonista la figlia Asia Argento con la quale Dario lavora per la prima volta. “La Sindrome di Stendhal” (1996) segna il ritorno di Argento in Italia come regista che nel 1998 dirige Il fantasma dell’Opera da lui sceneggiato insieme a Gérard Brach.
Nel 2001 la sua carriera prosegue con “Non ho sonno” e “Il cartaio” (2004) e nel 2007 conclude la trilogia delle Tre Madri (di cui fanno parte Suspiria e Inferno) con “La terza madre” interpretata ancora dalla figlia Asia. Dario Argento è anche sceneggiatore di “Metti una sera a cena” (1968) di Giuseppe Patroni Griffi, produttore del film Demoni (1985) e “Demoni 2” (1986) di Lamberto Bava, “La Chiesa” (1989) e “La setta” (1991) di Michel Soavi, “M.D.C. Maschera di cera” (1996) di Sergio Stivaletti. Nel 2012 firma “Dracula 3D” dal celebre romanzo di Bram Stoker e nel 2022 ancora con la figlia Asia gira “Occhiali neri2, un thriller ambientata in una Roma avvolta da un’eclissi di sole. Il film racconta l’odissea di Diana, una escort che cerca di sfuggire in auto a un serial killer.
Dario Argento a quasi ottantatré anni non ha nessuna intenzione di diventare un tranquillo pensionato. Nella sua grande casa romana al quartiere Trieste piena di premi, statue etniche e vasi antichi, medita come farci ancora paura attraverso i suoi film!
I film di Dario Argento ma non solo: la figlia Asia, il cinema nel sangue
Nata il 20 settembre 1975 a Roma Asia Argento, figlia di Dario e dell’attrice Daria Nicolodi, fino da bambina frequenta i set cinematografici dove recita in diversi film (“Zoo” di Cristina Comencini e “Palombella rossa” di Nanni Moretti), ma il suo vero debutto è in “Le amiche del cuore” (1992) di Michele Placido, nel ruolo di Simona, una ragazza succube di un padre incestuoso. Nel ’93 è diretta dal padre in “Trauma” e nel ’94 è Carlo Verdone che la sceglie per il ruolo principale nel film “Perdiamoci di vista”, dove interpreta il ruolo di una ragazza paraplegica che le fa vincere il David di Donatello e il Ciak d’oro.
Nel 1994 va in Francia agli ordini del regista Patrice Chéreau nel kolossal “La Regina Margot” dal romanzo di Alexandre Dumas padre, dove recita nei panni di Charlotte de Sauve, al fianco della mitica Isabelle Adjani. La pellicola ottiene un successo strepitoso e lancia Asia come un’attrice di livello internazionale. Nel 1996 si guadagna ancora un David di Donatello per il film “Compagna di viaggio” di Peter Del Monte e nello stesso anno è diretta da suo padre in “La Sindrome di Stendhal2 e in “Il fantasma dell’Opera2 (1998). Nel 1997 è la protagonista di “Viola bacia tutti2 di Giovanni Veronesi, nei panni di una rapinatrice.
Poi vola in America per il film “New Rose Hotel2 di Abel Ferrara (1998) e nuovamente in Francia per l’ennesima edizione di “I miserabili2 diretta da Josée Dayan. Nel 2007 è ancora negli Usa agli ordini di Abel Ferrara per “Go go tales” e poi sempre con il padre è in “La terza madre” e nel 2022 in “Occhiali Neri”. Asia Argento, donna e artista dal carattere determinato, ha tra i suoi obiettivi quello di diventare regista, abbandonando di fatto la recitazione.
Nel 2000 firma “Scarlet Diva”, una pellicola di scarso successo e nel 2004 è in America per dirigere 2Ingannevole è il cuore più di ogni cosa”, interpretato da Peter Fonda, Winona Ryder e Michael Pitt. Nel 2014 dirige “Incompresa”, che è però un flop al botteghino. Nel 2017 Asia Argento è tra le attrici che denunciano pubblicamente il produttore americano Harvey Weinstein, accusato di molestie sessuali sulle giovani attrici in cerca di fortuna ad Hollywood e diventa tra le protagoniste del movimento per i diritti delle donne Me Too.
Daria Nicolodi, la musa horror di Dario Argento
Daria Nicolodi nasce a Firenze il 19 giugno 1950. Il teatro è la sua grande passione. Dopo il debutto nel ’69 con Luca Ronconi in “Il candelaio” alla Fenice di Venezia, nel 1971 è nel cast di “Alleluja brava gente” per la regia di Garinei e Giovannini con Luigi Proietti e nell’”Orlando furioso”, regia di Luca Ronconi al festival di Spoleto. Poi partecipa al varietà televisivo “Babau” (1970), scritto da Paolo Poli (subirà la censura della Rai e sarà trasmesso anni più tardi). Al cinema il suo esordio è nel ’70 con il film di Francesco Rosi “Uomini contro” e nel ’73 è in “La proprietà non è più un furto” di Elio Petri (1973).
Dario Argento nel ’74 la sceglie come protagonista di “Profondo rosso”. Inizio così un lungo e importante sodalizio artistico e sentimentale (nel 1975 nasce la figlia Asia). Insieme girano Suspiria, Inferno, Tenebre, Phenomena, Opera. Nel 2007 Daria è nuovamente diretta dal suo ex in La terza madre. Nella sua carriera di attrice cinematografica vi è anche i film Schock (1977) di Mario Bava; Le foto di Gioia (1987) di Lamberto Bava; Il minestrone (1981) di Sergio Citti; Maccheroni (1985) di Ettore Scola; La fine è nota (1993) di Cristina Comencini; Viola bacia tutti (1998) di Giovanni Veronesi; Scarlet diva diretta dalla figlia Asia. Muore a Roma il 26 novembre 2020 all’età di settanta anni.