Spencer Tracy, l’amore della vita per Katharine Hepburn. Insieme, senza mai sposarsi, dal 1941 fino alla morte di lui, nel 1967, poco dopo aver girato “Indovina chi viene a cena”
1941 Hollywood. Sul set del film La donna del giorno diretto da George Stevens, Spencer Tracy conosce Katharine Hepburn. Lui è un attore già affermato e lei un’attrice in forte ascesa. Tra i due nasce subito l’amore. “Mr. Spencer spero che per lei non sia un problema il fatto di essere più alta di statura?”. Lapidaria risposta di Tracy: “Non si preoccupi Miss Hepburn, saprò ridimensionarla!”. Il loro sodalizio artistico e sentimentale produrrà nove film interpretati insieme fino alla morte di Tracy nel 1967. “Diversi, ma complementari, per costituzione e temperamento – scrive Mauro Marchesini – lei rossa lui precocemente bianco, lei tutta spilli lui fin troppo quadrato, i due si oppongono già a partire dal metodo. Tracy, ad esempio, adora la spontaneità. Seguace da sempre del culto della naturalezza, non si sognerebbe mai di imparare il copione di turno dalla A alla Z. La Hepburn, al contrario, deve necessariamente conoscere a memoria anche le più intime virgole della sceneggiatura in questione.”
In apertura: Lo Stato dell’Unione, (1948) di Frank Capra
Spencer Tracy, una vita sul set
Dotato di un talento naturale che lo porta a recitare davanti alla macchina da presa con una semplicità straordinaria, Spencer Tracy nasce il 5 aprile 1900 a Milwaukee, Wisconsin. Fino da bambino è affascinato dal cinema e nel marzo 1922 entra all’accademia d’arte drammatica di New York. Dopo il diploma inizia a recitare sui palcoscenici di Broadway con ottimi risultati. Trasferitosi a Hollywood, viene messo sotto contratto dalla Fox dove fino al 1935 gira ben 17 pellicole che lo formano come uno degli attori più promettenti del cinema americano di quel periodo.
Nel 1936 la MGM lo strappa alla Fox e gli affida il ruolo di protagonista in Furia di Fritz Lang, storia di un onesto lavoratore di passaggio da una cittadina, che viene ingiustamente accusato di rapimento di una ragazzina, rischiando il linciaggio e di Capitani Coraggiosi del 1937, dall’omonimo romanzo di Kipling. La vicenda è quella di un ragazzino viziato che dopo essere stato salvato in mare dal pescatore Manuel (Spencer Tracy), diventerà il mozzo nella sua imbarcazione. L’attore per questo ruolo si aggiudica l’Oscar quale migliore interprete maschile. “Quando comincio una parte- affermava l’attore – dico a me stesso: questo è Spencer Tracy che fa il giudice, o il prete, o l’avvocato. L’unica cosa che un attore ha da offrire a un regista è il suo istinto. Niente di più. Non mi piace niente della recitazione. Ma mi è andata bene. Ho imparato il mestiere. Non c’è da sforzarsi troppo. Non richiede troppa intelligenza. Quello dell’attore non è il mestiere più nobile del mondo, ma ci sono cose più basse…”.
Spencer viene soprannominato “il Re degli Underplayers”, gli attori che sembrano non recitare. Di lui dirà il grande Laurence Olivier: “Ho imparato di più sulla recitazione guardando Spencer Tracy che in qualsiasi altra maniera. È pieno di verità in qualsiasi cosa faccia”. Nel 1938 è diretto da Norman Taurog in La città dei ragazzi per interpretare Padre Flanagan, un prete che fonda un centro per accogliere i giovani orfani. Spencer vince il secondo Oscar consecutivo. Nel 1940 è la volta di La febbre del petrolio di Jack Conway, tratto dal racconto di James Edward Grant, storia di due cercatori di petrolio che amano la stessa donna e nel 1941 tocca a Il dottor Jekill e Mr. Hyde, dall’omonimo romanzo di Robert Louis Stevenson, film candidato a tre Premi Oscar. Per la prima volta nella sua carriera l’attore non riceve buone critiche. Il suo dottor Jekyll è considerato meno credibile di quello interpretato dieci anni prima da Fredric March, anche se in realtà è il trucco di Tracy molto meno spaventoso a fare la differenza.
