Serafina e la casa color marroncino

Pubblicato il 9 Maggio 2010 in , , da Clementina Coppini

SERAFINA E LA CASA COLOR MARRONCINO

Ieri mi chiama mia suocera Serafina in stato di palese afflizione. Mi racconta che stava in cortile con il marito, alcuni vicini e con l’amministratore del condominio. Poiché stanno facendo dei lavori di abbellimento e ripittura della casa, si trattava di scegliere un nuovo colore per la palazzina. Serafina, che aveva appena parlato con i muratori i quali erano d’accordo con lei, suggerisce un rosa tenue al posto del marroncino torroncino andato a male che c’era in precedenza e che l’amministratore e altri tre presenti intendevano replicare. Perché certuni trovino così seducente tale trista tinta non è dato comprendere a una mente evoluta, ma andrebbe studiato la perversione insita negli esseri umani che prediligono il marrone pastello.

È cosa indubitabile come mia suocera sia una persona molto educata e discreta. Vent’anni che la conosco e non le ho mai sentito alzare la voce nemmeno una volta. Decisa sì, aggressiva mai.

Ebbene, il parere espresso da Serafina viene accolto dall’amministratore condominiale con il seguente commento: “Quando nel ’45 vi hanno concesso il diritto di voto hanno fatto un grande sbaglio. Non bisogna permettervi di parlare, a voi donne.”

Mia suocera ha una reazione molto composta: non lo garrota, non gli getta in faccia una latta di vernice, non chiama la neurodeliri per internarlo, non lo fa oggetto di un lancio di banane marce. Dimostrando un rimarchevole controllo, semplicemente si allontana con il decoro e la signorilità che le sono proprie, solo un po’ incurvata non tanto dall’età quanto dall’umiliazione.

Quali inconfessabili frustrazioni deve covare dentro di sé un uomo di meno di quarant’anni per offendere così una donna che ha lavorato tutta la vita, ha cresciuto due figli e si è guadagnata con fatica ogni cosa che ha? Quale groviglio mentale guida la lingua di questo ilare figuro nella formulazione di tali per lui divertenti baggianate?

Quando mio suocero rientra a casa dopo che è stato scelto il color marroncino tanto caro al pubblico maschile, porge le scuse dell’amministratore, il quale, per interposto maschio, manda a dire che si dispiace, che lui non voleva offenderla, che lei non doveva offendersi. E perché non avrebbe dovuto? Ovviamente costui non pensa nemmeno di scusarsi di persona con la povera Serafina, perché le scuse si porgono solo ai propri pari, non agli esseri inferiori cui benignamente si è concesso di esprimere una non richiesta opinione. È ovvio. Quindi alla fine il risultato è che passa l’idea becera e consunta che le donne se la prendono eccessivamente, sono troppo ipersensibili, isteriche incapaci di dominarsi. Non avrebbero mai dovuto ottenere il diritto di voto in quanto prive di discernimento, perché chiunque sia dotato di un minimo di capacità intellettive sa che il marroncino è meglio del rosa.

Provate a pensare a qualcuno che dice una frase tipo che gli uomini non dovrebbero avere diritto di voto. Questa sì che sarebbe considerata una facezia, perché è ovvio che i maschi devono votare. Non potrebbe essere altrimenti.

Invece per una donna esprimere il proprio pensiero è un optional, e l’esercizio di un diritto acquisito con grandi lotte e sofferenze è una gentile concessione per la quale reiteratamente ringraziare.

Mi viene in mente un amico di un mio amico il quale, secoli fa, a commento di una mia osservazione pertinente, disse la frase “donna schiava zitta e lava”. Un concetto molto brillante, che mi impressionò positivamente. Chissà se adesso fa l’amministratore condominiale.

Quel giorno non mi offesi in modo particolare, forse perché ero una ragazzina. Trovai la cosa sciocca, ma non dannosa. Ancora adesso la penso così, anche se le osservazioni fuori luogo mi danno più fastidio di prima, non tanto per me, quanto per la generazione dopo la mia. Mia suocera la vede nello stesso modo.

Alla fine della telefonata io e mia suocera ci siamo dette che sappiamo come la strada dell’uguaglianza sia costellata di mortificazioni passate, presenti e future, ma ci siamo promesse che percorreremo la nostra parte, tutta quanta.

Noi non sappiamo se le nostre opinioni siano più o meno sensate di quelle di un uomo. Dipende dall’opinione, e dall’uomo. Sappiamo che le nostre opinioni capita siano sensate: desideriamo soltanto che siano ascoltate.

( Contributo di Clementina Coppini)