Per la prima volta in Europa le testimonianze e la storia dell’antica civiltà dello Stato di Chu. Due storie parallele nel tempo ma che si avverano a più di 8 mila chilometri di distanza: nelle antiche terre dei Veneti, tra Po e Adige, e lungo le sponde del Fiume Azzurro, in quella che poi sarà la Cina.
In questi fertili territori, nel millennio che precede l’era cristiana, si affacciano alla storia due grandi civiltà, capaci di proporre manufatti di straordinaria raffinatezza e di accogliere il meglio della cultura locale e dei popoli contemporanei. Civiltà che diventeranno parte integrante e costituente di realtà molto più potenti: l’Impero Romano nel caso dei Veneti, il regno di Qin per il futuro Celeste Impero.
Un accordo tra Italia e Cina, e più precisamente tra Veneto e la Provincia cinese del Hubei, consente per la prima volta in Europa di scoprire le testimonianze, davvero magnifiche, della civiltà dell’antico Regno. Come, successivamente, una Mostra allestita al Museo Provinciale del Hubei, consentirà ai cinesi di avvicinarsi alla grande storia che precedette di secoli la nascita di Venezia.
A rendere del tutto eccezionale questo progetto (promosso, per parte italiana, dai Comuni di Este e di Adria, dalla Soprintendenza Archeologia del Veneto, dal Polo Museale del Veneto, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e dalla Regione del Veneto) è l’esposizione dei “reperti ospiti” dal Museo Provinciale del Hubei accanto alle coeve testimonianze territoriali esposte nei Musei Nazionali Archeologici di Este e di Adria, sedi delle mostre.
Nato come piccolo regno militare, Chu si espanse al punto da diventare, sul finire del Periodo delle Primavere e degli Autunni (770 – 454 a.C.), una vera e propria potenza e visse il suo momento di massimo splendore nel successivo Periodo degli Stati Combattenti (453 – 221 a.C.).
L’impressionante qualità e stato di conservazione di reperti archeologici rinvenuti nella provincia di Hubei, cuore dello stato di Chu, in uno straordinario contesto archeologico di recente scoperta, testimonia come la supremazia del regno fosse culturale, prima ancora che militare.
Armi e giade che rappresentano i due punti estremi dello Stato di Chu: la supremazia terrena attraverso la guerra e il consenso celeste attraverso l’offerta del bene più prezioso.
Bronzi rituali ding e dui, indicatori della ricchezza e del prestigio della classe nobile. La loro forma, le fantasiose cesellature e le iscrizioni votive sottolineano la grande abilità degli artigiani di Chu, in continuità con la gloriosa tradizione dei bronzi Cinesi fin dalla più profonda antichità.
Lacche straordinarie sono tra gli oggetti più sorprendenti, solo se si pensa che esse sono di legno e che grazie alla laccatura ci sono giunte pressoché intatte dopo oltre due millenni e mezzo. E a proposito di lacche, se hanno sbalordito per vetustà e ottima conservazione quelle venute alla luce nelle tombe Han nelle aree archeologiche di Xian e di Mawangdui, le quali sono più “giovani” di almeno tre secoli, non c’è che da trasalire di fronte agli oggetti in lacca usciti dalle tombe Chu del Hubei. Esse ci testimoniano una tecnica d’avanguardia che gli artigiani dello Stato di Chu conoscevano perfettamente: Come potrebbe essere altrimenti, che una materia organica di così rapida dissoluzione come il legno si sia potuta conservare per due millenni e mezzo? Le lacche di Chu sono di una varietà sorprendente : non solo si laccavano il legno e il bambù, ma anche il bronzo, la terracotta e il cuoio, con risultati davvero eccezionali. La conservazione stessa dei colori è a dir poco sbalorditiva, E’ attraverso di essi che le decorazioni ci testimoniano il gusto artistico di quegli artigiani antichi, ma soprattutto la sintesi stilistica con le tradizioni ereditate dalle dinastie del passato, oltre alla grande influenza che quest’arte avrà sulle successive dinastie Han, per almeno altri quattro secoli dopo la scomparsa di Chu.
Persino strumenti musicali, parte di vere e proprie orchestre, sono segno di una padronanza dell’arte musicale senza eguali al mondo nel V secolo a.C. Le campane di bronzo niuzhong e yongzhong costituiscono senza dubbio i reperti più identificati con la cultura dell’epoca. La loro forma del tutto originale e la speciale lavorazione oltre a farne oggetti d’arte in sé sono espressione di eccezionali sperimentate conoscenze nel campo della musica.
La morfologia del vasellame rituale della Cina antica fornì il modello di riferimento per i contenitori bronzei dei secoli successivi. L’interazione con il passato è un tratto distintivo dell’immaginario intellettuale e artistico della cultura cinese. Durante la più tarda dinastia Qing (1644-1911) vennero infatti riproposti ding, guang, jué e i motivi decorativi che caratterizzavano i vasi tradizionali più antichi, sebbene arricchiti da maggior varietà esornativa e coloristica grazie al gioco di incrostazioni in oro e argento. Presso il Museo d’arte orientale di Venezia si conservano bronzi Qing che riprendono le antiche forme e testimoniano il gusto collezionistico della corte e dell’aristocrazia del XVIII e XIX secolo.
Dai corredi funerari di alcune tombe nobiliari, la direzione del Museo provinciale del Hubei nella città di Wuhan, ha scelto reperti di particolare interesse e bellezza che vanno a formare il “corpo” di questa Mostra, suddivisa in tre sedi, ma di concezione unica. Con l’organizzazione di Cultour Active, per la prima volta una Mostra di tesori archeologici sarà completamente rivisitata integrando l’allestimento espositivo in modo dinamico, multimediale e coinvolgendo il pubblico in un’esperienza multisensoriale.
MERAVIGLIE DELLO STATO DI CHU – 13 marzo – 25 settembre 2016
· Museo Nazionale Atestino di Este (PD)
· Museo Archeologico Nazionale di Adria (RO)
· Museo d’arte orientale di Venezia