Spencer Tracy e l’incontro con Katharine Hepburn
Nel 1941 l’incontro con Katharine Hepburn cambia radicalmente la sua vita. Ma chi è la volitiva ed esuberante partner con cui condividerà commedie memorabili, ma anche una grande storia d’amore? La Hepburn nasce a Harforf nel Connecticut il 12 maggio 1907 da una famiglia prestigiosa (gli Hepburn sono i Kennedy di provincia). Il padre, un illustre medico, ha insegnato alla figlia l’importanza della forma fisica. La ragazza pratica la ginnastica, l’atletica, il nuoto e soprattutto gli anni trascorsi al college la plasmano e la trasformano in una sportiva completa. La madre, invece, una delle prime suffragette del suo tempo, la educa alla conquista dei diritti, anche per le donne. Lei resta comunque una ragazza semplice, acqua e sapone, lentigginosa, dai capelli rossi e dall’abbigliamento semplice (un foulard, una camicetta, un cappello sformato per ripararsi dal sole e i piedi spesso senza scarpe). Dopo il diploma studia recitazione a New York. Le sue prime performance sul palcoscenico non sono esaltanti ma la diciottenne aspirante attrice non molla. Presto la RKO le mette gli occhi addosso e le offre un contratto. Recita in Falena d’argento (1933), in Piccole donne (1933) e in Primo amore (1935). Le cronache dell’epoca però ci raccontano che il boss della RKO David O. Selznick vedendola per la prima volta sul set vestita semplicemente e senza apparire attraente abbia sbottato: “Ma noi paghiamo 1.500 la settimana per quella roba li?”.
Da notare che nel 1932, 1.500 dollari la settimana erano un sacco di soldi; certo non la paga di una venticinquenne esordiente che il regista George Cukor voleva a tutti i costi per la parte della figlia di John Barrymore in Febbre di vivere. “Quella roba lì” si chiamava Katharine Hepburn – scrive Emanuela Martini in Film tv 2007 – e due anni dopo avrebbe vinto, per La gloria del mattino di Lowell Sherman, il primo dei suoi quattro Oscar. Quattro Oscar disseminati lungo l’arco di un’intera carriera (tra il 1934 e il 1983), un record mai eguagliato (Streep, Nicholson, Day-Lewis sono a quota tre); e, per di più, quattro Oscar mai ritirati di persona. Perchè Miss Hepburn (sempre Miss, anche se una volta si sposò, nel 1928, con un uomo d’affari che la sostenne negli esordi teatrali, e dal quale divorziò nel 1934), come sempre aveva snobbato i dettami glamour della moda (creando così uno stile tutto suo), fu anche altrettanto insofferente al cerimoniale, al perbenismo, al bigottismo hollywoodiano (atteggiamento condiviso dagli uomini che amò, da John Ford, che la diresse nel 1936 in Maria di Scozia, al miliardario- produttore Howard Hughes, all’amore della sua vita, Spencer Tracy, insieme al quale rimase, senza mai sposarsi, dal 1941 alla morte di lui, nel 1967).
Il suo carattere indomito, il suo divismo eccentrico serviranno ad Hollywood per contrapporla alle dive dell’epoca, Greta Garbo e Marlene Dietrich in primis. È l’attrice giusta per incarnare il mito americano. “Ricca, indipendente, intellettuale-scrive Ugo Casiraghi- (è perfino laureata), un’aristocratica di sani principi liberali. È la donna emancipata per eccellenza, sostenuta dalla convinzione che a forza di volontà si può raggiungere qualsiasi traguardo… George Cukor la dirige nel primo film non temendo di metterla accanto a un ‘mostro sacro’ quale John Barrymore; nella parte della figlia che si sacrifica per il padre malato di mente, la vedette è lei. Poi la riprende nel quarto film, Piccole donne (1933), dov’essa guida il gineceo adolescenziale col suo piglio da maschietto; e finirà per accompagnarla per tutta la lunghissima carriera, compresi i film televisivi della terza età. La RKO ha trovato la star che desiderava: una che, se vuole, può diventare Presidente degli Stati Uniti, e alla quale Roosevelt si sentirà presto molto vicino”.
Tra le colleghe attrici Katharine stima moltissimo Bette Davis, ricambiata e che come lei odia la pubblicità e la stampa scandalistica difendendo con le unghie la sua privacy. Dopo il grande successo di Susanna (1938) di Howard Hughes con Cary Grant, di Incantesimo (1938) di George Cukor e di Scandalo a Filadelfia (1940) ancora di Cukor, arriva nella sua vita Spencer Tracy che segnerà profondamente il suo essere donna e attrice, anche se l’attore cattolico, sposato, ma separato dalla moglie e con due figli, non divorzierà mai e né Kate, libera pensatrice, glielo chiese mai. I due però si ameranno profondamente e nemmeno la stampa pettegola di Hollywood pronta a svelare la vita intima dei divi, non avrà mai il coraggio di intromettersi nella loro relazione per certi aspetti singolare e misteriosa (i loro incontri erano rari e furtivi…).
