Cominciamo dal titolo esatto di questa messa in scena della commedia: “La bisbetica domata di William Shakespeare messa alla prova“. Questo piccolo cambio nel titolo secondo me sottintende due significati: il primo potrebbe indicare un punto di vista più attuale dei rapporti uomo-donna che forse Shakespeare qualche secolo fa intendeva di completa sottomissione e che oggi si avviano verso una visione più paritaria; il secondo indica l’accorgimento registico usato per la messa in scena e cioè una compagnia non di primo piano che fa le prove per mettere in scena la commedia.
Lo spettacolo che viene fuori da questo connubio tra realtà e copione originale è un insieme di commedia, teatro dell’arte, musical americano con Nancy Brilli che nella finzione scenica è la protagonista bisbetica, impersona la terribile regista ed alla fine recita il famoso monologo con il quel forse non saranno completamente d’accordo le mie amiche lettrici: “Ora però m’accorgo che i nostri strali non sono che pagliuzze, che le nostre forze non sono che debolezza, e le nostre debolezze insondabili! In verità, siamo ancora meno di quel che sembriamo essere. Spegnete dunque quel vostro orgoglio, che non vi serve a niente, e mettete le mani sotto i piedi dei vostri mariti: ciò la mia mano è pronta a fare , se a lui piacerà, in segno di obbedienza. E possa questo farlo felice“.
E’ giusto affermare che Nancy Brilli è perfettamente in linea con ciascuno dei tre personaggi racchiusi in Caterina la protagonista di questa versione della commedia di Shakespeare
Gli altri protagonisti sono Matteo Cremon – Petruccio-, Federico Pacifici – Gremio-, Gianluigi Igi Meggiorin – Grumio, Gennaro Di Biase –Ortensio-, Anna Vinci – la Vedova-, Dario Merlini – Tranio -, Brenda Lodigiani – Bianca – e Stefano Annoni – Lucenzio.
Valerio Santoro merita il titolo di dr. Jolly perché è Battista, padre di Caterina e Bianca, impresario della compagnia ed anche ….una decina di personaggi di contorno.
La traduzione e drammaturgia sono di Stefania Bertola, le scene sono di Giacomo Andrico, i costumi di Nicoletta Ercole sono realizzati dalla Sartoria Tirelli, le musiche sono di Alessandro Nidi e le luci di Massimo Consoli.
Con mano ferma tiene le redini dello spettacolo la regista Cristina Pezzoli.
Questo classico ha avuto, oltre le tante messe in scena teatrali, anche una decina di film: Il primo è del 1908, poi c’è una versione del 1929 con Mary Pickford, Douglas Fairbanks, per continuare nel 1967 per la regia di Franco Zeffirelli con Elisabeth Taylor e Richard Burton. Ed ha anche ispirato il musical del 1953, “Kiss me Kate” per la regia di George Sidney con Howard Keel e Kathryn Grayson. Qualcosa di ognuna di queste versioni, come è giusto che sia, ha ispirato l’attuale messa in scena che si è un po’ spogliata degli abiti paludati e si è arricchita, ovviamente non nel testo, di piacevoli effetti scenici.
Mi sono domandato cosa avrebbe pensato William Shakespeare se fosse stato seduto accanto a me o meglio se io fossi stato seduto vicino a lui in un teatro elisabettiano, quelli a forma di tamburo con gli spettatori della “platea” seduti in terra quasi in mezzo agli attori e vari ordini di posti su più piani tutti intorno. Io credo che Shakespeare, anche se leggermente contrariato per qualche revisione del suo pensiero cinquecentesco sulle questioni di genere, si sarebbe divertito per come “La Pirandelliana” e Nancy Brilli hanno raccontato questa commedia in un modo “popolare”, nel migliore dei significati, forse più aderente al modo di rappresentare una commedia nel 1600.
Si replica al Quirino sino al 20 dicembre per poi continuare in molte altre importanti sedi. Se capita