La scelta di questa immagine per il “Giardino dei Ciliegi” di Cechov mi è sembrata la più giusta per descrivere la chiave di lettura dell’attuale messa in scena che vuole sottolineare di più gli aspetti simbolici dell’opera: la favola triste della decadenza di una ricca famiglia russa. Gli aspetti tragici sono presenti nelle parole dei personaggi, ma sono resi surreali e quasi una favola dai gesti, dalle luci, dalla musica e dalla scenografia.
La trama è abbastanza lineare. Una nobile famiglia, dopo una vita inutilmente dispendiosa, si ritrova nella dimora avita che è stata messa all’asta per pagare i loro debiti. Ma la Signora Ljuba e suo fratello Jasa sembrano quasi non comprendere quanto vicina è la fine del loro mondo e continuano a pensare al Giardino dei Ciliegi come un magico protettore che ha accompagnato la loro vita spensierata. La realtà è rappresentata da Lupachin, il terzo protagonista, che vorrebbe salvare il salvabile per ringraziare la famiglia che ha reso possibile la sua crescita da contadino schiavo a ricco amministratore e forse anche segreto innamorato della Signora Ljuba. Dopo varie vicissitudini Lupachin compra all’asta il “Giardino dei Ciliegi” e vorrebbe che tutto tornasse come prima, ma nulla è cambiato nella mente della Signora e dei suoi familiari che, ripagati i debiti, partono con quello che resta per continuare la vita a Parigi dove già una volta hanno trovato il loro fallimento.
La scelta del regista è stata di trasformare la tragica vicenda in un racconto surreale resa da una scenografia con grandi oggetti bianchi e leggeri, una bianca scala semidiroccata e movimenti di luce a sottolineare gli stati d’animo dei protagonisti. In questa scena surreale si muovono gli attori che in molte occasioni sottolineano con i loro movimenti gli aspetti favolistici che il regista vuol sottolineare. Coreografia, musica ed abbigliamento integrano perfettamente tutta l’ambientazione. Per definire tutta la rappresentazione userei le parole elegante e surreale, senza mai scadere in inutili eccessi favolistici.
Luca De Fusco ha curato adattamento e regia di questo importante testo interpretato da Gaia Aprea, nel ruolo della protagonista Ljiuba, Paolo Cresta (Jaša), Claudio Di Palma (Lopachin), Serena Marziale (Dunjaša), Alessandra Pacifico Griffini (Anja), Giacinto Palmarini (Trofimov), Alfonso Postiglione (Pišcik), Federica Sandrini (Varja), Gabriele Saurio (Epichodov), Sabrina Scuccimarra (Šarlotta), Paolo Serra (Gaev), Enzo Turrin (Firs). Le scene sono di Maurizio Balò, i costumi di Maurizio Millenotti, le luci di Gigi Saccomandi, le coreografie di Noa Wertheim, le musiche originali di Ran Bagno.
Questa messa in scena del “Giardino dei Ciliegi” giunge a Roma dopo una lunga tournèe italiana e dopo un recente grande successo al Teatro Aleksandrinskij di Pietroburgo dove è stato salutato da lunghissimi applausi durati oltre sette minuti.
Al Quirino di ieri seri successo ripetuto con teatro al completo ed altrettanti lunghi applausi. Quando si va a vedere dei testi classici non si sa mai quanto la messa in scena sia buona o soddisfacente: ieri sera è stata sicuramente da plauso pieno …sicuramente una piacevole serata.