I Supergenitori

Pubblicato il 28 Aprile 2010 in , , da Clementina Coppini

I SUPERGENITORI

Lo sport preferito di alcuni genitori è dimostrare come il proprio figlio sia avanti anni luce rispetto agli altri.

La mania del super-figlio inizia nella culla della nursery, con la gara del peso e dell’altezza. A sentire i racconti, pare che negli ospedali vengano partoriti degli oranghi alti come giraffe, che però mostrano le qualità intellettuali di Albert (Einstein) e Marie (Curie) e ridono subito. Perché sia ritenuto così importante che il neonato sorrida alla vita il prima possibile non si sa, e comunque va ancora dimostrato che questo sia un segno di intelligenza. Poi i primi tragici progressi. Il piccolo Tancredi Agenore Maria e la piccola Carlottina Andrea Guidobalda camminano a sei mesi e prima dell’anno coniugano i congiuntivi e producono periodi ipotetici del terzo tipo: “Tancredi sarebbe stato molto più contento se mamma e papà non l’avessero vestito come un idiota.”

Il bambino di solito parla in terza persona di se stesso, forse per prendere le distanze da ciò che i suoi lo faranno diventare gestendolo in quel modo.

Perché qualcuno non dice ai neogenitori che i neonati fanno all’incirca tutti le stesse cose e che il primo anno è storia già scritta? Perché per esempio non si prendono questa responsabilità sociale i nonni? Non è facile, ma smitizzare le prime fasi di crescita dell’infante aiuterà l’infante medesimo a non essere oggetto di immense e ingiustificate aspettative da parte dei genitori nonché parenti e amici di famiglia a non fuggire a gambe levate dalla puerpera e dal di lei fiero coniuge. Invece molti nonni, pur sapendo benissimo che il loro nipote è né più né meno come tutti gli altri, esagerano le virtù del nuovo arrivato, in un’escalation che diventa sempre più imbarazzante.

A tre anni il pupillo della famiglia va alla scuola materna e subito, a sentir parlare i suoi, diventa il leader del gruppo, mostra doti non comuni nel disegno e nelle attività manuali, e in quanto al resto in prima asilo ragiona già come un premio Nobel.

Alle elementari praticamente non ha fatto in tempo a sedersi al banco che già ha imparato a scrivere e sa le tabelline a memoria. Anche lì il piccolo è leader incontrastato, protagonista della vita della scuola e anche il dirigente scolastico gli chiede udienza all’intervallo per avere consigli. Il pargolo ovviamente eccelle in tutte le venti attività extrascolastiche che fa: meglio di Bruce Lee nel Kung Fu, Diego Armando Maradona al calcetto, mentre a pianoforte l’hanno soprannominato Giuseppe (al bambino va bene perché è sempre meglio del nome che gli hanno affibbiato alla nascita), come Verdi.

Al solo sentire le gesta di questi mocciosi si comincia a detestarli, e magari invece sono dei bravi bambini che fanno onestamente il loro dovere di bambini, ed è solo lo sguardo del genitore che è poco oggettivo. Il più delle volte però sono viziati e insopportabili. Ignoto è il motivo per cui uno debba rendere antipatici i propri figli all’universo globo per il vizio di dipingerli in modo inattendibile, eppure ci sono miriadi di genitori che fanno così. Forse lo fanno perché, se mostrano di aver generato il bambino perfetto, sembreranno perfetti anche loro. Forse lo fanno semplicemente per immaturità, e questa è l’ipotesi più attendibile. I Supergenitori andrebbero stroncati sul nascere. Anche qui verrebbero buoni i nonni, che potrebbero suggerire al figlio che gli sta dando di volta il cervello e che così rovina il povero nipote, il quale da una parte sente gravare su di sé il peso di tante frustrazioni genitoriali e dall’altra si sente autorizzato a spadroneggiare, visto che gli si è fatto credere che è tanto superiore a tutti i coetanei ma non solo. Finché un giorno Carlottina e Tancredi spadroneggiano con la persona sbagliata e lì cominciano i guai. Di solito questi bambini sono petulanti e ipercritici verso il prossimo, atteggiamento che hanno imparato in casa.

Infatti i Supergenitori, per far risaltare le virtù della propria progenie, si sentono in obbligo di denigrare apertamente quella degli altri. Praticamente non c’è nessuno che educhi bene i propri figli e non c’è creatura che stia crescendo come si deve. Solo il loro virgulto sta sbocciando sotto il segno della meraviglia. Sarà pur vero che bisogna infondere nei figli la fiducia in se stessi, ma è così che vengono fuori i sociopatici.

Prima che sia tardi, intervengano i nonni, sapendo che non sarà facile, perché i Supergenitori di solito si distinguono per la lunga coda di paglia infuocata che hanno. Anche se da decenni hanno rinunciato a cercare di far ragionare i figli, perché tanto non ottengono riscontro, facciano un tentativo, per il bene dei nipoti. Spieghino che al bambino bisogna insegnare a percorrere la sua strada senza preparargliela prima, che per vedere le vere doti dei figli è necessario liberarli delle sovrastrutture che vengono create loro intorno per sostenerli, e soprattutto che non si sembra più bravi perché si disprezza ciò che fanno gli altri, ma si appare solo più superficiali e insicuri.

Il concetto è semplice: “Il guerriero che crede nel suo cammino non ha bisogno di dimostrare che quello degli altri è sbagliato” (Paulo Coelho).

 

(Contributo di Clementina Coppini)