Antonio detto Toni e Piercarlo detto Pico compiono settant’anni. Ieri Pico mi diceva che, quando si guarda allo specchio, i suoi occhi gli comunicano che è vecchio, ma il suo cervello non riesce a realizzare il concetto. Sente che può fare tutto, è convinto di poter fare tutto e di conseguenza lo fa. Certo, magari si sente un po’ più stanco, ma ha deciso di non farci caso più di tanto. Non intende smettere di passare l’agosto con gli amici archeologi sugli scavi del museo. Piccona, porta i secchi pieni di terra e ignora il problema di salute che ha e che terrebbe altri seduti in poltrona. Altri, non lui. Toni la pensa allo stesso modo. Quindici anni fa gli è stato diagnosticato un tumore a un polmone che doveva dargli solo sei mesi di vita, eppure è qui. Toni non dice che è stato ammalato, ma che ha avuto in regalo quindici anni in più. Non vuole usare il caddy per andare a far la spesa perché non se non si porta da solo i sacchetti gli sembra di essersi arreso.
Toni, a causa del lavoro che ha svolto, non ci sente molto bene, ma sarà molto difficile convincerlo a indossare un apparecchio acustico. Da grande vecchio, dice che le cose che gli serve sentire le sente perfettamente, anche se non è vero, e si definisce un “diversamente udente”. Per il suo compleanno gli ho mandato un mazzo di rose bianche e rosse. Mi ha detto che era la prima volta che qualcuno gli regalava dei fiori e che era stata una bellissima sorpresa. Era commosso. Pico, anche quando faccio ragionamenti non particolarmente calzanti, mi guarda come se avesse parlato Maria Curie, facendomi sentire intelligente oltre misura. Non che io lo sia né che lui lo pensi, ma questo è un ottimo trucco per spingere l’interlocutore a sforzarsi di essere all’altezza delle aspettative. Lui mi tratta da intelligente e io, nei miei limiti, faccio del mio meglio per non deluderlo.
In quanto all’aspetto, Pico sembra il patriarca degli gnomi, una specie di Grande Puffo che ogni volta che parla viene spontaneo riflettere sopra ciò che ha detto, qualsiasi cosa dica. Toni invece è un elfo allampanato e generoso, che sai per certo che se hai bisogno non cercheranno scuse per dileguarsi nella foresta, ma ci saranno.
Con Pico vado a raccogliere funghi in montagna, con Toni gioco a bocce sulla spiaggia. Mi piace stare a tavola con loro e bere un bicchiere di vino bianco, magari un paio, mentre si fanno speculazioni filosofiche sul piatto che si ha davanti, sulla bontà del vino in questione e anche sui massimi sistemi.
Non si conoscono, ma guarda caso entrambi sono grandi tecnici, creativi nell’arte di aggiustare le cose e di trovare soluzioni agli inconvenienti tecnici della vita. Entrambi partecipano amorevolmente alla vita dei nipoti, ma hanno attenzioni speciali per i piccoli in difficoltà, ed è così che deve essere. Sanno che la vita è già difficile così com’è, e con naturalezza stanno al fianco di chi ha avuto il malefico destino di partire svantaggiato. Malgrado la perfetta coscienza della a volte perversa difficoltà dell’esistenza, entrambi hanno fatto una scelta: quella di vivere senza pensare all’età anagrafica e soprattutto senza risparmiarsi, ed è così che deve essere. Guardandoli viene da pensare che i settant’anni siano l’età più bella, o quantomeno che tale età copra un lungo periodo, per alcuni individui.
Non ho frasi col botto, in questo caso. Ho solo una descrizione molto piana e semplice di due uomini piani e semplici, che non si stanno spegnendo perché semplicemente non vogliono. Non accetterebbero di rimbambire né di sentirsi inutili. Pico non valuta nemmeno l’ipotesi, Toni lo dice chiaramente, che non vorrebbe in nessun caso essere ricoverato in una clinica per anziani. Quando mi ha chiesto se mai gli avrei fatto un dispetto del genere, gli ho risposto “Piuttosto che chiuderti in un ospizio preferisco buttarti giù dalla finestra.” Considerati i soggetti in questione, non ci sarà alcun bisogno di finestre, e nemmeno di ospizi.
Complimenti ed auguri a questi due simpatici settantenni. Mando per loro e per tutti noi una citazione che mi piace fare sempre. E’ di un grande poeta russo del 900, Vladimir Majakowsky: Sull’anima non ho neanche un capello bianco.
Anna maria