Pensavo a un argomento da trattare nella mia rubrica e, a causa del mio irreversibile decadimento neuronale, non mi veniva in mente niente. Che tristezza, non avere idee. Allora mi è venuto in mente di riciclare qualcosa che avevo già pronto. Con qualche modifica, ovviamente. Ho cercato nella memoria del mio computer, ho trovato e poi mi sono depressa. Per tre motivi: Perché è brutto prendere in giro chi mi ha concesso l’onore di poter esprimere il mio parere su questo sito, così come non è simpatico tradire la fiducia di chi mi aveva concesso di esprimere il mio parere prima. E poi non è il caso di offendere i miei lettori. Fossero solo due, non meritano tanta pochezza.
Il fatto è che il riciclo, non quello del vetro e della plastica, che sono sacrosanti, bensì quello dei pensieri, dà l’idea della resa. E arrendersi, quello sì che è intraprendere la strada della vecchiaia più trista e rugosa.
Arrendersi vuol dire cedere alla paura e chiudersi in se stessi, rinunciare a ritenersi liberi di poter pensare a qualcosa di nuovo, di poter inventare, di potercela fare.
Li vedo in giro, questi anziani che si sono arresi. Ma ci sono molti modi di arrendersi. Alcuni si lasciano andare e, se sono stati duramente provati dalla vita, a loro va tutta la comprensione possibile. Se invece l’hanno fatto perché la pigrizia che li contraddistingueva anche prima si è radicata nella loro anima stanca, allora no, non vanno capiti.
Alcuni, si sono arresi in un modo strano, ma molto diffuso, ultimamente. Costoro, nell’arrendersi, hanno rivolto tutto dentro se stessi, e si curano. Si curano in modo spasmodico, si tengono in salute oltre ogni misura, fanno esami clinici, soggiorni climatici, evitano il contatto con chiunque sia portatore di una malattia, che sia contagiosa o meno, perché non vogliono rischiare di esserne in alcun modo contaminati. Spendono le loro forze per preservare privilegi ai quali la saggezza dovrebbe loro consigliare di rinunciare. Perché non hanno prospettiva, e non vedere un futuro oltre se stessi è la più incondizionata delle rese. Perché non se ne rendono conto?
Per chi, con l’andare degli anni, inizia a ragionare così, non ci sarà mai una rinascita, una qualsivoglia Pasqua. Una volta che avranno attraversato l’Acheronte l’avranno attraversato per sempre. Lasceranno qui una bella montagna di medicinali, di costose analisi mediche, di giudizi astiosi sul mondo e una generazione che non avrà di loro nulla di bello e fiero da ricordare.
Siate fieri e belli, e lottate per mantenere intatta la prospettiva, che ha sempre la sua utilità. Sforzatevi di cogitare cose nuove, non riciclate vecchi pensieri usurati per fare prima. Abbiate fiducia nei vostri pochi neuroni rimasti, e può essere che loro non vi deludano.
Ogni persona è un piccolo mondo a sè, con le proprie esperiense e i propri problemi, diverso dagli altri, come si fa a giudicare da fuori il loro comportamento ?
Attenzione a non predicare bene e….. razzolare male.
Non è vero che i “neuroni rimasti ” nel nostro cervello quando invecchiamo siano pochi perché si rinnovano continuamente quando ci sono degli stimoli. Me l’ha spiegato un biologo del San Raffaele facendomi vedere sullo schermo di un computer i germogli e i ramoscelli che si sviluppano nelle sinapsi del cervello quando sono stimolati. Il grande scienziato che ha studiato l il nostro cervello e i problemi cervello-mente è stato John C. Eccles .
Comunque i temi che riguardano un invecchiamento produttivo e felice li ha sviluppati anche il prof. Francesco Antonini che ha scritto “l’età dei capolavori ”
scoprendo come molti artisti tra cui Michelangelo e Monet abbiano prodotto grandi opere, quindi veri capolavori in tarda età.
Davvero deprimente: forse era meglio un bel riciclo. Se non altro perché erano idee già sperimentate (si spera).
Se cercare di mantenersi sani per affrontare bene la vecchiaia è da stimmatizzare, beh… allora vorrei sapere come si fa a “lottare per mantenere intatta la prospettiva”, se gli acciacchi ti sommergono…
Carissima Marina,
chiede come si fa? Per esempio navigando su internet, leggendo, tenendosi informati, scrivendo quando non si è d’accordo. Come fa lei, appunto, malgrado gli acciacchi. La ringrazio, perché le critiche aiutano a riflettere.
Mi ha fatto piacere leggere il suo articolo. Mi ha fatto piacere perché mi ha fatto riflettere. Personalmente vivo i miei 60 anni con una curiosità per il mondo e per la tecnologia in particolare. Una curiosità che non accenna a diminuire, anzi, spesso mi infonde una forte energia ed amore per la vita e per il mondo.
Probabilmente, se vogliamo parlare di neuroni (ma non me ne intendo), l’attività intellettuale e fisica mantiene in forma anche il cervello. Anzi, è così.
Non ho amici od amiche che mi seguono in questa mia ‘seconda gioventù’. Nessuno. Sono impegnati a ‘curarsi’ (come dice lei) o so scoraggiano di fronte alle novità che la tecnologia ci riserba. Internet e le nuove tecnologie informatiche, fotografiche, etc..sono nuove per tutti e personalmente ho sempre sostenuto (credo con cognizione di causa) che noi over50..anzi over60..si possa essere i migliori utilizzatori.
Le comodità sono un altro mio nemico. Meglio dormire una notte in un aeroporto che in una comoda camera di albergo; meglio mangiare un panino su di una panchina durante un viaggio fotografico che sedersi ad un ristorante; meglio dormire in macchina durante una ‘viaggio esplorativo’, magari svegliandosi e fare un bel caffè con il fornellino.
Io faccio così e chi mi conosce inorridisce.
La saluto con stima, grazie.
Roberto Gioffredi
Grazie, Roberto, per questa bella testimonianza di amore per la vita. Mitico! Un abbraccio