Anche se siamo in estate il cinema non va in vacanza. Non sul grande schermo, con le migliaia di arene estive, festival e appuntamenti sotto le stelle in ogni parte dello Stivale, ma anche perché le ferie possono servire agli appassionati della “settima arte” per vedere o rivedere qualche film perso in inverno o rispolverare qualche classico. Magari seguendo alcuni filoni dettati dall’attualità. Ecco i nostri suggerimenti.
3 DVD sognando l’America
In epoca di trumpismo rampante, muri alle frontiere, protezionismo economico e disdetta degli accordi sul clima c’è da domandarsi se l’America rappresenti ancora il sogno che è stata negli ultimi due secoli. E se davvero il sogno si sta ormai trasformando in incubo, vale la pena rispolverare alcuni titoli che in tempi non sospetti ci avevano già messi sull’avviso. Con una lungimiranza che ha del profetico. Cominciamo con Capitalism: a love story (Michael Moore, 2009, documentario). La scena finale è da antologia: il regista chiude lo spazio antistante la Borsa di Wall Street con il nastro giallo usato per le “scene del crimine” e, armato di megafono, intima agli invisibili occupanti dell’edificio di uscire con le mani alzate e arrendersi. Più che la fantasia al potere, il potere della fantasia applicata alle leggi di mercato nel paese che del mercato ha fatto la propria bibbia. Non a caso Michael Moore, figlio di operai metalmeccanici di Detroit, aveva pronosticato la vittoria di Donald Trump alle presidenziali quando il tycoon newyorkese era 40 punti dietro Hillary Clinton.
Poco conosciuto anche tra gli addetti ai lavori e ancor meno considerato, il regista Hal Ashby (1932-1988) è stato un geniaccio che Hollywood ha costantemente tenuto ai margini con la scusa di una vita privata non proprio da educanda. Film come “L’ultima corvé” (1973), “Shampoo” (1975) e “Tornando a casa” (1978) sono spietate analisi di un’America proterva, perbenista e corrotta che sotto il trionfalismo a stelle&strisce nasconde le più ignobili bassezze morali.
Su questi stessi temi si sviluppa il capolavoro di Hasby, Oltre il giardino (1979, commedia). Indimenticabile non solo per l’interpretazione di un Peter Sellers in stato di grazia, ma proprio per il ritratto in nero di un paese che ha conquistato il mondo, ma ha perduto la propria anima.
Un altro che aveva capito tutto già 10 anni prima era Michelangelo Antonioni (1912-2007) nel suo unico film americano: (1970, drammatico). Sulla musica dei Pink Floyd, Antonioni mette in scena la discesa verso il nulla del giovane Mark, la sua disperazione, il nichilismo e, allo stesso tempo, la voglia di rompere le sbarre di una gabbia estesa quanto un intero paese. Che, per tutta risposta, lo espelle in modo brutale dal proprio ordine costituito e dalla stessa vita. Immagini “on the road” di rara bellezza per un viaggio senza ritorno nel cuore e nella mente di un’America come avrebbe potuto essere, ma non è mai stata.