Settimana di fuoco, non per le corse ai negozi, per la lista degli eventuali regali, per i menu programmati, ma perché si condensano in questa settimana due momenti chiave del nostro anno passato e futuro.
Da una parte gli inevitabili bilanci sull’anno che finisce. E anche se noi abbiamo visto e vissuto molti natali – bellissimi, belli, mediocri, brutti, bruttissimi – di nuovo ci prende la voglia di capire dentro di noi se questo anno che sta finendo ci ha portato un’avventura in più dello spirito, o qualche acciacco in più del corpo, se ha mosso qualcosa di diverso, se abbiamo capito qualcosa in più della vita. Un po’ più di apertura, un po’ più di curiosità, un po’ più di ironia, o anche un po’ più di cattiveria…
E siccome molto si condensa simbolicamente nella giornata stessa del Natale, se il Natale è solitario – può succedere: a volte si è proprio soli, a volte i figli adulti lavorano lontano e non riescono a tornare, a volte le famiglie si sono complicate e i nipotini si dividono tra nonni diversi, e spesso anche loro lontani gli uni dagli altri – ci troviamo a pensare intensamente alla nostra solitudine. E ci ritroviamo fragili e inermi come il bambinello sulla paglia della mangiatoia.
Ma più spesso succede che il Natale sia una festa di ricongiungimento. E che anche così possa essere complicata, per le dinamiche relazionali che si mettono in moto e che spesso si moltiplicano proprio in queste ricorrenze, deflagrando in conflitti.
Allora, partiamo da noi e chiediamoci se possa esserci anche un nostro zampino a complicare le cose. Non è proibito pensare che certe difficoltà di relazione siano dovute anche a un squilibrio presente in vecchiaia tra il nostro desiderio di affetto e di riconoscimento e la sensazione di invisibilità che ci viene rimandata dagli altri.
Vorremmo essere amate e riconosciute, ma senza essere coinvolte troppo da vicino in attività di cura e di responsabilizzazione, vorremmo stare insieme, ma anche mantenere la nostra autonomia, vorremmo avere molte amiche, ma senza esserne invase… Insomma, vorremmo invecchiare bene, ma senza sapere esattamente cosa significhi. E in questo intreccio di contraddizioni, molto spesso le ferite più dolorose si aprono proprio all’interno delle relazioni che intessiamo o che ci trasciniamo da una vita. Perché anche gli altri non sono meno privi di contraddizioni nei nostri confronti. Se ci hanno vissute come donne forti, non ammettono la nostra aumentata fragilità, se ci vivono come deboli, vorrebbero che non lo fossimo davvero, ecc. ecc. Dunque aumenta la dose di fraintendimenti nelle relazioni.
Forse è utile rifletterci, proprio a Natale.
Ma con il passare dei giorni e l’avvicinarsi di Capodanno, emerge un’altra prospettiva, aperta al futuro. Ci sorprendiamo a esprimere un desiderio, un augurio, una promessa, un proposito, come quando eravamo bambine e bambini. Mi piacerebbe che cercassimo di assecondare questo impulso, di dare adito a una speranza, di consentirci di aprirci al futuro, anche se sappiamo che sarà corto.. Sarà corto, ma ancora pieno di vita.
Una lettura giusta per noi: “Narrazione in fogli sparsi”, recita il sottotitolo a indicare le riflessioni di Marina Piazza, che in questo libro cerca di capire, tenacemente, impietosamente e non senza ironia, cosa significa inoltrarsi in quel territorio della vita che si dovrebbe chiamare vecchiaia.
Un’occasione di lettura per gli amici grey-panthers: il libro, edito nel 2012, è andato esaurito e questa formula in PDF, facilmente scaricabile dal nostro sito e consultabile su computer, iPad, persino iPhone, vi accompagnerà per le feste di fine anno. Un regalo per voi dall’autrice. Buona lettura!