Dovranno passare molti anni (il 1970) con l’uscita del libro Tracy and Hepburn (in italiano Spencer e Katharine) scritto dal loro comune amico Garson Kanin, il commediografo di Nata ieri, per apprendere che lui era alcolizzato con forti ricadute e che lei sapeva amorevolmente curarlo accettando anche le sue debolezze maschiliste (voleva il proprio nome in testa al cast).
Spencer Tracy e Katharine Hepburn, un’amore sul set
Nel 1942 la coppia è protagonista del film, ancora per la regia di George Cukor, Prigioniera di un segreto, tratto dal romanzo Keeper of the Elame, storia di un giornalista impegnato nella stesura della biografia di un politico morto in circostanze sospette. Il libro porterà alla riapertura di una vera inchiesta, nonostante le resistenze della giovane vedova. Cukor dirige i due attori in un dramma politico ricco di suspence. Del 1945 è Senza amore di Harold S. Bucquet, terza interpretazione della coppia in una deliziosa commedia romantica tratta da un successo teatrale di Philip Barry e ambientata durante la seconda guerra mondiale. A Washington una giovane vedova ospita un inventore di Chicago che deve effettuare degli esperimenti, ma a causa dei benpensanti i due decidono di sposarsi “senza amore”. Il sentimento che loro provano verrà presto alla luce. Nel ’47 esce il film Mare d’erba di Elia Kazan da un romanzo di Conrad Richter, una sorta di soap-opera in costume del vecchio West incentrata sulle difficoltà di una famiglia sfortunata, seguito da Lo stato dell’Unione (1948) di Frank Capra, le vicende di un uomo onesto candidato alle elezioni presidenziali che con l’aiuto della moglie riesce a salvare la sua dignità di uomo durante la campagna elettorale, ribellandosi alla corruzione dei politici.
La coppia saprà regalare al pubblico non solo americano anche e soprattutto una serie di commedie spumeggianti, come il già citato La donna del giorno, in cui lei è una raffinata editorialista e lui un ruvido cronista sportivo; La costola di Adamo (1949) di George Cukor, marito e moglie innamoratissimi nella vita, che si trovano su barricate opposte, lei come avvocato e lui come giudice e Lui e lei (1952) ancora di Cukor, con la Hepburn nei panni di un’atleta che si esibisce nei suoi sport favoriti (il golf e il tennis) e lui in quelli dell’allenatore scorbutico che afferma: “Non ha tanta carne addosso, ma quella che ha è roba fina”. Del 1957 è La segretaria quasi privata di Walter Lang, tratto dall’omonima pièce teatrale di William Marchant, una spassosa e brillante commedia sugli albori dell’informatica (il computer dovrebbe sostituire le segretarie di un’azienda). La direttrice di un ufficio ricerche di una rete televisiva (Hepburn) si scontra con l’efficiente esperto (Tracy) inviato in loco per sostituire il personale con un cervello elettronico. Queste commedie per molti storici del costume hanno rappresentato l’America borghese e intellettuale delle grandi città in contrapposizione con la sterminata e conservatrice provincia statunitense.
Infine nel 1967 Spencer Tracy è protagonista al fianco di Katharine Hepburn e Sidney Poitier, di Indovina chi viene a cena diretto da Stanley Kramer, una delle prime pellicole sul tema dei matrimoni interrazziali. Sul set lui però è visibilmente provato dalla malattia e lei già tremolante e in preda al pianto non solo per esigenze di copione. Dopo aver terminato le riprese il 26 maggio del 1967 (l’attore in realtà era convinto di non farcela) Spencer Tracy si ritira nel suo cottage “molto stanco e molto felice” e alle sei del mattino del 10 giugno muore per un attacco cardiaco. Se ne va così uno dei protagonisti più amati della storia del cinema che per oltre trentacinque anni ha saputo rassicurare e divertire con la sua presenza sullo schermo il pubblico cinematografico di tutto il mondo e contemporaneamente finisce una delle più belle storie d’amore di Hollywood.
La Hepburn dichiarerà che per il resto della sua vita (morirà il 29 giugno 2003) non vi sarà nessun altro uomo da amare. La sua carriera artistica però continuerà vincendo anche due altri Oscar, nel 1968 per Il leone d’inverno e nel 1981 per Sul lago dorato. Ma Katharine Hepburn sarà sempre la diva ribelle e anticonformista che nessuno è mai riuscito a dominare.