Oggi si festeggiano i nonni, tra buoni sentimenti e rituali d’obbligo, ma noi di Grey Panthers preferiamo dare spazio a una notizia di attualità che cambierà la vita a molti anziani e nonni meno affettuosamente accuditi. Un lascito, quello di Livio Garzanti, a 4 anni dalla morte, che onora la sua memoria e alimenta il nostro ricordo.
Ai vecchi invisibili, inascoltati, cancellati dalla vita e dimenticati, agli anziani soli che non vivono, ma sopravvivono, arriva una dedica speciale su un libro ancora da scrivere, l’ultimo, che un grande editore lascia alla sua città. È un lascito, un’eredità, un progetto al quale è abbinato l’aggettivo “straordinario”, che rimanda alla storia di una Milano d’altri tempi, alla solidarietà concreta dei grandi elemosinieri del passato che hanno saputo dare in anticipo sui tempi risposte concrete ai bisogni sociali di una comunità. Si può leggere così la volontà di Livio Garzanti, a quattro anni dalla scomparsa, esplicitata in sede testamentaria al professor Mario Cera: come un richiamo alla solidarietà, al fatto che un uomo da solo non ha alcun significato al di là di etnie e condizioni sociali, perché gli altri sono parte della nostra esistenza, di loro ci dobbiamo occupare e preoccupare soprattutto quando sono schiacciati dalle avversità.
Per dare concretezza a questi pensieri, l’editore di Gadda e Pasolini, il geniale padre padrone dei libri e della mitica Garzantina, caratteraccio capriccioso e beffardo per unanime descrizione, ha messo 90 milioni di euro sul conto corrente di chi si occupa del disagio sociale, attraverso una Fondazione che porta il suo nome e quello della madre. Una cifra imponente, un richiamo forte e convinto alla generosità come antidoto agli egoismi, un messaggio civico e morale sui doveri della società verso i più deboli e più soli. Sono tanti 90 milioni. Fanno parte di un trust istituito nel 2006, chiamato ‘Societas societatum’, ricorda il professor Cera, indicato da Garzanti come futuro presidente ed esecutore testamentario: voleva significare comunità delle comunanze e all’inizio era il modo discreto e disinteressato di aiutare chi si prende cura delle sofferenze. Vidas, Emergency, gruppo Abele, Naga, volontariato attivo e non profit impegnato su vari fronti: il fine vita, l’assistenza medica ai feriti delle guerre, il recupero dei tossicodipendenti, l’aiuto ai cittadini stranieri.
Livio Garzanti ha lasciato disposizioni precise sull’attività delle erogazioni, bilanciando le legittime aspettative dei familiari sulla sua cospicua eredità, aggiungendo al trust il ricavato della vendita della sede della storica casa editrice, in via Spiga a Milano. Completata l’operazione, il professor Cera può dare attuazione stabile alle finalità volute da Garzanti e riflettere nella realtà il pensiero finale dell’editore: l’attenzione al disagio degli anziani. Non un cerotto bagnato: ottanta dei novanta milioni del fondo saranno destinati a fornire agli anziani soli milanesi forme e strumenti di ascolto, presenza e intervento, per dimostrare che la longevità non deve essere un peso, ma può anche essere una risorsa.
Un caso di filantropia, fuori dal coro però, perché Garzanti era un tipo speciale, scettico, disincantato, forse freddo ma mai banale, lontano dal circo mediatico, spesso umorale e contraddittorio, in poche parole “uno non facile”. E un segnale di etica, alla sua Milano e a un Paese dove gli ultimi, senza il contributo del volontariato, rischiano di essere ancora più ultimi. Indicando la questione anziani come obiettivo della Fondazione, Garzanti intende la vecchiaia vissuta male, «la buia palude» di cui ha scritto in modo magistrale Claudio Magris, il tempo in cui la vita vacilla e le istituzioni sono assenti. Per Garzanti, scomparso all’età di 93 anni, l’etichetta di anziano improduttivo era sbagliata: per questo ha immaginato di crearne un’altra, si potrebbe dire “anziano vitale”, attraverso una rete di assistenza che comprende lo scambio di relazioni, la cultura e la conoscenza come antidoti al decadimento. È un invito al coraggio, a contrastare quella che Vittorino Andreoli chiama la civiltà dell’ingiustizia, dove chi non è produttivo, digitale, influencer o altro finisce per essere abbandonato al suo destino.
“Le linee guida della Fondazione — spiega il professor Cera, che domani sera illustrerà i progetti in via Spiga, nel palazzo che ha ospitato per decenni la casa editrice — saranno formative, culturali, antropologiche, scientifiche, socio-economiche e assistenziali, combinate per una convergenza nuova sulla questione longevità”. Tutela degli anziani vuol dire anche tutela della memoria, quella dei saperi e quella del cuore, perché valori ed esperienze non vanno mai in pensione. A volte sono l’inizio di una nuova avventura o di una che continua in altre forme: dai libri e dalla tolda di comando di una casa editrice, al contrasto delle solitudini umane, che sono l’anticamera della morte. Perché, lascia detto il testamento laico di Livio Garzanti, chi è stato più fortunato nella vita deve lasciare qualcosa a chi lo è stato meno.
di Giangiacomo Schiavi
Fonte: Corriere della Sera, 2 ottobre 2019
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